writer58
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domenica 12 gennaio 2025
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desaparecidos
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ATTENZIONE: La recensione contiene spoiler sulla trama del film.
Ci sono film che stimolano immediatamente il coinvolgimento e l'empatia dello spettatore, che fanno, per dirlo in qualche modo, "clic". E' come accendere un interruttore che illumina la mente e mette in connnessione le tue onde cerebrali con le suggestioni proposte. Mi è successo, circa un anno fa, con il magnifico "Povere creature", mi è capitato questa sera con "Emilia Perez", ultima proposta di Jacques Audiard, di cui avevo visto alcuni anni fa un buion film, di impianto più tradizionale, "un sapore di ruggine e ossa".
"Emilia Perez" è un film trascinante, almeno nella sua prima parte, è come un corso di acque veloci che ti porta rapidamente a valle e, nel farlo, ti propone una girandola di suggestioni che aumentano il piacere della visione: un Messico dilaniato dalla violenza dei cartelli e dalla corruzione quotidiana, un boss spietato che vuole cambiare vita, un avvocato che deve gestire la transizione abbandonando un lavoro mediocre che la confina in una gabbia professionale, una famiglia ignara delle decisioni che rischieranno di travolgerla.
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ATTENZIONE: La recensione contiene spoiler sulla trama del film.
Ci sono film che stimolano immediatamente il coinvolgimento e l'empatia dello spettatore, che fanno, per dirlo in qualche modo, "clic". E' come accendere un interruttore che illumina la mente e mette in connnessione le tue onde cerebrali con le suggestioni proposte. Mi è successo, circa un anno fa, con il magnifico "Povere creature", mi è capitato questa sera con "Emilia Perez", ultima proposta di Jacques Audiard, di cui avevo visto alcuni anni fa un buion film, di impianto più tradizionale, "un sapore di ruggine e ossa".
"Emilia Perez" è un film trascinante, almeno nella sua prima parte, è come un corso di acque veloci che ti porta rapidamente a valle e, nel farlo, ti propone una girandola di suggestioni che aumentano il piacere della visione: un Messico dilaniato dalla violenza dei cartelli e dalla corruzione quotidiana, un boss spietato che vuole cambiare vita, un avvocato che deve gestire la transizione abbandonando un lavoro mediocre che la confina in una gabbia professionale, una famiglia ignara delle decisioni che rischieranno di travolgerla.
Ma è il modo in cui la vicenda è narrata che conferisce al film il suo sapore particolare: un ritmo rapido, incalzante, sincopato da intermezzi musicali che iniziano come dialoghi, come contrappunti e poi diventano melodie, come se fossero parole che all'improvviso trovano la loro armonia e si mettono a volare, veicoli delle sensazioni profonde dei personaggi. Un film che non si risparmia, che corre rischi di cadere nel melodramma, una messa in scena esuberante e generosa, tra Città del Messico, Londra e una Svizzera fantasmale, solo accennata.
Un film, tuttavia, con qualche squilibrio nella sua seconda parte: ultimata la transizione, Manitas del Monte diventa Emilia Perez (una magnifica Sofìa Gascòn che interpreta entrambi i ruoli), ma vuole, in qualche modo, recuperare la famiglia che lo crede morto da tempo e, insieme, emendarsi dai crimini che ha commesso durante la sua vita precedente. Pur mantenendo un ritmo intenso e momenti apprezzabili (come nel numero musicale al ricevimento con le autorità che diventa un'invettiva trascinante contro gli abusi corruttivi e le omissioni del potere), spesso il film sfiora e, a volte, cade nel melodramma e in un buonismo un po' consolatorio che stride con l'impostazione asciutta e rigorosa della narrazione. E ciò non per una questione di verosimiglianza (come giustamente sostiene Gandolfi non è questa la chiave di lettura del film), ma perchè appare fuori registro, come se il regista avesse voluto presentarci un'ipotesi di redenzione al femminile un po' ideologica e scolastica. Non sono le donne a sovvertire i codici del potere e del governo, ma questi a modellare l'immaginario maschile e femminile, come anche le recenti evoluzioni politiche in Italia e altrove attestano.
