Anno | 2024 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 120 minuti |
Regia di | Giulia Steigerwalt |
Attori | Pietro Castellitto, Barbara Ronchi, Denise Capezza, Davide Iachini, Marco Iermanò Tesa Litvan, Beatrice Puccilli, Paolo Ricci (II), Fulvio Calderoni. |
Uscita | giovedì 6 febbraio 2025 |
Tag | Da vedere 2024 |
Distribuzione | PiperFilm |
MYmonetro | 2,83 su 11 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 20 gennaio 2025
Ambientato negli anni '80 -'90 il film racconta la storia dell'agenzia di casting e produzione "Diva Futura" fondata nel 1983 da Riccardo Schicchi e Ilona Staller.
CONSIGLIATO SÌ
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Dopo la presentazione del film in Concorso alla 81esima edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, l'opera è stata interamente rimontata. Di seguito la recensione della nuova versione del film, in sala dal 6 febbraio 2025.
1994: Nasce Diva Futura, "la prima agenzia italiana di talenti destinati al porno" fondata da Riccardo Schicchi, della quale avrebbero fatto parte le prime pornodive italiane Ilona Staller, Moana Pozzi ed Eva Henger, legate anche sentimentalmente a Schicchi. Il film che porta il nome della pornofactory racconta questi personaggi più la segretaria Debora Attanasio, autrice del libro "Non dite alla mamma che faccio la segretaria" sul quale si basa la sceneggiatura del film scritto e diretto da Giulia Steigerwalt.
Diva Futura si innesta in un sottofilone cinematografico dedicato all'industria del porno della quale fanno parte capolavori come Larry Flynt - Oltre lo scandalo e Boogie Nights, la serie Supersex e la cinematografia di Sean Baker.
Ma aggiunge un twist profondamente italiano nel raccontare l'ipocrisia di una società maschilista senza la quale la pornografia non esisterebbe, come dirà Eva Henger, guardando in camera, cioè parlando a tutti noi.
Diva Futura non affonda la lama nella dark side dell'industria come ha fatto il recente Pleasure di Ninja Thyberg, ma è attraversato da una corrente malinconica che sembra essere la cifra stilistica della Steigerwalt, già ben presente nel suo film d'esordio Settembre.
Ma emerge anche una linea narrativa più fortemente identitaria, che mette a confronto la tenerezza (di alcuni) con la crudeltà (di molti), e che separa gli uomini che amano le donne (anche quando ne sfruttano l'avvenenza a fini commerciali) da quelli che le denigrano. Fra questi ultimi ci sono non solo produttori senza scrupoli e registi col pelo sullo stomaco (in un contesto in cui le battute "spiritose" sui peli femminili si sprecano) ma anche intellettuali, giornalisti e assortita "brava gente".
Il parente più stretto di Diva Futura potrebbe essere Blonde nella volontà di raccontare un sottomondo misogino attraverso un'icona cinematografica simbolo di seduzione. Questa linea narrativa è più facilmente estendibile all'intero genere umano di quella che mette a confronto la "libertà" di Schicchi con l'ipocrisia italiana a livello governativo, di cui la folkloristica Cicciolina in Parlamento e Moana Pozzi, intenzionata invece a fare politica sul serio e dunque accolta da ripetute sconfitte elettorali, sono cartine di tornasole.
Diva Futura fa surfing fra i generi, come consuetudine della casa di produzione Groenlandia, passando dal camp al melodramma, dal burlesque al politico. Le figure che emergono, anche grazie ai loro interpreti, sono Riccardo Schicchi ed Eva Henger (Pietro Castellitto e la bravissima attrice croata Tesa Litvan, già vista in Settembre), che incarnano un senso-base di umana decenza all'interno di un ambiente strutturalmente impuro. "Noi siamo amorali, non immorali", dice Schicchi, il che è una chiave di lettura anche del film di Steigerwalt, che non dà giudizi nel raccontare il modo in cui in Italia si possa diventare agenti reagenti del moralismo dominante semplicemente scostandosi dalle aspettative sociali. Forse proprio per questo funziona meno il personaggio di Debora (Barbara Ronchi), che dovrebbe rappresentare "la moralità catapultata in un mondo di eccessi", e invece risulta irritante nella sua ostinata inconsapevolezza.
Steigerwalt non rinuncia alle contraddizioni all'interno dei suoi protagonisti, accennando anche al dubbio di Henger di "aver creato quella roba là", ovvero le devastanti ricadute del porno sull'immaginario maschile a rischio di derive inarginabili. Ma il punto di vista della regista diventa soprattutto evidente nelle inquadrature dei corpi femminili prive di malizia, contrapposte allo sguardo lascivo dei frequentatori degli strip club e dei cinema porno: triste umanità sformata e furtiva, pronta a salire sullo scranno del comune senso del pudore. Quella "umanità" che ha impedito alle porno star di "fare altro", perché l'aver usato il corpo per solleticare "le turbe reali dei maschi peggiori" rischiava di portare allo scoperto perversioni da lasciare segrete. E la tenerezza per questi "uomini malandati" è esattamente ciò che impedirà alle "peccatrici" di ricambiare a dovere la loro crudeltà.
