Anno | 2024 |
Genere | Commedia, Musical, Poliziesco, |
Produzione | USA, Messico |
Durata | 130 minuti |
Al cinema | 261 sale cinematografiche |
Regia di | Jacques Audiard |
Attori | Zoe Saldana, Karla Sofía Gascón, Selena Gomez, Adriana Paz, Edgar Ramirez James Gerard, Shiraz Tzarfati, Agathe Bokja, Marie-Elisabeth Robert, Stéphane Ly-Cuong, Eric Geynes, Anabel Lopez, Eduardo Aladro, Line Phé, Cyrus Khodaveisi, Yohan Levy, Jonas Paz-Benavides, Shuuko Calderón, Mark Ivanir, Holly-Rose Clegg, Kalvin Winson, Lou Justine Moua Nedellec, Zelda Rittner. |
Uscita | giovedì 9 gennaio 2025 |
Tag | Da vedere 2024 |
Distribuzione | Lucky Red |
MYmonetro | 3,86 su 31 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 7 gennaio 2025
L'avvocato Rita dovrà aiutare un boss a cambiare sesso e a ritirarsi dalla sua attività. Il film ha ottenuto 12 candidature a Premi Oscar, Il film è stato premiato al Festival di Cannes, 7 candidature e vinto 3 Golden Globes, 10 candidature a BAFTA, 4 candidature agli European Film Awards, 9 candidature a Critics Choice Award, 3 candidature a SAG Awards, 1 candidatura a Directors Guild, 1 candidatura a CDG Awards, a AFI Awards, Emilia Perez è 5° in classifica al Box Office. mercoledì 29 gennaio ha incassato € 52.852,00 e registrato 338.437 presenze.
ASSOLUTAMENTE SÌ
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Manitas del Monte, feroce barone di un potente cartello messicano, ha deciso di cambiare radicalmente vita. Cresciuto in un contesto machista, patriarcale e criminale, ha soffocato per anni il suo essere profondo. Ma non è mai troppo tardi per diventare donna. Per realizzare il suo più grande desiderio, fa rapire Rita Moro Castro, giovane avvocato brillante al servizio di un grosso studio legale, più interessato a fare assolvere criminali che a servire la giustizia. Manitas recruta Rita per gestire transizione e futuro: simulare la sua morte con moglie e figli e ricominciare altrove. Poi Manitas diventa Emilia ma il passato fatica a passare come i rimorsi. Rientrata in Messico, cinque anni dopo, decide di riprendersi la sua famiglia e di restituire al suo Paese i corpi dei suoi martiri. Ma una questione di cuore tuonerà tempesta.
Emilia Pérez è un film a misura di Jacques Audiard: smisurato, enfatico, barocco, imprevedibile.
La prova ulteriore della sua volontà di rinnovarsi con un gesto formale e assertivo mai visto prima. Sulla carta, la breve descrizione di Emilia Pérez lasciava forse un po' perplessi: a Città del Messico un pericoloso narcotrafficante si sogna 'princesa' e assolda un avvocato per una missione costosa e assolutamente sorprendente: trovare un chirurgo discreto che 'corregga' il suo destino. Il proposito è radicale ma più sottile di quanto sembri. E una canzone di apertura dopo, siamo travolti. Perché Emilia Pérez canta, danza, spara, ama, fa a pugni, arringa, abbatte, si batte, risorge e ripara per due ore e dieci senza tempi morti. È uno spettacolo che si reinventa continuamente, un film pieno e generoso, a fior di pelle, di un'empatia totale, di un humour feroce e un senso consumato del tragico. Le giunture saltano e Jacques Audiard mescola le carte con gli ormoni, raccontando i destini musicali di un temibile boss pentito e del suo alleato avvocato, arenata in un mondo di uomini. Cambiare sesso dunque ma anche natura perché Manitas diventa Emilia ed Emilia crea, con un gesto finalmente umano, un'associazione di beneficienza per ritrovare i corpi delle vittime che ha massacrato. Il film è attraversato dall'idea che la società possa auspicare un progresso morale smontando tutti i valori associati alla costruzione del maschile. E la questione della mascolinità è sempre al centro del cinema di Audiard, troppe volte definito "virilista". Eppure la virilità c'entra poco con lui, che si occupa degli uomini quando sono 'al tappeto'. È la crisi maschile che interroga con la questione dell'eredità e della trasmissione, la questione del debito da pagare o da cancellare per concedersi il diritto di avanzare.
