Anno | 2018 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia, USA |
Durata | 120 minuti |
Regia di | Saverio Costanzo, Alice Rohrwacher, Daniele Luchetti, Laura Bispuri |
Attori | Alba Rohrwacher, Irene Maiorino, Margherita Mazzucco, Gaia Girace, Elisa Del Genio Ludovica Nasti, Umberto Del Prete, Valentina Acca, Antonio Buonanno, Gennaro Canonico, Antonio Milo, Eduardo Scarpetta (II), Antonio Pennarella, Fabrizia Sacchi, Emanuele Valenti, Vittorio Viviani, Marco Pancrazi, Fabrizio Gifuni. |
Distribuzione | Nexo Digital |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,31 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 16 ottobre 2024
Due amiche cresciute insieme in un quartiere periferico di Napoli. La vita le divide ma l'amicizia le fa ritrovare anche da adulte. La serie ha ottenuto 3 candidature a Critics Choice Award, In Italia al Box Office L'amica geniale ha incassato nelle prime 9 settimane di programmazione 478 mila euro e 461 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Elena e Lila nascono nella Napoli degli anni Cinquanta. Per loro la vita si limita al quartiere dove abitano, vanno a scuola, giocano a bambole. E la loro amicizia, raccontata da Elena in un romanzo diversi anni più tardi, comincia proprio con una storia di bambole perdute, gettate in una cantina buia e mai più ritrovate. Le due bambine si persuadono che siano state 'sequestrate' da un 'orco', Don Achille, l'uomo che fa il buono e il cattivo tempo nel rione. Brillanti in maniera diversa a scuola, Elena e Lila provano a convincere i rispettivi genitori a mandarle alle medie per continuare gli studi. Elena la spunta, Lila soccombe all'ignoranza del padre.
Una stagione che prende quota puntata dopo puntata. Peccato per una regia poco evocativa
Recensione
di Paola Casella
Continua la storia tormentata fra Nino ed Elena, quella che oggi chiameremmo una relazione tossica in cui lui tradisce, mente e punta a soddisfare solo il proprio narcisismo, e lei subisce e immola se stessa e le sue figlie. Elena, detta Lenù, rimane incinta di una terza bambina della quale Nino, il padre, si curerà solo nei ritagli di tempo, e si trasferisce di nuovo a Napoli in una casa che lui frequenta solo occasionalmente, e solo più avanti nel mitico rione in cui è nata. Nel frattempo Lila è diventata un'imprenditrice di successo che dà lavoro a buona parte del rione, ma non riesce a salvare dall'influenza nefasta e criminale dei fratelli Solara né suo figlio Gennaro né i due fratelli minori di Elena. La madre di Elena si ammala e rifiuta a lungo l'aiuto della figlia, ma il legame di sangue come sempre si rivelerà più forte di tutto, come quello d'affetto e rivalità che dura dalla prima infanzia fra Lila e Lenù.
La quarta e ultima stagione della saga de L'amica geniale, intitolata "Storia della bambina perduta", porta la firma della stessa squadra di sceneggiatori delle stagioni precedenti, composta da Francesco Piccolo, Laura Paolucci ed Elena Ferrante, autrice dei romanzi da cui la saga è tratta, con Saverio Costanzo come ideatore e showrunner.
Questa volta la regia è di Laura Bispuri, che segue quelle dello stesso Costanzo, di Alice Rohrwacher e di Daniele Luchetti. Il problema purtroppo è proprio nella regia, che non ha la forza evocativa dei romanzi di Ferrante così visionariamente evocata da Costanzo e Rohrwacher, né la fluidità di racconto, seppure in chiave più convenzionale, di Luchetti.
Bispuri si lancia coraggiosamente nell'impresa, incentrandosi molto sui dettagli e insistendo sui primissimi piani dei protagonisti, ma non sembra cogliere l'afflato lirico delle prime stagioni, perdendosi invece in toni melodrammatici che avvicinano la quarta parte più al feuilleton (con tanto di pesante sottolineatura musicale di archi) che alla scrittura geniale e febbrile, "smarginata" e complessa, di Ferrante. Non aiutano la scarsa chimica fra Fabrizio Gifuni e Alba Rohrwacher nei panni di Nino ed Elena adulti, né la rigidità espressiva di Irene Maiorino, Sonia Bergamasco e Daria De Florian rispettivamente in quelli di Lila adulta, Maria Rosa e Adele Airota.