Le protagoniste di Diva Futura non vogliono essere sottovalutate, insistono per farsi prendere seriamente in quanto teste pensanti, non solo corpi seducenti. Ed evidenziano il cuore delle questioni, laddove gli uomini intorno a loro guardano al dito (accusatore) invece che alla luna. Allo stesso modo Giulia Steigerwalt si pone come un'autrice con cui fare i conti perché mette in "bella" mostra lo squallore di quell'humus che "fa sempre vincere gli istinti peggiori", e ne sottolinea la pochezza più ancora che l'iniquità. Poco importa se lo fa con i colori sgargianti e la fotografia luminosa di Vladan Radovic, o l'accompagnamento delle musiche ispirate di Michele Braga, perché la sporcizia che sta sotto al tappeto, quando emerge, fa ribrezzo, e costringe a riflettere.
Recensione della versione del film presentata in Concorso alla 81esima edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.
Anni '80-'90. Chi era veramente Riccardo Schicchi, il leggendario produttore, regista e fotografo del porno fondatore dell'agenzia Diva Futura? E chi erano i pianeti, rigorosamente femminili, nella sua galassia, da Ilona Staller a Moana Pozzi a Eva Henger, fino alla fedele segretaria factotum Debora Attanasio?
È la domanda cui vuole dare risposta Diva Futura, opera seconda della regista e sceneggiatrice Giulia Steigerwalt.
Il film vede Pietro Castellitto nei panni di Schicchi e Tesa Litvan in quelli della moglie Eva Henger, Barbara Ronchi nel ruolo di Debora Attanasio, sul cui libro "Non dite alla mamma che faccio la segretaria. Memorie di una ragazza normale alla corte del re dell'hard", è basata la sceneggiatura di Steigerwalt, e infine Denise Capezza come Moana e Lidija Kordic come Cicciolina. Il mondo del porno è stato di ispirazione per alcuni film d'autore internazionali, da Larry Flynt - Oltre lo scandalo a Boogie Nights fino ai recenti Red Rocket e Pleasure, nonché per la serie Netflix Supersex codiretta da Matteo Rovere, che con la sua Groenlandia produce anche Diva Futura, e quest'ultima forse costituisce parte del problema che riguarda il film di Steigerwalt. Per scansione drammaturgica Diva Futura appare infatti più come una serie da piattaforma divisa in puntate, ognuna dedicata a uno dei personaggi della storia, che come un'opera coesa per il grande schermo, è non diventa mai né corale né multifocale. Il punto di vista, teoricamente quello di Attanasio, cambia continuamente e i ritratti dei vari personaggi proseguono su binari paralleli invece di integrarsi in una narrazione compatta e nell'individuazione di un filo rosso comune che vada al di là di alcuni temi più enunciati che approfonditi, come l'ipocrisia della società italiana nei confronti dell'industria del porno e il tentativo di Schicchi di "rivoluzionare il costume alla luce del sole".
È un vero peccato perché con Settembre, la sua opera prima da regista, Giulia Steigerwalt aveva rivelato una voce autoriale davvero personale e interessante per sottrazione, malinconia e delicatezza di quello sguardo che avrebbe potuto essere applicato anche a questo mondo in modo davvero originale, al netto del look sopra le righe della messinscena, imprescindibile dato il contesto che racconta. Invece in Diva Futura le sfumature e le connessioni più sottili si perdono in una messinscena rimarcata, spezzettata e a volte strillata che non sembra corrispondere alla cifra autoriale della regista e sceneggiatrice, cifra che emerge solo qua e là, ad esempio nei dialoghi sovrapposti fra Riccardo ed Eva. Peccato, perché uno sguardo femminile sull'industria del porno, già molto apprezzabile in Pleasure di Ninja Thyberg, sarebbe utile e necessario. Peccato infine anche perché Steigerwalt ha scelto gli attori perfetti per almeno due ruoli, quello di Riccardo Scicchi, interpretato da Pietro Castellitto con la giusta dose di ingenuità, goffaggine e insopprimibile buonumore, e quello di Eva Henger, grazie al quale l'attrice croata Tesa Litvan, già vista in Settembre, emerge come una vera star, evidentemente ben guidata dalla regista che ha a sua volta un background recitativo. Aspettiamo di rivedere le grandi doti di Steigerwalt in un'opera terza che le metta a frutto in maniera più coerente e meno improntata allo stile di una factory come Groenlandia, geniale nel rivoluzionare il cinema e la televisione italiani, ma a rischio di diventare un marchio di fabbrica a scapito dell'individualità dei suoi autori.
una storia dove non succede molto e quello che succede e cosi poco interessante. Mah ....non si capisce la selezione e venezia
un film senza pretese su una storia non particolarmente interessante. Da piattaforma.
una storia senza capo ne coda, che scorre lenta e non succede nulla. una biografia, quella di schicchi, che non ha nulla di interessante. Io mi chiedo .... perchè farne un film ?