"Regarde les hommes tomber", titolo del suo debutto, è diventato un vero manifesto cinematografico per Audiard, che, film dopo film, fa inciampare gli uomini - e pochissime donne - davanti alla sua m.d.p. Uomini fragili, persi, danneggiati, bestie ferite dai percorsi caotici. Uomini che cadono, che talvolta sprofondano (Un héros très discret) e qualche altra risorgono in un formidabile e violento racconto di formazione in prigione (Il profeta). Audiard affida sovente alle donne il ruolo di risollevarli. E sebbene rare, si rivelano sempre solide e determinate, rassicuranti e redentrici. Avvenire dell'uomo, la donna incarna il suo futuro luminoso, questa volta in un musical che canta in spagnolo e flirta con l'implausibile. La storia non si preoccupa affatto della verosimiglianza. Sappiamo tutti che un criminale del calibro di Manitas non può cedere da un giorno all'altro alle sirene del pentimento. Non basta cambiare sesso. Lo sa anche Audiard che prende in contropiede il musical americano 'coreografando' una redenzione (im)possibile in un contesto tragico, quello dei desaparecidos e dell'impossibile lutto di troppe famiglie messicane. Emilia Pérez si avvita intorno a un doppio conflitto: le due identità di genere del personaggio - il passato maschile di Emilia e i suoi legami affettivi che le impediscono di riconfigurare pienamente la sua nuova vita - e i due generi cinematografici, il polar e il musical. Come per il passato maschile di Emilia, Audiard deve liberarsi della gravità del primo per affrontare la levità del secondo, ma la tela di fondo del suo cinema resta il crimine e il musical non è mai al riparo dagli eccessi della violenza. In un Messico riscostruito in studio, l'autore prosegue la sua trasformazione attingendo ai generi per creare figure narrative potenti che parlino a tutti, senza gonfiare i muscoli e aprendo il cuore. Tra virilità vacillante e femminilità trionfante, tra droga, abusi e transizione di genere, Emilia Pérez si iscrive nel suo tempo ma non ha messaggi da spedire al mittente. È solo cinema, grande cinema che scorre come un fiume in piena. Di una golosità totale, è un elogio gioioso del primo grado. Coreografie, voci e musica sono disposte con cura e integrate con fluidità nel corpo della fiction, sulle note di Camille e Clément Ducol, che rivisitano Brassens ("Les Passantes") spezzandoci il cuore. Con un'energia folle, Selena Gomez, Zoe Saldaña e Karla Sofia Gascón, transgender argentina che appare sullo schermo e tutto cambia dimensione, il film comincia con sussurri e sentimenti repressi, che esplodono vocalmente e visivamente per ribadire il vero valore del musical: rappresentare in tutta la sua esuberanza quello che i personaggi covano nel profondo. A suo agio con l'artificiosità del melodramma e col suo stile fuori norma, il film è più ingenuo nel suo approccio alla 'trasformazione' ma Audiard compensa risvegliando il crimine passato e assumendo il kitsch, parte essenziale della sua identità. Emilia Pérez incoraggia la sensazione totale e rigenerante di lasciarsi andare, è la forza della sua proposta, coraggiosa o suicida lo deciderà chi guarda. Una cosa è certa, non dimenticheremo presto la sua visione, che consigliamo sullo schermo più grande possibile e con l'audio a manetta, perché l'esagerazione rimane il marchio di fabbrica dell'autore, come un invito a ballare, cantare e scuotere codici e 'corpus' per reinventarsi migliori.
ATTENZIONE: La recensione contiene spoiler sulla trama del film. Ci sono film che stimolano immediatamente il coinvolgimento e l'empatia dello spettatore, che fanno, per dirlo in qualche modo, "clic". E' come accendere un interruttore che illumina la mente e mette in connnessione le tue onde cerebrali con le suggestioni proposte. Mi è successo, circa un anno fa, con il magnifico [...] Vai alla recensione »
Mosso pi? dalla curiosit? delle tante candidature e i premi vinti che dal genere, visto che mal digerisco i musical, ho voluto dare una chance a EMILIA PEREZ di Jacques Audiard. E l?indigestione si ? fatta sentire molto, nonostante la passabilit? del film.L?avvocatessa Rita Mora Castro, dopo aver vinto una causa finendo pi? del solito sotto i riflettori, viene ingaggiata in segreto dal capo del cartello [...] Vai alla recensione »
NOME e COGNOME di donna per il titolo di un film… e come una “Evita Peron”…. lascerà un ricordo per quello che ha fatto e che farà per il popolo e sarà portata alla sua morte in processione come una effigie di nostra Signora… ma che storia vi aspetta ….
