writer58
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mercoledì 6 marzo 2019
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tempi supplementari
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“Ho comprato tutto. Solo il tempo non si può comprare”
Earl Stone
Prendi un uomo arrivato alla soglia dei 90 anni, veterano della guerra in Corea negli anni '50, una persona dai vincoli famigliari labili e superficiali, che si ritrova in una situazione economica difficile a causa della crisi recente, un individuo innamorato del suo lavoro (la floricultura) ma carico di debiti, un soggetto ancora vitale che mescola in parti uguali generosità, spirito di indipendenza, pregiudizi razziali e omofobi, anticonformismo, trasgressione delle regole e che ama guidare il suo vecchio pick up lungo le strade che congiungono il Texas con il Michigan attraverso le distese sterminate del midwest statunitense e si otterrà un ritratto abbastanza fedele di Earl Stone, il protagonista dell'ultimo film di Eastwood, “The mule- il corriere”.
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“Ho comprato tutto. Solo il tempo non si può comprare”
Earl Stone
Prendi un uomo arrivato alla soglia dei 90 anni, veterano della guerra in Corea negli anni '50, una persona dai vincoli famigliari labili e superficiali, che si ritrova in una situazione economica difficile a causa della crisi recente, un individuo innamorato del suo lavoro (la floricultura) ma carico di debiti, un soggetto ancora vitale che mescola in parti uguali generosità, spirito di indipendenza, pregiudizi razziali e omofobi, anticonformismo, trasgressione delle regole e che ama guidare il suo vecchio pick up lungo le strade che congiungono il Texas con il Michigan attraverso le distese sterminate del midwest statunitense e si otterrà un ritratto abbastanza fedele di Earl Stone, il protagonista dell'ultimo film di Eastwood, “The mule- il corriere”.
Earl, quando già dovrebbe godere da venti anni della pensione, deve far fronte a una bancarotta imminente: accetta pertanto di lavorare per un cartello di narcotrafficanti messicani, trasportando quintali di cocaina dal sud al nord degli States. La sua età lo mette al riparo da possibili sospetti. L'attività di corriere frutterà a Stone una buona quantità di denaro che lui utilizzerà essenzialmente a scopi benefici: il matrimonio della nipote, le sovvenzioni al centro per veterani che rischia di chiudere. Allo stesso tempo, però, sancirà una debacle morale, un'abdicazione dai principi che regolavano la sua vita e, insieme,un contatto con un'organizzazione estremamente pericolosa e feroce, per nulla incline a perdonare eventuali trasgressioni.
Tratto da una storia vera (quella di Leo Sharp), l'ultima opera di Eastwood rappresenta quasi un lascito, il coronamento di un percorso iniziato più di 50 anni fa con i ruoli di pistolero e detective solitario che, nel corso del tempo, è diventato più sfumato, senza perdere tuttavia il suo tratto di fondo, quello dell'individuo che fa della sua unicità un baluardo e una caratteristica distintiva. In “Gran Torino” il protagonista si sacrifica e viene ucciso per sconfiggere la banda criminale, in “The mule”, Earl Stone usa la sua contiguità con il cartello per riparare ad alcune omissioni ed errori commessi e, arrestato, si dichiara colpevole, rinunciando a proteggersi dietro il pretesto della demenza senile.
Il cinema di Eastwood rimane segnato dal principio “dell'uno contro tutti”, dall'eroe – o antieroe- che si distingue dal conformismo imperante e dal politicamente corretto: un universo in cui conta più ciò che si fa e ciò che si è di ciò che si dice, in cui i protagonisti usano locuzioni scorrette come “negri” o “mangiafagioli”, ma sono disponibili ad aiutare, diffidano di internet ma sono aperti a relazioni vere, commettono errori gravi che riconoscono e a cui cercano di porre rimedio.
“The mule” è un bellissimo film, anche nei suoi momenti meno ispirati: l'apologia della famiglia fatta dal protagonista dopo una vita di lontananza e di disinteresse appare un po' di maniera, il suo coraggio davanti alle pistole dei narcos scarsamente verosimile. Ma sono dettagli che non inficiano la narrazione: una vicenda che scorre lungo la dorsale dell'America, una storia che si svolge al tramonto della vita, quando ci si accorge che il tempo sta per finire e non può essere comprato, una dichiarazione ambivalente di amore verso l'esistenza che si snoda tra autostrade, stazioni di sosta, paesaggi immensi, amori tardivi e riconciliazioni.
