Nel film Divano di famiglia il regista Niklas Larsson sembra misurarsi stavolta non più con il genere thriller (Haunted: 333) ma col teatro dell’assurdo. La mia impressione è invece che gli scheletri nell’armadio (non è un giudizio ma un’impressione), piuttosto ingombranti, siano sempre quelli, parliamo di deprivazione. Ma non si può speculare sulle esperienze, ignote, dell’autore, quanto si può comunicare quanto quella fruizione fa emergere dentro chi scrive. Penso che ci sia un unico vero disastro nella vita che può frantumare lo sviluppo: quello di non essere voluti dalla madre. Tutto il resto passa in secondo piano. La madre (Ellen Bursting) lo dice pari pari, anaffettivamente, aggiungerei brutalmente, impietosamente, sadisticamente, a suo figlio David (uno splendido Ewan McGregor) che malgrado tutto, invece di diventare schizofrenico, se n’è preso cura, di sua madre.
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Nel film Divano di famiglia il regista Niklas Larsson sembra misurarsi stavolta non più con il genere thriller (Haunted: 333) ma col teatro dell’assurdo. La mia impressione è invece che gli scheletri nell’armadio (non è un giudizio ma un’impressione), piuttosto ingombranti, siano sempre quelli, parliamo di deprivazione. Ma non si può speculare sulle esperienze, ignote, dell’autore, quanto si può comunicare quanto quella fruizione fa emergere dentro chi scrive. Penso che ci sia un unico vero disastro nella vita che può frantumare lo sviluppo: quello di non essere voluti dalla madre. Tutto il resto passa in secondo piano. La madre (Ellen Bursting) lo dice pari pari, anaffettivamente, aggiungerei brutalmente, impietosamente, sadisticamente, a suo figlio David (uno splendido Ewan McGregor) che malgrado tutto, invece di diventare schizofrenico, se n’è preso cura, di sua madre. Chi è intervenuto come surrogato materno a proteggerlo dalla pazzia non è dato da sapere. Chiedere scusa in questo contesto, anche se manca l’inchino alla giapponese, suona come una burla, la responsabilità della madre è assoluta e da subito, ben evidente in tutto il mondo animale a sangue caldo. Ma la spinosità dell’argomento non può non essere accompagnato da ingenuità, che Niklas Larsson non riconosce ma utilizza per stemperare, per rendere più morbide, le emozioni suscitate. La storia delle letterine ai fratelli … la ritrovata sintonia con la sorella e il fratello, assolutamente astorica.
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