|
Ultimo aggiornamento martedì 26 ottobre 2021
Una famiglia coreana viene sconvolta da un traumatico evento. Il film ha ottenuto 6 candidature e vinto 3 Premi Oscar, Il film è stato premiato al Festival di Cannes, ha vinto un premio ai David di Donatello, 3 candidature e vinto un premio ai Golden Globes, 4 candidature e vinto 2 BAFTA, ha vinto un premio ai Cesar, 7 candidature e vinto 2 Critics Choice Award, ha vinto un premio ai SAG Awards, ha vinto un premio ai Spirit Awards, ha vinto un premio ai Writers Guild Awards, 1 candidatura a Directors Guild, 1 candidatura a Producers Guild, a AFI Awards, ha vinto un premio ai ADG Awards, 4 candidature e vinto 2 NSFC Awards, In Italia al Box Office Parasite ha incassato 5,8 milioni di euro .
ASSOLUTAMENTE SÌ
|
Ki-woo vive in un modesto appartamento sotto il livello della strada. La presenza dei genitori, Ki-taek e Chung-sook, e della sorella Ki-jung rende le condizioni abitative difficoltose, ma l'affetto familiare li unisce nonostante tutto. Insieme si prodigano in lavoretti umili per sbarcare il lunario, senza una vera e propria strategia ma sempre con orgoglio e una punta di furbizia. La svolta arriva con un amico di Ki-woo, che offre al ragazzo l'opportunità di sostituirlo come insegnante d'inglese per la figlia di una famiglia ricca: il lavoro è ben pagato, e la villa del signor Park, dirigente di un'azienda informatica, è un capolavoro architettonico. Ki-woo ne è talmente entusiasta che, parlando con la signora Park dei disegni del figlio più piccolo, intravede un'opportunità da cogliere al volo, creando un'identità segreta per la sorella Ki-jung come insegnante di educazione artistica e insinuandosi ancor più in profondità nella vita degli ignari sconosciuti.
Bong Joon-ho ha costruito una carriera sulla distorsione del fantastico, con affreschi plastici di larga scala come The Host, Snowpiercer e il recente Okja. A dispetto del titolo, però, in Parasite non ci sono creature, né immersioni nel soprannaturale: solo due famiglie, due case, e la brutale dissezione di una disuguaglianza di classe nella società tanto coreana quanto globale.
Le due case - letteralmente - raccontano la storia, con gli eventi sempre più tesi e rocamboleschi che vengono incorniciati da due finestre, ognuna con quattro pannelli. La prima è una minuscola apertura ribassata su un vicolo, che lascia entrare rumori, disturbi e disinfestazioni nel salotto dei protagonisti, già impegnati a contorcersi nelle poche stanze disponibili alla ricerca di una connessione WiFi priva di password nei paraggi. La seconda è una gigantesca vetrata a parete nella villa dei Park, che "inquadra" l'ampio giardino teatro di un climax a orologeria, e invita lo sguardo esterno, d'invidia e di indagine. Nell'era delle fratture sociali sempre più scomposte, Parasite è un'eccellente lettura del suo tempo, che Bong Joon-ho riposiziona nel verticale delle stratificazioni domestiche dopo averlo disteso sull'orizzontalità del treno in Snowpiercer. Alla fotografia, vivida e fluida nello sfruttare i volumi architettonici, c'è Hong Kyung-po, reduce dal fenomenale lavoro su Burning, che della lotta di classe faceva uno sfondo elegante laddove Parasite la erge ad allegoria principale. E come studio delle idiosincrasie familiari, Bong Joon-ho riesce a entrare nel pieno territorio del primo Lanthimos e dell'ultimo Peele.
Nonostante il film "cambi stanza" con agilità tra un genere e l'altro (come sempre in Bong Joon-ho), alternando commedia, tensione e puro dramma, i Park non sono una semplice caricatura di ricca ottusità (con le ripetute fascinazioni americane e il freddo concetto di una "linea" che non va oltrepassata), così come Ki-taek (interpretato dal solito Song Kang-ho) e la sua famiglia oscillano tra l'iniziale versione coreana degli Shoplifters di Kore-eda e una sempre più dark discesa nella tentazione. In questo heist movie al contrario, il cui obiettivo è impreziosire se stessi invece di impossessarsi di un oggetto prezioso, Bong Joon-ho ritorna alla sua forma migliore, con un'incisività che Okja non aveva e una chiarezza d'intenti che rimanda ai suoi primi e meno elaborati titoli. I soldi sono un ferro da stiro che elimina tutte le pieghe, avverte Chung-sook, mamma dal pragmatismo d'assalto. Essere una brava persona non è che l'ennesimo lusso di una lunga serie, secondo il regista, che come di consueto ammanta la sua parabola di espiazione capitalistica in immagini che attingono al livello più profondo della psiche umana: un'inondazione che arriva improvvisa, densa e scura, a lambire lo spazio vitale di chi non ha molto. E dei fantasmi del regno domestico, che emergono dalle cantine e che portano anch'essi, secondo il proverbio, la ricchezza assieme allo spavento.
Oggi che catturare l'attenzione è un'impresa sempre più ardua, ci vuole uno sforzo straordinario a livello promozionale per elevarsi sopra la cacofonia di stimoli e strilli. Un'intuizione insolita, destinata a far parlare di sé e divenire virale nel giro di breve tempo. Bong Joon-ho è riuscito, ancora una volta, a compiere tutto questo. Non era un'impresa semplice dopo l'accoglienza tiepida riservata al suo ultimo Okja, capofila delle produzioni Netflix con ambizioni d'autore e catapultate nei festival, realizzate prima che Cannes si tirasse indietro e che Roma vincesse Oscar e Leoni d'oro.
Per tornare uno dei registi più cool all'orizzonte a Bong non serve nemmeno un trailer. Basta una foto: in mezzo primo piano la figura di Song Kang-ho, straordinario interprete di diversi film di Bong, in una delle sue classiche posture da disagio crescente.
Più vicino alla soggettiva quello che ha tutta l'aria di un cadavere, disteso in giardino. Sullo sfondo invece immagini surreali e ossimoriche: sulla soglia un ragazzo con in mano una roccia, mentre un bambino con un braccio meccanico osserva, riflesso in un vetro, e appena uscito dal suo tipi indiano. Intanto una coppia borghese si rilassa al sole, nella più completa indifferenza. Se l'inquietudine degna di un film di Haneke o di Lanthimos non fosse già a un livello sufficiente, ecco che tutti gli occhi dei personaggi sono nascosti da strisce censorie. Qualcosa non va decisamente per il verso giusto. Anche il titolo contiene in sé un MacGuffin: Parasite infatti non racconta di qualche possessione aliena, ma di un dramma incentrato su due nuclei familiari. Non meno terrorizzante, a giudicare dalla foto di cui sopra. Come se i parassiti tipi dei lavori del primo Cronenberg trovassero posto in ambientazioni da ultimo Cronenberg. Ma Bong non ha bisogno di accostamenti con altri maestri del cinema: la sua poetica unica e inconfondibile è più che mai presente in Parasite.