Film originale , potente con un ritmo narrativo intenso, direi quasi impetuoso e senz ‘altro avvincente. Bravissime la Gascon nel doppio ruolo e Zoe saltana che interpreta l' avvocato Rita .Fuori dagli schemi, il film mescola sapientemente musical e thriller , dramma e commedia ed infatti commuove e talora diverte ma sempre coinvolge .
Il Cinema, con la "C" maiuscola, è un viaggio che ci trasporta verso nuove realtà e ci trasforma inevitabilmente. Emilia Perez di Jacques Audiard incarna perfettamente questa idea, regalandoci un'opera sorprendente e poliedrica che sfida le convenzioni di genere. Un mix inaspettato di dramma e musical, Emilia Perez è un'opera moderna, una Traviata sui [...] Vai alla recensione »
La trama è insolita se non sorprendente. Un potente narcotrafficante messicano contatta un'avvocata brillante, Rita, per realizzare un piano: cambiare identità sessuale e trasferire moglie e figli in Svizzera per loro protezione. Quattro anni dopo la realizzazione del piano, Emilia Perez (ex Manitas, il narcotrafficante), ha nostalgia dei figli. Riporta la famiglia in Messico, in cui si inserisce nei [...] Vai alla recensione »
quando un film viene osannato oltremodo prima di arrivare al grande pubblico, la prima regola di un vero cinefilo è quella di non crearsi aspettative. perché poi accade, come nel caso di emilia pérez, che la (mia) delusione sia ancora più cocente del previsto. se dovessi riassumere il disappunto in una frase, potrei definire il lavoro di jacques audiard come la versione [...] Vai alla recensione »
Donna è bello l'abbiamo detto? Detto. Bisogna essere se stessi l'abbiamo detto? Detto. Anche i ricchi piangono l'abbiamo detto? Detto. Anche i cattivi sono buoni l'abbiamo detto? Detto. I soldi fanno girare il mondo, ma qualcuno li usa bene e qualcuno male l'abbiamo detto? Detto. I generi sono morti (dal 1980...) l'abbiamo detto? Detto.
Perché?non e credibile l idea di fondo , e se anche lo fosse perché musical? boh, non capisco , non che un opera d arte deve avere per forza un significato ma qui propio siamo a livelli di telefilm per adolescenti
No, proprio no! Trama pretestuosa e banale. Forse accettabile se vista come un musical. Tutto è prevedibile e esageratamente violento, comprese le parti musicali. Film volgare, senza profondità. Sembra un Almodovar truculento. Alla fine non ti resta nulla.
Io tutta questa novità non la vedo ed i numeri musicali non sono nemmeno perfetti , ed a volte sono decisamente inutili ed inopportuni. Ho visto cose decisamente migliori
Premesso che, tranne rare eccezioni, non ho mai amato i musical, l’ultimo Audiard suscita molte perplessità. Il soggetto è buono per questi tempi e per la stagione dei premi (boss della coca Trans, Papa Trans, manca solo un presidente degli Stati Uniti Trans) … tuttavia l’operazione sarebbe stata ben più temeraria e originale decenni fa: oggi pare un ennesimo [...] Vai alla recensione »
Voto: Evitabile: non invoglia a vederlo una seconda volta e non date retta a chi dice che "veicola dei messaggo" perch? i protagonisti non sono coerenti con quello che cantanoA nome di tutte le 200 persone che hanno visto il film in sala, qualcuno sbadigliava a fine film ed erano le dieci di un sabato sera: Voto basso per la staticit? delle parti cantate, rallegrano i toni pi? lenti del film ma vedere [...] Vai alla recensione »
Rispetto ma non condivido l’entusiasmo della critica nei confronti di questo ipertrofico recital di notevole durata. La storia di trasformazione/redenzione narcos, molto architettata e quindi moderatamente interessante, pesa non poco sullo spettatore che non credo trovi momenti di vero sollievo nell’ interpunzione musicale pensata proprio per alleggerire l’insieme.
Di tempi morti ce ne sono fin troppi, come di numeri musicali evitabili. Nulla di peggio che gridare al capolavoro, poi si resta inevitabilmente delusi. Resta film sgangherato con momenti piacevoli e ottime attrici, cui un montaggio più severo (non è il solo purtroppo) e recensioni meno entusiaste avrebbero giovato.
un “polpettone” che solo uno sguardo ideologico e propagandistico, preponderante in questo periodo, può arrivare a definirlo un capolavoro, cosa che non è affatto.