Clint Eastwood, un maestro.
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[+] magistrale davvero, a quell''eta''.
(di no_data)
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carloalberto
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venerdì 8 febbraio 2019
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l'ultima cavalcata di clint
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L’ultima cavalcata di Clint su un vecchio pick up si ispira alla storia vera di un floricoltore che per problemi economici diventa corriere della droga in tarda età. Ma questo è solo lo spunto per un racconto nostalgico e autobiografico, tutto incentrato sull’Io di Clint messo a confronto con il mondo degli Altri. Gli altri sono quelli che utilizzano Internet, quelli perennemente attaccati agli smartphone, le persone di colore, che lui chiama “negri”, le motocicliste omosessuali, che lui chiama lesbiche, non perché sia razzista o omofobo, ma perché crede che le cose debbano essere chiamate col loro nome e così non si offende se lo chiamano “vecchio”.
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L’ultima cavalcata di Clint su un vecchio pick up si ispira alla storia vera di un floricoltore che per problemi economici diventa corriere della droga in tarda età. Ma questo è solo lo spunto per un racconto nostalgico e autobiografico, tutto incentrato sull’Io di Clint messo a confronto con il mondo degli Altri. Gli altri sono quelli che utilizzano Internet, quelli perennemente attaccati agli smartphone, le persone di colore, che lui chiama “negri”, le motocicliste omosessuali, che lui chiama lesbiche, non perché sia razzista o omofobo, ma perché crede che le cose debbano essere chiamate col loro nome e così non si offende se lo chiamano “vecchio”. Tutti gli altri appartengono a un mondo che lui non comprende e che tollera, a cui preferisce i fiori, forse per la loro bellezza immutabile che si rinnova uguale nel tempo a dispetto della caducità e dell’alternarsi delle generazioni nel loro sbocciare ed appassire. Nel film campeggiano i valori tradizionali, con in testa il messaggio sull’importanza della famiglia, che deve venire al primo posto e prima dell’amore per il lavoro e, a seguire, l’attaccamento alla grande famiglia dei reduci ovvero l’amore per il proprio Paese servito in armi, il valore dell’onestà intellettuale e una morale da vecchio West, per cui è giusto fare il bene senza preoccuparsi dell’eticità della propria condotta. I valori di Clint sono oramai accettabili solo per la vecchia America, che, peraltro, a giudicare dai fatti non si è affatto estinta. La storia è povera di ulteriori elementi introspettivi, gli altri personaggi, il boss del narcotraffico, un irriconoscibile Andy Garcia, l’ex moglie, la nipote, e la figlia, non a caso interpretata da Alison Eastwood, sono stereotipati, a parte l’alter ego di Clint, il giovane poliziotto che gli ricorda Lui da giovane, l’ispettore Callaghan. Per noi europei rimane lo stupore di vedere ancora all’opera un uomo che alla soglia dei novant’anni non molla, che continua a raccontare la propria storia mentre noi non possiamo che restarne affascinati e al contempo distanti, come sarebbe se ascoltassimo i racconti dei vecchi nonni, cosa che nessuno fa più, con in mano le fotografie di quando erano giovani. Così ascoltiamo ancora una volta il vecchio Clint che ci racconta il mondo di oggi come appare nella sua visione di una volta e guardandolo non facciamo caso a quello che dice e pensiamo a quando era il gringo di Sergio Leone che cavalcava impassibile nelle praterie del vecchio West o quando a San Francisco impugnava la 357 magnum dell’immortale ispettore Callaghan.
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[+] argh, era la 44 magnum
(di jackbeauregard)
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[+] stile inconfondibile
(di loland10)
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(di antonio montefalcone)
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samanta
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domenica 17 febbraio 2019
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"non si può compre il tempo ..."