Ce lo fa capire ancora meglio il trailer, nel frattempo emerso dal web. Il minuto abbondante di scene da Parasite rende l'idea su quel ci attenderà: un mix di surreale, thriller e visione tragicomica della vita, degno delle atmosfere dell'autore di Memories of Murder e The Host. E di Snowpiercer, naturalmente, perché la lotta di classe sembra svolgere nuovamente un ruolo centrale, visto il gap che separa la famiglia di Ki-taek, composta interamente da disoccupati, e quella dei Park, facoltosa quanto misteriosa. Il trailer sembra così dare un senso agli oggetti visti nella foto, per poi toglierglielo brutalmente e mescolare nuovamente le carte. Un mistero destinato con ogni probabilità ad essere svelato durante una prima mondiale a Cannes, dove Parasite ha tutta l'aria di presenziare nella competizione principale.
PARASITE disponibile in DVD o BluRay |
DVD |
BLU-RAY |
||
![]() |
€9,99 | - | ||
€9,99 | - |
Ci sono film che, nel lanciare messaggi evolutivi alle sinapsi degli spettatori, vengono frenati dalla qualità non eccelsa della loro realizzazione. E ci sono film che migliorano la mente di chi li vede perchè sanno trasmettere un messaggio evolutivo arricchito da tanta qualità artistica. E poi ci sono i film come "Parasite", che veicolano un messaggio involutivo [...] Vai alla recensione »
Seul. I Kim - padre, madre e due figli sull’orlo della miseria, alloggiati in un malsano seminterrato - riescono a farsi assumere in blocco dai ricchi Park, carpendone la fiducia e soppiantando con disonesti stratagemmi la precedente servitù. I ricchi sono ricchi anche perché sono gentili, oppure sono gentili perché sono ricchi? si chiedono i Kim ubriacandosi sul divano [...] Vai alla recensione »
Apologo sulla società post-industriale con i suoi errori e orrori, questo film è stato accolto con un entusiasmo a mio parere eccessivo. Non che l’opera non abbia aspetti interessanti. Il messaggio che il regista sud-coreano Bong Joon-ho vuol trasmettere, incrociando storie e personaggi della misera famiglia di Ki-Taek e della ricchissima famiglia del signor Park, tocca sicuramente [...] Vai alla recensione »
“Parasite” è una commedia nera piena di sarcasmo e carica farsesca. Un film grottesco, ma anche metaforico, che se da un lato diverte, dall’altro inquieta perché è rivelatore dei grossi problemi sociali e di classe presenti nella Corea del Sud. Così il film mostra gli strati sociali a Seul: quello dei ricchissimi - che vivono in una splendida villa [...] Vai alla recensione »
Dei calzini appesi a un piccolo stendibiancheria da soffitto e la visuale su una strada dalla finestra di un appartamento seminterrato. Per 30 secondi la scena di apertura resta fissa su quanto descritto dando quasi l’impressione di voler far ambientare lo spettatore al luogo. L’inquadratura si abbassa lentamente riprendendo un ragazzo che siede tenendo il cellulare che [...] Vai alla recensione »
Non c’è grande differenza tra la Seul disastrata ricreata in studio e le città dell’occidente assediate da un caotico disordine urbanistico e gravi problemi ambientali. Nella capitale coreana la povertà è nascosta. L’intera famiglia Kim, costituita da 4 persone, vive di piccoli lavori saltuari; abita in un tugurio seminterrato scroccando la connessione [...] Vai alla recensione »
Bong-Joon-Ho (1969) è lo Spielberg sudcoreano e con questo capolavoro ha vinto a Cannes. La prima parte è divertente, una famigliola che vive in un tugurio sotto la strada cerca di sbarcare il lunario e solo con l’astuzia riuscirà, uno alla volta, a far lavorare i suoi quattro componenti, come se fossero perfetti estranei, al servizio di una ricca famiglia di un manager [...] Vai alla recensione »
Parasie. Il 50enne Bong Joon-ho nato nella Corea del Nord, ci regala un film straordinario. Parasite. Il fil narra di tre famiglie, a loro modo molto unite tra loro. Una povera, formata da marito, interpretato dal grande attore coreano Kang-ho Song, moglie, una figlia e un figlio. !Qui nonostante i quattro vivano in un tugurio sottoscala, pieno di rumori e inondato di di disinfestazione, [...] Vai alla recensione »
Difficile definire questo film sudcoreano ,così stratificato e nello stesso tempo alieno a una cultura occidentale, mostrato senza filtri, disturbante nella visione, perchè la povertà non è la poetica visione di dignità di una famiglia unita negli affetti che vive in uno scantinato maleodorante piegando cartoni di pizza per quattro miserabili soldi, ma ci mostra [...] Vai alla recensione »
Mi rendo conto che criticare un film che ha ottenuto molti premi può sembrare arrogante. Eppure la mia reazione alla visione di questo film è stata una grande delusione. Seppure tecnicamente ben realizzato, Parasite mi è parso un film ben confezionato ma molto povero di contenuti. La contrapposizione tra ricchi ottusi e poveri ma scaltri mi pare superficiale, banalmente caricaturale [...] Vai alla recensione »
Dei calzini appesi a un piccolo stendibiancheria da soffitto e la visuale su una strada dalla finestra di un appartamento seminterrato.Per 30 secondi la scena di apertura resta fissa su quanto descritto dando quasi l’impressione di voler far ambientare lo spettatore al luogo.L’inquadratura si abbassa lentamente riprendendo un ragazzo che siede tenendo il cellulare che ha tra le mani di fronte al viso: [...] Vai alla recensione »
Tutto fa di questo lavoro di Joon-ho un film strepitoso, che merita di essere visto, nonostante la tensione emotiva e i sentimenti contrastanti che suscita, dato il contenuto narrativo che, attraverso una descrizione simbolica che assomiglia alla struttura di una fiaba, in fondo ci parla di quanto più concreto e comune ci sia al mondo: ci parla di lotta di classe.
Gran film. Dura e spietata analisi delle differenze tra classi sociali, che fa sorridere in moltissime scene ma che lascia un'angoscia di fondo che ti segue anche nei giorni successivi alla visione del film. Non è facile trovare un equilibrio così efficace tra l'ansia di denuncia e i conseguenti pugni nello stomaco che ne derivano e una cornice da commedia, ma il buon Bong Joon-ho, giustamente Palma [...] Vai alla recensione »
Le considerazioni finali sono soggettive ma a parer di chi scrive per nulla il capolavoro a cui il giudizio potrebbe giungere ad una prima visione. A rivederlo a distanza di tempo e con i dovuti ragionamenti post visione ci si accorge che non tutto fili liscio nella sceneggiatura che non è così verosimile come si vorrebbe far passare.