Come disse Puccini a un giovane compositore che gli presentò i suoi lavori: " Giovanotto, nella sua musica c' è del bello e c'è del nuovo ... peccato che il bello non sia nuovo e il nuovo non sia bello ". Ecco, molte cose già viste, come l' idea del criminale trasformato in donna ... ad esempio in Nemesi di Walter Hill, o la soluzione del musical per [...] Vai alla recensione »
All'inizio avvincente, poi perde di credibilit?, per finire quasi banalmente. Buoni riferimenti socio/politici. Gradevole nelle " parti" musical. Ottima interpretazione della Saldana; molto "piatta" quella della Gascon. Film da assorbire seguendo ci? che viene proiettato... senza (ad esempio) chiedersi come una moglie che ha avuto 2 figli con lui, non riconosca l'ex marito pur cos? trasformato...
Un film particolare, una trama curiosa (anche un po' troppo fantasiosa) ma, al fondo, lascia qualcosa di incompiuto. Forse tutto dipende dalla colonna sonora che dopo due ore risulta un po' ripetitiva.
Sinceramente mi aspettavo di più da come avevo letto e sentito...sono rimasta delusa oltre d'all' argomento trattato, dall' alternanza di dialoghi con il musical...una mescolanza di generi inguardabile!!! Non capisco tutto l'entusiasmo per questo film, sarei uscita al primo tempo ma speravo nel secondo,..
Il film ha un coraggio politico non piccolo. Non parla tanto di femminismo o presunto machismo o ridefinizione dei generi. Audiard ancora una volta parla delle maglie del potere. Non parla affatto di nessuna redenzione (questo lo ha inventato lei o ha travisato: la Perez lo conferma nell'incontro a Londra con la legale e nella canzone del gala di beneficienza).
Di Emilia Perez si sta parlando molto in questo periodo. I diversi premi e la candidatura all’Oscar lo hanno reso un film importante. Dopo averlo visto in un cinema con schermo grande e impianto musicale importante penso che di Emilia Perez ne sentiremo parlare a lungo. E che è un film che non dimenticheremo. La trama mi aveva lasciato un po' perplesso, titubante, il capo di un cartello [...] Vai alla recensione »
Jacques Audiard torna a sorprendere con un travolgente e coloratissimo musical melò sul cambio di sesso come possibilità di riscatto.
Film originalissimo, molto lungo, estremamente drammatico: ogni cambiamento personaleè accompagnato da una sensazione di angoscia, di incompletezza, mai di serenità. Film duro da vedere, trasmette quasi esclusivamente emozioni negative. Un riscatto alla fine con la fondazione di un'associazione volta al recupero dei desaparecidos per mano della mafia.
Il fatto che molti critici lo abbiano definito superficialmente così lo sminuisce. Direi che la parte cantata e ballata è utilizzata per dare ancora più forza ai dialoghi. Commovente ad esempio, la scena in cui la piccola figlia dedica, con il suo cando sommesso, tenere parole al papà. E' un film bellissimo, orginale e profondo da non perdere.
una storia toccante con un'interpretazione da parte del cast straordinaria
un film molto coinvolgente che fa riflettere
storia priginale, bella ed emozionante. Nulla da aggiungere
Veramente fuori dagli schemi Film completamente inaspetatto
on cadere nella trappola! Si tratta di un banale e inconcludente film musicale. Dopo mezz' ora ho lasciato il cinema. Non capisco tutta la critica entusiasta. Forse sono un marziano.
Potente, struggente, avvincente. Protagoniste meravigliose, trama originale e non scontata, colonna sonora pazzesca.E? diventato uno dei miei film preferiti di sempre.Da vedere.
