stenoir
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giovedì 19 agosto 2021
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un degno finale di un grande attore
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Il film, ispirato alla storia della vita del criminale Forrest Tucker, basato sulle rapine da lui effettuate e sulle fughe, parecchie fughe, dai vari carceri nel corso della propria esistenza, ha inizio nei primi anni ’80, quando il “nostro” protagonista si era già fatto un nome nell’ambiente. Il rapinatore è interpretato da un mostro sacro del cinema, quel Robert Redford, qui alla sua ultima recita (sembrerebbe proprio così) di una carriera straordinaria. Sono diversi i rimandi, durante il film, che strizzano l’occhio al passato di Redford, o meglio, ai suoi personaggi iconici: come quando avvicinandosi all’orecchio di un puledro sembra voglia dirgli qualcosa (Tom Booker in L’Uomo che sussurrava ai cavalli), quando è al galoppo dello stesso, vestito di tutto punto, come lo abbiamo conosciuto in un caposaldo del cinema western, quasi cinquanta anni prima (Sundance Kid in Butch Cassidy), o quando ancora, racconta a Jewell (Sissy Spacek) -la donna alla quale si era affezionato, ricambiato, pur non avendole mai detto la verità sul suo “lavoro”- delle proprie evasioni dalle prigioni di vari Stati, si può notare e, non si tratta di un’immagine rifatta al computer per renderlo più giovane, la stessa scena che fu utilizzata per La Caccia, film del 1966 in cui anche allora interpretava un evaso in fuga.
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Il film, ispirato alla storia della vita del criminale Forrest Tucker, basato sulle rapine da lui effettuate e sulle fughe, parecchie fughe, dai vari carceri nel corso della propria esistenza, ha inizio nei primi anni ’80, quando il “nostro” protagonista si era già fatto un nome nell’ambiente. Il rapinatore è interpretato da un mostro sacro del cinema, quel Robert Redford, qui alla sua ultima recita (sembrerebbe proprio così) di una carriera straordinaria. Sono diversi i rimandi, durante il film, che strizzano l’occhio al passato di Redford, o meglio, ai suoi personaggi iconici: come quando avvicinandosi all’orecchio di un puledro sembra voglia dirgli qualcosa (Tom Booker in L’Uomo che sussurrava ai cavalli), quando è al galoppo dello stesso, vestito di tutto punto, come lo abbiamo conosciuto in un caposaldo del cinema western, quasi cinquanta anni prima (Sundance Kid in Butch Cassidy), o quando ancora, racconta a Jewell (Sissy Spacek) -la donna alla quale si era affezionato, ricambiato, pur non avendole mai detto la verità sul suo “lavoro”- delle proprie evasioni dalle prigioni di vari Stati, si può notare e, non si tratta di un’immagine rifatta al computer per renderlo più giovane, la stessa scena che fu utilizzata per La Caccia, film del 1966 in cui anche allora interpretava un evaso in fuga. Ogni uomo che scappa, ha un uomo che lo insegue per poterlo “acciuffare” e in Old Man & The Gun, il detective John Hunt ha il volto di Casey Affleck. Infine, una segnalazione per la deliziosa colonna sonora ad opera di Daniel Hart, un mix di jazz, violino e indie che rende bene l’idea della malinconia che pervade il film; malinconia per l’addio alle scene di Robert Redford, uno dei più grandi di sempre.
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enzo70
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martedì 1 settembre 2020
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il solito grande robert redford
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Robert Redford è perfettamente a suo agio nei panni di Forrest Tucker un anziano di 77 anni che ha una grande passione nella vita: rapinare banche. Forrest lo fa in maniera inusuale, con grazia, eleganza, classe, perché non ha bisogno di fare il rapinatore per vivere; è la sua vita rapinare banche. La trasposizione sullo schermo di una storia vera è molto valida sia per la straordinaria capacità di Redford di interpretare l’anziano rapinatore che per l’ottimo ausilio del poliziotto che lo bracca, Casey Affleck e Sissy Spacek, la donna di cui si innamora. È un film semplice ma ben diretto ed ottimamente interpretato.
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belliteam
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venerdì 1 maggio 2020
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il ladro gentiluomo
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Forrest Tucker era un ladro, rapinatore di banche, gentiluomo, nei modi e nel fatto che nella sua "carriera" di fuorilegge si narra che non abbia mai sparato nemmeno un colpo d'arma.
