frankmoovie
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sabato 21 dicembre 2019
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dea fortuna: via la benda e sentimenti ...
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Grande ritorno di Ozpeteck con i suoi momenti sentimentali fatti di lunghi sguardi, di carezze, di durezza e tenerezza, di colori tenui e colonna sonora da favola. La Dea Fortuna si toglie la benda e guarda alla vita, alle storie reali, alle emozioni. Una storia che fa tante storie intorno a noi dove coppie provano, dopo anni d’amore, la crisi, l’allontanamento fisico e mentale, le distrazioni più o meno regolari … dove l’amore è quello per un altro essere e può durare anni e distruggersi in un attimo per poi rinascere o morire per sempre … Un film che fa pensare, ma anche sorridere, che scorre bene attimo dopo attimo, senza momenti di vuoto.
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Grande ritorno di Ozpeteck con i suoi momenti sentimentali fatti di lunghi sguardi, di carezze, di durezza e tenerezza, di colori tenui e colonna sonora da favola. La Dea Fortuna si toglie la benda e guarda alla vita, alle storie reali, alle emozioni. Una storia che fa tante storie intorno a noi dove coppie provano, dopo anni d’amore, la crisi, l’allontanamento fisico e mentale, le distrazioni più o meno regolari … dove l’amore è quello per un altro essere e può durare anni e distruggersi in un attimo per poi rinascere o morire per sempre … Un film che fa pensare, ma anche sorridere, che scorre bene attimo dopo attimo, senza momenti di vuoto. Attori di grande livello: Stefano Accorsi conferma la propria esperienza recitativa e ha imparato a commuoversi, grandi voli ha fatto Edoardo Leo che siamo abituati a vedere in commedie più leggere e qui arriva a livelli intensi di interpretazione, Jasmine Trinca da tempo non è più una promessa del cinema italiano ma attrice dolce e profonda, stupenda l’interpretazione della piccola Sara Ciocca che da poco avevamo conosciuto e apprezzato nell’ultimo film di Alessandro Siani, ben inserito nella parte il piccolo Edoardo Brandi e poi tanti fedeli al regista come Serra Yilmaz, Cristina Bugatty, Filippo Nigro … Una menzione per Barbara Alberti che ha sorpreso nel finale con un ruolo fondamentale e con convincente interpretazione … Come concludere senza citare la voce stupenda di Mina che, specie con la canzone Luna diamante, regala emozioni infinite! Un film, basato su fatti realmente accaduti, da vedere e che non passerà nel dimenticatoio …
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albert
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sabato 4 gennaio 2025
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un amore complicato
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Ennesimo film di Ozpeteck sulla tematica di un amore omosessuale. Alfredo, intellettuale dalla carriera fallimentare sia come scrittore che come insegnante, intrattiene una relazione da 15 anni con Alessandro, idraulico poco acculturato. I due stanno vivendo un'intensa crisi di coppia, proprio quando una loro carissima amica, Annamaria, con la quale Alessandro aveva avuto una storia dai lati oscuri, scopre di avere gravi problemi di salute. Dovendo operarsi, bisogna gestire due bambini che Annamaria ha avuto da due uomini diversi. Annamaria li vuole affidare ai suoi amici piuttosto che alla madre crudele. Il film alterna momenti positivi, dove i due interpreti dimostrano di essere all'altezza del loro ruolo, con scene delicate, a volte ironiche.
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Ennesimo film di Ozpeteck sulla tematica di un amore omosessuale. Alfredo, intellettuale dalla carriera fallimentare sia come scrittore che come insegnante, intrattiene una relazione da 15 anni con Alessandro, idraulico poco acculturato. I due stanno vivendo un'intensa crisi di coppia, proprio quando una loro carissima amica, Annamaria, con la quale Alessandro aveva avuto una storia dai lati oscuri, scopre di avere gravi problemi di salute. Dovendo operarsi, bisogna gestire due bambini che Annamaria ha avuto da due uomini diversi. Annamaria li vuole affidare ai suoi amici piuttosto che alla madre crudele. Il film alterna momenti positivi, dove i due interpreti dimostrano di essere all'altezza del loro ruolo, con scene delicate, a volte ironiche. In questo caso Ozpeteck dimostra che possiede bene ciò di cui tratta il film nell'evidenziare i contrasti tra i due che, però, continuano ad amarsi, anche quando sembra che la relazione stia per finire. Purtroppo altre scene, ma soprattutto il finale, risultano del tutto fuori luogo e sopra le righe, togliendo credibilità alla narrazione.