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Ero indeciso che punteggio dare se 3 o 4 stelle, ma ho scelto 4 perché la storia, che è tratta da un fatto di cronaca vero riguardante un certo Leo Sharp che a 90 anni si era messo a fare il corriere della droga, è non solo interessante, ma esce dagli schemi ordinari, confermando il fatto che spesso la realtà supera la fantasia.
La trama [elementi di Spoiler]: Clint Eastwood, che è anche regista e produttore interpreta, dopo alcuni anni di assenza come attore (salvo alcuni documentari dal 2012 con Di nuovo in gioco), un novantenne floricultore Earl Stone che viene visto nel preambolo nel 2005 come un onesto imprenditore del Illinois che si dedica al suo lavoro con dedizione tale da trascurare la famiglia, di conseguenza non solo la moglie ha divorziato, ma essendosi dimenticato del matrimonio della figlia Iris (Alison Eastwood figlia di Clint) questa rompe i rapporti con lui.
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Ero indeciso che punteggio dare se 3 o 4 stelle, ma ho scelto 4 perché la storia, che è tratta da un fatto di cronaca vero riguardante un certo Leo Sharp che a 90 anni si era messo a fare il corriere della droga, è non solo interessante, ma esce dagli schemi ordinari, confermando il fatto che spesso la realtà supera la fantasia.
La trama [elementi di Spoiler]: Clint Eastwood, che è anche regista e produttore interpreta, dopo alcuni anni di assenza come attore (salvo alcuni documentari dal 2012 con Di nuovo in gioco), un novantenne floricultore Earl Stone che viene visto nel preambolo nel 2005 come un onesto imprenditore del Illinois che si dedica al suo lavoro con dedizione tale da trascurare la famiglia, di conseguenza non solo la moglie ha divorziato, ma essendosi dimenticato del matrimonio della figlia Iris (Alison Eastwood figlia di Clint) questa rompe i rapporti con lui. La vicenda si trasporta nel 2017 dove Earlmesso in crisi dall'attività di Internet si vede pignorato la casa e rovinato economicamente. Da una conoscenza occasionale viene messo in contatto con un cartello messicano della droga che lo usa come corriere trasportando la cocaina dal Messico a Chicago (da una frontiera all'altra degli USA) sfruttando la sua abilità nella guida e il fatto che non ha mai avuto multe per la guida. Clint che dopo 2 viaggi si accorge di cosa trasporta a Chicago, in qualche modo incrocia la sua attività con l'agente della polizia antidroga, la DEA, Colin Bates (Bradley Cooper) che cerca di catturare il fantomatico corriere che porta a Chicago quintali di cocaina, comunque la sua attività gli frutta grossi guadagni che gli permettono di ricomprare la fattoria e di aiutare economicamente la nipote Ginny (Taissa Formiga).
Il film ha come soggetto un tipo interessante: Earl è il classico americano un pò conservatore e Clint crea un personaggio politicamente scorretto che chiama "negri" una famiglia afroamericana che soccorre quando la vede con l'automobile in panne in pieno deserto, che prende in giro un gruppo di lesbiche e chiama i messicani "mangia fagioli", che non disdegna le ragazze che il capo del cartello Laton (Andy Garcia) gli mette a disposizione per festeggiare l'arivo a Chicago di un grosso carico di cocaina; ma Earl si riscatta assistendo negli ultimi giorni di vita l'ex moglie che muore per un cancro riconciliandosi con lui, per questo trascura il trasporto di un carico e questo gli sarà fatale.. L'altro personaggio di rilievo è l'agente Bates grintoso, ma che non è un duro e ma mostra umanità nel lavoro e che impara da Earl che non si deve trascurare la famiglia che viene "prima del lavoro", la prestazione di Bradley Cooper come al solito è di altissimo livello come quella di Clint. La fotografia è bella e inquadra i paesaggi degli States, spesso con primi piani e con lo sfondo i paesaggi leggermente appannati, la musica, bella, è quella popolare americana, country, pop e così via. Una critica alla sceneggiatura di Nick Schenk (Gran Torino, The judge) che talvolta presenta delle smagliature specie nel finale.