In ogni caso, "Emilia Perez" è un grande film, pieno di un'energia debordante e con un cast eccellente; Zoe Saldana e Selena Gomez, oltre alla menzionata Sofìa Gascòn, forniscono una splendida performance per un'opera originale, innovatrice e potente.
W.
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maopar
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domenica 26 gennaio 2025
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e se il mondo lo lasciassimo alle donne
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NOME e COGNOME di donna per il titolo di un film… e come una “Evita Peron”…. lascerà un ricordo per quello che ha fatto e che farà per il popolo e sarà portata alla sua morte in processione come una effigie di nostra Signora… ma che storia vi aspetta ….
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NOME e COGNOME di donna per il titolo di un film… e come una “Evita Peron”…. lascerà un ricordo per quello che ha fatto e che farà per il popolo e sarà portata alla sua morte in processione come una effigie di nostra Signora… ma che storia vi aspetta ….. mi ha aiutato a immergermi maggiormente nella vicenda la mia ipoacusia che in fondo alla sala (secondaria ..)mi ha costretto a mettere una mano sull’orecchio per aumentare l’ascolto.. un parlare bisbigliato che non mi concedeva molto … ma che i sottotitoli mi consolavano..oltre l aiuto di mia moglie … ma sempre più interessante e coinvolgente…
una storia estrema.. :
il più temuto e potente trafficante internazionale che non ha limiti di disponibilità economica decide di cambiare vita affidandosi a una donna intelligente e preparata avvocatessa . Diventerà donna .. si ! .. prenderà le sembianze di quelle creature che hanno più sofferto in quel contesto depravato di uomini spietati… e con una leggerezza di una danza al ritmo musicale tra lettini operatori ,interventi estetici osservati tra scorci consentiti dal bendaggio … la nuova nata Emilia potrà finalmente agire per recuperare il tanto soffrire che il suo precedente essere maschile aveva disseminato…
Con fare determinato che non è mai cambiato .. ma nella nuova vita riesce a dare pace a tante mamme che cercano i loro figli dispersi in tante storie di droga… e nella donna che incarna più di tutte le storie di soprusi di mariti violenti… trova l’amore .. l ‘amore profondo.. Vero .. che Emilia forse ha sempre avuto anche nell’altra vita .. nei riguardi dei figli… tanto amati e con la piccola bambina che riconosce il profumo del padre ho vissuto un momento di struggente emozione … la descrizione che ogni figlio dà del profumo del genitore che contiene odori di vita vissuta intrisa di ricordi che hanno odore…,
Ma questo meccanismo complicato di Rinascita si inceppa nel sentimento della gelosia , del timore di perdere gli affetti.. e il dramma si completa in una sequenza che con il ritmo ormai che lo spettatore ha imparato a seguire e a sopportare precipita nel burrone di un gorgo scontato….
bel film che rivedrò in una sala degna di essere chiamata CINEMA
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imperior max
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lunedì 27 gennaio 2025
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brave a ballare e cantare, mediocri a raccontare.
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Mosso pi? dalla curiosit? delle tante candidature e i premi vinti che dal genere, visto che mal digerisco i musical, ho voluto dare una chance a EMILIA PEREZ di Jacques Audiard. E l?indigestione si ? fatta sentire molto, nonostante la passabilit? del film.
L?avvocatessa Rita Mora Castro, dopo aver vinto una causa finendo pi? del solito sotto i riflettori, viene ingaggiata in segreto dal capo del cartello messicano Juan ?Manitas? Del Monte. Volendo cambiare sesso e vita le da? il compito di trovargli un chirurgo plastico disposto ad operarlo e di mettere al sicuro moglie e figli. L?operazione riesce, loro vanno in Svizzera, lui inscena la sua morte e lei diventa ricca. Passano degli anni e le due si incontrano a Londra, Rita viene di nuovo ingaggiata da Emilia per far tornare moglie e figli (fingendosi una parente di Manitas) a Citt? del Messico e di passare del tempo con lei.
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Mosso pi? dalla curiosit? delle tante candidature e i premi vinti che dal genere, visto che mal digerisco i musical, ho voluto dare una chance a EMILIA PEREZ di Jacques Audiard. E l?indigestione si ? fatta sentire molto, nonostante la passabilit? del film.
