Anno | 2024 |
Genere | Biografico, |
Produzione | Germania, USA, Emirati Arabi Uniti, Italia |
Durata | 123 minuti |
Al cinema | 30 sale cinematografiche |
Regia di | Pablo Larraín |
Attori | Angelina Jolie, Pierfrancesco Favino, Alba Rohrwacher, Haluk Bilginer, Kodi Smit-McPhee Valeria Golino, Jeremy Wheeler, Rebecka Johnston, Toma Hrisztov, Stephen Ashfield, Alessandro Bressanello, Philipp Droste, Marcell Lengyel, Kay Madsen. |
Uscita | mercoledì 1 gennaio 2025 |
Tag | Da vedere 2024 |
Distribuzione | 01 Distribution |
MYmonetro | 3,42 su 29 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 10 dicembre 2024
Il racconto degli ultimi giorni di Maria Callas. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, 1 candidatura a Golden Globes, 2 candidature a Critics Choice Award, 1 candidatura a CDG Awards, Maria è 16° in classifica al Box Office. mercoledì 29 gennaio ha incassato € 9.387,00 e registrato 438.602 presenze.
CONSIGLIATO SÌ
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Il 16 settembre 1977 Maria Callas muore a 53 anni nel suo appartamento di Parigi, dove viveva sola con l'unica compagnia dei fidatissimi Ferruccio, autista e maggiordomo, e Bruna, la domestica. Nella settimana precedente alla morte, e a più di quattro anni dall'ultima performance, la straordinaria soprano greco-statunitense fa i conti con il peso della sua fama, con il ricordo ancora forte del compagno Aristotele Onassis e, forse, con un ultimo tentativo di tornare a calcare i palcoscenici dell'opera, pur indebolita e con una voce nella quale lei per prima non riconosce più il timbro de "la Callas" e delle sue indimenticabili interpretazioni.
Chissà se quella di Pablo Larraín ha sempre voluto essere una trilogia, o se i suoi ritratti di icone femminili del ventesimo secolo - colte sul precipizio della tragedia in una perenne lotta tra identità e aspettative esterne - si sono semplicemente affastellati uno sull'altro come dei bellissimi misteri insolubili.
Fatto sta che, dopo aver visitato Jacqueline Kennedy nei drammatici momenti successivi all'assassinio del presidente suo marito, e Diana Spencer prigioniera in una casa degli orrori reali, il regista cileno aggiunge un'artista al gruppo narrando con eleganza e riserbo degli ultimi giorni di una Maria Callas brillantemente interpretata da Angelina Jolie. Proprio la diva americana sembra quasi risolvere - nei panni di un'icona globale come la più celebre delle cantanti liriche - il grande equivoco della sua carriera, lei stessa troppo icona per essere anche attrice, condannata da un magnetismo regale a trovarsi in perpetuo eccesso dei personaggi "normali". Con una vita alle spalle e un successo già incastonato nella storia, Maria Callas è in quell'ultima settimana parigina un puro simbolo, che chiude gli occhi e vede il teatro, che va al ristorante per essere ammirata ma torna a casa per sentirsi amata dai suoi due protettori (Favino e Rohrwacher, di delizioso supporto). Jolie ne prende le redini con agio, canta in un'unione di voci e come tema principale sceglie la ricerca di controllo: della sua legacy come della sua privacy, delle sue emozioni e delle sue fragilità; soprattutto, del suo gran finale.