Quasi inavvertitamente, “Cronache di una transizione” si trasforma in una storia sul destino e sulle lacerazioni cui sempre ci espone, sia che lo accettiamo sia che pensiamo di combatterlo. E così, nella notte buia di un altopiano messicano soffia il respiro della tragedia greca e, complice una messa in scena non so se volutamente evocativa, di uno dei suoi grandi eredi, il John [...] Vai alla recensione »
Quando uno che non ama il musical esce felice dal cinema. Quando uno ripensa a tutte le scene per tutto il giorno e le commenta con la persona che era con lui. Cosa vuol dire? Vuol dire che per me è stato un gran film, fatto bene, lungo ma nemmeno ti accorgi del tempo che passa, senza cali tra primo tempo e secondo (raro), con immagini montate benissimo, sceneggiatura particolare che ti tiene [...] Vai alla recensione »
Con Emilia Pérez Jacques Audiard conferma che il cinema è un’avventura sempre nuova e sorprendente. Almeno per lui che da più di trent’anni non smette di rinnovarsi, destreggiandosi coi codici del cinema di genere: dal noir (Sulle mie labbra) al western (I fratelli Sisters (guarda la video recensione)), passando per il moderno marivaudage (Parigi, 13Arr.), girando in tamil (Dheepan – Una nuova vita) o in spagnolo (Emilia Pérez), variando le forme, imponendo cast diversi e dinamici. A 72 anni, Audiard realizza Emilia Pérez, un ufo musicale su un trafficante di droga transgender, che vince a Cannes il Premio della Giuria e fa guadagnare alle sue attrici (Karla Sofía Gascón, Zoë Saldaña, Selena Gomez) un premio collettivo per l’interpretazione. Ha 42 anni quando debutta da regista, prima è stato montatore e sceneggiatore, e forse per questo non appartiene alla sua generazione, quegli autori emergenti che imporranno come Arnaud Desplechin o Olivier Assayas un cinema generazionale più o meno autobiografico. Perché fare un film sulla propria generazione è fare un film autobiografico. Audiard sviluppa un altro rapporto col presente che si ripete ma senza che qualcosa lo preceda o necessariamente lo segua. La sensazione, per noi che guardiamo, è che ogni nuovo film sia come un primo film anche se a incrociarsi da un’opera all’altra sono gli stessi temi: la violenza dei padri (non è mai ‘raccomandabile’ essere figli nei film di Audiard), il racconto di formazione, l’affermazione dell’individuo in faccia ai padri o alla società, a cui si accompagnano costanti lo spessore drammatico e la ricerca formale. Ricerca che produce oggi un vero e proprio film trans-identitario, che cambia continuamente genere (telenovela, crime, musical, melodramma…) a immagine della storia e della sua protagonista, Karla Sofía Gascón, attrice incredibilmente libera e sfrontata che combina la dolcezza e la femminilità con una sorta di solidità maschile. Ironica e intelligente, è al centro di un’opera emozionante che abbraccia l’eccesso e la tragedia, il melodramma e il kitsch, celebrando la sorellanza e la redenzione.
Associato sovente a uno stile cinematografico virile, Audiard passa al femminile, in tutti i suoi stati e in tutte le sue forme, declinandolo per tre e tirando le fila di un discorso cominciato qualche film prima. In poche inquadrature ellittiche di I fratelli Sisters (guarda la video recensione) – già il titolo è un’intenzione - il regista ci fa di sentire l’agonia del cowboy in un mondo senza donne. Più che il titolo del suo debutto, Regarde les hommes tomber suona allora come un vero e proprio programma cinematografico. Dal principio i suoi sono “uomini che cadono” e Audiard li guarda a turno sprofondare (Mathieu Kassovitz) o risorgere (Tahar Rahim). L’autore e il suo cinema hanno un rapporto complesso con la mascolinità. I suoi film si concentrano su mondi decisamente maschili, a volte persino violenti, mettendo in discussione il fallimento della virilità dei suoi personaggi. Virilità che intendono come manifestazione e applicazione della loro superiorità sugli altri. Un concetto forte e talmente collocato nell’ordine delle cose intellettuali che il regista cerca di sovvertirlo, raccogliendo gli uomini quando sono a terra secondo una strategia di inversione più evidente con l’evoluzione dei costumi e degli standard di rappresentazione.
Nella vita Selena Gomez è una superstar: cantante pop pluripremiata, attrice (in questo momento nota per la serie Disney + Only Murders In The Building, e in passato stellina della scuderia giovanile Disney), produttrice, imprenditrice di successo (è titolare di una casa di prodotti cosmetici), filantropa. Ma in Emilia Pérez, il film di Jacques Audiard Premio della Giuria all’ultimo festival di Cannes, è Jessi Del Monte, la moglie passionale e determinata di un boss del cartello messicano della droga: un ruolo per cui Gomez ha vinto a Cannes il premio come miglior attrice, ex aequo con le altre due protagoniste del film, Zoe Saldana e Karla Sofia Gascon.