Linterpretazione e' di un magistrale, magnetico, Robert Redford, affiancato da un'altrettante splendida Sissy Spacey; e il film vive soprattutto di questo, grazie alla presenza di queste 2 icone del Cinema (chissa' se x l'ultima volta) rendendo la pellicola ancor piu' coinvolgente e piacevole.
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fanius
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mercoledì 29 aprile 2020
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il crepuscolo di un idolo
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Prossimo agli ottanta, Forrest Tucker (Redford) - modi ineccepibili, vestiti eleganti, eloquio da gentiluomo - non si rassegna a pensionarsi come rapinatore. Prima con due compari (i redivivi Denny Glover e Tom Waits), poi in solitaria, continua a consumare rapine in lungo e in largo per tutti gli States, sfoderando un'arma meno che convenzionale: il suo charme (l'unica pistola che si vede nel film è perennemente riposta nel cruscotto della macchina). Arma che usa anche con un'anziana e benevola mandriana (Spaceck) conosciuta nel suo girovagare, con la quale vorrebbe forse passare i suoi ultimi anni di vita. Old man and the gun è innanzitutto il film dell'annunciato, definitivo abbandono delle scene da parte di Robert Redford.
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Prossimo agli ottanta, Forrest Tucker (Redford) - modi ineccepibili, vestiti eleganti, eloquio da gentiluomo - non si rassegna a pensionarsi come rapinatore. Prima con due compari (i redivivi Denny Glover e Tom Waits), poi in solitaria, continua a consumare rapine in lungo e in largo per tutti gli States, sfoderando un'arma meno che convenzionale: il suo charme (l'unica pistola che si vede nel film è perennemente riposta nel cruscotto della macchina). Arma che usa anche con un'anziana e benevola mandriana (Spaceck) conosciuta nel suo girovagare, con la quale vorrebbe forse passare i suoi ultimi anni di vita. Old man and the gun è innanzitutto il film dell'annunciato, definitivo abbandono delle scene da parte di Robert Redford. Un film intimista, crepuscolare, ispirato alla storia vera di un personaggio irrequieto e indomito che non sparò un solo colpo in vita sua e che collezionò un numero incredibile di evasioni dal carcere, anche in tarda età, e sempre ingegnosissime. A dargli la caccia un mite poliziotto che emana l'energia di un bradipo, interpretato da un Casey Affleck sul cui volto è stampata la domanda: "sarà mica mio padre?".
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camillalavazza
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lunedì 10 giugno 2019
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il garbo della lentezza
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Il filo conduttore di Old man & the gun è sicuramente il garbo, termine tanto desueto quanto il suo significato di aver grazia e gentilezza nell’operare.
Robert Redford è perfetto nell’impersonare Forrest Tucker, anziano rapinatore gentiluomo, con le tante rughe sul volto, la camminata un po’ incerta, il sorriso divertito ed ironico e quello “stile” che gli permette di accattivarsi immediatamente la simpatia e la fiducia degli altri personaggi e di noi spettatori.
Il regista David Lowery non risparmia i primi piani al vecchio Robert e lo mette più volte a confronto con immagini che ce lo ricordano giovane, nel pieno del suo splendore, ma anche questo lo fa sempre in maniera funzionale alla costruzione del personaggio; la veloce sequenza di fotografie e filmati che ripercorre la storia delle fughe di Tucker dal carcere è un’ottima scusa anche per celebrare la carriera di Redford (si vede, tra le altre, una scena tratta da La Caccia del ’66 di Arthur Penn), sottolineando al contempo il fascino intramontabile del rapinatore, lupo che non perde né il pelo né il vizio.
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Il filo conduttore di Old man & the gun è sicuramente il garbo, termine tanto desueto quanto il suo significato di aver grazia e gentilezza nell’operare.
Robert Redford è perfetto nell’impersonare Forrest Tucker, anziano rapinatore gentiluomo, con le tante rughe sul volto, la camminata un po’ incerta, il sorriso divertito ed ironico e quello “stile” che gli permette di accattivarsi immediatamente la simpatia e la fiducia degli altri personaggi e di noi spettatori.