L?avvocatessa Rita Mora Castro, dopo aver vinto una causa finendo pi? del solito sotto i riflettori, viene ingaggiata in segreto dal capo del cartello messicano Juan ?Manitas? Del Monte. Volendo cambiare sesso e vita le da? il compito di trovargli un chirurgo plastico disposto ad operarlo e di mettere al sicuro moglie e figli. L?operazione riesce, loro vanno in Svizzera, lui inscena la sua morte e lei diventa ricca. Passano degli anni e le due si incontrano a Londra, Rita viene di nuovo ingaggiata da Emilia per far tornare moglie e figli (fingendosi una parente di Manitas) a Citt? del Messico e di passare del tempo con lei. Una volta l? Emilia decide di creare un?organizzazione no-profit per aiutare i parenti delle vittime del cartello della droga, ma non ? del tutto sicuro che lei sia davvero cambiata dalla sua vecchia vita.
Sinceramente ? un problema mio: le canzoni e le sequenze di ballo saranno ben fatte, la fotografia curata, la musica buona, il sonoro pi? azzeccato in certi momenti, le attrici Zoe Saldana e Karla Sofia Gascon brave e in parte, le tematiche affrontate come l?emancipazione, la ricerca di se stesse, le condizioni sociali in Messico interessanti e l?argomento delle seconde occasioni messo in scena in maniera particolare cos? come la sfaccettatura di Emilia dove corpo e anima non sono al 100% di pari passo; ma purtroppo la scelta del musical non ? proprio nelle mie corde. Anche perch? se cantano e ballano, cos? senza motivo, si spezza il ritmo della narrazione. Se poi si decide di mettere degli elementi narrativi importanti durante il canto la cosa diventa ancora pi? difficile.
Comunque i veri problemi sono altri: tanto per cominciare Selena Gomez come moglie dell?ex boss non ci sta? proprio, nemmeno come personaggio, dove il pi? delle volte ricerca pi? la standing ovation canora che a raccontare se stessa. A volte la sceneggiatura ? rovinata dalla messinscena e altre volte succede il contrario. Ad esempio Rita riconosce dopo poche linee di dialogo Emilia mentre la sua famiglia no (che per logica hanno vissuto insieme per anni), ma si vede molto che Emilia ? un trans e somiglia molto a Manitas, perci? come ?cugina del boss? sbucata cos? dal nulla non ? credibile. Oppure si decide di raccontare tramite canzoni delle cose, ma poi nelle parti non cantante accadono forzature rendendo il tutto retorico. Capisco la particolarit? dell?opera, ma era pi? credibile spingersi maggiormente nel surreale grottesco che nella prosa musical. In quest?ultimo caso, anche a costo di sembrare poco inclusivo, a interpretare Emilia doveva farlo una donna.
Inoltre, se nella prima parte il film mette delle buone basi (anche se qualcuna forzata), dalla seconda parte in poi si prendono decisioni alcune stupide ed altre poco credibili. E infine si racconta tanto, ma si approfondisce tutto poco con personaggi a volte accantonati.
Si ? visto di peggio, non ? brutto, ma sicuramente sopravvalutato.
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luciana razete
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domenica 26 gennaio 2025
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film intenso ed avvincente
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Film originale , potente con un ritmo narrativo intenso, direi quasi impetuoso e senz ‘altro avvincente. Bravissime la Gascon nel doppio ruolo e Zoe saltana che interpreta l' avvocato Rita .Fuori dagli schemi, il film mescola sapientemente musical e thriller , dramma e commedia ed infatti commuove e talora diverte ma sempre coinvolge . Riprende ma in chiave diversa, i temi della ricerca di una vita diversa e di un altra identità e dell’ impossibilità di rimuovere del tutto il passato con la creazione di nuovi legami affettivi, temi già presenti nel Film Dheepan di qualche anno fa ( dove un combattente tamil fugge cercando una nuova identità ma deve affrontare il passato che cerca di rimuovere contrastando i suoi istinti di combattente che riemergono durante un rissa tra gang rivali , creando poi con dei compagni di viaggio occasionali un nucleo familiare dove alla fine trova pace ) .
