Pellizza - Pittore da Volpedo

Film 2024 | Documentario, 75 min.

Anno2024
GenereDocumentario,
ProduzioneItalia
Durata75 minuti
Regia diFrancesco Fei
AttoriFabrizio Bentivoglio, Marco Federico Bombi .
Uscitamartedì 4 febbraio 2025
TagDa vedere 2024
DistribuzioneNexo Studios
MYmonetro Valutazione: 4,00 Stelle, sulla base di 1 recensione.

Regia di Francesco Fei. Un film Da vedere 2024 con Fabrizio Bentivoglio, Marco Federico Bombi. Genere Documentario, - Italia, 2024, durata 75 minuti. Uscita cinema martedì 4 febbraio 2025 distribuito da Nexo Studios. Valutazione: 4 Stelle, sulla base di 1 recensione.

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Ultimo aggiornamento giovedì 30 gennaio 2025

Il documentario di Francesco Fei racconta vita e opere di Pellizza da Volpedo, uno dei più grandi pittori divisionisti.

Consigliato assolutamente no!
n.d.
MYMOVIES 4,00
CRITICA
PUBBLICO
ASSOLUTAMENTE SÌ
Il ritratto autentico - e non enfatizzato - di un grande artista che ha molto diviso.
Recensione di Rossella Farinotti
giovedì 30 gennaio 2025
Recensione di Rossella Farinotti
giovedì 30 gennaio 2025

Il film di Francesco Fei, Pellizza - Pittore da Volpedo è un racconto curato e approfondito sul pittore piemontese dove le testimonianze di professionisti della storia dell'arte - direttori di musei, conservatori, critici, storici - accompagnano con passione le immagini reali in bianco e nero del pittore nel suo studio, o a quelle dove l'attore Marco Federico Bombi, che veste i panni Pellizza, passeggia tra le piccole vie del suo paese, insieme alla densa lettura di Fabrizio Bentivoglio che rimette in vita pensieri e note dell'artista.

I film e documentari che trattano le vite degli artisti spesso esaltano una narrazione romanzata e un'estetica enfatizzata. In questo caso il regista si è basato sulle parole scritte da Giuseppe Pellizza nelle sue annotazioni e diari, insieme a delle fotografie che ritraevano il pittore, intellettuale barbuto dal fascino atemporale.

Il risultato è un ritratto autentico di un personaggio noto per lo stile divisionista, per gli studi che ha portato avanti in tante accademie italiane - da Milano a Firenze, a Roma fino a Bergamo, luoghi importanti per la ricerca artistica ancora oggi -, e per una grande pittura che ha rappresentato la storia italiana. Aurora Scotti, presidentessa dell'Associazione Pellizza e direttrice scientifica dei musei Pellizza a Volpedo, racconta le evoluzioni tecniche del pittore sin da giovane, dalle sue ricerche milanesi in attesa di un equilibrio stilistico e narrativo, fino all'incontro con il maestro Fattori, grazie a cui inizia a dipingere con lo stile divisionista.

Con quei "fili di luce", come li descrive la dottoressa Patrizia Zatti, conservatrice della Gam di Milano. Pellizza è un giovane talentoso, tanto da far accettare e comprendere la sua declinazione verso il disegno e il colore subito dai suoi genitori, contadini di Volpedo, piccolo borgo piemontese, un luogo vivo e attivo, dove le differenze tra ricchi e poveri erano già tangibili a fine secolo. Questione che l'artista riprenderà immediatamente come fonte d'ispirazione per le sue tele. Pellizza è un pittore che lavora in studio: un luogo che pian piano si plasma in base alle necessità evolutive della sua pittura. L'artista crea u grande salone con un lucernario al centro, alla maniera dei pittori europei, per lavorare liberamente su grandi dimensioni.

Tra i professionisti che raccontano la vita e le opere di Giuseppe Pellizza, insieme a Pierluigi Pernigotti (Responsabile Musei di Pellizza), Claudio Giorgione (Curatore Museo Scienza Tecnologia, Milano) anche la curatrice Carolyn Kristof Bakargiev, ex Direttrice del Castello di Rivoli di Torino e di Fondazione Cerruti, racconta di un Pellizza ispirato dalle montagne e dal paesaggio contadino, per arrivare a trattare di un artista anarchico, che, attraverso l'arte, vuole cambiare il sistema dando voce ai contadini, ai braccianti, che Pellizza ritrae con minuzia nei suoi dipinti. Si trasferisce a Milano, nel 1883, e frequenta Brera. Qui incontra Fattori e inizia a confrontarsi con lo studio del vero. Tra il 1887/1888 giunge a Roma, dove rimarrà molto deluso, anche dall'Accademia di Francia dove studia nudo. A Firenze si inserisce attivamente nel dibattito intellettuale cittadino, anche dal punto di vista politico. Anarchia, rivoluzione, pensiero iniziano a inserirsi nel suo lavoro e l'attenzione al reale si farà via via sempre più importante. Infine, nel 1889 si trasferisce a studiare a Bergamo, dove si "rimise in carreggiata", come l'artista stesso dichiara.