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felicity
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giovedì 11 luglio 2019
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tutta la forza, l'etica e gli ideali di clint
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Un racconto potente e, ugualmente, fragile su un novantenne che si improvvisa corriere della droga.
Caratterizzato da dialoghi pungenti e una buona dose d’azione, "Il Corriere – The Mule" è un film che si guarda tutto d’un fiato, dove un protagonista, più che anziano, riesce ad appassionare e commuovere, dove tutti i solchi dell’età presenti sul volto di Clint Eastwood che appare per quello che è, con i suoi rossori e la sua magrezza, hanno un senso. Anche il resto del cast fa un ottimo lavoro, seppur a parte Bradley Cooper e Dianne Wiest, gli altri attori siano delle figure puramente di contorno.
Il regista e protagonista dimostra ancora una volta che presentare agli spettatori una persona e non un personaggio sia una chiave di lettura vincente e che il cinema può emozionare anche senza artifici e patinature.
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Un racconto potente e, ugualmente, fragile su un novantenne che si improvvisa corriere della droga.
Caratterizzato da dialoghi pungenti e una buona dose d’azione, "Il Corriere – The Mule" è un film che si guarda tutto d’un fiato, dove un protagonista, più che anziano, riesce ad appassionare e commuovere, dove tutti i solchi dell’età presenti sul volto di Clint Eastwood che appare per quello che è, con i suoi rossori e la sua magrezza, hanno un senso. Anche il resto del cast fa un ottimo lavoro, seppur a parte Bradley Cooper e Dianne Wiest, gli altri attori siano delle figure puramente di contorno.
Il regista e protagonista dimostra ancora una volta che presentare agli spettatori una persona e non un personaggio sia una chiave di lettura vincente e che il cinema può emozionare anche senza artifici e patinature.
La vera meraviglia in Il corriere – The Mule non proviene dalla riuscita o meno del film né dal suo presunto status di opera-testamento, bensì dall’esistenza, fuori e dentro la scena, di una creatura testimoniale, incarnazione di un frammento di storia del suo paese, del cinema e in ultima istanza dalla sua disponibilità a mostrarci gli effetti del trascorrere degli anni sul suo volto e sul suo corpo.
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domenica 3 marzo 2019
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un grande clint
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The Mule di Clint Eastwood è un film di rara originalità, dove nessun fotogramma è vano o sprecato. Questo perché il Tempo è il grande protagonista della storia,a partire dai fiori che coltiva Earl Stone -il protagonista umano,interpretato dallo stesso Eastwood- che sono di una specie rara dalla vita brevissima. Metafora della caducità della vita, i fiori di Earl hanno quindi “un tempo”, come ogni vivente e la loro esistenza fugace sintetizza il dramma umano del transire dal Nulla al Nulla. Earl è un vecchio, che ha commesso errori e peccati e altri ne assommerà nel dipanarsi della storia,ma è vivo e vegeto e ama guidare il suo pick-up per le autostrade americane semideserte. L’età lo rallenta nei movimenti,non nei pensieri e non spegne il suo desiderio di vivere “on the road”, perché fino a quando l’energia vitale sorregge non si può non “viaggiare”, sempre seguendo le regole e con la dovuta attenzione: Earl ha attraversato più volte 41 dei 50 stati americani,nella sua lunga vita, ma non ha mai commesso infrazioni.