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giorgione
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martedì 31 dicembre 2019
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non è il migliore dei suoi film
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Il film mi è sembrato un ibrido tra una soap opera ed un telefilm, fors'anche per il tipo di colori delle scene. Molto belle quelle iniziali (della festa di matrimonio) e quelle finali del palazzo con il cameo di Barbara Alberti. Per il resto il film mi sembra esangue, in alcuni dialoghi troppo lontano dalla realtà ed un pò scontati se non dozzinali. Perdonatemi ho visto quasi tutti i film di Ozpetek, questp è quello che n'è piaciuto meno. C'è un'inopportuna crasi emotiva tra la storia dei due protagonisti adulti( il mediocrissimo Leo ed il mediocre Accorsi) ed i due personaggi bambini, che non entrano mai in sintonia nel film.
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Il film mi è sembrato un ibrido tra una soap opera ed un telefilm, fors'anche per il tipo di colori delle scene. Molto belle quelle iniziali (della festa di matrimonio) e quelle finali del palazzo con il cameo di Barbara Alberti. Per il resto il film mi sembra esangue, in alcuni dialoghi troppo lontano dalla realtà ed un pò scontati se non dozzinali. Perdonatemi ho visto quasi tutti i film di Ozpetek, questp è quello che n'è piaciuto meno. C'è un'inopportuna crasi emotiva tra la storia dei due protagonisti adulti( il mediocrissimo Leo ed il mediocre Accorsi) ed i due personaggi bambini, che non entrano mai in sintonia nel film. Se fosse una scelta del copione non la condivido, perchè l'esito finale della storia del film contemplerebbe, invece, una sintonia emotiva che, nel corso del film, non si crea e non si è mai creata tra le due coppie di personaggi.. Anche Serra Yilmaz, storico personaggio di Ferzan ne esce con le ossa rotte da dialoghi di sbiadita mediocrità, che ne spengono la sua anima caricaturale Yasmine Trinca sembra un'attrice di un telefilm poliziesco tedesco, madre single di due bimbi che non ha altri amici se non una coppia gay cui affidarli. Una donna così non può essere dipinta,come accade nel film, come una vigilessa di Francorforte. Barbara Alberti, nel finale restituisce un pò di colore al fine che, dopo la bella parte iniziale, si assopisce nella banalità e nella scarsa cura dei dialoghi. mi spiace. ..
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emyliu`
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mercoledì 8 gennaio 2020
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omogenitorialità e fluidità affettiva
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LA DEA FORTUNA di Ferzan Ozpetek mi sembra una buona evoluzione postmoderna dell'arcaico ''Le Fate Ignoranti'', dove l'omogenitorialità e la fluidità affettiva fanno da filo conduttore nel nuovo film corale del regista turco romano. E come ne ''Le Fate Ignoranti'' ci sono certe atmosfere conviviali delle feste e mangiate collettive in terrazza, ma questa volta non sempre amicali e non sempre a Roma, che dal suo amato quartiere Ostiense del primo film ambientato a casa del regista, si sposta nel quartiere di Piazza Bologna, e nella parte finale anche nella splendente natura siciliana, in quel di Palestrina dove si trova il santuario della Dea Fortuna.
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LA DEA FORTUNA di Ferzan Ozpetek mi sembra una buona evoluzione postmoderna dell'arcaico ''Le Fate Ignoranti'', dove l'omogenitorialità e la fluidità affettiva fanno da filo conduttore nel nuovo film corale del regista turco romano. E come ne ''Le Fate Ignoranti'' ci sono certe atmosfere conviviali delle feste e mangiate collettive in terrazza, ma questa volta non sempre amicali e non sempre a Roma, che dal suo amato quartiere Ostiense del primo film ambientato a casa del regista, si sposta nel quartiere di Piazza Bologna, e nella parte finale anche nella splendente natura siciliana, in quel di Palestrina dove si trova il santuario della Dea Fortuna... E c'è anche la sua onnipresente amica turca Serra Ylmaz e una nuova figura di donna transgender, Cristina Bugatty, che seppur sia molto brava e con una elegante fisicità, non fa dimenticare l'eterea Lucrezia Valia (presente anche in ''Magnifica Presenza'') che nel suo affinamento ancor più femminile di oggi sarebbe stata perfetta, ma la scelta di una nuova attrice trans è stata comunque felice e allontana l'effetto di uno smaccato remake. Felice anche la scelta di Edoardo Leo che, da buon attore di commedie, caratterizzato sempre sul genere "coatto de Roma", qui viene consacrato con il suo primo ruolo ricco di sfumature, seppur sempre un pò romanaccio, ma in un film d'autore. Bravo e solido oscura un po' Stefano Accorsi, altro erede de ''Le Fate Ignoranti'' che a vederlo vent'anni dopo dicono abbia sempre la stessa espressione di allora, che trovo comunque sia una bella espressione.