Emilia Pérez racconta la storia di Rita Mora Castro, un’avvocatessa convocata dal capo di un cartello messicano della droga, Juan “Manitas” Del Monte, sposato e con figli, che decide di cambiare sesso e ricostruirsi una nuova identità: quella di Emilia Pérez, una donna che ha deciso di dedicarsi completamente agli altri. Jessi Del Monte, la moglie innamorata di Juan che aveva dato per morto il marito e con fatica si sta ricostruendo una vita, viene contattata da Rita perché Emilia vuole riavere accanto a sé i loro figli, e comunque non ha mai smesso di amare Jessi. Ma non è facile riallineare tutti i percorsi in scena, e la malavita che Juan/Emilia ha abbandonato è dietro l’angolo.
Soltanto il familismo (amorale) hollywoodiano, inaspettatamente dimostrato da Greta Gerwig verso Anora, ha impedito a Emilia Pérez di trionfare a Cannes. Quando il film di Jacques Audiard è passato al festival lo scorso maggio è stato come se in campo fosse entrato un genio irregolare. Emilia Pérez racconta la Mala messicana in versione musical, ma senza i bei corpi di East Side Story, bensì con denti [...] Vai alla recensione »
Storia iperreale, di persone che lottano, che vogliono ripulirsi la coscienza del male di cui sono state protagoniste riscattarsi, rifarsi un'identità, libere di amare con sincerità. Un'aspettativa "salvifica" che fa diventare Emilia un'icona, una santa, passando per un percorso infernale. "Emilia Pérez" del francese Jacques Audiard (regista di "Sulle mie labbra", II profeta", Palma d'Oro a Cannes [...] Vai alla recensione »
Mamma mia, che filmone. Jacques Audiard mescola il crime, il melò, il thriller e il dramma di denuncia sociale e grazie a una spruzzata di musical ci regala il film più bello dell'anno, che del resto si sta già prendendo tutti i premi possibili. Tutto questo grazie alla performance imponente di tutto il cast femminile (giustamente premiato in blocco a Cannes).
Il re dei narcotrafficanti messicani si sempre sentito donna e vuol cambiare sesso e chiede a un'avvocata di trovargli il chirurgo. E l'intervento si fa, e il cambio di sesso porta anche un cambio di vita, se tutti ti credono morto lo puoi fare e provare a riparare almeno in parte il male commesso. La trama è folle, la forma folle. Dal Messico alla Svizzera, con una scena chiave a Londra, un gangster [...] Vai alla recensione »
In principio, c'era l'idea di un'opera lirica in quattro atti, da rappresentare in un teatro di posa. Ma l'afflato creativo di Jacques Audiard (ispirato dal romanzo «Écoute» di Boris Razon) ha infine preso una strada cinematografica, a lui più consona: l'esito è «Emilia Pérez», uno splendente melodramma musicale che colpisce per ambientazione e ritmo, ma anche per l'aggraziata densità barocca della [...] Vai alla recensione »
E' come la bicicletta nel calcio, quando alzi il pallone di tacco dietro la schiena e lo fai passare sopra la testa: ha dentro la bellezza inattesa di quello stupore, di quel gesto non solo simbolico, «Emilia Pérez». E' quel momento lì: un film che passa inosservato quanto un impiegato del catasto che va in ufficio in accappatoio. C'è dell'estro, e sì, del genio pure, nell'affrontare una storia sull'identit [...] Vai alla recensione »
I personaggi dei film di Jacques Audiard sono personaggi che perdono tutto - la libertà, l'amore, la famiglia, la voce, le gambe - e trovano se stessi. Manitas Del Monte è un boss del narcotraffico messicano, ha denaro illimitato, potere di vita e di morte, ha una moglie (Se- lena Gomez) e dei figli, e un esercito armato al suo comando, ma rinuncia a tutto questo per rispondere a qualcosa di più grande [...] Vai alla recensione »
Se ci limitassimo a trascrivere la trama di "Emilia Pérez" in pochi correrebbero a vederlo. Succede invece, come hanno certificato i premi a Cannes, agli EFA e ai Golden Globe nonché i pronostici propizi per gli imminenti Oscar, che questo musical trans finto messicano in realtà di produzione e concept francesi (è ispirato a un capitolo del romanzo Écoute di Boris Razon) costituisca un caso unico e [...] Vai alla recensione »
E'dal Festival di Cannes, a maggio, che gli applausi sono cominciati e non finiscono. L'insieme delle attrici ha vinto il premio per l'interpretazione, il film il premio della giuria. Pochi giorni fa, quattro Golden Globe: migliore commedia o film musicale, miglior film straniero, migliore attrice non protagonista Zoe Saldana, miglior canzone "El Mal", parole del regista medesimo.