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The Mule di Clint Eastwood è un film di rara originalità, dove nessun fotogramma è vano o sprecato. Questo perché il Tempo è il grande protagonista della storia,a partire dai fiori che coltiva Earl Stone -il protagonista umano,interpretato dallo stesso Eastwood- che sono di una specie rara dalla vita brevissima. Metafora della caducità della vita, i fiori di Earl hanno quindi “un tempo”, come ogni vivente e la loro esistenza fugace sintetizza il dramma umano del transire dal Nulla al Nulla. Earl è un vecchio, che ha commesso errori e peccati e altri ne assommerà nel dipanarsi della storia,ma è vivo e vegeto e ama guidare il suo pick-up per le autostrade americane semideserte. L’età lo rallenta nei movimenti,non nei pensieri e non spegne il suo desiderio di vivere “on the road”, perché fino a quando l’energia vitale sorregge non si può non “viaggiare”, sempre seguendo le regole e con la dovuta attenzione: Earl ha attraversato più volte 41 dei 50 stati americani,nella sua lunga vita, ma non ha mai commesso infrazioni. Cessata per fallimento la sua attività di floricultore, in rotta con moglie e figlia per le sue assenze dal focolare domestico, conserva un rapporto solo con la giovane nipote: in pratica è solo nel suo destino itinerante, che sarà occasione di diventare “the mule”, il corriere più anziano ed insospettabile del cartello della droga. Questo “Vecchio” dimostra, nel rapporto con i più giovani criminali, che se l’età pregiudica la forza fisica,può acuire la capacità di comprendere gli eventi e gli esseri umani: in ogni frangente,anche il più drammatico non manca mai un certo suo controllo sulle situazioni e la sua pacata saggezza riesce talvolta perfino a scalfire la dura scorza dei giovani narcotrafficanti. Così la consapevolezza della fugacità del tempo e degli errori che costellano la vita,portano Earl a parlare al cuore dei suoi interlocutori. Mettendo a nudo se stesso,i suoi rimpianti e le sue colpe,trasferisce al prossimo un messaggio che è anche un monito: attenti! Il Tempo è inesorabile e quanto ne abbiamo per i nostri cari è un patrimonio che si consuma come i suoi fiori effimeri. La malattia della moglie è un momento cruciale: rischierà la vita infrangendo le ferree regole della criminalità organizzata. C’è un mondo umano che costituisce l’intelaiatura stessa dell’esistere,un reticolo di presenze che sostanziano l’identità stessa dell’individuo: a certi appuntamenti non si può mancare a costo della propria vita. Così Earl, che trasporta droga soprattutto per finanziare gli studi della nipote e il circolo degli amici,reduci della guerra di Corea, è sempre più consapevole di non essere una monade,ma che il suo esistere è sostanziato da quella catena di rapporti, che comprendono i legami di sangue -a lungo trascurati- e, in senso lato, l’umanità intera. Earl riesce così a riconciliarsi con la famiglia,ma ad essere compreso anche dall’agente speciale che lo insegue per tutta la vicenda e perfino dagli stessi narcotrafficanti. Ma,volendo chiudere i conti con le sue colpe, Earl affronterà le conseguenze delle sue azioni. “Siamo tutti peccatori” scrisse Paolo di Tarso ed il Nostro non vorrà sfuggire la sua pena terrena, in attesa di quella fine della vita che l’età sembra balenare. Ma il nostro eroe non si smentirà: uno splendido giardino di fiori rari ed effimeri, sorgerà dove meno lo si attende: per uno spirito libero e vitale non sono impedimento sufficiente l’età o i confini; un piccolo “eden” sorprenderà lo spettatore a sottolineare la continuità della vita nel Tempo: nel colore e nel profumo di fiori splendidi e caduchi ma continuamente risorgenti, Earl celebrerà l’esistere nel suo rigenerarsi,sia pure in individui sempre nuovi. Il Grande Clint,come il suo Earl Stone,non finisce di stupirci,in barba al Tempo,all’età e ai pregiudizi umani. Una visione che consiglio a tutti, adatta a qualunque età. L’ Academy, nella notte degli Oscar, ha perso la grande occasione di celebrare un autore fra i più straordinari della storia del cinema.
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ollipop
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domenica 10 febbraio 2019
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clint storia e keggenda del cinema americano
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La grandezza e il genio non hanno eta'.
Alla guida del suo pick-up, uno straordinario Clint percorre le ultime corse di una vita fuori da schemi convenzionali.
Trasporta droga e paradossalmente riconquista una propria insperata dignità e soprattutto l'affetto perduto della famiglia. Non cerca scusanti al suo essere complice di un cartello spietato e si proclama colpevole senza attenuanti pronto ad espiare la giusta pena: in tutti i suoi fillm e' sempre l' uomo la centralità di tutto.
I suoi comportamenti nel bene e nel male e la consapevolezza di essere sempre tenutario del proprio destino lo portano a rifiutare comode scorciatoie che l' età avrebbe potuto offrirgli; essere uomo significa anche questo, corriere della droga ma pronto a pagarne le conseguenze.