I due interpretano una coppia gay in crisi che durante una festa riceve la visita di una loro comune e molto cara amica (la sempre intensa Jasmine Trinca) che porta i suoi figli, una ragazzina di 12 anni e un bambino più piccolo. E dalla sua richiesta alla coppia di amici di prendersi cura dei suoi bambini, nell'attesa di ricoverarsi in ospedale per accertamenti clinici, si dipana tutta l'avvincente storia... Il cameo di Barbara Alberti è una nota divertente nella malinconia della trama. La scrittrice è stata consigliata al regista nientepopodimenochè da Mina (magnificamente presente nella colonna sonora), ha il fisico del ruolo perfetto per la vecchia madre stronza di Jasmine Trinca, tanto aristocratica quanto crudele, ricalca se stessa ben diretta con misura. Uno dei pregi di questo bel film, oltre all'ottimo cast e all'attualità della storia, è la figura amicale della transgender, disegnata con garbo e senza citare il genere neanche una volta. Cose che avvengono solo nei film di Ozpetek come in una fiaba Lgbtxyz :) Parola di Emyliù
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maopar
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giovedì 26 dicembre 2019
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ozpetek la legge dell'amore
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OZPETEK racconta
storie di vita , che potrebbero sembrare talvolta eccezionali ,ma che in realtà analizzate
hanno sempre una trama di umane consuetudini nelle quali il pubblico si riconosce
rimanendone profondamente coinvolto . L’ Amore ,il destino ,la relazione tra genitori e figli…
Sono con delicatezza e precisione tratteggiate con la maestria di un grande regista che , con
inquadrature e primi piani comunica al cuore degli spettatori sentimenti condivisi .
La prima sequenza di urla… abbandonate e poi riprese si riferiscono al condizionamento dei genitori
Alla pretesa di condizionare il futuro dei figli, sicuri di conoscere la volontà della DEA FORTUNA ,quasi
come se fossero i depositari delle sorti del mondo.
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OZPETEK racconta
storie di vita , che potrebbero sembrare talvolta eccezionali ,ma che in realtà analizzate
hanno sempre una trama di umane consuetudini nelle quali il pubblico si riconosce
rimanendone profondamente coinvolto . L’ Amore ,il destino ,la relazione tra genitori e figli…
Sono con delicatezza e precisione tratteggiate con la maestria di un grande regista che , con
inquadrature e primi piani comunica al cuore degli spettatori sentimenti condivisi .
La prima sequenza di urla… abbandonate e poi riprese si riferiscono al condizionamento dei genitori
Alla pretesa di condizionare il futuro dei figli, sicuri di conoscere la volontà della DEA FORTUNA ,quasi
come se fossero i depositari delle sorti del mondo.. e Fuggire da questi condizionamenti, vivendo
esperienze che apparentemente sembrerebbero fallimentari ma ,che in realtà manifestano una fecondità
spirituale maestosa. Saper trasmettere alle giovani generazioni valori autentici nel rispetto
dei valori della convivenza…. fissando un volto chiudendo gli occhi e suggellandolo nel profondo del
cuore.. CREDENDOCI davvero… così ché questa legge d’amore faccia in modo che la DEA FORTUNA
abbia sempre una valenza positiva qualunque sia la situazione.. in rapporto con la malattia nella diversità
nelle più complesse relazioni umane…Grande OZPETEK complimenti
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alespiri
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lunedì 23 dicembre 2019
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un ozpetek classico con piu realta e meno poesia
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Quando un grande regista quale è Ozpetek si affida a due grandi attori quali sono Accorsi e Leo, corre consapevolmente un rischio; che questi gli rubino la scena. E questo accade in "La Dea Fortuna" inno all'"hic et nunc" caro ad Orazio, film esistenzialista ed intenso.