Audiard ha una predilezione per gli emarginati ed è evidentemente attratto dalle storie di crimine. Gli piace anche entrare e uscire dai generi mentre gioca con le loro convenzioni, a volte sabotandole, abbracciando un'eterodossia che si estende ai personaggi. Le complicazioni in Emilia Pérez emergono in rapida successione. Dopo un'apertura molto movimentata, con un processo, un verdetto ingiusto e [...] Vai alla recensione »
Rita, avvocato al servizio di un grande studio più interessato a proteggere i criminali che ad assicurarli alla giustizia, riceve un giorno un'offerta del tutto inaspettata: aiutare un potente boss del cartello messicano della droga a ritirarsi dai suoi loschi affari e sparire per sempre. L'uomo ha in mente di attuare il progetto su cui lavora da anni: diventare la donna che ha sempre sognato di [...] Vai alla recensione »
Narcotrafficante assume un avvocato al quale affidare il presente ma soprattutto il futuro e il cambio di sesso per diventare la donna che ha sempre voluto essere. Si canta. Si balla. Si spara. Si ama. Si picchia. E si arringa. Un musical che commedia e polizie- sco in un incrocio di generi che fa tanto postmoderno e seduce tutti, regalando una Palma d'oro alla prima attrice transgender.
Un film folle (già sulla carta) sul cambiamento, la transizione, il passaggio. "Emilia Pérez" di Jacques Audiard (fresco di 4 Golden Globes vinti e probabile titolo da una decina di nomination all'Oscar) spiazza, commuove, mescola le carte a un ritmo forsennato e se ne infischia della verosimiglianza, disegnando una parabola sul disfacimento di un certo canone machista attraverso la destrutturazione [...] Vai alla recensione »
Jacques Audiard, regista di film notevoli e fra loro diversissimi, racconta di aver scritto il copione di Emilia Pérez pensando a un'opera lirica. Poi la storia si è fatta film, ma la musica è rimasta. Dovendo definirlo in termini di genere, parleremmo di un narco-trans-musical-thriller: ci sono canzoni e balli, ma anche su spense e sparatorie, e c'è la folgorante soprattutto idea da cui tutto nasce. [...] Vai alla recensione »
Con due premi importanti a Cannes 2024 (Premio della giuria e Premio per la miglior interpretazione femminile all'intero cast), quattro Golden Globes (Miglior film commedia o musicale, Miglior film in lingua non inglese, Migliore attrice non protagonista, Miglior canzone originale) e cinque European Film Awards, arriva nelle sale italiane il 9 gennaio 2025 Emilia Pérez, diretto da Jacques Audiard, [...] Vai alla recensione »
Che Jacques Audiard sia un regista abile al di là delle storie che racconta a catturare - e a utilizzare- l'aria dei tempi per ottenere il massimo del consenso è evidente in ogni suo film, almeno da Il profeta (2009) allora assai acclamato nelle sue «variazioni» sul genere - il giovane sfigato che entra in galera e ne esce sei anni dopo re e straricco grazie agli insegnamenti di un gangster conosciuto [...] Vai alla recensione »
Cattivissimo, inafferrabile e ricchissimo boss di un cartello della droga nel Messico dei desaparecidos e delle fosse comuni, sposato con prole, Manitas (Karla Gascón) paga milioni l'avvocata Castro (Zoe Saldana) per combinare e proteggere l'operazione che esaudisce il suo indefesso bisogno di diventare donna, rigenerarsi, uscire dalla famiglia, uccidere il passato.
Saturo di sangue e violenza, ormai certo di essere nato nel corpo sbagliato, un boss della droga messicano decide di cambiare sesso per cambiare tutto e incarica un'avvocata di gestire, dietro vertiginoso compenso, l'intero pacchetto. Chirurgia, nuova identità, operazioni finanziarie per garantire a moglie e figli infinito benessere anche dopo la sua (finta) morte.
Jacques Audiard è un regista particolarmente eclettico, nel senso che ama sperimentare diversi tipi di generi e storie abbastanza lontane da quelle che ci si potrebbe aspettare da un regista francese. Dopo Un sapore di ruggine e ossa (2012) e la Palma d'oro a Cannes per il dramma sull'immigrazione Dheepan - Una nuova vita nel 2015, Audiard è tornato quest'anno sulla Croisette in Concorso con un musical [...] Vai alla recensione »
Nessuno, oggi, fonde gangster e mélo con la grazia di Audiard, le cui epopee criminali sono anche inni alla diversità e all'integrazione (Sulle mie labbra, Dheepan), racconti di (de)formazione (Il profeta) o entrambi (Un sapore di ruggine e ossa): Emilia Pérez è il trionfo di un autore che sa quanto il cinema di genere e le istanze identitarie possano esaltarsi a vicenda, se trattati con coraggio e [...] Vai alla recensione »
Due importanti premi del palmares del 77° Festival di Cannes sono andati ad Emilia Perez, il musical presentato in Concorso da Jacques Audiard. Storia di un narcotrafficante messicano e dell'avvocatessa che lo aiuta nel suo sogno di realizzare la sua transizione da uomo a donna, con tutte le complicate e bizzarre conseguenze che l'operazione comporta.