Molto più efficaci e azzeccati i casting di Lino Musella ed Edoardo Pesce come versioni cresciute dei fratelli Marcello e Michele Solara, e Pio Stellaccio come Enzo Scanno da grande, mentre resta perfetta Anna Rita Vitolo come Immacolata Greco, la madre di Lenù. Alba Rohrwacher compie un sacrificio artistico notevole nel lasciarsi attraversare dall'umiliazione, il degrado e lo sconforto che Elena prova nella relazione con Nino, e Fabrizio Gifuni è eccezionale nel modulare i non-dialoghi e le chiacchiere vuote (peraltro molto ben scritti nella loro immaterialità) di Nino stesso, sempre tesi a depistare le sue amanti e a rovesciare su di loro le proprie debolezze. Gifuni prova anche ad assumere un accento napoletano, così come fa occasionalmente Rohrwacher, ma si avverte l'assenza di un casting di attori autenticamente partenopei, come avveniva nella prima stagione.
Con il procedere di puntata in puntata la serie prende gradualmente quota, e le rivelazioni dolorose del romanzo emergono con maggiore pathos e credibilità. Ma per la prima parte questa stagione è più inerte e meno coinvolgente delle precedenti, e sembra contraddire il principio di autonomia femminile, pur attraverso errori e cadute, che sosteneva la scrittura di Ferrante, "scardinata, illogica, antiestetica e sformata", per restituire attraverso una confezione più artefatta la complessità contraddittoria della vita e dei rapporti umani, in particolare quelli fra madri e figlie, e fra amiche-nemiche.
Il terrorismo, la politica, l'attualità rimangono (come del resto nel romanzo) sullo sfondo, relegati a qualche immagine di repertorio e a qualche breve discorso. Al centro, come sempre, resta il legame "splendido e tenebroso", fatto alternativamente di rivalità e sorellanza, di invidia e di sostegno, di manipolazione e crudele verità fra Elena e Lila, le (anti)eroine della saga.
Una terza stagione fluida nelle immagini e nella scrittura, ma con meno 'febbre' narrativa
Recensione
di Paola Casella
STORIA DI CHI FUGGE E DI CHI RESTA
Le vite parallele di Elena Greco e Raffaella Cerullo, meglio note come Lenù e Lila, si svolgono su due realtà completamente diverse: Elena si laurea a Pisa, scrive un romanzo di discreto successo, sposa un docente figlio dell'alta borghesia intellettuale e forma una famiglia benestante a Firenze; Lila lavora nella macelleria Soccavo e cresce il figlio Gennaro in un quartiere degradato insieme ad Enzo, con cui poi contribuirà allo sviluppo di quella innovazione tecnologica destinata a rivoluzionare il futuro. Ogni tanto i percorsi delle due giovani donne si incontrano, ed è sempre una piccola detonazione, perché dalla loro intesa profonda, così come dalla loro eterna rivalità, nascono riflessioni che lasciano il segno sulle reciproche decisioni di vita.
Con Storia di chi fugge e di chi resta la saga de L'amica geniale si concretizza in una terza stagione che vede un cambio di regia: dopo Saverio Costanzo e Alice Rohrwacher la cinepresa passa a Daniele Luchetti, e le differenze sono numerose.
Da un lato, soprattutto nei primi due e negli ultimi due episodi della stagione, Luchetti mette a ottimo frutto le sue peculiari tecniche sia di ripresa che di narrazione, facendo leva soprattutto sulla regia sperimentata in Lacci, non a caso basato sul romanzo di Domenico Starnone, spesso additato come coautore dei romanzi di Elena Ferrante su cui la saga è basata.
Dunque c'è una movimentazione fluida delle immagini, una rappresentazione ritmata dei conflitti, una palette di colori primari che non ha paura di osare toni decisi, un intercalare delle immagini di repertorio a correlare la storia di Lila e Lenù con la Storia del nostro Paese. Dall'altro lato, soprattutto negli episodi centrali, la storia diventa lenta e statica, soprattutto quando la protagonista è Elena, anche a causa della limitata espressività di attrice della giovanissima Margherita Mazzucco, che ha il viso giusto per il ruolo ma una capacità recitativa ancora poco sviluppata. Se immaginiamo Alba Rohrwacher nello stesso ruolo, come succederà nella quarta stagione, possiamo prevedere una infinita gamma di sfumature interpretative in più.