Più di ogni altra cosa il film è uno studio su come si scriva, e prima ancora si pensi, una conclusione; il senso di una fine, come in Frank Kermode, è un istinto che si applica bene tanto al terzo atto della Callas quanto a Larraín e alla sua tribù di donne a cui il mondo non smette di chiedere conto. Con abile e suggestivo uso di materiali d'archivio uniti alla solita squisita fotografia (una composizione insieme classica e barocca, "graffiata" qua e là dalla camera a mano che gli è cara) il regista insegue la sua stella per l'appartamento e posiziona strategicamente quegli inserti lirici che lei non vuole mai (ri)sentire: la Norma, la Traviata, Tosca, che dai più grandi teatri del mondo si insinuano di ritorno in quella casa sull'Avenue George Mandel. Alla scrittura c'è Steven Knight in una forma migliore rispetto agli ultimi anni, compreso proprio Spencer, a cui nuoceva la sovraesposizione mediatica di Diana e i rischi di un mimetismo interpretativo a cui Maria si sottrae. Suoi sono dei dialoghi brillanti e dei meta-incroci che mettono in corto circuito la stessa trilogia di Larraín, in un gioco di presenza-assenza tra Onassis, Kennedy e quella Jackie che li lega. Alla fine tocca a Maria trovarsi di fronte il presidente e a riconoscersi come parte di "quel ristretto gruppo di persone che possono andare ovunque nel mondo, ma che non possono mai scappare".
Pablo Larrain propone una sua versione degli ultimi giorni della diva per eccellenza, Maria Callas, con un film intenso e struggente. La Callas ha perso la sua straordinaria voce e non riesce ad accettare la sua condizione attuale. Anche la sorte della storia di amore con Aristotele Onassis, sposato successivamente all’inizio della loro relazione con Jacqueline Kennedy, turba la condizione psichica [...] Vai alla recensione »
Un film emozionante e realizzato con grande maestria.Per due ragioni. La prima: Pablo Larrain ha intelligentemente intrecciato il presente disperato della Callas con ci? che lei ha vissuto e che ora immagina, ricorda, sogna, compresa un?intervista mai avvenuta, che ha tuttavia il merito di ampliare la sua personalit? complessa e contraddittoria. E questo Pablo Larrain lo realizza con un montaggio dove [...] Vai alla recensione »
Una grandiosa Angelina Jolie interpreta il crepuscolo del soprano greco, la Divina Maria Callas (New York, 2 dicembre 1923 – Parigi, 16 settembre 1977), in “Maria” di Pablo Larraín. La fotografia di Edward Lachman -probabile vincitore di Premi al pari dell’Oscar – tratteggia immagini stupefacenti, con primi piani intensi e tragici carichi [...] Vai alla recensione »
16 settembre 1977: in un lussuoso e centralissimo appartamento parigino della Rve gauche, viene trovata morta la Divina, all?et? di soli 53 anni. Arresto cardiaco, sar? la diagnosi. In realt? aleggia un certo mistero sulla fine di Maria Callas. Pu? essere che il cuore si sia arrestato spontaneamente, ma lei era drogata di farmaci, a combattere la depressione e quella malattia autoimmune, dal nome [...] Vai alla recensione »
“MARIA”. Maria Callas è alla sua ultima settimana di vita, nella sua casa di Parigi. Vive solo con il suoi governanti Ferruccio e Bruna. Il film è un insieme di sensazioni, richiami al passato, turbamenti, vecchie relazioni e complessità del più grande soprano della storia. Ottime interpretazioni e richiami ai grandi personaggi dell’epoca.
Un altro film musicale (“Maria”, ossia la Divina). Ma è poi una pellicola musicale? Ci spiega l’arte dei suoni, i misteri, le ascese al Cielo, le distorsioni della Musa sia pure attraverso una vita? Macché. E’ l’ennesimo prodotto in celluloide dei tempi nostri che ti imbarazza nel parlarne, perché non puoi dire che sia brutto, ma nemmeno [...] Vai alla recensione »
Angelina Jolie, a sorpresa, sembra nata per interpretare gli ultimi giorni di vita della Callas: la stessa malinconica alterigia, la stessa lontananza dalla quotidianità. Larrain si conferma capace di penetrare la complessità con pochi tratti
Sarà vero che è morta per tornare a cantare ? Certo, i farmaci assunti erano molti. Trovo la diva vista dai (e con) i domestici la parte più interessante del film che, in certi frangenti, mi ha annoiato. Dramma eseguito con professionalità, poteva tuttavia esser più coinvolgente concedendo più spazio al melò.