Un ritratto sorprendentemente potente e ferocissimo della società coreana odierna,dove non c'è più traccia di umanità indipendentemente dalla condizione economica.Per i poveri è solo questione di scroccare ai ricchi e per questi ultimi di sfruttare i propri sottoposti (senza rispamiare frecciate ai loro limiti come l'odore sgradevole)e fare sfoggio di cultura [...] Vai alla recensione »
Film stilisticamente ben fatto che si presta a varie interpretazioni. La domanda cruciale è se sono quella famiglia di disagiati i veri parassiti o piuttosto la ricca famiglia borghese. Sicuramente i poveri entrano come dipendenti nella lussuosa dimora con infimi espedienti, facendo le scarpe in modo subdolo a chi già lavorava lì.
Un film in cui si fronteggiano ricchi e poveri, luce e buio, sporco e pulito, inferno e paradiso. C' è la donna angelica che è buona e gentile, ma che per forza diviene sciocca, ingenua e persino incapace di svolgere le mansioni più elementari. C' è la donna che mente, povera e impietosa, ma che per forza non è colpevole, nella logica di chi deve riscattarsi [...] Vai alla recensione »
Dopo quattro premi Oscar, che hanno dato un nuovo impulso alla visione del film presso il grande pubblico, è difficile scrivere qualcosa che non sia già stato detto. Il regista sudcoreano Bong Joon-ho utilizza in quest’opera potente tutti i codici del linguaggio cinematografico, tanto che ciascuno di loro meriterebbe un’analisi approfondita (montaggio, inquadrature, movimenti [...] Vai alla recensione »
Direi che l'impianto c'è tutto,cambia solo la realtà sociale di riferimento ma il film è tutto nel solco di quel neorealismo italiano che si conosce un pò ovunque.. Ovviamente la storia è tutta coreana e riflette quell' ambiente in cui all'apparente monotonia e staticità dei rapporti sociali fa sempre da contraltare l'irruenza improvvisa [...] Vai alla recensione »
....spesso si lascia il segno. Ed è il caso, a mio avviso, anche di questo interessante film sud-coreano che - partendo da un'orchestrazione direi boccaccesca di povera gente che deve cavarsi da vivere e da situazioni quasi comiche - arriva a toccare corde profonde e drammatiche di temi sociali importanti. Il "rispetto!" gridato alla fine dal senza tetto,che ha appena provocato [...] Vai alla recensione »
Parasite del sudcoreano Bong Joon-ho e' senza dubbio il film dell' anno , nonche' il giusto vincitore della Palma d'oro a Cannes . Il regista non ' nuovo alla tematica sullo scontro tra classi sociali , l'aveva gia' affrontato in Snowpiercer, riuscitissimo sci-fi distopico del 2013 e poi in parte con Okja altro film dal buon esito.
HO potuto assistere al film "Parasite" , miseria- povertà- ricchezza, ricchezza . - miseria - povertà , tutto ciò è sempre esistito ( purtroppo ) a Seul come in qualsiasi parte del mondo ed esiste ancora . Una guerra tra poveri , tra ultimi che si inasprirà in una bella villa con giardino dove vivono i ricchi in argomento.
A Seoul la famiglia Ki-taek abita in uno scantinato dove in quattro, genitori e due figli, si arrangiano per racimolare soldi da aggiungere al loro esiguo sussidio di disoccupazione. Quando Min-Hyuk, studente e amico di Ki-Woo, gli offre la possibilità di prendere il suo posto come tutor d’inglese della figlia di una facoltosa famiglia della città, il ragazzo non si fa sfuggire [...] Vai alla recensione »
PARASITEColleziona ben 4 Oscar (tra cui quello prestigiosissimo di miglior film, primo caso per un’opera straniera) la bella commedia che “racconta con classe la lotta di classe” (come ha scritto qualcuno). Basterebbe già questo a definirlo un piccolo capolavoro, se la trama non sfociasse anche nel thriller d’autore. A un certo punto, infatti, la situazione precipita e questa satira sociale si tinge [...] Vai alla recensione »
Ferreri in un suo bellissimo film profetizzava che al mondo sarebbero sopravvissuti solo scarafaggi e topi. Qui abbiamo gli scarafaggi che dominano una famiglia unita, senza conflitti se non con fastidiosi scarafaggi che abbondano nella loro umilissima abitazione in un sottoscala, uno scantinato. Perfino la disinfestazione pubblica, con terribili pesticidi, viene accolta con favore spalancando la piccola [...] Vai alla recensione »
“Parasite”è il film del regista coreano BONG JOON-HO. Non solo vince l'Oscar come Miglior Film – ed èla prima volta in assoluto che un film non in lingua inglese ottiene questo risultato - ma a “Parasite”vanno i riconoscimenti per la migliore sceneggiatura, miglior film internazionale, la miglior regia.
... l'aurea mediocritas di chi sa gestire la propria fortuna. I ricchi (almeno i ricchi di questo film, ben lontani dai ricchi caciaroni e sbruffoni di certi italici film) sono ricchi perchè hanno il senso della misura, cosa che manca ai poveri (almeno ai poveri di questo film, anch'essi ben lontani da certi poveri della nostra migliore commedia).
LA PIETRA FILOSOFALE…FALLATA. In questo riuscitissimo film il regista coreano mixa con sapienza generi differenti (commedia e noir) con registri che spaziano armonicamente dal comico al drammatico, dall'erotico al sentimentale. A dominare è il tema dell'ingiustizia sociale e la metafora del parassita, che infesta e succhia (ma non attacca e distrugge, almeno inizialment [...] Vai alla recensione »
Il 50enne Bong John-ho nato nella Corea del Sud ci regala un film straordinario. Parasite. Il film racconta di tre famiglie, ognuna di loro unita da forte legame. Una povera, formata da marito, interpretato dal grande attore coreano Kang-ho Song, moglie, figlia e figlio. Qui nonostante i quattro vivano in un tugurio sottoscala, pieno di rumori e disinfestazioni, dai colori vivacissimi si [...] Vai alla recensione »
Film magnifico per come cambia continuamente volto, un vero diorama del mondo moderno, guidato dal capitalismo e dalle sempre più accentuate differenze sociali. I ricchi vengono raggirati facilmente dall'arguzia, dall'intelligenza di una famiglia che vuole sopravvivere. Vivere anche solo per un giorno una vita da ricchi non cambia le loro abitudini e la sbronza in salotto ne è [...] Vai alla recensione »
In un’epoca di fratture sociali sempre più profonde e laceranti, Parasite mette in scena un’eccellente parabola della lotta di classe, ora riproposta in una dimensione domestica. Il regista si destreggia con profonda arguzia e gusto satirico tra la commedia e il dramma sociale, fino al thriller dalle tinte scure. In Parasite assume un ruolo, assolutamente determinante e simbolico, [...] Vai alla recensione »
Finalmente con Bon Joong ho, si ritorna a fare del vero cinema senza l'ausilio di inuitili-disturbanti effetti speciali, ma con l'ingegno, la fantasia, la vera creativtà, la grande recitazione, il paradosso, il giostrare tra realtà e il surreale-onirico. Solo eccelsi registi sono capaci di sfruttare le incredibili possibilità che offre il mezzo cinematografico che [...] Vai alla recensione »
Grottesco, claustrofobico, feroce, radicale, "Parasite" ripropone la tematica della scalata sociale fondendo la visione verghiana del conflitto fra classi con la rigidità fatalista e castale del mondo orientale. Protagonista è la tensione dicotomica alto/basso, che attraversa spazi, gruppi sociali e singoli individui, per mostrare quanto le più forti [...] Vai alla recensione »
Premetto che finalmente ho visto il film dei record..considerando i 4 Oscar(non 3!)tra cui il miglior film straniero oltre al "miglior film"..mai successo. Ilregista Bong joon -ho famoso per un buon film di fantascienza.Con questa commedia dissacrante tra ricchezza e poverta' ha impostato con estrema abilita'e furbizia un racconto raccontato sia da noi con i Vanzina oqualche [...] Vai alla recensione »
Non mi è piaciuto ... noioso poco approfondito e scene a volte scollegate tra loro. Bella ovviamente la casa dei ricchi e purtroppo reale anche lo scantinato della famiglia Kim. Se gli attori sono stati bravi questo non so dirlo visto che non c'era niente di sensazionale da trasmettere o mettere in scena. Veramente surreale che abbia vinto 4 oscar e la palma d'oro .
