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Fantastic Machine, il ritratto impietoso di un’umanità ossessionata dalle immagini. In streaming su MYmovies

È ora online su MYmovies ONE il film prodotto da Ruben Östlund, racconto crudele di una società schiava dell’esigenza di guardare ed essere guardata. Una cavalcata nella storia dei media, con un finale catastrofico. GUARDA ORA »
di Roberto Manassero

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lunedì 13 gennaio 2025 - mymoviesone

A quasi due secoli dalla realizzazione della prima immagina fotografica della storia (era infatti il 1828 quando l’inventore francese Joseph Niépce espose per dieci ore una lastra di stagno cosparsa di bitume cogliendo così la «Vista dalla finestra a Le Gras»), i registi svedesi Axel Danielson e Maximilien Van Aertryck, sotto la supervisione di Ruben Östlund (accreditato come produttore esecutivo), ripercorrono la storia delle immagini in movimento e si chiedono in che modo abbiano cambiato le nostre vite.

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Questo è Fantastic Machine, un documentario premiato nel 2023 al Sundance e a Berlino che con ritmo travolgente e approccio didattico e insieme divertito (in inglese: edutainment) osserva la società contemporanea, le sue derive, il suo narcisismo, la tecnologia che tiene fra le mani e l’uso spesso distorto che ne fa.

Guidato dalla voce di Elio Germano, il film offre una carrellata delle invenzioni che dalle fotografie di Daguerre e dagli esperimenti sul movimento di Muybridge hanno portato al Cinematografo dei Lumière e da lì in avanti al resto della storia del cinema e alla rivoluzione digitale che ha generato macchine a portata di mano e di clic.


Da sguardo oggettivo sulla realtà, come pensavano i primi teorici citati dagli autori, attraverso il proliferare di oggetti di ripresa e schermi le immagini sono diventate strumenti di sapere e creazione e hanno sviluppato un potere invasivo nelle vite di tutti.

Selfie, spy cam, go-pro, video-chat, cine e telegiornali, riprese domestiche e private, candid camera, dirette streaming: assemblando materiale d’archivio di varia provenienza con un tono cinico e divertito “à la Östlund” (The Square, Triangle of Sadness), Danielson e Van Aertryck compongono il ritratto di un’umanità ossessionata dall’idea di guardare ed essere guardata, di documentare l’attimo e la reazione di chi lo vive, sostituendo il presente con la sua ripresa e l’emozione dell’esserci con la possibilità di poter dire d’esserci stati

Il risultato è impietoso e crudele, anche inquietante nelle sue derive (c’è chi registra le reazioni dei propri bambini alla morte di Mufasa mentre guardano Il re leone), e arriva a coinvolgere gli autori stessi, dal momento che, tra il pilota di caccia a cui sfugge lo smartphone di mano, la coppia pronta per il selfie travolta dall’onda o la giornalista nella tempesta che consiglia a tutti di restare a casa, è facile ridere delle disgrazie altrui e da giornalisti trasformarsi in meno che non si dica in spettatori.


In realtà, il senso e la filosofia di Fantastic Machine stanno proprio nella capacità di raccontare un mondo che ha finito per rinchiudersi da sé nella cornice delle immagini, invece di aprire lo sguardo alla realtà.

Un effetto esplicitato da quella ragazza che, in diretta streaming per gli amici, mostra con uno specchio il vero interlocutore a cui si rivolge: non un corpo, ma una macchina che la riprende. Non una presenza viva, ma uno strumento che le rimanda indietro la versione riprodotta (morta?) di sé stessa.  


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