un gran bel film, curato e coinvoogente. Peccato per i ruoli degli aatori italiani abbastanza insignificanti
Un altro film musicale (“Maria”, ossia la Divina). Ma è poi una pellicola musicale? Ci spiega l’arte dei suoni, i misteri, le ascese al Cielo, le distorsioni della Musa sia pure attraverso una vita? Macché. E’ l’ennesimo prodotto in celluloide dei tempi nostri che ti imbarazza nel parlarne, perché non puoi dire che sia brutto, ma nemmeno [...] Vai alla recensione »
Vai a vedere un film sulla Callas e ti aspetti tutta la gioia e la vita che l'opera ed il bel canto ti possono dare e che certo hanno dato a Maria Callas. Invece la nota predominante del film è la morte, la disperazione, l'angoscia, la demenza e la solitudine di questa donna che si imbottisce di psicofarmaci. Il buon tempo si vede dal mattino, la prima scena è [...] Vai alla recensione »
Se non fosse che il personaggio di cui si parla è qualcosa di straordinario e affascinate il film di per se è penoso, sembra una fiction rai di bassa, ma dico bassa risma, Favino penoso e lo dico con tutto il bene che gli posso volere, ma accanto ad un Attrice che sa veramente recitare come la Jolie il confronto è imbarazzante, ma peggio la Golino in 3 minuti è riuscita [...] Vai alla recensione »
Un film che sembra voler svilire la figura di una cantante lirica che ha segnato la storia con il suo talento, mettendo in evidenza le sue debolezze ed i suoi dolori, mettendo a nudo in modo anche superficiale, perchè senza approfondimenti, parti molto private della sua vita, dandone una visione squallida. Siamo usciti alla fine del primo tempo.
Premesso che adoro la lirica ed in particolare la Callas, il docufilm in oggetto mi ? piaciuto molto, il regista si ? concentrato sulla parte finale della vita della cantante che rivive in memoria e a tratti, momenti significati del suo passato, che si intersecano al presente continuamente, dando ritmo al film. Credo che l?apprezzamento della visione sia molto soggettiva, chi ama l?opera lirica e chi [...] Vai alla recensione »
Quanti sono i personaggi che grazie alla loro attività sono entrati nella leggenda? Maria Callas è certamente una di quelli grazie alla voc e alla sua straordinaria capacità interpretativa. La sua vita è già stata raccomtata in altri due film non memorabili- Ora è entrata nel mito e il regista questo fa.
Per una volta si potrebbe partire dall'attrice protagonista, deputata ad interpretare Maria Callas nell'atipico biopic firmato da Pablo Larrain. Una scelta decisamente consapevole, la definiremmo; perché Angelina Jolie, in teoria, non potrebbe mai essere fisicamente la Callas ma lo diventa appieno con la forza dell'immaginazione cinematografica, simbolo di tempi sinistramente contemporanei dove il [...] Vai alla recensione »
Con «Maria», Pablo Larrain conclude la sua personale trilogia dedicata a tre donne che hanno segnato la storia del secolo scorso: Jackie Kennedy/Onassis, Lady Diana e la «Divina» Callas, raccontate all'interno di una prigione che loro stesse si sono costruite e che lentamente ha portato alla loro inevitabile fine. «Maria» è il film dei tre più costruito per il grande pubblico.
La vita di Maria Callas fra il trito e il ritrito. Dall'«amore» con Onassis alla solitudine e ai problemi alla voce. Fino al declino. Spaccato di un'epoca e della musa dei melomani. Come al solito, quando al cinema entra la musica esce un film furbetto. Un maxi concertone che soddisfa gli spettatori. Quasi sempre il merito però delle esecuzioni e non dei film.