A 72 anni, Audiard affronta un genere per lui nuovo: la commedia musicale, ambientata nel Messico dei narcotrafficanti. Rita (Zoe Saldana) è una giovane avvocata trascurata dalla sua azienda a cui Manita, il temuto leader di un cartello della droga, fa un'offerta che non si può rifiutare. Manita sogna di diventare una donna e chiede aiuto a Rita. Per cambiare vita dovrà risultare morto per la moglie [...] Vai alla recensione »
Per mettere in forma il progetto, i registri e i personaggi di Emilia Pérez bisogna partire dall'ultima scena, in cui la statua di Emilia, come una Madonna pagana e con la mano sinistra coperta da un fazzoletto per nascondere le due dita amputate, viene portata in corteo, mentre la folla la celebra con un inno costruito sulle note, e in parte sulle parole, de Les Passantes di Georges Brassens e Antoine [...] Vai alla recensione »
Rita Castro lavora in uno studio legale di Città del Messico, è brava ma succube di un capo egocentrico e tossico che la costringe a scrivere arringhe moralmente discutibili del cui successo non riceverà alcun merito. Qualcuno però osserva il suo operato da lontano: una sera riceve una misteriosa telefonata che le offre un incarico destinato a cambiarle la vita.
Nessuno potrà rimproverare a Jacques Audiard (Il profeta, 2009, Dheepan coronato dalla Palma nel 2015) di non sapersi rinnovare. Ne è la prova Emilia Perez, intrepido melodramma in musica ambientato nel mondo dei narcos messicani. Il feroce capo di un cartello decide di ritirarsi: per non lasciare traccia la soluzione è trasformarsi in donna. Il progetto s'avvera grazie all'aiuto di una fidata avvocatessa [...] Vai alla recensione »
La sorpresa che non ti aspetti. Si sta dentro il canone del musical totalmente stravolto, irrorato dal narco-thriller, con un boss, sposato e due figli, che ha un solo desiderio nella vita: essere finalmente donna. Insomma: una trama piuttosto esplosiva. Se si aggiunge che per la maggior parte del tempo i personaggi cantano e non parlano, il pericolo di cadere nel tragicamente ridicolo è enorme.
Al di là delle sue qualità intrinseche, un film come Emilia Pérez rimarca un dettaglio che rischia forse di sfuggire in un'epoca dominata dalla velocità di fruizione, e ancor più di assimilazione dei dati: non esiste oggi, nel panorama cinematografico europeo, un cineasta che possieda le peculiarità espressive di Jacques Audiard. Sia chiaro, non si sta qui suggerendo una classifica di merito, o una [...] Vai alla recensione »
Dopo il magnifico anacronismo del Megalopolis di Francis Ford Coppola, arriva in concorso un altro dei titoli più attesi della selezione di quest'anno - Emilia Perez, di Jacques Audiard. Ed è un film che sembra pensato apposta per l'aria del nostro tempo. Dopo essersi misurato con il thriller, il western e l'adattamento di un fumetto, il regista di Il profeta e delle Palma d'oro 2015, Dheepan - Una [...] Vai alla recensione »
Con Emilia Pérez, il cinema di Jacques Audiard cambia pelle. Anche se il cuore profondo delle sue storie sembra resistere intatto. Perché si tratta ancora una volta di un affare di ruggine e ossa, di bande criminali, di leggi del cuore e del ferro, di sangue sparso tra le profezie della metropoli. Ma stavolta tutto è innestato in una forma musical sorprendente.
Messico e... Audiard. Dopo Les Olympiades del 2021, Jacques Audiard firma il suo decimo lungometraggio, il sesto in Concorso a Cannes: Emilia Pérez. Palma d'Oro con Dheepan nel 2015, il regista francese torna al genere thriller di Un Prophète (2009), ma in lingua spagnola, in musica(l) e in Messico, cercando una interessante mediazione in primis sonora tra crime e soap.