Grandissima delusione nel vedere un film che mi aspettavo cattivo, dirompente, teso. Niente di tutto questo. Personaggi inespressivi ed emotivamente piatti, senza alcuna sfumatura, finale inutile e veloce a fronte di una storia troppo lunga e volutamente ripetitiva, nessuna emozione, nessun brivido, nessun sorriso. Virtuosismo ed esercizio di stile vabè, ma il bel cinema (anche quello asiatico) [...] Vai alla recensione »
Film miracolato. Sopravvalutato. L'equivalente cinematografico del MCDonald: popolare e scadente. Multinazionale filmica.
Il film più sopravvalutato del secolo. Una storiella tirata per le lunghe senza il minimo pathos. Non capisco tutto il clamore ed i premi. A salvarsi sono paradossalmente alcune prove di recitazione a dispetto poi dei premi raccolti. Segno che ormai festival e Oscar sono solo dei baracconi. The Irishman cento volte meglio ma non era produzione delle grandi case e quindi andava punito.
Ha vinto tre Oscar...vabbè.....Un film che si lascia vedere, ben girato, ma da lì a farne un capolavoro (come leggo in certe recenzioni) ce ne corre..!!! Forse le statuette condiizonano un po'... Personaggi poco a fuoco, trama intrigante all'inizio, ma che poi si perde via via in maniera un po' confusa. Denuncia sociale? Può essere, ma si è visto di meglio. Vai alla recensione »
molto sopravvalutato , l'inizio è carino e sembra un pò i vecchi film italiani degli anni 50-60 che esaltavano l'arte di arrangiarsi , poi diventa cruento e violento senza alcun messaggio sociale salvoil fatto che i poveri puzzano ( ma lo sapevamo da tempo) dato che non possono lavarsi .
Film sopravvalutato storia semplice vista e rivista in chiave lenta e soporifera alla coreana. Famiglia ingegnosa al punto tale che vivono in povertà, poi all'improvviso diventato tutti furbi fregando questa famiglia ricca, che dire ingenua e sprovveduta e dir poco. Il messaggio che la fame fa diventare furbi e cattivi, cozza con quella che è la realtà.
Al contrario di quanto molti affermano, non ho trovato in "Parasite" solamente una critica sociale. Il film certo sembra partire con una marcata distinzione tra "ricchi" e "poveri", ma pian piano tutti i personaggi vengono trascinati via dalla forza degli eventi, nessuno escluso. L'interpretazione del film può certo fermarsi ad una critica dal basso verso l'alto [...] Vai alla recensione »
Sinceramente non capisco come abbia potuto vincere tanti premi. All'inizio pensavo fosse un'analisi di come alcune persone riescano a occupare certe posizioni, a instaurare certe cerchie, azioni che gli permettono di emergere dalla propria condizione egoisticamente e contro gli altri, anzi contro tutti senza il minimo scrupolo o quasi. È veramente soltanto una critica sociale ben [...] Vai alla recensione »
"Parasite"(2019, Bong Joon-Ho), che è un film sudcoreano, da un lato svela la condizione sociale di quel paese, mostrando come una famiglia veramente povera, per non dire miserabile, debba servirsi di ogni sorta di trucco e di inganno per raggiungere una condizione sociale degna, senza certo scartare il delitto, come essa sappia screditare e far licenziare una loro competitor a livello [...] Vai alla recensione »
Dietro ad una apparente ma del tutto superficiale denuncia delle diseguaglianze di classe il film non opera alcuna introspezione psicologica dei personaggi che sono in realtà tutti piattamente e irrealisticamente uguali l'uno all'altro, ognuno patologicamente incatenato senza via d'uscita alla sorte del proprio clan/famiglia di appartenenza, ognuno sostanzialmente indifferente [...] Vai alla recensione »
Bong Joon ha affermato in un'intervista, motivando la scelta di In ginocchio da te come colonna sonora di una delle scene centrali del film, di non essere estraneo alla cultura musicale italiana e aggiunge, poi, 'cercavo un brano rilassante, qualcosa che mi facesse pensare al sole del mediterraneo'; e a questo caldo sole, più che la canzone di Morandi, fa sicuramente pensare [...] Vai alla recensione »
Non mi ha convinto questo "Parasite": film di superficie, di apparenze; manca l'introspezione, la riflessione filosofica non emerge, tutto si limita ad un grazioso meccanismo ad orologeria freddo e inutile. Riconosco che il regista ha del talento ma non raggiunge mai le vette (e le vette si chiamano Bunuel, fellini, Kubrick). Ma c'è anche del buono: c'è l'ironi [...] Vai alla recensione »
abbastanza improbabile che dei veri ricchi assumano flotte di personale senza avere delle referenze molto attendibili per non trovarsi come minimo derubati o ricattati
Parasite è una sintesi riuscita di generi letterari e filmici, che, attingendo all’omerico cavallo di Troia e agli elementi tipici della commedia degli equivoci plautina, costruisce, in modo originale, un dramma moderno nella Seul delle disparità sociali; attraversando la commedia all’italiana degli anni ’70, con il sottofondo di una canzone di Gianni Morandi, [...] Vai alla recensione »
Probabilmente questo film ha vinto l'Oscar per la sua capacità (effettivamente davvero notevole) di saper tangere tutti i generi nell'arco di 132 minuti; infatti nasce come commedia, passa per il drammatico, infine devìa verso il thriller per andare a toccare l'horror. Tutte queste variazioni sono effettuate in maniera del tutto naturale e non forzata, come se la trama fluisse [...] Vai alla recensione »
L'importante è avere un piano, diceva Stefano Bollani in una trasmissione di qualche anno fa. Giocava sulla confusione fra il piano con i tasti bianchi e neri, che lui suona da dio, e il piano come progetto, disegno, strategia. È importante avere un piano.