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La grandezza e il genio non hanno eta'.
Alla guida del suo pick-up, uno straordinario Clint percorre le ultime corse di una vita fuori da schemi convenzionali.
Trasporta droga e paradossalmente riconquista una propria insperata dignità e soprattutto l'affetto perduto della famiglia. Non cerca scusanti al suo essere complice di un cartello spietato e si proclama colpevole senza attenuanti pronto ad espiare la giusta pena: in tutti i suoi fillm e' sempre l' uomo la centralità di tutto.
I suoi comportamenti nel bene e nel male e la consapevolezza di essere sempre tenutario del proprio destino lo portano a rifiutare comode scorciatoie che l' età avrebbe potuto offrirgli; essere uomo significa anche questo, corriere della droga ma pronto a pagarne le conseguenze.
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intothewild4ever
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martedì 12 febbraio 2019
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film testamento?
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Un quasi novantenne floricoltore, ha passato tutta la sua vita a perfezionare un particolare fiore ed a vincere con esso svariati concorsi per tutto il paese; tutto ciò lo ha fatto a scapito della famiglia e del suo amor proprio, ritrovandosi così in tarda età con la casa pignorata, ed uno sfratto subito a causa dell’esponenziale crescita delle vendite online, che hanno mandato in fallimento la sua attività rimasta ancorata ai vecchi metodi di commercio.
Ridotto sul lastrico, ormai abbandonato da tempo dalla sua ex moglie e da una figlia fin troppo trascurata che nemmeno gli parla più, il suo unico contatto con la famiglia rimane sua nipote, prossima al matrimonio.
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Un quasi novantenne floricoltore, ha passato tutta la sua vita a perfezionare un particolare fiore ed a vincere con esso svariati concorsi per tutto il paese; tutto ciò lo ha fatto a scapito della famiglia e del suo amor proprio, ritrovandosi così in tarda età con la casa pignorata, ed uno sfratto subito a causa dell’esponenziale crescita delle vendite online, che hanno mandato in fallimento la sua attività rimasta ancorata ai vecchi metodi di commercio.
Ridotto sul lastrico, ormai abbandonato da tempo dalla sua ex moglie e da una figlia fin troppo trascurata che nemmeno gli parla più, il suo unico contatto con la famiglia rimane sua nipote, prossima al matrimonio.
Costretto dalle ristrettezze economiche e grazie ad un incontro fortuito, il vecchio viene assoldato da un cartello della droga, che lo inizia ad utilizzare come corriere; puntando sulla sua età avanzata, corredata da una buona dose di scaltrezza, l’anziano riesce ad eludere i controlli della Polizia ed a portare a termine indenne viaggi sempre più proficui che lo inizieranno ad una scalata che lo porteranno ad essere il miglior corriere del cartello.
Iniziato così ad una seconda giovinezza dall’effluvio di soldi, l’anziano proverà a suo modo a cercare di rimediare agli errori commessi nel passato nei confronti della sua famiglia. Un agente della DIA e l’inesorabilità del tempo, però, decidono di mettersi sulle sue tracce.
In questa sua ultima prova da regista, Clint prova a fare un film che è una sorta di testamento artistico.
Tutto il film è un continuo rimarcare del Clint pensiero; pensieri espressi in tanti dei film che il Texano ha sfornato negli anni in veste di autore-resista e che tanto debbono stargli a cuore.
Per iniziare c’è un protagonista tipicamente Eastwoodiano, un aitante novantenne (interpretato magistralmente dal vecchio Clint) che, reduce di guerra e da disastri familiari e di lavoro, senza peli sulla lingua e sprezzante del pericolo, se ne va in giro per il mondo a snidare le ipocrisie altrui ed a metterle a nudo, attraverso le sue battute e le sue frecciate caustiche e sferzanti.
Non esita a chiamare lesbiche un gruppo di donne motocicliste (anche se loro stesse si definiscono tali e chiamano lui vecchio), a chiamare negri due persone mentre si appresta ad aiutarle a cambiare una ruota bucata, a criticare ogni piè sospinto i giovani sempre attaccati ai loro smartphone, a spacconeggiare con un’esponente del cartello troppo solerte e pieno di sé, ed infine, ma non ultimo, ad amoreggiare con due donne per volta.