Il regista David Lowery non risparmia i primi piani al vecchio Robert e lo mette più volte a confronto con immagini che ce lo ricordano giovane, nel pieno del suo splendore, ma anche questo lo fa sempre in maniera funzionale alla costruzione del personaggio; la veloce sequenza di fotografie e filmati che ripercorre la storia delle fughe di Tucker dal carcere è un’ottima scusa anche per celebrare la carriera di Redford (si vede, tra le altre, una scena tratta da La Caccia del ’66 di Arthur Penn), sottolineando al contempo il fascino intramontabile del rapinatore, lupo che non perde né il pelo né il vizio.
Già dal titolo sappiamo che abbiamo a che fare con un old man, un vecchio. E vecchi sono i suoi complici e vecchia è pure la dolce Jewel (gioello), interpretata da una misuratissima ed elegante Sissy Spacek, capace di esprimere con un battito di ciglia un universo di sentimenti contrastanti.
L’ambientazione negli anni ’80 permette al regista di cadenzare la vicenda con ritmo lento, umano, anch’esso garbato ma mai noioso, molto diverso dal montaggio concitato dei polizieschi a cui siamo ormai abituati, e ben sottolineato dalla colonna sonora di Daniel Hart.
Ci sono inseguimenti, ma con auto che paiono non essere in grado di superare i limiti di velocità, ci sono le rapine, eseguite in maniera semplice ed impeccabile, con baffi finti, completo elegante e cappello in testa (è la personalità di Tucker quella dominante): si entra, si mostra una pistola, si esce con i soldi. Soldi che, peraltro, non sembrano servire a nessuno dei rapinatori e che, anche quando si vorrebbe usarli per fare una buona azione, si rivelano impossibili da spendere.
Per cosa si fanno le rapine, allora? Per sentirsi vivi. Questa voglia di vivere contagia anche il poliziotto che, fin dal suo apparire, si dimostra un personaggio non scontato, con i saggi figlioletti che coinvolge quali piccoli aiutanti nel cercare il “cattivo”, con la flemma che contrasta con la sua giovinezza tanto quanto la vitalità dei “vecchietti d’assalto” contraddice la loro età anagrafica.
Pacata è anche l’ambientazione: tavole calde vecchio stile, la fattoria di Jewel con il prato spelacchiato, le banche in cui, a parte l’impiegato che consegna il denaro, tutto procede nel regolare modo sonnacchioso anche durante le rapine. Perfino il solito scontro tra polizia ed FBI sulle competenze è gestito con inconsueta cortesia dalle parti in causa.
La calma ed il garbo permeano ogni aspetto del film e lo rendono snello e lieve, a partire dalla sceneggiatura che predilige dialoghi in cui i personaggi narrano delle storie (come la favola della rana in banca raccontata dal poliziotto ai suoi bambini che fa da contrappunto ad una rapina), fino all’interpretazione di Redford, che è anche produttore del film, capace di conferire al personaggio un’irresistibile autoironia, concedendosi perfino una breve cavalcata che pare un omaggio a Il Cavaliere elettrico. Un vecchio uomo che dietro il sorriso luminoso nasconde qualche lato oscuro, che quando c’è da sparare fa solo il gesto con le dita, come i bambini, e che nessuna prigione, anche domestica, potrà trattenere dal seguire la sua attrazione per il brivido della vita.
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felicity
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giovedì 6 giugno 2019
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la parafrasi di una intera carriera
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Old Man & The Gun non è solo un film che guarda al passato, è un film che appartiene (o perlomeno aspira ad appartenere) a quel passato, rievocato ovviamente con nostalgia e malinconia.
Un cinema d'altri tempi, insomma, un falso storico come se ne vedono tanti nella produzione contemporanea made in USA, ma dalla quale riesce a distinguersi grazie ad una cura e ad una precisione formale davvero sorprendenti.
Al di là del suo indubbio valore, "The Old Man & the Gun" è destinato ancora prima della sua visione a passare alla storia avendo Redford annunciato che quella di Tucker sarà la sua ultima interpretazione.
In attesa di sapere se il divo manterrà fede al proposito, Il regista organizza già la festa con un pre-finale in cui l'intera filmografia della star viene parafrasata tra il serio e il faceto, permettendo al nostro di uscire di scena senza fare troppi drammi e lasciando intatto l'eco della sua splendida carriera.