I protagonisti di Parasite (guarda la video recensione) di Bong Joon-ho - padre, madre, figlia ventenne e figlio diciottenne - ce l'hanno un piano. Un piano per uscire dalla miseria del seminterrato in cui abitano, gli scarafaggi come coinquilini, camera con vista sugli ubriachi che ti orinano in casa, con un bagno cubista che batte, per bruttezza, i Bagni orrendi anni '70 che mostra "Propaganda Live". Ce l'hanno, un piano.
Loro, creature del sottosuolo, finiti a piegare cartoni di pizza per due soldi, e non riescono a far bene neanche quello. Ma quel piano è accorto, geniale. E mentre prende forma, in noi spettatori nasce una straordinaria, sorprendente euforia.
Se giochi bene le tue carte, se fingi bene, se tutti fanno bene le loro mosse, forse ce la fanno. E ritrovi, nella famiglia di Ki-woo, la commedia all'italiana, I soliti ignoti di Gassman e Mastroianni finiti chissà come in Corea. E tifi per loro, per il loro piano. No, non ve lo diciamo il piano: magari dovete ancora vederlo, il film.
Basti dire che ci sono due mondi. Speculari, opposti. La città-groviglio, umida, marcescente, quella del seminterrato, dei mille accrocchi di cavi elettrici fra le case, degli ubriachi che orinano. E la casa dei ricchi che sembra disegnata da Frank Lloyd Wright, linee, lisce, levigate, perfette, casa che respira pace, benessere, silenzio, comfort. Una casa con una immensa finestra, che sembra uno schermo di cinema su un parco bellissimo. E la sua famiglia di ricchi, i Park, marito bello, dinamico, assente; moglie che, con i soldi, può permettersi il lusso dell'innocenza, dell'ingenuità. Una figlia adolescente in tempesta ormonale, e un bimbo segnato da un trauma infantile.
Viene da pensare a un vecchio, bel film di Franco Brusati, Pane e cioccolata: Nino Manfredi in Svizzera, emigrante povero e scuro, che finisce a vivere in un pollaio e a sbirciare, da dietro una rete, gli svizzeri biondi e belli che vanno a cavallo. Poco prima, Manfredi era finito a lavorare nella villa di un miliardario, una villa che ricorda quella dei Park. Chissà. In fondo, se Bong Joon-ho ama Gianni Morandi al punto da scegliere "In ginocchio da te", come colonna sonora di una sequenza chiave del film, potrebbe anche aver visto un film con Nino Manfredi.
Ma insomma. Parasite sarebbe già una commedia deliziosa, nel suo raccontare questo infiltrarsi dei poveri nella vita quotidiana, nelle abitudini, nei pensieri dei ricchi, come un virus che entra nel loro sangue. La lotta di classe raccontata senza slogan, bandiere, ideologie, operai, picchetti. La lotta di classe raccontata con classe.
Ha inizio con la ricerca disperata di una connessione wifi gratuita la storia della famiglia Kim. In pochi minuti Bong Joon-ho delinea il quadro sociale della vicenda che andrà a narrare e l'importanza che la tecnologia è destinata a svolgere in Parasite. È attraverso gli strumenti della contemporaneità, infatti, che il ceto più abbiente sorveglia, sfrutta e finisce per soggiogare quello più bisognoso, obbligato a un riscatto che passa attraverso l'alfabeto Morse, un linguaggio così obsoleto da diventare un codice segreto, ignoto ai più. Ma contemporaneamente è la tecnologia a consentire ai Kim di studiare nuovi modi di indossare maschere sociali e infiltrarsi così nella famiglia Park, cercando di mungere a più non posso la mucca dell'alta borghesia. Oltre a non attenuare minimamente il social divide, quindi, la digitalizzazione della società rende tanto i Kim che i Park prigionieri dello stesso sistema, che sollecita in entrambi pulsioni insane e competitive, tali da condurre a un inevitabile conflitto. Ma non è più (solo) una questione di proprietà dei mezzi di produzione e di forza lavoro.
Attraverso una commedia dell'inganno che trascolora in tragedia, ispirandosi alla lezione di Marco Ferreri e Claude Chabrol, il regista Bong Joon-ho racconta le scatole cinesi che imprigionano l'umanità nel capitalismo odierno, un panopticon spietato in cui è impossibile distinguere gli esseri umani da cavie da laboratorio.
Niente avviene per caso nel cinema di Bong Joon-ho, e specialmente in Parasite, sovra-scritto e sovra-pensato in ogni minimo dettaglio, per meglio realizzare il progetto dell'autore. Non appartiene al caso neanche la scelta dei nomi delle due famiglie protagoniste: Kim e Park, ossia i due cognomi più diffusi in Corea del Sud. Se il film fosse stato concepito in Italia avrebbero potuto diventare i Bianchi e i Rossi, con aggiunta di ulteriori significati politici alla contrapposizione in atto tra due caste vicine e insieme remote e irraggiungibili.
La convivenza forzata di Kim e Park investe la dimensione privata e mostra in ogni aspetto che "il denaro è un ferro da stiro", come pronuncia nel film il personaggio di Chung-sook. La ricchezza consente di eliminare rughe dal viso e pieghe fastidiose dalla propria personalità, dove ai reietti obbligati a vivere nei seminterrati, come i Kim, toccano cattivo cibo, cattivi odori e persino pipì e intossicazioni da insetticida.
Bong torna su temi sensoriali già affrontati nell'esasperazione da monster movie di The Host, in cui i rifiuti riservati ai ceti meno abbienti sono tangibili e disgustosamente percepibili, mentre una fetta della società vive in una bolla di privilegio e di falsa meritocrazia. Un microcosmo artificioso, in cui i nomi coreani sono accantonati in favore degli americanissimi Kevin e Jessica, alla maniera in cui gli zar a corte parlavano francese per distinguersi dal russo della marmaglia. Ieri in The Host l'America produceva rifiuti tossici che davano vita a un mostro antropofago, oggi in Parasite sono i Kim a svolgere la stessa funzione, rovesciando la quiete dei Park mentre questi arricciano il naso, offeso dall'inconfondibile olezzo di specie umana.