Il regista torna ai suoi temi più cari, al suo mondo interiore dove tutto ritorna nei sentimenti veri, quelli che, pur mutando nel tempo, non muoiono; ma lo fa con maggiore maturità di uomo e con maggiore misura.
Sandro e Arturo sono al centro del film e Ferzan si dedica a loro con affetto e cura. Annamaria, ex di Sandro, è la "Dea" che ricompare nelle loro vite per ricomporre un puzzle sbiadito dal tempo.
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Quando un grande regista quale è Ozpetek si affida a due grandi attori quali sono Accorsi e Leo, corre consapevolmente un rischio; che questi gli rubino la scena. E questo accade in "La Dea Fortuna" inno all'"hic et nunc" caro ad Orazio, film esistenzialista ed intenso.
Il regista torna ai suoi temi più cari, al suo mondo interiore dove tutto ritorna nei sentimenti veri, quelli che, pur mutando nel tempo, non muoiono; ma lo fa con maggiore maturità di uomo e con maggiore misura.
Sandro e Arturo sono al centro del film e Ferzan si dedica a loro con affetto e cura. Annamaria, ex di Sandro, è la "Dea" che ricompare nelle loro vite per ricomporre un puzzle sbiadito dal tempo. La loro storia si trascina stanca da 15 anni tra tradimenti, compromessi e bugie. Per accertamenti diagnostici la donna lascia in affido i suoi due figli alla coppia che ritroverà modo di sfrondare quelle sovrastrutture che ingabbiano le loro emozioni.
Il regista porta la sofferenza laddove l'uomo cerca nella progettualità un senso alle cose. Lo smarrimento dei protagonisti è il nostro, anime inutilmente impaurite dal tempo che passa. Un film che parla di morte ma trasuda di voglia di vivere, di ricominciare...Fino all'ultimo ho sperato che la magia di Ozpetek ritornasse, come lui solo sa fare, rimescolando passato e presente con un lirismo proprio a pochi; purtoppo il film non s'innalza ai livelli di "Mine Vaganti" e "La finestra difronte", pur emozionando, non commuove. L'inizio è lento e inspiegabilmente privo di colonna sonora, tutto incentrato sui dialoghi. I virtuosismi registici iniziali, affidati al telefonino che riprende i momenti di una cerimonia, lasciamo il passo ai virtuosismi mimici, alla bravura dei due protagonisti, poi la storia prende corpo e le emozioni cominciano a scaldare l'anima fino a quando la voce di Mina, con la splendida Luna Diamante di Fossati, non irrompe in uno dei momenti più drammatici del film, fermandoci il respiro.
Barbara Alberti, madre di Annamaria, evocata da Sandro per le difficoltà sopraggiunte nella gestione familiare, risulterà perfetta nel ruolo di una nonna strega che rievoca atmosfere alla "Maleficent" e da alla storia un aspetto surreale ma che sarà il raccordo necessario tra l'incipit ed il finale del film, rocambolesco quanto improbabile ma qui c'è tutta la passione che Ozpetek mette nei suoi film. Le ultime immagini lasciano spazio ad un finale aperto, amaro e meno rassicurante di quelli a cui ci aveva abituato.
Un film dunque ben scritto, ben interpretato, ben diretto, più maturo ma meno lirico di alcuni suoi altri. Un film che sa essere anche un pugno allo stomaco, reale, che lascia poco spazio alla "lacrima". Una menzione speciale va alla piccola Sara Ciocca, di una bravura disarmante.
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ghisi grütter
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domenica 29 dicembre 2019
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i soliti diversi
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Il cuore della storia del tredicesimo film di Ferzan Ozpeteck, è la crisi di una coppia gay. Alessandro e Arturo (interpretati rispettivamente da Edoardo Leo e Stefano Accorsi) vivono da circa quindici anni nell’appartamento con terrazza di Alessandro in Via della Lega Lombarda a Roma, in una casa progettata da Innocenzo Sabbatini per l’Istituto Case Popolari del Tiburtino II. Alessandro fa l’idraulico, e ospita Arturo, un intellettuale scrittore che si guadagna da vivere facendo traduzioni. Insieme compongono una coppia stanca della quale il regista ci fa esplorare le crepe così come le differenze di classe emergenti.
