Una storia straordinaria che si dipana mentre le porte del tempo si aprono tra la fine di Goryeo e il presente nel 2022, quando compaiono gli alieni. Espandi ▽
Bisogna essere sudcoreani per avere il coraggio di intraprendere imprese come quella di
Alenoid. Choi Dong-hoon mescola almeno quattro generi cinematografici differenti - wuxiapian, fantascienza in stile
Terminator, cinecomics e action - con una punta di western e lo spirito di
Ritorno al futuro e di serie Tv anni ’80 come
Automan o
Supercar.
Alienoid è un inno all’audacia e un elogio dell’eccesso. Giocato su molteplici piani temporali e livelli narrativi, può apparire ostico se si cerca di comprendere ogni risvolto della trama, ma alcune parentesi ben dosate lasciano spazio alla spiegazione dei punti più oscuri, senza che il didascalismo prevalga sul ritmo forsennato del film. Merito di una capacità, anche questa tutta sudcoreana, di credere fino in fondo nel potenziale del blockbuster di genere, anche laddove gli eccessi e i ganci della
continuity sembrerebbero impensabili. La capacità di gestire ritmo e montaggio di Choi permette di contrastare il costante pericolo da sovrabbondanza di sottotrame e citazioni, mantenendo alta l’attenzione dello spettatore. La storia è talmente intricata e piena di colpi di scena, che il regista Choi Dong-hoon e il produttore Ahn Soo-hyu hanno da subito pensato a un binomio di film. Seguirà: Alienoid: Return to the Future.