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Ultimo aggiornamento lunedì 27 gennaio 2025
La storia della vita di Simone Veil attraverso gli eventi cardine del Novecento. Ha vinto 2 Cesar, Simone Veil - La Donna del Secolo è 88° in classifica al Box Office. mercoledì 29 gennaio ha incassato € 448,00 e registrato 4.314 presenze.
CONSIGLIATO SÌ
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Simone Veil, ebrea francese, sopravvive alla prigionia nei campi di concentramento di Auschwitz e Bobrek e alla feroce e logorante "marcia della morte" imposta dalle SS nel gennaio del '45, ma la perdita della sua famiglia, la violenza inaudita dell'esperienza e l'orrore per l'ingiustizia della discriminazione non l'abbandoneranno mai. Faranno di lei la prima Segretaria generale del consiglio superiore della magistratura, poi ministro della salute e Presidente del Parlamento Europeo, ma anche una donna, moglie, madre, nonna, tormentata senza tregua dall'incubo dei rastrellamenti e della soluzione finale.
Il film di Olivier Dahan, fortemente voluto dall'attrice Elsa Zylberstein, sceglie di raccontare, appunto, questa dualità, di alternare la figura pubblica e quella privata, e s'impegna in uno sforzo di esaustività, ponendo in parallelo un tempo narrativamente al presente, in cui Veil, già anziana, affronta la scrittura delle sue memorie, e un tempo passato, dalla deportazione, a sedici anni, alla costruzione successiva di una famiglia e di una carriera.
La Storia di Francia s'intreccia alla biografia della protagonista e il film non si fa remora di sottolineare ombre e responsabilità, raccontando, per esempio, della fiducia estrema del padre di Simone nella Repubblica francese, nei suoi valori di laicità e fraternità, che lo portarono a convincersi di essere al sicuro e a non vedere nel censimento degli ebrei la trappola che fu, o, ancora, dicendo del clima di rimozione che s'impose nel dopoguerra e che fece sentire i sopravvissuti nuovamente abbandonati a loro stessi e ai loro demoni.
Per il resto il film assolve soprattutto un compito divulgativo, di trasmissione di un'eredità di grande spessore e coerenza, cui si aggiunge l'intento commemorativo, col ritorno nelle baracche di Auschwitz, dove la memoria privata e quella collettiva si sovrappongono e dove il film illumina senza retorica la condizione della protagonista, attorniata dalla famiglia ma irrimediabilmente sola.
Mentre la ricostruzione drammatica del periodo della deportazione e della prigionia prendono sempre più spazio nel ricordo e nel racconto filmico, la pretesa di esaustività finisce per rendere cronachistico il percorso delle conquiste civili e politiche di Veil, tutte agite nell'ottica della lotta alla sofferenza gratuita e al sopruso istituzionalizzato, ma tra le righe del film è bello ritrovare le origini nobili dello spirito europeista e l'importanza accordata alla testimonianza verbale, talvolta anche a scapito delle immagini.
Pensavo di andare a vedere un film su Simone Weil, e mi ero detto “però, la comunità ebraica di Padova ha il coraggio di presentare una geniale pensatrice che fa una analisi precisa e chiarissima dell’oppressione, alla faccia di quello che gli israeliani stanno compiendo a danno dei Palestinesi dal 1882”. E mi vedo il portavoce della comunità ebraica arzigogolare [...] Vai alla recensione »
In un'epoca in cui fioccano biopic esemplari di autodeterminazione al femminile - prima o poi bisognerà rammentare che il cinema questo sottogenere di film, in vario modo, li ha sempre fatti, ma questa è un altra storia -, che il grande schermo decidesse di celebrare Simone Veil, giurista, politica e femminista ante litteram, pioniera e pilastro della Francia nel secondo Novecento, era solo questione [...] Vai alla recensione »