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Il cuore della storia del tredicesimo film di Ferzan Ozpeteck, è la crisi di una coppia gay. Alessandro e Arturo (interpretati rispettivamente da Edoardo Leo e Stefano Accorsi) vivono da circa quindici anni nell’appartamento con terrazza di Alessandro in Via della Lega Lombarda a Roma, in una casa progettata da Innocenzo Sabbatini per l’Istituto Case Popolari del Tiburtino II. Alessandro fa l’idraulico, e ospita Arturo, un intellettuale scrittore che si guadagna da vivere facendo traduzioni. Insieme compongono una coppia stanca della quale il regista ci fa esplorare le crepe così come le differenze di classe emergenti. Arturo ha rinunciato a una carriera prestigiosa (o almeno così crede) per venire a stare a Roma da Alessandro, che invece, più proletario, lavora e porta i soldi a casa.
Sul terrazzo della loro ampia casa si fanno spesso cene comunitarie allargate ai vicini, che sono anche i loro amici. Questi sono, nello stile ozpeteckiano, un’accozzaglia di persone diverse: Mina (interpretata da Cristina Bugatty), una transgender organizzatrice di matrimoni, Ezra, l‘amica single turca (interpretata dalla solita Serra Yilmaz), una coppia di negozianti anziani di cui lui un po' ritardato (Filippo Nigro e Pia Lanciotti), un travestito e una badante nera. Le terrazze degradanti dell’edificio, detto appunto la “Casa del Sole”, creano una visione da villaggio che si somma alla convivialità tipica delle feste e delle tavolate dei film di questo regista italo-turco.
Un giorno mentre si sta festeggiando l‘unione civile di una loro coppia di amici, arriva Anna Maria Muscarà (Jasmine Trinca), la loro carissima amica che li ha fatti conoscere e che è stata l’ex fidanzata di Alessandro. Vive a Palestrina dove lavora presso il Museo Archeologico Prenestino (nel palazzo Colonna Barberini del XII secolo) adiacente al tempio della Fortuna Primigenia. Ha due figli Martina (Sara Ciocca) ed Alessandro (Edoardo Brandi) di padri diversi che cresce da sola e, poiché si deve fare una serie di analisi in ospedale, affida temporaneamente i suoi figli ad Alessandro e Arturo.
Intensa è la scena in terrazzo della danza sotto la pioggia cui partecipa anche Anna Maria uscita appositamente dall’ospedale per poche ore: «Non è importante come affrontare la tempesta ma come imparare a ballare sotto la pioggia» recita una frase di Gandhi.
La storia è tutta qui, essendo la coppia alle prese con la loro crisi ha difficoltà ad occuparsi dei bambini affettuosi che hanno bisogno di attenzioni mentre la madre è in attesa di un intervento al cervello. Pensano, pertanto, di portare i bambini dalla nonna a Palermo - anzi a Bagheria - dove Anna Maria è cresciuta. I rapporti tra questa e sua madre sono pessimi, lei fuggì a suo tempo da lì e non ci è più tornata. Elena (Barbara Alberti), la baronessa madre, non può certo condividere le scelte di vita un po' sbadate fatte dalla figlia. Anna Maria è recalcitrante ma poi, rendendosi conto delle difficoltà di Alessandro, accetta che i figli conoscano la nonna e stiano lì con lei per un breve periodo.
Il personaggio di Stefano Accorsi - al suo terzo film con Ozpeteck, sembra una logica prosecuzione di quello di Michele, interpretato ne “Le Fate ignoranti” del 2001. Edoardo Leo è al suo primo film con questo regista e dà una eccezionale prova del suo impegno.
Nel film si ritrova tutto il repertorio classico del regista italo-turco, specialmente dei suoi primi film: dalla famiglia allargata alle coppie LGBT ai movimenti della macchina da presa alle passioni melodrammatiche, alla musica leggera costante (Mina e Ivan Fossati). Immancabile una casa storica: a Bagheria nella Villa settecentesca Valguarnera abita la baronessa Elena, mamma cattivissima di Anna Maria. “La Dea Fortuna” infatti, si apre proprio con una carrellata che inizia dagli affreschi notevoli e inquietanti della villa.
Poco convincente come casa di un idraulico, invece, è l’appartamento romano con terrazza, pieno di libri e arredato in modo sobrio, sembrerebbe più essere messo su solo da Arturo.