Per contro, quando entra in scena Gaia Girace nei panni di Lila la storia riprende quota, e non solo perché anche nei romanzi il suo è il personaggio vitale, mentre Lenù è confinata al ruolo dell'osservatrice, ma anche perché Girace è naturalmente capace di imprimere al suo ruolo ferocia e ironia alternate ad una grande fragilità e ad una (iper)sensibilità a stento arginata dalla durezza apparente.
Manca anche, in questa terza stagione, quella componente delirante che è la forza dei romanzi di Elena Ferrante e che sia Costanzo (in scene come quella dei fuochi d'artificio durante il Capodanno sul terrazzo) sia Alice Rohrwacher nel bellissimo excursus al mare e nella scena dell'innamoramento di Lila e Nino, avevano saputo restituire agli spettatori. Qui invece il registro è allo stesso tempo più uniforme e più monotono, i guizzi narrativi nascono occasionalmente dai momenti di conflitto fra i personaggi, nonché dal montaggio agile (evidente il salto di qualità negli episodi 7 e 8 impresso dalla mano esperta di Francesca Calvelli), ma non c'è quella "febbre" che era invece fondamentale nello stile narrativo di Elena Ferrante.
Ciò che resta altissimo anche in questa stagione sono la scrittura del dream team composto dalla stessa Ferrante con Francesco Piccolo, Laura Paolucci e Saverio Costanzo, che in questi episodi, sottolinea efficacemente la tematica femminista nel percorso delle due protagoniste, e le interpretazioni del cast di contorno, con note di merito particolari per Annarita Vitolo e Luca Gallone (i genitori di Lenù), gli straordinari Alessio Gallo e Rosaria Langellotto (Michele Solara e Gigliola Spagnuolo), e Sofia Luchetti, davvero eccezionale nel ruolo della piccola Dede Airota.
Pathos, energia narrativa e una straripante umanità: con la seconda stagione la serie si conferma una grande e commovente storia d'amore
Recensione
di Claudia Catalli
STORIA DEL NUOVO COGNOME
Lila e Lenù crescono, insieme, attraversando gioie e dolori. Lila affronta la vita da donna sposata, conosce la violenza, la fatica, l'umiliazione. Lenù prosegue gli studi allontanandosi sempre più dal Rione, prima a Ischia, poi a Pisa, fino a laurearsi. Entrambe vivranno passioni, dolori, amori sbagliati, ma non smetteranno mai di cercarsi, condividere e sostenersi anche da lontano.
Dopo il poderoso successo della prima stagione, anche nella seconda L'amica geniale si conferma una grande e commovente storia d'amore.
Un amore ricambiato, cresciuto nel tempo, costante nell'alternarsi delle stagioni, resistente alle distanze, ai pensieri inespressi, alle difficoltà di comunicazione, alla diversità dei percorsi che le sue protagoniste scelgono di intraprendere. Quell'amore disinteressato e indissolubile chiamato volgarmente amicizia. Ma è anche la storia dell'amore che, a diverso titolo, Lila e Lenù hanno per la cultura, per i libri, per il sapere, unico volano per uscire da quel rione polveroso e soffocante, volgare e bigotto, claustrofobico nel suo non evolversi mai.
La storia dell'amore per quella libertà che le due ragazze sognano, bramano, rincorrono ogni giorno, la stessa che le loro madri non hanno mai potuto conoscere. L'amore per la scrittura, unico mezzo per comunicare con gli altri ma soprattutto con se stesse, per confidarsi amori, fallimenti e affidare alla carta segreti inconfessabili, come una violenza consumata nel baglione lunare di una spiaggia ischitana.
Offre parecchi spunti, questa seconda stagione sempre firmata da Saverio Costanzo che ne affida la regia di alcuni episodi alla "cognata" Alice Rohrwacher. Tratteggia i volti sulla spiaggia di Ischia, quest'ultima, racconta i candori dei primi amori, la scoperta dei corpi adolescenziali come della gelosia che nasce per un ragazzo conteso - il bello e tormentato Nino Sarratore, che tutto sa tranne che prendersi cura degli altri -. E insieme la voglia di sognare un'altra vita possibile, al di là di Napoli e del rione comandato dai malavitosi Solara.
Un grande romanzo popolare che in questa sua seconda stagione trova il suo culmine in scene emotivamente e visivamente potenti. Le violenze domestiche proseguono dalla prima stagione, ma se prima erano i padri a imporsi sull'innocenza delle figlie, ora sono i mariti, i compagni, gli amanti. In un mondo che tratta le donne come oggetti di proprietà da passarsi in consegna da uomo a uomo, Lila e Lenù si battono per un futuro diverso, per tracciare ognuna il proprio destino, costi quel che costi, al di là delle convenzioni e convinzioni comuni.