Commedia nerissima di lotta di classe, con punte grottesche, di quelle che sapevamo fare anche in Italia. Una famiglia di balordi che si arrangiano, confinati in un sottoscala. La svolta quando il figlio riesce a farsi assumere in una fami-glia ricca come insegnante. E poco a poco piazza anche i familiari sotto falsa identità. L'eleganza della regia (notevole l'uso dello schermo panoramico per descrivere [...] Vai alla recensione »
La famiglia che vive sotto il livello della strada in uno squallido scantinato invaso dagli scarafaggi, davanti al quale gli ubriachi si fermano a orinare, piega cartoni per la pizza per sbarcare il lunario e scrocca la rete Wi- Fi al bar vicino, ricorda quella di Shoplifters del giapponese Kore- eda. Ma al regista sudcoreano Bong Joon-ho non interessano tanto i legami affettivi, la solidarietà tra [...] Vai alla recensione »
Nel giorno di Quentin Tarantino la Palma d'oro è Bong Joon Ho. L'hashtag ha cominciato a circolare ieri notte, subito dopo la proiezione di Parasite, il nuovo film del regista coreano autore del prorompente Snowpiercer, e il cui precedente Okja, fiaba feroce sul capitalismo presente e passato targato Netflix era stato presentato sulla Croisette in concorso scatenando le furiose polemiche che hanno [...] Vai alla recensione »
Il Joker e il Parassita, attenti a noi. Perfettamente in sintonia con il recente cult hollywoodiano, "Parasite" è ambientato a Seul, ma la metropoli asiatica funziona come un gigantesco specchio in cui ci è dato l'amaro privilegio di vedere cosa sta per succedere nel mondo. O forse ciò che è già successo. La guerra totale tra poveri e ricchi come evento ineluttabile non è, peraltro, l'unico argomento [...] Vai alla recensione »
«E' una metafora» finge di estasiarsi il giova-ne tutore di inglese, da-vanti allo scarabocchio picassiano del viziato figlioletto dei ricchi padroni di casa; ma la vera metafora è il film che contiene la scena, Parasite, Palma d'oro a Cannes lo scorso maggio. Pur essendo regista che ama cavalcare il cinema di genere sparigliandone con talentosa abilità le carte, il coreano Boong Joon-ho è convinto [...] Vai alla recensione »
Nel giorno di Tarantino, ieri, è arrivato in Concorso a notte fonda un film con un certo caratterino: Parasite di Bong Joon Ho. Siamo a Seul dove i poveri vivono ammassati in sottoscala dentro cui fanno pipì gli ubriaconi mentre i ricchi in un'enorme villa disegnata da architetto famoso con giardino pensile, governante e autista. Come dei parassiti però genialoidi (pure troppo) i poveri del popolo [...] Vai alla recensione »
La mia Palma del cuore va a uno scatenato noir sudcoreano imperniato su un conflitto di classe, anzi "il"conflitto di classe primario: quello tra i ricchissimi e i poverissimi. Il cinquantenne Bong Joon-ho è tutt'altro che un solito ignoto. Dopo i due film con cui è esploso ("Memories of a Murder" e "The Host") , ha diretto "Snowpiercer", forse la sci-fi più adrenalinica degli ultimi anni, e Netflix [...] Vai alla recensione »
È ritornato in sala, carico di quattro pesantissimi Oscar, un film che sarebbe piaciuto a Ettore Scola perché, forse, gli avrebbe ricordato il detonatore che innescò il suo Brutti, sporchi e cattivi. Ora, che ci sia dell'Italia in Bong Joo-ho, più o meno consapevole, è dimostrato dall'uso che fa di In ginocchio da te di Gianni Morandi in una delle sequenze magistrali del suo ultimo film.
"Parasite", istruzioni per l'uso. Genere: commedia nera coreana, anzi nerissima. Sottogenere: scene dalla lotta di classe in uno spazio-tempo delimitato ma dalle mille risonanze metaforiche (vedi "Brutti, sporchi e cattivi", Ettore Scola, 1976, o "Scene di lotta di classe a Beverly Hills", Paul Bartel, 1989), qui due abitazioni di Seul. Il seminterrato maleodorante dove vive una famiglia di poveracci, [...] Vai alla recensione »
Dev'essere l'ombra minacciosa di Netflix, che non viene ammesso nel salotto buono di Cannes ma comunque esiste. Oppure sono le giurie a migliorare, composte da attori e registi che non colgono l'occasione per vendicarsi dei film applauditi e amati dal pubblico. Da qualche anno le Palme d'oro sono notevolmente migliorate, rispetto a quando premiavano a ripetizione Micheal Haneke e i fratelli Dardenne. [...] Vai alla recensione »
Un film potente, stratificato, sorprendente, che guarda alle tematiche sociali odierne attraverso un continuo cambio di registri e generi, partendo dalla commedia e finendo in tragedia. Palma d'oro all'ultimo Festival di Cannes, acclamato dalla critica di tutto il mondo, e nelle sale italiane dal 7 novembre con Academy Two,"Parasite" di Bong loon-Ho vede al centro del racconto la lotta di classe e [...] Vai alla recensione »
"Parasite", il vincitore della Palma d'Oro come miglior film allo scorso Festival di Cannes è in sala. In perfetto equilibrio tra commedia, dramma e thriller, l'ultima fatica del regista sudcoreano Bong Joon-ho è incentrata su due famiglie: la prima ha problemi a sbarcare il lunario e vive in un seminterrato in condizioni abitative disastrose, la seconda, molto abbiente, in una villa che è un capolavoro [...] Vai alla recensione »
Versione apparentemente impolitica della lotta di classe, la piccola delinquenza affascina e ispira il cinema italiano tanto nel dopoguerra (Ladri di biciclette, Guardie e ladri, Il bidone), quanto negli anni '70 (Brutti, sporchi e cattivi). Ora ne è affascinato il cinema dell'estremo oriente e le giurie degli ultimi due Festival di Cannes hanno premiato con la palma d'oro nel 2018 il giapponese Affari [...] Vai alla recensione »
Per Bong Joon-ho il suo nuovo film Parasite, in Concorso a Cannes 72, è "una commedia senza pagliacci e una tragedia senza cattivi". Il regista coreano di Memories of Murder, Okja e Snowpiercer porta alle estreme conseguenze il concetto, l'identità e l'habitat familiare, volendone misurare la resistenza e, di più, isolare il precipitato: Parasite è un crash-test, giocato sul raddoppio, la sostituzione, [...] Vai alla recensione »
Sembra davvero aver messo d'accordo, per una volta, critica e pubblico, il film del regista sud coreano Bong Joon-ho, «Parasite». Dopo la vittoria della Palma d'oro al Festival di Cannes del 2019, il film era stato accolto benissimo dal pubblico in sala, pubblico che è tornato ora a vederlo (o rivederlo), dopo che la pellicola ha conquistato ben 4 premi Oscar e si è riaffacciata nelle sale.
Una scritta introduce: "Una storia reale di una investigazione criminale durante la dittatura". Corea del Sud, 23 ottobre 1986 (ultimo anno del regime autoritario di Chun Doo-hwan). Nel cuore della campagna, assai lontano dalla capitale, mentre infuriano gli scontri tra la polizia (particolarmente brutale) e i movimenti di protesta, il cadavere di una donna, legata e stuprata, viene trovato in un [...] Vai alla recensione »
Avamposto della narrazione contemporanea, ancora una volta il cinema sud coreano spalanca il suo sguardo sulle idiosincrasie del presente. Se in Burning Lee Chang-dong ha mostrato lo svuotamento empatico delle nuove generazioni, in Parasite Bong Joon-ho racconta il livore e la frustrazione repressa del sottoproletariato contemporaneo, ingannato dalla promessa inattendibile di un benessere diffuso. Vai alla recensione »
Una storia di ricchi contro poveri in Corea che sembra scritta, in quanto a cattiveria, da Mario Monicelli. Una lotta di classe ravvicinata in cui a fare la differenza c'è anche l'olfatto. I poveri infatti puzzano un po' troppo per i ricchi coreani, o almeno è quello che capita nel film "Parasite", meritata Palma d'oro a Cannes, esilarante e spietata commedia nera sullo sfondo della Corea di oggi, [...] Vai alla recensione »
Calzini appesi ad asciugare a un lampadario davanti a una finestra seminterrato. Fuori, un vicolo puzzolente che pullula di vita. La famiglia Kim vive lì: più che una casa è una tana, piena di insetti schifosi, e senza più neanche il wi-fi dopo che la signora del piano di sopra l'ha schermato con una nuova password. Questa "casa-sottoscala" è uno dei due luoghi protagonisti del film.
