Nell’aprile 2023, durante la conferenza stampa in cui ogni anno presenta il programma di Cannes, il direttore del Festival Thierry Fremaux stupiva tutti annunciando tra i film in concorso Banel & Adama, un esordio assoluto proveniente dal Senegal.

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Se spesso la selezione ufficiale della Croisette tende ad abusare dei soliti nomi, con un certo numero di grandi maestri del cinema invitati ripetutamente, quello slot un po’ a sorpresa, di un autore alle prime armi che viene catapultato direttamente nella contesa per la Palma d’oro, non manca mai di suscitare la curiosità più grande.

Dietro questo esordio, che è ora disponibile sulla piattaforma streaming MYmovies ONE, c’è una giovane donna franco-senegalese di nome Ramata-Toulaye Sy.

Un mese dopo quella conferenza, a Cannes, si sarebbe ben difesa in un’annata tra le più floride del festival, in cui si sfidavano Anatomia di una caduta e La zona d’interesse, oltre agli italiani La chimera, Il sol dell’avvenire e Rapito.

Eppure la critica non trascurò Banel & Adama, nonostante si trattasse di una storia d’amore delicata raccontata con un tratto misurato, di quelle che si apprezzano meglio sulla distanza e con uno stato d’animo più quieto.

Ad animarla non ci sono grandi attori ma interpreti non professionisti, il che consente ai volti di Khady Mane e Mamadou Diallo di insinuarsi ancor più a fondo nella coscienza dello spettatore. Sono loro a dare vita ai due ragazzi protagonisti, lui (Adama) schivo e riluttante di fronte a un destino familiare che lo vede designato a diventare capo del suo villaggio, e lei (Banel) ragazza ribelle che diventa ancora più determinata di fronte a una comunità che la reputa responsabile di deviare dalla tradizione.

L’intenso focus con cui la regista mette a contrasto due giovani innamorati con uno sfondo sociale ostile ed opprimente ricorda gli archetipi classici, come se un villaggio del Senegal fosse la bella Verona shakespeariana.

Ma c’è nel lavoro di Sy un’eco contemporanea, che guarda con serietà alla condizione della donna, alle aspettative che guidano ogni ragazza verso un futuro già incanalato fatto di maternità e obbedienza. In questo è interessante come l’amore tra Banel e Adama, la cui purezza il film non mette in discussione, sia uno spazio privato di due giovani che altrimenti risultano inesorabilmente “contro”, e rifiutano la dimensione predefinita tanto per il maschile quanto per il femminile.

Benché la mano di Ramata-Toulaye Sy (autrice anche della sceneggiatura) sia lieve nel calcare lo sviluppo drammatico della storia, gli incredibili paesaggi del nord del Senegal – e il notevole uso del contrasto e dei colori nella fotografia – aiutano il film a elevarsi verso una dimensione simbolica e universale, dai riflessi inquietanti e misteriosi che vanno ben al di là del destino di due semplici ragazzi che non desideravano altro che poter stare insieme.