È una stagione da assaporare puntata per puntata, dai postumi del matrimonio di Lila fino alla laurea di Lenù, dal riemergere di quel libro "La fata blu" scritto da Lila a dieci anni fino alla pubblicazione di "La divulgazione" scritto da Lenù dottoressa. Sfilano sullo schermo storie e personaggi ognuno valido per uno spin-off che tutti guarderemmo volentieri, tanto sono ricche di pathos e vibranti di energia narrativa le dinamiche con cui si rapportano gli uni agli altri.
Per l'ultimo episodio si compie un salto temporale notevole. I personaggi sono cresciuti, tanta vita è passata. Lenù ha un anello di diamanti al dito, Lila le mani scassate da un lavoro che la costringe a rimestare nelle carni vive non della scrittura ma di carcasse da macelleria. È la sorte di chi è stata costretta a rinunciare a tutto: alle ambizioni, al talento, ai libri, ai sogni più romantici. E lo spettatore segue tutto, crede a tutto, come nelle migliori tradizioni delle storie ben scritte e altrettanto ben interpretate.
La fotografia ipnotizzante di Fabio Cianchetti e Hélène Louvart e una regia poliedrica capace di virare in pochi minuti dal dramma familiare al noir violento, dall'epica sociale ad ampio respiro al melò camera e cucina, convince tanto quanto il cast, che si conferma di qualità. Impossibile staccare gli occhi di dosso dalle protagoniste Gaia Girace, capace di ferire e sedurre con uno sguardo, e Margherita Mazzucco, mai uguale a se stessa eppure con la medesima grazia imperturbabile, così come dall'impeccabile Giovanni Amura nei panni del detestabile ma umano Stefano Carracci, o dall'irresistibile Anna Rita Vitolo, madre sciancata e affettuosa nei suoi toni polemici e in quel suo essere imperfetta, ignorante, eppure profondamente mamma.
È la straripante umanità dei personaggi la chiave vincente di una serie che non faticherà a bissare il successo della prima stagione, lasciando tutti i suoi spettatori nell'attesa spasmodica di conoscere la sorte delle due amiche che hanno sfidato il rione e promesso di non perdersi mai in Storia di chi fugge e di chi resta, la terza stagione di L'amica geniale.
Cambiano le prospettive, crescono le distanze tra Lenù e Lila
Overview di Alessandro Buttitta
STORIA DEL NUOVO COGNOME
Lenù e Lila sono oramai giovani adulte in una Napoli che sta stretta a entrambe. Elena si trova divisa tra lo studio e la relazione con Antonio. Frequenta il Liceo classico, incontra uno studente, Nino Sarratore, di cui apprezza l'impegno politico e la forza vibrante delle sue idee. Lila invece ha un altro sguardo sul mondo. In viaggio di nozze, ad Amalfi, si rende conto che Stefano, il marito, è lontano da concederle spazio. Tradizionalista, ancorato all'idea di una famiglia patriarcale, non disdegna la violenza. Le sue idee cozzano irrimediabilmente con quelle della moglie, non disposta a cedere di un centimetro alla sua libertà e alla sua indipendenza intellettuale.
Crescono le distanze, si allungano i coni d'ombra della loro amicizia, si intravedono le increspature del rapporto che le lega dall'infanzia. Alla fine di questo capitolo Elena ha preso un'altra direzione rispetto all'amica. Ha scelto l'università, ha scelto di abbandonare le sue origini, ha scelto di dedicarsi alla scrittura. Lila, invece, è costretta a rimanere nel rione in una Napoli che si è consegnata anima e corpo al cemento e ai compromessi degli splendidi anni Sessanta.
Sempre centrale nella narrazione, soprattutto in tempi dominati dal boom economico, è il rione con tutte le sue meschinità morali, con tutte le sue luminose contraddizioni. I Solara sono sempre i signori incontrastati: aprono negozi, dettano le condizioni, tessono trame e alleanze. Le altre famiglie ne subiscono volenti o nolenti lo strapotere. C'è però chi vuole riscattarsi. Stefano Carracci e Rino Cerullo sono soltanto alcuni di coloro che desiderano essere protagonisti di questa nuova stagione in cui il denaro non sembra mancare mai.