La canzone scritta da Ivano Fossati e cantata da Mina “Luna Diamante”, sintetizzando un difficile amore tra il ritorno e l’addio, domina nel film e si alterna a silenzi totali.
Il film sul finale però lascia un po' perplessi: l’eccesso di malvagità in Elena a contrasto con il “buonismo” della coppia gay è un po' troppo schematico e molto poco convincente.
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frasmel
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martedì 7 gennaio 2020
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la dea fortuna come bellezza collaterale inaspetta
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Nella prima parte del film, l'idraulico Alessandro(Edoardo Leo) riempie il palcoscenico del film dando movimento con le tante sfumature che lo compongono soprattutto in alcuni momenti in cui il film risulta un po mono tono
Una staticità e silenzio di fondo quasi a enfatizzarne lo status della coppia che è protagonista della storia.
In questa prima fase infatti uno dei protagonisti, l' idraulico Alessandro, diventa elemento centrale, facendo quasi da regista indiretto che induce a immaginare la storia del passato ,d' amore, amicizia, sessualità, scelta di vita non esplicate direttamente nel film ma indotte dalle sue sfumature emozionali e interazioni con gli altri personaggi, dal compagno ai bambini, dall' amica ai colorati vicini
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Nella prima parte del film, l'idraulico Alessandro(Edoardo Leo) riempie il palcoscenico del film dando movimento con le tante sfumature che lo compongono soprattutto in alcuni momenti in cui il film risulta un po mono tono
Una staticità e silenzio di fondo quasi a enfatizzarne lo status della coppia che è protagonista della storia.
In questa prima fase infatti uno dei protagonisti, l' idraulico Alessandro, diventa elemento centrale, facendo quasi da regista indiretto che induce a immaginare la storia del passato ,d' amore, amicizia, sessualità, scelta di vita non esplicate direttamente nel film ma indotte dalle sue sfumature emozionali e interazioni con gli altri personaggi, dal compagno ai bambini, dall' amica ai colorati vicini
Interazione avviene partendo da una stagnante apatia che regna nella casa della coppia che viene smossa dalla arrivo timido e delicato dei due bambini, dalla malattia dell'amica e dal tradimento, contornato dall'accenno colorato dei vicini, fino a portare a una imminente fine.
Ma un' altra imminente fine arriva piu potente
Da qui il parallelismo che possiamo trovare tra le due fini, nella metafora di passaggio e attraversamento del mare dove si concentrano tutte le fasi di riflessione e dolore che questo passaggio puo portare sia nell'uno che nell'altro caso
A questo punto il film prende uno sviluppo diverso, dove troviamo piu movimento di immagine e suono
E si trasforma in una dimensione dal retrogusto fiabesco passando per il tetro della morte che echeggiava costante nel film gia dalla prima scena
Scenografia tra il fiabesco e tetro incorniciano i protagonisti che diventano parte di una fiaba con tanto di strega, eroi e al lieto fine romantico e un po magico...
Facendo si che la dea fortuna, intesa come caso, possa portare una bellezza collaterale inaspettata...
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fabio
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lunedì 10 febbraio 2020
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la fortuna va' capita
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Non il meglio di Ozpetek ma resta un film gradevole e niente affatto banale. Già da tempo al regista piace dare lo spunto e lasciare la storia aperta: allo spettatore il compito di capire e poi di concludere.
Il tutto corredato da elementi che funzionano: belle location, ottima musica, un pizzico di vanità che non guasta mai.
Poi c'è la storia, che non è mai una come non è mai uno il protagonista; storia di mezz'età, fatta di crisi e rimpianti, accuse e malinconia. La svolta non manca ma arriva dopo tutto un prìmo tempo passato a sbadigliare.
Pallida interpretazione dei protagonisti maschili, decisamente meglio Jasmine Trinca.
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Non il meglio di Ozpetek ma resta un film gradevole e niente affatto banale. Già da tempo al regista piace dare lo spunto e lasciare la storia aperta: allo spettatore il compito di capire e poi di concludere.
Il tutto corredato da elementi che funzionano: belle location, ottima musica, un pizzico di vanità che non guasta mai.
Poi c'è la storia, che non è mai una come non è mai uno il protagonista; storia di mezz'età, fatta di crisi e rimpianti, accuse e malinconia. La svolta non manca ma arriva dopo tutto un prìmo tempo passato a sbadigliare.
Pallida interpretazione dei protagonisti maschili, decisamente meglio Jasmine Trinca.