Nell’ultima opera di Clint (ultima in ordine di tempo, sia chiaro, lunga vita a Clint!), ci sono tanti messaggi di fondo su più livelli. Sembra che Clint, dall’alto dei suoi 88 anni, voglia dirci che non dovremmo sprecare le nostre vite inseguendo solo il nostro piacere, che la famiglia è più importante del lavoro, che badiamo troppo ai termini da utilizzare con il prossimo e troppo poco a cercare di aiutarlo il prossimo, ed infine che non ci sono azioni sbagliate giustificabili, me che nonostante ciò tutti noi sbagliamo. Con questo film Clint ci dice che dobbiamo avere il coraggio di ammettere sempre i nostri errori, ed ancor di più dobbiamo avere il coraggio di accettare le conseguenze dei nostri errori, perché è solo così che si possono espiare le proprie colpe, ed è solo così che si può tornare a coltivare le proprie passioni, vivendo in pace con se stessi e con chi ci sta intorno.
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michelecamero
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domenica 17 febbraio 2019
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niente sorprese con clint, solo conferme.
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E’ il film che ti aspetti da Clint Eastwood che a 88 anni, segaligno, rugoso con movimenti lenti, ci racconta l’ennesima storia americana ispirandosi ad una vicenda vera di un novantenne insospettabile il quale, perduta per debiti con le banche la sua azienda florovivaistica, diventa corriere del cartello messicano della droga. Inizialmente lo fa per trovare il danaro necessario a riprendersi la sua azienda, poi per aiutare vecchi amici in difficoltà ed infine per riscattare la sua assenza dalla e nella famiglia che infatti nel tempo lo ha estromesso, per fornire il danaro necessario a far studiare la nipote legatissima, nonostante tutto, a questo nonno atipico e completamente fuori dagli schemi.
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E’ il film che ti aspetti da Clint Eastwood che a 88 anni, segaligno, rugoso con movimenti lenti, ci racconta l’ennesima storia americana ispirandosi ad una vicenda vera di un novantenne insospettabile il quale, perduta per debiti con le banche la sua azienda florovivaistica, diventa corriere del cartello messicano della droga. Inizialmente lo fa per trovare il danaro necessario a riprendersi la sua azienda, poi per aiutare vecchi amici in difficoltà ed infine per riscattare la sua assenza dalla e nella famiglia che infatti nel tempo lo ha estromesso, per fornire il danaro necessario a far studiare la nipote legatissima, nonostante tutto, a questo nonno atipico e completamente fuori dagli schemi. Eastwood americano si sente tutto e, pur non lesinando né celando critiche rivolte all’ipocrisia del politicamente corretto (negro e non nero o di colore o afroamericano, mangiafagioli per indicare i messicani) o al modernismo (qui ce l’ha spesso con internet), mai tralascia di ostentare comunque tutto il suo grande amore per quel suo Paese, ma anche per la gente comune, in special modo per coloro che si trovino in difficoltà e/o sono indifesi. Il cinema di Eastwood è questo: raccontare, facendolo per bene, storie nella loro crudezza e verità, con la sua testimonianza di repubblicano e conservatore convinto e dichiarato, senza corredarle di fronzoli o retorica spicciola, ma continuando a fornire una sua visione della durezza degli USA che comunque non smette mai di rispettare prima ancora che di amare. E lo fa introducendovi quel suo senso della giustizia e quella sua personale etica comportamentale fondata su pochi ma semplici valori, quelli che, nonostante trasporti all’interno del suo picup droga per centinaia di migliaia di dollari, lo inducono a fermarsi senza indugio alcuno sulla strada per aiutare una famiglia di colore la cui auto è finita in panne o quelli che, durante il processo lo fanno zittire in aula il suo avvocato – donna, per dichiararsi colpevole davanti al giudice evitando che il suo glorioso passato di soldato nella seconda guerra mondiale possa essere strumentalizzato per uno sconto di pena, macchiando però il servizio fornito alla sua Patria. Nonostante probabilmente sarà il film col quale si congederà dal suo pubblico, anche in questa pellicola, il flemmatico ed integerrimo cowboy, non è ancora sceso da quel cavallo su cui lo fece montare Sergio Leone cinquantacinque anni or sono.