Overview di Marzia Gandolfi
Elena e Lila nascono nella Napoli degli anni Cinquanta. Per loro la vita si limita al quartiere dove abitano, vanno a scuola, giocano a bambole. E la loro amicizia, raccontata da Elena in un romanzo diversi anni più tardi, comincia proprio con una storia di bambole perdute, gettate in una cantina buia e mai più ritrovate. Le due bambine si persuadono che siano state 'sequestrate' da un 'orco', Don Achille, l'uomo che fa il buono e il cattivo tempo nel rione. Brillanti in maniera diversa a scuola, Elena e Lila provano a convincere i rispettivi genitori a mandarle alle medie per continuare gli studi. Elena la spunta, Lila soccombe all'ignoranza del padre. Si fermano qui i primi due episodi di otto puntate che portano sullo schermo L'amica geniale di Elena Ferrante.L'AMICA GENIALE disponibile in DVD o BluRay |
DVD |
BLU-RAY |
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€14,99 | – | ||
€14,99 | – |
Sarà che un libro molto amato non riesce a darti in cinema le stesse emozioni forti, sarà che ti senti tradita perchè è tutto diverso da come te lo eri immaginato leggendo, ma il film di Costanzo mi ha delusa. Ricordo da bambina le vacanze a Napoli dai nonni, gli scugnizzi, i bambini poveri, straccioni, a piedi scalzi, con la sigaretta in mano.
L amica GENIALE un film di SAVERIO COSTANZO tratto dalla tetralogia di Elena Ferrante , il film appena uscito nelle sale comprende le prime due puntate della serie televisiva che andrà in onda per RAI1 dal 27 novembre per otto puntate. Sicuramente un opera cinematografica di grande produzione e dalla sicura qualità autoriale. Le premesse per un grande successo di pubblico ci sono tutte e l'anteprima [...] Vai alla recensione »
Atmosfera colore emotività dei personaggi... Cosa dire di un grandioso Stefano Carracci... Scelta degli attori magistrale a cominciare dalle bambine... Tutto perfetto tranne Nino... Per me non emerge tutto il sex-appeal che invece trapela nel libro. Avrei visto bene nel ruolo GIUSEPP SPATA.. senza nulla togliere al buon lavoro di ogni giovane artista.
La trama dei Libri è Magistralmente Rispettata,fatto pù unico che raro ! Eccezzionale la Scelta degli interpreti, perfettamente calati nel contesto storico descritto e perfettamente immedesimanti i Profili Emotivi,Personali,Umani dei protagonisti raccontati nei romanzi della Ferrante.Scenografie,colori,costumi,interpretazione tutti all'unisono coinvolgenti.
Vorremmo tanto sapere perche'nella seconda puntata de "l'amica geniale" hanno completamente tagliato tutta la scena girata in zona Via Teibunali, relativa all'incontro di Elena e suo padre con i vari commercianti amici del padre (una giornata intera di lavorazione, decine e decine dipersone impegnate e...tutto sparito...mah?)
Ben fatto il racconto della "mia amica geniale" ma la mia critica è se non si poteva fare a meno del napoletano stretto con consequenti sottotitoli altrimenti non si capisce niente,penalizza le scene che raccontano una bella Napoli,ma non si possono appezzare perchè impegnati a leggere i sotttitoli.Anche Montalbano fa uso del dialetto,ma comprensbilissimo,quindi si vede e non [...] Vai alla recensione »
L’amica geniale (guarda la video recensione) è una serie di silenzi, di corpi, di sguardi, di parole non dette, di gesti che diventano determinanti. È stato così nella prima stagione, accolta straordinariamente tanto dal pubblico quanto dalla critica. È ancora così nella seconda annata, incentrata sul progressivo allontanamento tra Lenù (Margherita Mazzucco) e Lila (Gaia Girace), oramai giovani adulte in una Napoli che sta stretta a entrambe.
I primi due episodi della stagione, in prima visione mondiale su Rai1 dal 10 febbraio, saranno in anteprima al cinema per tre giorni: il 27, il 28 e il 29 gennaio.
Nei primi due episodi vengono mostrate le nuove prospettive delle due amiche. Elena si trova divisa tra lo studio e la relazione con Antonio. Frequenta il Liceo classico, incontra uno studente, Nino Sarratore, di cui apprezza l’impegno politico e la forza vibrante delle sue idee. Lila invece ha un altro sguardo sul mondo. In viaggio di nozze, ad Amalfi, si rende conto che Stefano, il marito, è lontano da concederle spazio. Tradizionalista, ancorato all’idea di una famiglia patriarcale, non disdegna la violenza. Le sue idee cozzano irrimediabilmente con quelle della moglie, non disposta a cedere di un centimetro alla sua libertà e alla sua indipendenza intellettuale.