L'ultima settimana di Maria Callas. I tentativi di rimettere insieme i pezzi della voce, la casa troppo grande troppo vuota, nessun amico intorno, soltanto i domestici Favino e Rohrwacher, il medico preoccupato per lo stato del cuore, le passeggiate per Parigi, una lunga intervista per la televisione, troppi sonniferi e cibo quasi niente, e il dolore e le pillole a tratti alterano la percezione, i [...] Vai alla recensione »
Il melodramma è una trascendenza che rende esprimibili sentimenti ineffabili, inesprimibili. Così dice Pablo Larrain a proposito di Maria (Italia, Germania, Cile e Usa, 2024, 124'). E con lo sceneggiatore Steven Knight il regista cileno le esplora, le emozioni inesprimibili di Maria Callas, immergendosi nell'ultima settimana della sua vita, prima del 16 settembre 1976.
Pablo Larraín continua ad arricchire il suo personale Olimpo glamour di figure femminili novecentesche, tutte legate da alcuni tratti comuni: l'instabilità dei rapporti amorosi e una testarda determinazione nel sottolineare la loro centralità dentro le storie, grandi e più piccole che hanno abitato. Il cinema del regista cileno dopo gli esordi legati ad una allegorica e poi sempre più realistica rappresenta [...] Vai alla recensione »
Si esibiva per la domestica, imbottendosi di psicofarmaci e costringendo il fedele maggiordomo a spostare continuamente un piano che nessuno suonava più. E sulle note struggenti della «Tosca», lei che davvero «visse d'arte, visse d'amore», inseguiva una voce irripetibile, smarrita negli anni, nelle ferite, nella fatica. Mentre la Callas stava svanendo e restava solo «Maria».
Siamo nel 1977 a Parigi. La Divina Maria Callas vive in una sontuosa magione insieme ad un maggiordomo e a una domestica. Raccontare la vita di una delle icone del XX secolo mettendo in scena la sua morte. È questa l'affascinante chiave di lettura che Pablo Larraín ha scelto per il terzo capitolo di un'ideale trilogia dedicata alle figure femminili chiave della storia del Novecento: prima la "Jackie" [...] Vai alla recensione »
Maria e basta. Senza più la voce che l'aveva fatta diventare una diva, assieme allo studio e all'ostinazione. Con la magrezza faticosamente conquistata per indossare gli abiti che le piacevano e ben figurare in società. Ormai se ne restava chiusa nell'appartamento di Parigi. Sola, dopo il primo matrimonio con il devoto Giovanni Battista Meneghini, e il fidanzamento con Aristotele Onassis, che la lasciò [...] Vai alla recensione »
II confronto è con "Callas forever" (2002) di Zeffirelli che raccontava la crisi artistica di Maria Callas quando la voce non consentiva più le prestazioni d'un tempo. "Maria" di Pablo Larrain (già in concorso alla Mostra di Venezia) ora in sala, porta sullo schermo con elegante taglio autoriale gli stessi ultimi anni del celebre soprano comprendendovi la morte a Parigi nel 1977 e viaggiando con flash-back [...] Vai alla recensione »
Dopo avere diretto due film su Jacqueline Kennedy ("Jackie") e la principessa Diana ("Spencer"), il regista cileno Pablo Larraìn chiude la trilogia con "Maria" cercando di illuminare i risvolti più oscuri del mito oversize della Callas con un approccio personale e immaginifico, ma inevitabilmente giocato quasi tutto sulla performance della protagonista.