Un film sorprendentemente emozionante.
purtroppo, al di là che quello che scrivono gli ingenui e gli incompetenti, è un film debolissimo, proprio brutto. proprio senza appello. dispiace.
Il film scorre con grande ironia ma allo stesso tempo serietà. La Regista, Giulia Steigerwalt, dimostra di essere in grado di raccontare una storia appassionante e vera. Riesce a dirigere magnificamente tutti gli attori portando Pietro Castellitto a realizzare la sua più bella interpretazione.
Sono entrata in sala molto prevenuta, ne sono uscita entusiasta. Questo film è la vera sorpresa Venezia81. Un flm da non sottovalutare e da non perdere. La sua profondità si sposa perfettamente con battute e sarcasmo tipici delle commedie italiane ma senza cadere nel demenziale
"Un ritratto imparziale, il racconto della parabola tragica di un gruppo di personaggi che, se per certi versi si sono battuti per la libertà, paradossalmente hanno poi contribuito con il loro lavoro a normalizzare qualcosa che va contro la libertà della donna stessa, ovvero la mercificazione del corpo femminile. ll racconto, in questo senso, di una grande contraddizione".
Moana, Ilona, Eva. Nomi che accendono ricordi di desideri e VHS riavvolte di un'epoca, tra anni 80 e 90, in cui Riccardo Schicchi (un sorprendente, bravissimo Pietro Castellitto) rivoluzionò la pornografia nostrana creando icone erotiche con la sua agenzia Diva futura, incubatrice di sogni bagnati, di carriere ambiziose e, verso la fine, di debiti e arresti.
«Stupire, non umiliare» è il mantra ripetuto da Riccardo Schicchi alla sua segretaria Debora Attanasi per qualificare la propria arte e distinguerla da quei prodotti scadenti e beceri che andavano sempre più di moda nel porno. Ma è anche un monito rivolto allo spettatore per metterlo in guardia da false aspettative mentre assiste alla sua parabola discendente fatta di luci (molte?) e ombre (tante, [...] Vai alla recensione »
La sensazione è che questo Diva Futura, presentato ieri in concorso, non sappia bene dove andare. E, nel raccontare la saga della nostra factory porno di ispirazione pannelliana e estetica felliniana che rivoluzionò il cinema per adulti in Italia conquistando spazio nello spettacolo e persino nella politica, la regista Giulia Louise Steigerwalt non riesca a liberarsi dalla trappola più superficiale [...] Vai alla recensione »
Parte sgangherato su Riccardo Schicchi (perfetto Pietro Castellitto, clown lunare) e finisce lucidissimo su Ilona Staller (Lidija Kordic), Moana Pozzi (Denise Capezza), Éva Henger (Tesa Litvan). Diva Futura di Steigerwalt crea uno Schicchi di simpatia disarmante ma anche ingenuo e paternalista. Il secondo tempo su volti, e frustrazioni delle pornostar della sua scuderia ribalta la prospettiva.
Diva futura, l'agenzia fondata da Riccardo Schicchi con Ilona Staller nei primi anni Ottanta, era non solo un'idea imprenditoriale vincente, ma portava con sé un'energia dirompente di sovvertimento delle convenzioni che passava per il tentativo di far emergere - monetizzando - la vocazione popolare del porno e di creare un nuovo, a suo modo rivoluzionario, sistema divistico.
Il porno è come il maiale, non si butta via niente. Così recita un vecchio adagio riferito allo sfruttamento intensivo di performer e scene che potevano essere rimontate e riutilizzate per mille film. Ma l'adagio si adatta ora particolarmente all'utilizzo che, del mondo del porno dell'età d'oro o d'argento, viene fatto dal cinema "normale" o da serie.
Opera seconda di Giulia Louise Steigerwalt - sceneggiatrice Nastro d'Argento per Il campione di Leonardo D'Agostini e Croce e delizia di Simone Godano, entrambi del 2019 -, Diva Futura racconta con ritmo travolgente e ironia - qualità difficilmente riscontrabili nelle produzioni italiane degli ultimi tempi - l'avventura dell'omonima agenzia di modelle e del sogno del suo fondatore di combattere il [...] Vai alla recensione »
"Noi siamo amorali, non immorali". Parola di Riccardo Schicchi, l'uomo che in Italia sdoganò il porno e con la sua agenzia Diva Futura lanciò nel firmamento dell'hard (e del costume nazionalpopolare) icone quali Ilona Staller (per tutti Cicciolina), Moana Pozzi e Eva Henger (sua moglie). A ridargli volto e voce sullo schermo (dopo Fausto Paravidino nella miniserie Moana e Vincenzo Nemolato nella più [...] Vai alla recensione »