Corea. I Ki-taek (poveri) vivono in un seminterrato, i Park (ricchi) in una villa con giardino. Ma grazie a una serie di espedienti, i Ki-taek s'insinuano nella dorata esistenza dei Park, si fanno assumere fingendo di non conoscersi e sostituendo tutto il personale di servizio. Non può filare liscio.... Parabola di una lotta di classe "domestica" (non c'è più la collettività, ci sono soltanto individui [...] Vai alla recensione »
Calzini appesi ad asciugare a un lampadario davanti a una finestra seminterrata. Fuori, oltre le sbarre, si intravvede un vicolo fetido che pullula di vita e di immondizia. La famiglia Kim vive lì: più che una casa è una tana, piena di insetti schifosi, e senza più neanche il wi-fi, dopo che la signora del piano di sopra l'ha schermato con una nuova password.
Quella stratificazione sociale di classi che in «Snowpiercer» (2013) aveva allineato orizzontali, in un treno davanti carrozze di ricchi e potenti, dietro quelle di poveri e reietti, il coreano BongJoon-ho ora in «Parasite» la verticalizza. Nei bassifondi, una scura cantina è povero domicilio dei Kim, malinconico papà Ki-taek, mamma di forte piglio Chung-sook, intraprendente figlio Ki-woo e affettiva [...] Vai alla recensione »
I "parassiti" del film del sudcoreano Bong Joon-ho, vincitore della Palma d'oro a Cannes, sono i componenti della famiglia Kim. Dimorano in una stanza sotto il livello stradale dei quartieri bassi di Seoul invaso da insetti e disinfestanti. Sono in quattro e sono disoccupati; talora racimolano del denaro piegando i cartoni della pizza, ma tutti hanno il cellulare, e per connettersi devono intercettare [...] Vai alla recensione »
Una commedia senza pagliacci, una tragedia senza cattivi, così Bong Joon-ho definisce Parasite (Gisaengchung, Corea del Sud, 2019, 132'). Scritto con Han Jin-won, il film del regista coreano inizia in un "basso" con una sola piccola finestra che dà sulla strada lurida. Lì vivono i Kim: Ki-taek (Song Kang-ho), sua moglie Chung-sook (Jang Hye-jin), il figlio Ki-woo (Choi Woo-sik) e la figlia Ki-jung [...] Vai alla recensione »
In un fatiscente seminterrato, la famiglia del giovane Ki-Woo (padre Ki-taek, madre Chung-sook, sorella Ki-jung) vivacchia di espedienti, finché un amico non gli suggerisce di proporsi come tutor di inglese di una adolescente molto ricca. Mentendo quel che serve, il ragazzo si fa assumere e concepisce un piano (cinico) per inserire progressivamente tutti i suoi familiari.
Dai bassifondi di Seul padre, madre e due figli riescono a sostituire con frode i domestici di una famiglia dei quartieri alti. Le strategie di seduzione, le simulazioni, le due case cantina/villa, il tunnel segreto, il crescendo sanguinoso, compongono la nuova rivolta dei servi nella società dei servizi, evocando Metropolis di Lang, Teorema di Pasolini o Gosford Park di Altman.
Ville in collina e bassifondi, scale e seminterrati. La lotta di classe è, da sempre, una questione verticale. Anche per il regista coreano Bong Joon-ho che, dopo i vagoni orizzontali del treno di "Snowpiercer", firma con "Parasite" (Palma d'oro a Cannes) un nuovo affresco politico e sociale sulla distanza tra ricchi e poveri, su una linea di confine che si misura in altezza.
Ki ha tentato per quattro volte il test di accesso all'università. Niente. Tutti fallimenti, come quelli del padre che sul lavoro ha subito solo delusioni. Insieme alla mamma e alla sorellina, che ha l'arte delle conoscenze informatiche ma non ha parte nel mondo dell'impiego, vivono in uno squallido seminterrato. Un certificato farlocco gli mette in mano il jolly che cambia la vita.
Parasite (ovvero in italiano "Parassita") è un'affascinante riflessione, ironica e tremendamente amara, sul potere bifronte dei soldi, che "stira le grinze" della pelle e ingentilisce volti e maniere di chi li ha, toglie dignità e senso etico a chi non li ha. Dal 7 novembre al cinema con Academy Two, il film Palma d'oro all'ultimo Festival di Cannes è una tragicommedia feroce, senza cattivi, che cancella [...] Vai alla recensione »
Parasite non è poi così diverso dai precedenti film di Bong Joon-ho, come Snowpiercer o Memories of murder. Il prestigiatore coreano è noto per le sue melodie filmiche non classificabili che cadono dalle scale dei generi, sbattendo violentemente su ogni gradino: commedia, horror, dramma sociale, film di mostri, e via dicendo. Parasite centra parecchi di quei gradini ma ha anche qualcosa di più cupo, [...] Vai alla recensione »
Due famiglie e la Corea del sud (e la lotta di classe) sono le protagoniste di Parasite di Bong Joon-ho, Palma d'oro - meritatissima! - all'ultimo festival di Cannes. Seul, oggi. Ki-woo (Choi Woo-Sik) e Ki-jung (Park So-Dam), fratello e sorella, vivono in un miserabile appartamento al di sotto del livello della strada e si arrabattano tra mille lavoretti umili, sognando una svolta che sembra decisamente [...] Vai alla recensione »
L'ultimo film del maestro sudcoreano Bong Joon-ho (The Host, Snowpiercer, Okja) è una favola intrisa di sangue, che inizia in modo molto semplice: il poverissimo Kim Ki-Taek (il superbo Song Kang Ho, un fedelissimo di Bong) è senza lavoro. Lui e la moglie Chung Sook (Jang Hye Jin) vivono in un seminterrato, e fuori dalla loro finestra gli estranei pisciano e vomitano.