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Film originale , potente con un ritmo narrativo intenso, direi quasi impetuoso e senz ‘altro avvincente. Bravissime la Gascon nel doppio ruolo e Zoe saltana che interpreta l' avvocato Rita .Fuori dagli schemi, il film mescola sapientemente musical e thriller , dramma e commedia ed infatti commuove e talora diverte ma sempre coinvolge . Riprende ma in chiave diversa, i temi della ricerca di una vita diversa e di un altra identità e dell’ impossibilità di rimuovere del tutto il passato con la creazione di nuovi legami affettivi, temi già presenti nel Film Dheepan di qualche anno fa ( dove un combattente tamil fugge cercando una nuova identità ma deve affrontare il passato che cerca di rimuovere contrastando i suoi istinti di combattente che riemergono durante un rissa tra gang rivali , creando poi con dei compagni di viaggio occasionali un nucleo familiare dove alla fine trova pace ) . Qui la sofferta e laboriosa conquista da parte del narcotrafficante ,inserito in una realtà fortemente machista e criminale , di una nuova identità sessuale è la metafora della rinascita umana e sociale della protagonista che tenta di riappropriarsi , in diversa posizione, di un ruolo genitoriale. Forse un po’ scontato il finale ed eccessiva la beatificazione di Emilia in una sorta di suggestiva, affollata processione . La fase che precede la transizione avrebbe meritato un maggiore approfondimento psicologico : è invece incentrata sugli aspetti operativi più che sulle pulsioni che la ispirano.
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francesco
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lunedì 13 gennaio 2025
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oltre i confini del cinema
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Il Cinema, con la "C" maiuscola, è un viaggio che ci trasporta verso nuove realtà e ci trasforma inevitabilmente. Emilia Perez di Jacques Audiard incarna perfettamente questa idea, regalandoci un'opera sorprendente e poliedrica che sfida le convenzioni di genere. Un mix inaspettato di dramma e musical, Emilia Perez è un'opera moderna, una Traviata sui generis, una storia di amore, morte e rinascita che colpisce per la sua originalità e profondità. La trama si sviluppa attorno a tre personaggi femminili, incarnati da attrici straordinarie.
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Il Cinema, con la "C" maiuscola, è un viaggio che ci trasporta verso nuove realtà e ci trasforma inevitabilmente. Emilia Perez di Jacques Audiard incarna perfettamente questa idea, regalandoci un'opera sorprendente e poliedrica che sfida le convenzioni di genere. Un mix inaspettato di dramma e musical, Emilia Perez è un'opera moderna, una Traviata sui generis, una storia di amore, morte e rinascita che colpisce per la sua originalità e profondità. La trama si sviluppa attorno a tre personaggi femminili, incarnati da attrici straordinarie. In particolare, Zoe Saldana, offre una performance eccezionale nel ruolo di Rita, un’avvocata in cerca di senso nella propria vita professionale e personale. Rita, come una moderna versione di Virgilio, guida Manitas/Emilia attraverso tre passaggi fondamentali: nell'inferno della transizione, nel confronto con il passato, e infine nell'ascesa a benefattrice degli indifesi. Audiard utilizza la metafora del cambiamento di genere per simboleggiare una trasformazione più ampia, che coinvolge non solo gli individui ma l'intera società. Il cambiamento, il pentimento e la necessità di confrontarsi con il passato per poter rinascere non è solo il destino inevitabile di Manitas/Emilia del film, ma è anche quello dell’uomo moderno, che deve riappropriarsi del proprio io interiore, disperso e dimenticato (desaparecido), e restituirgli dignità. La regia di Audiard è un capolavoro di equilibrio, riuscendo a fondere generi diversi in un racconto coerente e avvincente. Le musiche e le canzoni restituiscono autenticità e profondità alla cultura messicana, creando un ponte tra le diverse anime delle Americhe. E infatti, Emilia Perez riflette anche il rapporto tra il Nord e il Sud del mondo, e sulla necessità dell'Occidente di riconciliarsi con il proprio passato di colonizzatore. In conclusione, Audiard non solo racconta una storia, ma propone una riflessione profonda sull'uomo e sul cinema stesso, mostrando come quest'ultimo possa evolversi, mantenendo il suo ruolo di divertire ed educare. Il film è un inno alla trasformazione, sia personale che sociale, e rappresenta una delle opere più significative del cinema moderno.