I cultori della filmografia del regista non mancheranno l'appuntamento al cinema, gli altri possono anche saltarlo.
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yarince
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mercoledì 25 dicembre 2019
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l'amore, secondo ozpetek, è un tavolo imbandito su un terrazzo romano.
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L'amore secondo Ozpetek è un tavolo su un terrazzo romano, imbandito di prelibatezze che appagano tutti i gusti dei commensali, con una seggiola in più, pronta per l'ospite inatteso. La fata ignorante è cresciuta, ha 20 anni in più, è diventata una Sacerdotessa, la Dea Fortuna, una Dea ex machina portatrice di novità, che compie il miracolo di travolgere la vita dei protagonisti e di costringerli a una svolta. Il titolo del film prende spunto dal nome del Santuario di epoca romana che si trova a Palestrina, un tempio costituito da una serie di terrazzi interconnessi tra loro e in cui c'è la statua della Dea Fortuna primigenia, la dea della fertilità e vaticinio. La Fortuna è il caso, senza accezioni positive o negative, è qualcosa che accade, che irrompe inaspettato, che sbilancia gli assesti, qualcosa che ci costringe ad un'azione di risposta, ad una scelta che connota l'imprevisto di un senso positivo o negativo.
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L'amore secondo Ozpetek è un tavolo su un terrazzo romano, imbandito di prelibatezze che appagano tutti i gusti dei commensali, con una seggiola in più, pronta per l'ospite inatteso. La fata ignorante è cresciuta, ha 20 anni in più, è diventata una Sacerdotessa, la Dea Fortuna, una Dea ex machina portatrice di novità, che compie il miracolo di travolgere la vita dei protagonisti e di costringerli a una svolta. Il titolo del film prende spunto dal nome del Santuario di epoca romana che si trova a Palestrina, un tempio costituito da una serie di terrazzi interconnessi tra loro e in cui c'è la statua della Dea Fortuna primigenia, la dea della fertilità e vaticinio. La Fortuna è il caso, senza accezioni positive o negative, è qualcosa che accade, che irrompe inaspettato, che sbilancia gli assesti, qualcosa che ci costringe ad un'azione di risposta, ad una scelta che connota l'imprevisto di un senso positivo o negativo. Ozpetek ritorna al suo "gruppo d'interno" preferito, quello di 20 anni fa, che abbiamo conosciuto nelle Fate Ignoranti; omosessuali, profughi turchi, malati di Aids e di mente, transessuali e ci ripropone con essi, la sua idea di famiglia, non quella del legame di sangue, ma quella di persone che scegli e che ti scelgono, che ti accettano per come sei e che ti vogliono bene lo stesso, anche dopo aver deposto la maschera che la famiglia e la società ti impongono di indossare. Da Ostiense ci spostiamo a Palestrina, dove vivono Alessandro e Arturo, una coppia in crisi, in un palazzo di terrazzi in cui vivono i loro amici che sono la loro rete protettiva e che saranno rete protettiva anche per i figli di Annamaria. I film di Ozpetek procedono sui binari della dualità ; femminile/maschile, vita-festa/ morte- malattia, cultura / istinto, cura estetica degli sguardi, della fotografia e della musica. I piani si ribaltano: dall'amore omosessuale tra Michele e Massimo nasce l'amore etero tra Michele e Antonia nelle Fate ignoranti, nella Dea Fortuna, dall'amore etero tra Alessandro e Annamaria nasce l'amore omosessuale tra Alessandro e Arturo. La Dea Fortuna è personificata da Annamaria, che fa conoscere i due amanti 15 anni prima e che sopraggiunge nei momenti di crisi della coppia, dopo un tradimento o dopo un litigio e che affida loro i suoi figli. La nuova responsabilità sposta l'attenzione sulla loro crisi: decentrandosi, occupando un nuovo spazio e un nuovo ruolo, si ritrovano complici e trovano un modo nuovo di esprimersi insieme. La Fata che ignorava i desideri dei protagonisti lasciandoli in balia degli eventi, ci lasciava cosi: " Se il bicchiere cadendo si rompe, significa che chi amiamo è andato via per sempre". La Dea fortuna è una donna ormai matura con una interiorità consapevole e si congeda così: " se catturi l' immagine della persona che ami con i tuoi occhi e la lasci scivolare fino al tuo cuore, non potrà andar mai via, resterà sempre con te"
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