Parasite parte subito con un piede rapido, danzando con disinvoltura su una coreografia delle più complesse. Nel seminterrato dove abita la famiglia Kim, la madre Chung Sook aspetta un messaggio da «Pizza Generation» per un lavoro sottopagato - si tratta di fabbricare scatole di cartone, come i carcerati del Buco di Jacques Becker - ma vitale per i Kim che non hanno più nulla da mettere sotto i denti [...] Vai alla recensione »
Gratta gratta, sotto di noi, nella scala socio-economica, c'è sempre qualcuno da schiacciare. Senza pietà, senza remore. Fino a quando non ci si accorge che sarebbe meglio orientare il proprio desiderio di ribellione verso le "classi" che stanno in alto. Parasite del sudcoreano Bong Joon-ho, in uscita il 7 novembre grazie a AcademyTwo e LuckyRed e Palma d'oro a Cannes, eleva l'assunto politico a metafora [...] Vai alla recensione »
Il Teorema che ci meritiamo, 51 anni dopo. Solo che l'ospite, qui, non è quello di Pasolini: non rivolta il tranquillo status quo borghese, non strappa la patina dell'ipocrisia, non perverte e non sovverte la falsissima morale. Non è l'osceno che entra in scena, il sensuale che sfida il senso. No, le cose cambiano, all'orizzonte non c'è nessuna rivoluzione.
La famiglia Ki-taek - padre, madre e due figli - vive miserabilmente in uno scantinato, cercando lavori occasionali e una rete wi-fi libera. Grazie a una fortuita circostanza e a un calcolato inganno, il figlio Ki-Woo trova impiego come insegnante d'inglese presso una facoltosa famiglia, i Park. Vista la buona accoglienza ricevuta, Ki-Woo riesce proditoriamente a far assumere tutti gli altri familiari [...] Vai alla recensione »
Il biglietto da visita è lusinghiero assai. Palma d'Oro all'ultimo festival di Cannes, incassi record in patria, in Francia (un milione e mezzo di spettatori) e negli Usa, dove nella mini-uscita (platform release) in tre sale a New York e Los Angeles ha fatto 125mila dollari di media schermo, e per trovare di meglio tocca scomodare La La Land nel 2016.
La crescita esponenziale di Ha messo tutti d'accordo il regista sudcoreano con il suo nuovo film. Allegoria di una lotta di classe assurda e surreale, il film racconta come una geniale famiglia di sottoproletari sudcoreani riesca a infiltrarsi nella stratosferica casa di una famiglia altoborghese nel tentativo di sottrarsi alla miseria. Film dalla precisione geometrica assoluta, scritto con grande [...] Vai alla recensione »
Sulla carta Parasite non è poi così diverso dai precedenti film di Bong Joon-ho, come Snowpiercer, Memories of murder o The host. Il prestigiatore coreano è noto per le sue melodie filmiche non classificabili che cadono dalle scale dei generi, sbattendo violentemente su ogni gradino: commedia, horror, dramma sociale, film di mostri, e via dicendo. Parasite centra parecchi di quei gradini ma ha anche [...] Vai alla recensione »
Sin dal suo interessante film di debutto, realizzato nel 2000, Barking Dogs Never Bite, Bong Joon-ho si è imposto come uno dei registi di punta della New Wave coreana iniziata nella seconda metà degli anni Novanta del secolo scorso e ormai morta e seppellita. E già da una dichiarazione programmatica di allora, dimostrava di avere le idee piuttosto chiare su quelli che erano in suoi obbiettivi di fondo: [...] Vai alla recensione »
Ci sono odori che non dimentichiamo mai. La puzza del povero che stanco si abbandona al sonno sul tram di una qualsiasi metropoli contemporanea, è qualcosa di cui abbiamo fatto esperienza e serbiamo come retaggio di un dislivello sociale sempre presente. Da questo dettaglio, evidente e ai limiti della banalità, nasce la distanza di classe che separa la famiglia dei sobborghi da quella che abita in [...] Vai alla recensione »
Parasite di Bong Joon-ho è una splendida sorpresa del Concorso, e siamo molto felici che Academy Two ne abbia comunicato in questi giorni la distribuzione in Italia. Questo originale autore sudcoreano che usa il cinema di genere e di serie b in maniera un po' politica (come negli anni settanta e all'inizio degli ottanta faceva, pur tenendo conto delle tante differenze, il cinema di John Carpenter, [...] Vai alla recensione »
Come sono buoni i ricchi. Comodamente: non conoscono l'homo homini lupus. E quanto sono ingenui: tanto che una famiglia che abita in un appartamento del sottosuolo di Seoul li raggira facilmente, e si fa assumere. Uno a uno: il figlio non laureato come insegnante per la figlia adolescente, la sorella come esperta d'arte-terapia per il bimbo problematico, il padre come autista, la madre come governante. [...] Vai alla recensione »
Ki-taek, Chung-sook, Ki-jung e Ki-woo. Padre, madre, figlia e figlio. La famiglia di Ki-taek è molto unita, ma sono tutti disoccupati, vivono in un appartamento fatiscente e sembrano condannati a un futuro desolante. Grazie alla raccomandazione di un amico, studente in una prestigiosa università, il giovane Ki-woo riesce a ottenere un lavoro ben retribuito: sarà l'insegnante d'inglese di Da-hye, figlia [...] Vai alla recensione »
È popolato di zombie questo 72esimo Festival di Cannes, da morti che non muoiono, vivi che non vivono, tutti strenuamente impegnati in una lotta di esasperata resistenza. Non è da meno Parasite, il nuovo film di Bong Joon Ho (di nuovo in Corea del Sud dopo la parentesi statunitense con Snowpiercer e Okja), storia di una famiglia costretta a vivere di espedienti in un seminterrato inospitale, senza [...] Vai alla recensione »
Una famiglia povera, che vive col sussidio di disoccupazione, vive in uno scantinato di una zona degradata. L'ingegnoso primogenito, con un inganno burocratico, riesce a introdursi in una famiglia agiata, che vive in una splendida villa. Con lo stesso stratagemma riesce a collocare anche padre, madre e sorella. Ma alcuni inattesi intoppi fanno degenerare la situazione.
Noi. Anzi no, loro. Noi e loro. Ma noi siamo loro? E loro chi sono? Per essere loro, però, noi dobbiamo vivere negli stessi luoghi. E come loro. Da giù a su. E poi da su a giù. E via così, senza interruzione (ma con evidenti soluzioni di continuità), fino all'illusione di una vita migliore, fino al sogno. I poveracci vogliono essere ricchi, i ricchi non perdono il vizio di essere ricchi, i poveri [...] Vai alla recensione »
La strada, gli interni. Dove c'è spesso qualcosa che viene nascosta. Il cinema del coreano Bong Joon-ho è spesso pieno di zone d'ombra. Che si possono manifestare a livello più intimista come in Mother. Ma che possono costituire anche il nucleo narrativo principale (i delitti di Memories of Murder). Oppure manifestarsi anche al livello di spazi. Il treno di Snowpiercer sembra avereuna conformazione [...] Vai alla recensione »
Un affare di famiglia: due case, due diversi stili di vita, gli opposti che si scontrano. Da una parte i ricchi, dall'altra i poveri. Ki -woo è un ragazzo che vive in un appartamento sotto il livello della strada e conduce un'esistenza degradata. Un giorno un amico gli propone di sostituirlo come insegnante di inglese per la figlia di un dirigente d'azienda.