MiCam
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cinefila part time
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giovedì 25 luglio 2019
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un vecchio indomito
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Il vercchio Earl Stone ha passato una lunga vita nelle serre coltivando gigli e portandoli personalmente con il suo amato pick up ai clienti in lungo e in largo per tutti gli States (46 Stati su 50 si vanta di aver raggiunto). E' una persona cordiale e affabile che va d'accordo con tutti ed è da tutti adorato. Un discorso a parte per la sua famiglia: è separato dalla moglie e la figlia (la sua vera figlia Allison!) non gli parla da 12 anni, da quando lui si è dimenticato del suo... ehm matrimonio perchè era ad un congresso di floricoltori. In poche parole ha sempre anteposto il suo lavoro alla famiglia e anche oggi che ha novant'anni fa lo stesso quando, in bancarotta, accetta di fare il corriere per un cartello di narcos messicani trasportando cocaina nel suo camioncino.
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Il vercchio Earl Stone ha passato una lunga vita nelle serre coltivando gigli e portandoli personalmente con il suo amato pick up ai clienti in lungo e in largo per tutti gli States (46 Stati su 50 si vanta di aver raggiunto). E' una persona cordiale e affabile che va d'accordo con tutti ed è da tutti adorato. Un discorso a parte per la sua famiglia: è separato dalla moglie e la figlia (la sua vera figlia Allison!) non gli parla da 12 anni, da quando lui si è dimenticato del suo... ehm matrimonio perchè era ad un congresso di floricoltori. In poche parole ha sempre anteposto il suo lavoro alla famiglia e anche oggi che ha novant'anni fa lo stesso quando, in bancarotta, accetta di fare il corriere per un cartello di narcos messicani trasportando cocaina nel suo camioncino. Lo fa con grande disinvoltura, leggerezza e distacco ed è pure bravo tanto da fare carriera e a guadagnare sempre di più. E' invitato addirittura dal boss in Messico presso la sua grande villa dove il capo gli offre ospitalità, cena, danze e pupe!
Ma comincia anche a riflettere sulla sua vita, la sua famiglia, i suoi comportamenti passati e presenti e impara a prendersi le sue responsabilità. Meglio tardi che mai...
Il film è divertente, con scene comiche e ironiche e Clint è magnifico a continuare a recitare in maniera così splendida e a dirigere alla sua età. Allison, sua figlia nel film e nella vita racconta che aveva deciso di non recitare più e che i suoi ultimi due film come regista l'hanno quasi uccisa per la fatica e lo stress; ma non ha saputo rifiutare la parte che le ha proposto il padre del quale dice "non è umano, è come un robot con un chip nel cervello" riferendosi alla sua indefessa attività lavorativa.
Non è il capolavoro di Eastwood questo The Mule (come si fa ad eguagliare Gran Torino!) e certe situazioni soprattutto familari sono un po' scontate e poco convincenti; ma rivedere il vecchio Clint con il suo ghigno (anche se privo del mozzicone di sigaro) è sempre uno spettacolo da non perdere. (Anche Bradley Cooper , che interpreta l'agente della DIA che gli dà la caccia, ha un suo bel perchè.)
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johseph
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venerdì 20 marzo 2020
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la coscienza di eastwood
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Eastwood scrive un soggetto che reincarna la maggior parte degli uomini. Magari disertare il matrimonio e il battisimo di tua figlia proprio no, ma godersi a pieno la vita anche dopo aver messo su famiglia non sarebbe poi cosi malvagio. I soldi facili fanno gola a tutti, ma ci vuole una bella dose di coraggio per entrare in alcuni contesti. Il finale lo voglio immaginare in questo modo. Anche se tata è riuscito a riunirsi con la famiglia, probabilmente ha pensato di finire la sua vita in carcere da solo, come ha sempre vissuto. Tra fiori viaggi, e pensieri. Buon film.
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