Qui incontra Tallone, e nel suo atelier prosegue lo studio sul ritratto. In questo periodo dedica un dipinto ai genitori, che rende importanti come borghesi di città, restituendo loro una grande dignità grazie al mezzo della pittura. Ha acquisito una sicurezza che lo porta a realizzare ritratti con dimensioni al vero, a tutta figura, che non ambienta più in uno studio, ma vuole richiamare l'atmosfera intorno alle persone.

Il documentario racconta anche la genesi di alcuni capolavori come "Il Ritratto di Santina Negri" (1889) che, attraverso il volto di una giovane, sigilla un momento di lutto. Anche la fotografia diviene fonte di ispirazione, insieme al paesaggio, ai campi, ai fiori, alla vita cittadina in contrapposizione al lavoro nei campi. La pittura di Pellizza si evolve con un "progresso lento, ma continuo". Straordinario l'uso di controluce e luce tipico del divisionismo nei dipinti Speranze deluse (1894) e Il fienile, dove il racconto su dei fatti umani rendono la poetica più completa. Un capolavoro è La processione, pittura realizzata in tre anni, che segna il passaggio definitivo alla tecnica divisionista e l'abbandono del verismo. L'opera ritrae un gruppo di fanciulle "bianco vestite" che esce dall'ombra, camminando verso la luce. Ricorda qualcosa? Si, pian piano Pellizza sta giungendo a quella sintesi e a quel messaggio collettivo con cui è passato poi alla storia. Si notano i passaggi necessari, estetici e poetici, di analisi e di riflessione dove pittura, paesaggio, natura, umanità, si mescolano con le urgenze della società contemporanea. Un nuovo ritmo pittorico si nota in "Specchio della vita" (1898) dove un gregge di pecore avanza in fila: Giuseppe allude chiaramente alle cattive abitudini della massa che, invece di decidere, segue.

"Tento la pittura sociale", dichiara. E inizia a trasformare il tema socialista delle sue masse in un grande dipinto che chiamerà inizialmente "Fiumana". Dalle parole dell'artista la grande tela tratta: "equità, massa del popolo, di lavoratori della terra, intelligenti, forti, robusti, uniti, s'avanzano come una fiumana che travolge ogni ostacolo". L'opera è rivoluzionaria, rappresenta un atto sovversivo e dimostra che la massa più cambiare le cose. Pellizza però rimane deluso: la tela non viene acquistata dai torinesi, come sperava. Si ritira a dipingere e, a seguito di un pesante lutto - il primogenito nato dalla sua amata compagna Teresa (la donna dipinta in prima fila nel dipinto "Il Quarto Stato", alla pari degli uomini) che muore dopo 12 mesi - si toglie la vita.

Nel 1921 "Il Quarto Stato" (questo il suo titolo definitivo) viene acquistato dal Comune di Milano con un bando pubblico. L'Italia però in quel momento cambia energia e valori per il periodo storico che ahimè stava arrivando, quello fascista. L'opera viene chiusa in un deposito, finché, nel dopoguerra, il sindaco socialista Antonio Greppi, decide di mostrarla al pubblico milanese, restituendo al dipinto quel ruolo centrale che doveva avere da sempre. Come allora, anche nel film il grande dipinto ritorna a casa, dopo dieci anni, all'interno della Galleria milanese dove ancora oggi accoglie i visitatori con il suo vigore pittorico e l'energia di quella massa che avanza.

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Il film di Francesco Fei con Fabrizio Bentivoglio racconta vita e opere di Pellizza da Volpedo. Al cinema solo il 4 e il 5 febbraio. Guarda il trailer »

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giovedì 23 gennaio 2025
 

Il documentario di Francesco Fei racconta vita e opere di Pellizza da Volpedo, uno dei più grandi pittori divisionisti. Vai all'articolo »

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