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jl
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martedì 23 aprile 2019
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tanti saluti a mister redford
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Salutata l’ultima fatica di Clint Eastwood, tratta anche lei da una storia vera e piena di voglia di ricordi e di ripercorrere la carriera di una delle icone cinematografiche degli ultimi, questa volta a salutare forse definitivamente il palco, per dedicarsi esclusivamente al Sundance Film Festival, è il ragazzo della porta accanto ovvero Robert Redford, che oramai un ragazzo non lo è più, e attraverso le cui gesta siamo cresciuti a base di bravate come ne “La Stangata” o in “Butch Cassidy”, da cui proviene il nome del festival cinematografico, e di colpi di scena ai quali ci ha saputo abituare come ne “I tre giorni del condor”.
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Salutata l’ultima fatica di Clint Eastwood, tratta anche lei da una storia vera e piena di voglia di ricordi e di ripercorrere la carriera di una delle icone cinematografiche degli ultimi, questa volta a salutare forse definitivamente il palco, per dedicarsi esclusivamente al Sundance Film Festival, è il ragazzo della porta accanto ovvero Robert Redford, che oramai un ragazzo non lo è più, e attraverso le cui gesta siamo cresciuti a base di bravate come ne “La Stangata” o in “Butch Cassidy”, da cui proviene il nome del festival cinematografico, e di colpi di scena ai quali ci ha saputo abituare come ne “I tre giorni del condor”.
In tal caso Redford affida la sua probabile ultima prova al regista trentottenne David Lowery capace di donargli un ruolo ispirato alla reale vita di Forrest Tucker, un plurievaso che sempre senza colpo ferire aveva saputo svaligiare numerose banche. Redford si limita a svolgere un compito che per lui risulta molto semplice riuscendo a recitare con una grande naturalezza che si accomoda al fianco di quella dei suoi due sodali, rispettivamente Danny Glover e il cantante Tom Waits, che ancora una volta sconfina con estrema bravura nel mondo della celluloide. Quella di Redford è un’ultima prova fra le cui pieghe si cela non solo la fuga dalla giustizia, rappresentata dal premio Oscar Casey Affleck, nel ruolo di un detective quarantenne in cerca di nuovi stimoli professionali, ma la vita stessa che lentamente scivola via e per la quale solo l’arrivo di un inaspettato nuovo amore, Sissy Spacek nel ruolo di una donna in difficoltà, e una caccia che nessuno dei presenti vorrebbe portare a termine, la fanno da padrone.
Da vedere per ammirare per un ultima volta l’attore originario di Santa Monica. Ovviamente se amate i thriller confezionati con poche valide idee, e per vedere quella grande provincia americana incastonata spesso nei film d’oltreoceano e in tal caso resa ancora più bella grazie a una fotografia di eccellente qualità.
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jl
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giovedì 11 aprile 2019
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il vecchio in fuga
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Forrest Tucker è un noto rapinatore seriale e ultra settantenne che assieme a due complici entra negli uffici bancari negli orari di sportello e li svaligia con fare galante e sempre senza l’uso di armi e violenza. Sulle tracce dei tre si mette il detective John Hunt, affascinato dalla figura di questo ladro gentiluomo ma comunque certo di volerlo arrestare.
Salutata l’ultima fatica di Clint Eastwood, tratta anche lei da una storia vera e piena di voglia di ricordi e di ripercorrere la carriera di una delle icone cinematografiche degli ultimi, questa volta a salutare forse definitivamente il palco, per dedicarsi esclusivamente al Sundance Film Festival, è il ragazzo della porta accanto ovvero Robert Redford, che oramai un ragazzo non lo è più, e attraverso le cui gesta siamo cresciuti a base di bravate come ne “La Stangata” o in “Butch Cassidy”, da cui proviene il nome del festival cinematografico, e di colpi di scena ai quali ci ha saputo abituare come ne “I tre giorni del condor”.
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Forrest Tucker è un noto rapinatore seriale e ultra settantenne che assieme a due complici entra negli uffici bancari negli orari di sportello e li svaligia con fare galante e sempre senza l’uso di armi e violenza. Sulle tracce dei tre si mette il detective John Hunt, affascinato dalla figura di questo ladro gentiluomo ma comunque certo di volerlo arrestare.
