Anno | 2020 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | USA |
Durata | 126 minuti |
Regia di | Jonathan Nossiter |
Attori | Nick Nolte, Charlotte Rampling, Alba Rohrwacher, Stellan Skarsgård, Silvia Calderoni Kalipha Touray. |
Uscita | giovedì 15 giugno 2023 |
Distribuzione | Cineteca di Bologna |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: V.M. 14 |
MYmonetro | 2,54 su 12 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 29 giugno 2023
Un film di finzione su un tempo che speriamo di non vivere: la fine del mondo per motivi climatici. In Italia al Box Office Last Words ha incassato nelle prime 7 settimane di programmazione 5,1 mila euro e 3,1 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO NÌ
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2086. Un ragazzo africano si rivolge all'occhio della cinepresa consegnandole le ultime parole dell'umanità. È infatti l'unico essere umano rimasto sulla terra, dopo che tsunami, sismi e inondazioni l'hanno ridotta ad un cumulo di macerie per lo più sommerse da un mare rosso, e non è rimasto più nessuno cui poter raccontare storie. Ma l'esigenza di raccontare storie dura fino a che gli esseri umani continuano a vivere, e il veicolo attraverso il quale quelle storie vengono raccontate fino all'ultimo è il cinema. Last Words racconta la parabola di un'umanità alle soglie dell'estinzione attraverso il peregrinare del ragazzo africano dall'Italia alla Grecia insieme ad un anziano ex regista statunitense, a seguito di una Chiamata verso una possibile sopravvivenza che li spingerà al ritrovamento del saper (soprav)vivere insieme.
Last Words è una favola post apocalittica ma anche un'ode al potere del cinema di renderci immortali.
Il regista Jonathan Nossiter, lo stesso che vent'anni fa partecipò in concorso al Festival di Cannes con il documentario Mondovino (anche Last Words era stato selezionato per il concorso di Cannes nell'anno della pandemia), si occupa da sempre del tema della sostenibilità ambientale, tanto nella vita quanto nel suo cinema, e si sente che questo argomento gli sta genuinamente a cuore. Ma il suo film è talmente carico di personaggi e significati da renderlo ridondante, tant'è vero che anche la durata appare eccessiva.
Più riuscito è il suo omaggio alla Settima arte, raccontata come un presidio umano e civile nel momento in cui il cinema come visione collettiva sembra essere a rischio di sopravvivenza. Una sopravvivenza che, secondo Nossiter, deve comportare il ritorno alle origini, privilegiando l'analogico al digitale, la tecnica meccanica improntata al lavoro manuale a quella informatica, facedo sì che il cinema non diventi solo "polvere digitale". Fra i tanti registi del passato citati in Last Words ci sono Dziga Vertov e Fritz Lang, Preston Sturges e Terry Gilliam, i fratelli Lumière e Mario Monicelli.
Non è un caso dunque che fra i produttori del film ci sia la Cineteca di Bologna, che oltre ad occuparsi della distribuzione in Italia entra metacinematograficamente nel racconto quando il ragazzo africano incontra l'ex regista americano proprio fra i ruderi del "tempio" bolognese: l'opera meritoria di restauro e salvataggio dei capolavori del cinema in pellicola operata dalla Cineteca è dunque perfettamente integrata in questa storia di resistenza umana perpetrata anche attraverso il mezzo cinematografico. Da statunitense da tempo trapiantato in Italia Nossiter ha girato buona parte del suo film fra Bologna, appunto, e il Parco Archeologico di Paestum, in Cilento e in Marocco, creando un panorama desertificato e lunare ma che porta ancora le tracce delle civiltà scomparse.
Nossiter ha assemblato un cast globale che comprende l'esordiente ghanese Kalipha Touray nel ruolo centrale ma anche Charlotte Rampling, Stellan Skarsgaard, Alba Rohrwacher e Silvia Calderoni. Su tutti svetta Nick Nolte nella parte dell'ex regista ironico e irriducibile. Ma l'alchimia fra i personaggi sembra risentire della loro scarsa permanenza su un set comune, o forse dalla sovrabbondanza di linee narrative, per cui sembrano un po' tutti slegati e affastellati invece che appartenenti alla stessa storia. Alcune implausibilità - una gravidanza in terza età, il ricordo di un concerto avvenuto negli anni Settanta da parte di un personaggio ancora vivo nei 2020 - contribuiscono ad allontanare lo spettatore dal coinvolgimento nella narrazione.
Ma l'intuizione di Nossiter, avvenuta prima della pandemia, che il mondo andasse incontro ad una calamità che avrebbe unito nella disavventura persone delle più diverse nazionalità è frutto della sua sensibilità artistica e ambientale, e la messinscena è sontuosa, complice la magnifica fotografia di Clarissa Cappellani. Ciò che nobilita Last Words non è la vicenda post apocalittica ma l'amore per il cinema che si respira in ogni inquadratura, facendo corrispondere la forma al contenuto. E il processo attraverso cui l'ex regista e il ragazzo africano confezionano artigianalmente prima "l'ultimo rotolo di celluloide al mondo", poi una rudimentale cinepresa, è davvero emozionante.