Particolarmente interessante, soprattutto per l’economia narrativa della serie, è la parte centrale di questa seconda stagione. Difatti, sotto la regia di Alice Rohrwacher, si affronta un punto dirimente della relazione tra Lila ed Elena. Crescono le distanze, si allungano i coni d’ombra della loro amicizia, si intravedono le increspature del rapporto che le lega dall’infanzia. Alla fine di questo capitolo Elena ha preso un’altra direzione rispetto all’amica. Ha scelto l’università, ha scelto di abbandonare le sue origini, ha scelto di dedicarsi alla scrittura. Lila, invece, è costretta a rimanere nel rione in una Napoli che si è consegnata anima e corpo al cemento e ai compromessi degli splendidi anni Sessanta.
Tratta dall’omonima tetralogia letteraria di Elena Ferrante e prodotta per il mercato internazionale in sinergia da RAI e HBO, L’amica geniale è uno dei titoli più attesi del 2020. Dice bene Lorenzo Mieli di Wildside quando afferma che il più grande risultato di questo show consiste nell’aver dato vita a un grande racconto popolare con un regista-autore come Saverio Costanzo. Se la prima annata aveva evidenziato immense qualità nella costruzione degli ambienti e nella raffigurazione dei personaggi, la seconda stagione rilancia le ambizioni della serie. Con un racconto lento e attento ai dettagli rivelatori, spiega e dispiega abilmente le evoluzioni delle sue protagoniste. I silenzi e gli sguardi sono molto più efficaci dei pur notevoli dialoghi.
Sempre centrale nella narrazione, soprattutto in tempi dominati dal boom economico, è il rione con tutte le sue meschinità morali, con tutte le sue luminose contraddizioni. I Solara sono sempre i signori incontrastati: aprono negozi, dettano le condizioni, tessono trame e alleanze. Le altre famiglie ne subiscono volenti o nolenti lo strapotere. C’è però chi vuole riscattarsi. Stefano Carracci e Rino Cerullo sono soltanto alcuni di coloro che desiderano essere protagonisti di questa nuova stagione in cui il denaro non sembra mancare mai.
Tra le novità di questa annata c’è la scelta dello showrunner Saverio Costanzo di non dirigere tutti gli episodi della stagione. Dietro la macchina da presa in due occasioni – un dittico di puntate incentrate su una vacanza delle due ragazze a Ischia – si palesa Alice Rohrwacher (Le meraviglie, Lazzaro felice). Con lei si assiste a un significativo cambio di linguaggio cinematografico: dal registro di stampo neorealista si passa a quello ispirato ai cineasti francesi della Nouvelle Vague. È il passaggio dagli anni Cinquanta agli anni Sessanta, è il passaggio dagli anni dell’ingenuità agli anni della consapevolezza. "Saverio ha voluto vedere i miei episodi come un micro racconto a sé”, ha dichiarato la regista. “Si assiste, difatti, alla prima rottura importante tra Lila e Lenù”.
Con due puntate sulle 32 della serie completa (una stagione per ogni volume del romanzo di Elena Ferrante), è ovviamente impossibile valutare l'operazione L'amica geniale, ma dai primi elementi l'impressione è tutt'altro che negativa. I due episodi visti coprono l'inizio dell'amicizia tra Lenù, figlia di un usciere, e Lila, figlia dello "scarparo" e di ceto quindi ancora più umile.
Togliamo subito di mezzo lo stereotipo per cui i film o le serie tratti dai romanzi debbano essere apprezzati solo in misura di quanto hanno saputo illustrare i contenuti del libro, come se questi fossero semplicemente dei messaggi dentro una bottiglia. Un riadattamento è un oltrepassare, una reinvenzione della storia di partenza, una vita seconda e altra che non necessariamente, per essere vera, deve [...] Vai alla recensione »
Elena e Lila sono diventate donne, Lila lavora come operaia in condizioni durissime; Elena è andata via dal rione e ha pubblicato un romanzo di successo che le ha aperto le porte di un mondo benestante e colto. Ora navigano nel grande mare aperto degli anni Settanta, in un'Italia divisa dalle lotte di classe, tra scioperi e tensioni, Elena alle prese con un matrimonio in cui si sente costretta, Lila [...] Vai alla recensione »