Maria e non la Callas, le pareti di casa e non quelle dei teatri più importanti del mondo, i due fedeli domestici e non i fan adoranti, la donna e non l'iconica regina dei teatri e del jet set. Dopo Jakie su Jacqueline Kennedy e Spencer su Lady D, il regista cileno Pablo Larrain affronta in Maria (presentato alla Mostra di Venezia) un'altra illustre biografia femminile, quella della cantante d'opera [...] Vai alla recensione »
Un percorso al femminile, a cui si aggiunge un nuovo tassello con Maria. Il cinema di Pablo Larrain ama le donne e la Storia:Jackie (su Jacqueline Kennedy), Ema, Spencer (su Lady Diana) e ora Maria, che si concentra sulla Divina. Sarebbe sbagliato definirlo un biopic. E un film di fantasmi, che racconta gli ultimi giorni della Callas, interpretata da Angelina Jolie, lanciata verso l'Oscar.
La galleria di donne celebri, ma sconfitte dalla vita, di Pablo Larraín, dopo "Jackie" e "Spencer" si completa con "Maria", che racconta la tumultuosa, tragica e bellissima storia della vita della più grande cantante lirica del mondo, rivisitata e reinterpretata durante i suoi ultimi giorni nella Parigi degli anni Settanta, pur tra qualche flash-back che ne ripercorre le umili origini e la crescita [...] Vai alla recensione »
Con il biopic sugli ultimi giorni del soprano Maria Callas, il regista cileno Pablo Larraín chiude la sua trilogia sulle donne mitiche del XX secolo, dopo gli struggenti melodrammi dedicati a Jackie Kennedy e a Lady Diana Spencer. Il film è il migliore dei tre: una storia di fantasmi sulla deteriorabilità delle cose amate, che lascia commosso lo spettatore grazie a un'interpretazione insospettatamente [...] Vai alla recensione »
Non c'è vita lontano dal palcoscenico, l'esaltazione brucia tutto, dalle stalle (l'adolescenza ad Atene) alle stelle (nel mondo, per sempre), dal maligno Onassis al maligno impero del tempo sull'arte, Larraín tocca il mito Callas (Fellini lo sublimò, Zeffirelli l'ingannò) in trilogia dopo Jacqueline, che qui ritorna, e Diana, che qui echeggia nel finale di partita degli dei.
In realtà la Callas, ultimo anello della trilogia di donne celebri e infelici, dopo Jackie e Lady D., è un fantasma, uno zombie, e Pablo Larraìn la rianima nell'ultima settimana di vita prima del fatale infarto il 16 settembre '77. Maria cammina ma i suoi passi non risuonano nell'elegante selciato di Parigi: "Io decido cosa è reale o no", dice al paziente maggiordomo Favino che con la cameriera Rohrwacher [...] Vai alla recensione »
Delle tre icone del Novecento raccontate da Pablo Larraín, Jackie Kennedy, Lady D e Maria Callas, la sola a essere chiamata "divina" è stata l'ultima, la cantante lirica più celebre del secolo, il soprano per eccellenza. La trilogia del regista cileno si chiude dunque con il racconto dell'ultima settimana di vita della Callas, morta a Parigi il 16 settembre 1977 a soli 53 anni, quando ormai non riusciva [...] Vai alla recensione »
Maria di Pablo Larrai´n rappresenta la conclusione della trilogia di quelle donne della storia che la hanno segnata e in qualche modo cambiata, attraverso le loro drammatiche vite, a parere del regista cileno. Dopo Jackie (2017) e Spencer (2021), il film sull'ultima tragica parte dell'esistenza della divina Callas ci sembra comunque il più convincente.
«Cosa è reale e cosa no è affare mio». Lo dice la Callas (Jolie) al maggiordomo (Favino), che con la cuoca (Rohrwacher) si prende cura della casta diva gli ultimi giorni, a Parigi. Ma la sua casa è l'opera, e dunque il passato, quella voce perfetta che non riesce a riprodurre, quel canto che l'ha salvata dalla madre mentre ora il corpo fa fatica e i farmaci confondono dato e memoria, rinchiudendola [...] Vai alla recensione »
Giano bifronte del cinema contemporaneo, il cileno Larraìn alterna opere drammatiche legate alla storia e alla cultura del suo paese (ultima El Conde premiata qui appena un anno fa) con ritratti di celebri figure femminili rese icone pop da un destino diversamente crudele. Dopo Jackie (Kennedy) e Spencer (Diana) a inaugurare il Concorso arriva Maria (Callas).