La sceneggiatura sembra improvvisata per fare un omaggio (userei altri termini meno eleganti) alla Cineteca di Bologna. Proiettato in occasione del Cinema Ritrovato 2020 a Bologna (che adoro) è stato..imbarazzante. Non c'è struttura, scene buttate per cercare il sensazionale, senza nulla di credibile. Gli attori e attrici di altissimo livello non possono fare miracoli (e non [...] Vai alla recensione »
È il 2085 e l'umanità sta per sparire, spazzata via dalle conseguenze della crisi climatica. Un giovane africano, uno dei pochi sopravvissuti alle grandi alluvioni, intraprende un lungo viaggio alla ricerca di altri superstiti nel corso del quale scopre un'ultima luce di speranza per il genere umano prima della sua completa sparizione dalla faccia della Terra: il cinema.
Nel 2086 l'umanità sarà estinta. Quasi. Vive ancora un giovane africano, che davanti alla macchina da presa all'inizio ci informa di essere l'unico superstite al mondo. Jonathan Nossiter scrive, dirige e monta "Last words" che vuole assegnare al cinema la memoria e la sopravvivenza, portando Kalipha Touray in un viaggio tra le macerie dall'Italia alla Grecia, assieme a Nick Nolte, ex regista che fa [...] Vai alla recensione »
Presentato nel 2020 a Cannes, "Last words" porta sullo schermo una possibile fine del mondo, tra le tante, quella che mostra la consunzione e la scomparsa del genere umano e con esso ogni altra forma di vita sulla terra. Il regista Jonathan Nossiter (autore di "Mondovino", interessante doc del 2004) delinea un quadro apocalittico e insieme rende un omaggio finale al cinema, come testimonianza della [...] Vai alla recensione »
Post alluvione 2086, l'Europa disseccata e disabitata immaginata da Nossiter, ecologista, agricoltore e regista di quattro titoli, è verosimile, speriamo però sbagliata nella data... Passa prima di tutto dalle scenografie la storia di un ragazzo magrebino che finalmente raggiunge una delle comunità superstiti dove con Nolte, Rampling e un carico di vecchie pellicole da Bologna il cinema tornerà: passato [...] Vai alla recensione »
Nel 2086 l'Europa, devastata da inondazioni, è diventata ormai un deserto. Del cibo in polvere nutre gli ultimi sopravvissuti, che hanno visto estinguersi civiltà, cultura e socialità. Resistono alcune rovine dei templi di Atene e alcune pellicole cinematografiche provenienti da Bologna. In questo mondo desolato la speranza è affidata a un giovane alla ricerca di altri superstiti rimasti e deciso a [...] Vai alla recensione »
«Viviamo e moriamo grazie alle storie che ci raccontiamo. La mia storia è sulla fine dell'umanità. Oggi 20 giugno 2086, sono l'unico sulla Terra. Non c'è più nessuno di cui raccontare le storie. Smetterò di farlo, non ho niente da dire, ho soltanto vissuto». Inizia con questo tono da post apocalisse, Last Words di Jonathan Nossiter. A pronunciare queste parole che compongono una sentenza definitiva, [...] Vai alla recensione »
L'inizio è la fine è l'inizio ...una vecchia canzone degli Smashing Pumpkins, colonna sonora di un trascurabile capitolo della saga anni '90 di Batman (Batman e Robin di Joel Schumacher) , aveva appunto questo titolo, in inglese The end is the beggining is the end, un'espressione talmente evocativa e simbolica da poter essere presa in prestito per inquadrare anche l'incipit di Last Words, l'opera [...] Vai alla recensione »
A.D. 2086. La fine del Mondo è arrivata. Veloce, implacabile, prima di quanto ci si aspettasse o si sperasse. Ora, davvero, non c'è più speranza. In tanto orrore un ragazzo, l'ultimo, vuole raccontare la sua storia. L'ultimo Racconto della Terra. Che senso ha, però, tramandare parole se non esiste più nessuno pronto ad ascoltarle, a custodirle, a farle sopravvivere? Il mondo che conosciamo, infatti, [...] Vai alla recensione »
2086. La Terra è una landa di macerie. L'umanità è estinta. Ma il cinema sopravvive. Un giovane africano apolide, autodidatta, senza legami vagola senza meta per l'Europa. La sorella, prima di morire, gli ha consegnato "un bracciale" fatto intrecciando una vecchia pellicola cinematografica. Tanto basta per attraversare un mondo fatto di rifiuti e calcinacci e valli e deserti senza vita né acqua alla [...] Vai alla recensione »
Il giovane africano Kal (l'esordiente Kalipha Touray) rivolgendosi direttamente alla macchina da presa ci dice di essere l'ultimo uomo sulla Terra nell'anno 2086. Inizia così in Last Words un lungo flashback che, partendo dalle strade - o da quel che ne resta - di Parigi, ci mostra i suoi tentativi del giovane di sopravvivere, portando lo spettatore sempre più nei meandri del potere del Cinema: la [...] Vai alla recensione »
"L'uomo con la macchina da presa" riprende gli ultimi giorni dell'umanità nello scenario della civiltà scomparsa, fascino archeologico sul set del parco di Paestum. Anno 2086, l'ultimo superstite viene dal campo di rifugiati di Palermo, l'esordiente gambiano Kalipha Touray. Jonathan Nossiter pesca negli archivi della Cineteca di Bologna e dà al novello Dziga Vertov una cinepresa fatta di legno.