Salutata l’ultima fatica di Clint Eastwood, tratta anche lei da una storia vera e piena di voglia di ricordi e di ripercorrere la carriera di una delle icone cinematografiche degli ultimi, questa volta a salutare forse definitivamente il palco, per dedicarsi esclusivamente al Sundance Film Festival, è il ragazzo della porta accanto ovvero Robert Redford, che oramai un ragazzo non lo è più, e attraverso le cui gesta siamo cresciuti a base di bravate come ne “La Stangata” o in “Butch Cassidy”, da cui proviene il nome del festival cinematografico, e di colpi di scena ai quali ci ha saputo abituare come ne “I tre giorni del condor”. In tal caso Redford affida la sua probabile ultima prova al regista trentottenne David Lowery capace di donargli un ruolo ispirato alla reale vita di Forrest Tucker, un plurievaso che sempre senza colpo ferire aveva saputo svaligiare numerose banche. Redford si limita a svolgere un compito che per lui risulta molto semplice riuscendo a recitare con una grande naturalezza che si accomoda al fianco di quella dei suoi due sodali, rispettivamente Danny Glover e il cantante Tom Waits, che ancora una volta sconfina con estrema bravura nel mondo della celluloide. Quella di Redford è un’ultima prova fra le cui pieghe si cela non solo la fuga dalla giustizia, rappresentata dal premio Oscar Casey Affleck, nel ruolo di un detective quarantenne in cerca di nuovi stimoli professionali, ma la vita stessa che lentamente scivola via e per la quale solo l’arrivo di un inaspettato nuovo amore, Sissy Spacek nel ruolo di una donna in difficoltà, e una caccia che nessuno dei presenti vorrebbe portare a termine, la fanno da padrone. Da vedere per ammirare per un ultima volta l’attore originario di Santa Monica. Ovviamente se amate i thriller confezionati con poche valide idee, e per vedere quella grande provincia americana incastonata spesso nei film d’oltreoceano e in tal caso resa ancora più bella grazie a una fotografia di eccellente qualità.
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nadia meden
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giovedì 14 marzo 2019
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grande robert
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film tipicamente americano, in tutti i suoi aspetti. un grande Robert Redford nella sua ultima interpretazione ( cosi' dicono ) . io spero che non sia l'ultima benchè la sua età quasi lo imponga . Definirei il film molto carino , forse in ricordo di molte sue grandi interpretazioni; se tratto da una storia vera , direi che il "vecchietto" ha fatto una gran bella figura! Film tranquillo da vedere con la famiglia per trascorrere un pomeriggio carino. Grazie
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clavius
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martedì 19 febbraio 2019
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vecchie star con dentiere scintillanti
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Redford e Sissi Spacek, icone del cinema di 40 anni fa, alle prese con una sceneggiatura bolsa, che non rende onore al loro talento. Non c'è più niente nello sguardo di Bob, niente del suo vitalismo e non soltanto perchè ormai ottuagenario. Al termine della visione, nella memoria restano le bianchissime dentiere dei due. La commedia drammatica che vorrebbe omaggiare la carriera di Redford è diretta approssimativamente, senza alcun trasporto, quasi distrattamente. Il risultato è un brutto film. Una commedia romantica che non funziona dove fa capolino qua e un'ironia patetica come le battute di qualche vecchio zio pedante durante le feste di Natale. Una pellicola senza colpi d'ala, noiosa.
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Redford e Sissi Spacek, icone del cinema di 40 anni fa, alle prese con una sceneggiatura bolsa, che non rende onore al loro talento. Non c'è più niente nello sguardo di Bob, niente del suo vitalismo e non soltanto perchè ormai ottuagenario. Al termine della visione, nella memoria restano le bianchissime dentiere dei due. La commedia drammatica che vorrebbe omaggiare la carriera di Redford è diretta approssimativamente, senza alcun trasporto, quasi distrattamente. Il risultato è un brutto film. Una commedia romantica che non funziona dove fa capolino qua e un'ironia patetica come le battute di qualche vecchio zio pedante durante le feste di Natale. Una pellicola senza colpi d'ala, noiosa. Peccato. Perchè il tramonto di questa star hollywoodiana meritava ben altri paesaggi.
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