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francesca meneghetti
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mercoledì 15 gennaio 2025
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un film che spacca
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La trama è insolita se non sorprendente. Un potente narcotrafficante messicano contatta un'avvocata brillante, Rita, per realizzare un piano: cambiare identità sessuale e trasferire moglie e figli in Svizzera per loro protezione. Quattro anni dopo la realizzazione del piano, Emilia Perez (ex Manitas, il narcotrafficante), ha nostalgia dei figli. Riporta la famiglia in Messico, in cui si inserisce nei panni di zia. E diventa anche benefattrice, fondando, con l'aiuto dell'insostituibile Rita, un'associazione per restituire alle madri i corpi delle vittime della guerra per la droga. Ma l'ex moglie scompagina i piani di Emilia, con esito tragico, che porta però alla sua beatificazione (ma la cosa non stupisce nel nostro paese, e riporta alla mente i mafiosi santificati e onorati in processione).
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La trama è insolita se non sorprendente. Un potente narcotrafficante messicano contatta un'avvocata brillante, Rita, per realizzare un piano: cambiare identità sessuale e trasferire moglie e figli in Svizzera per loro protezione. Quattro anni dopo la realizzazione del piano, Emilia Perez (ex Manitas, il narcotrafficante), ha nostalgia dei figli. Riporta la famiglia in Messico, in cui si inserisce nei panni di zia. E diventa anche benefattrice, fondando, con l'aiuto dell'insostituibile Rita, un'associazione per restituire alle madri i corpi delle vittime della guerra per la droga. Ma l'ex moglie scompagina i piani di Emilia, con esito tragico, che porta però alla sua beatificazione (ma la cosa non stupisce nel nostro paese, e riporta alla mente i mafiosi santificati e onorati in processione). Scompaginando i generi (così da intrecciare thriller e musical), Emilia Perez di Jacques Audiard è un film che divide. Non solo il pubblico, tra sostenitori e critici, ma anche il giudizio individuale, che può uscirne spaccato. Nell'immediato, trascinati dall'ondata vigorosa e passionale del film, resa dalla componente musicale, si resta ammaliati. Si è parlato di opera lirica, ma l'espressione si riferisce alle sequenze cantate singolarmente. Bisogna però considerare la potenza rock delle musiche e dei cori, che sembrano riesumare il ruolo che essi coprivano nella tragedia greca: di commento e compianto. Particolarmente incisivi quelli che vedono Rita al centro del gruppo, cantare e ballare, stigmatizzando la corruzione della società messicana (che in effetti non ha molto gradito il film). Toccante invece la canzone nostalgica della bimba di Manitas, che nell'odore di Emilia riconosce quella del padre, e lo celebra poeticamente. Il film merita senz'altro di essere visto, sia in base a questi cenni, sia per l'interpretazione notevole di Rita (Zoe Saldana) e Emilia-Manitas (Karla Sofia Gascon, attrice transgender). Poi subentra la riflessione e ci si chiede se non ci sia furbizia nell'allineamento dell'opera alle regole woke di Hollywood (una lobby cattivissima, per usare le parole di Federico Rampini), che impongono presenza nel cast di donne, persone di pelle scura o nativi, e di Lgbt. Che premiano chi si adegua. Ma che portano a forzare le trame, nel senso che l'arco narrativo tende a ruotare attorno all'obiettivo di raggiungere l'identità sessuale desiderata, facendo regredire i temi tradizionali: amore, avventura, i drammi dell'esistenza (è la tesi di Carlo Freccero su Dagospia). Ragionandoci, in effetti si notano intenti ideologi e dottrinari: il cambio di sesso, per esempio, sembra portare automaticamente alla bontà, alla redenzione, al buon esempio che genera buone pratiche. Al cinismo della critica razionale, si può obiettare che alla fine Emilia ha un cedimento, e viene quasi risucchiata dalla precedente identità. Brindisi finale con due calici, uno di rosso, uno di bianco, nell'incertezza di quale portare alle labbra.
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