Con pudore, nella prima inquadratura del biopic Maria Pablo Larraín nasconde il corpo esanime della "Divina". Lo spettatore non è ancora pronto a condividere questa confidenza, almeno non prima di ripercorre cinematograficamente l'ultima settimana della vita ricca e travagliata della cantante lirica più celebre di sempre. La storia inizia, o finisce, il 16 settembre 1977 a Parigi.
La galleria femminile di Pablo Larraín aggiunge un ulteriore quadro, non a caso intersecando vecchie conoscenze: Maria (Callas) parla a distanza, per ovvi motivi, con Jackie e c'è un momento in cui le due donne in quest'ultimo film si sfiorano al capezzale di Onassis. È uno dei momenti più toccanti di quest'ultimo lavoro del regista cileno, al pari di quello, ma nel caso più sferzante, con John Kennedy [...] Vai alla recensione »
In questi giorni girano in rete video - dichiaratamente falsi - in cui personaggi pubblici come Donald Trump, Kamala Harris ed Elon Musk compiono rapine a mano armata e vengono arrestati dalla polizia. Sono realizzati con il programma di intelligenza artificiale Grok, brevettato dallo stesso Musk. Sono rozzi, ma più che sufficienti a ingannare miliardi di gonzi in giro per il pianeta.
Scatta il concorso. Maria di Larraín candiderà come miglior attrice Angelina Jolie all'Oscar 2025. Ma senza acuti. L'attesa pellicola sulla Callas è un frullato di scenette tra passato paffuto in Grecia, La Scala di Milano, yacht del "basso e brutto" Onassis (errore: il protagonista del film sembra lui) e un presente malaticcio a Parigi 1977. In Francia l'attempata "Tigre dell'opera" incontra fantasmi [...] Vai alla recensione »
Maria. Prima della voce ci sono le labbra gonfissime di Angelina Jolie, sembra di vederle riflesse sul marmo accecante nel sole del cambiamento climatico mentre la ragazzina giapponese si scatta un selfie accanto alla fotografia dell'attrice. Maria è il nuovo «capitolo» che Pablo Larraín dedica alle «donne iconiche» del Novecento dopo Jackie Onassis (Jackie, 2016) e Lady Diana (Spencer, 2021), tutti [...] Vai alla recensione »
Maria è la chiusura di una trilogia. È l'ideale terzo atto di una riflessione che Larraín ha condotto sulla storia del secondo Novecento attraverso il racconto di tre personaggi, tre icone femminili, che hanno contribuito a definire in termini culturali, oltre che di costume, il concetto stesso di contemporaneità. Dopo Jacqueline Kennedy (Jackie, 2016) e Lady D.
"Questa autobiografia si sta scrivendo davanti ai miei occhi, attraverso le visioni, non so nemmeno se tu sei reale", dice Maria Callas (Angelina Jolie) a sua sorella Iakinthi (Valeria Golino) in una delle scene più belle di questo Maria. Ripartiamo da qui: lo spessore teorico dei film di Pablo Larraín si è sempre manifestato nella decostruzione delle figure pubbliche e/o dei dispositivi di potere [...] Vai alla recensione »
"Noi siamo fortunati, possiamo andare in qualsiasi parte del mondo senza problemi. Ma non possiamo mai scappare da nessuna parte". È un cortocircuito incredibile quello che si viene a stabilire quando tra i tanti momenti della vita ripensata di (e da) Maria Callas ci troviamo di fronte a questo tête-à-tête tra la Divina e il presidente degli Stati Uniti, John Fitzgerald Kennedy: poco prima Marylin [...] Vai alla recensione »