kronos
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domenica 19 gennaio 2025
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destino cieco
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Grande esordio italiano di Andrea di Stefano (i 2 films precedenti erano produzioni internazionali) che ci consegna uno dei migliori "neri/polizieschi" degli ultimi anni.
I primi quaranta minuti, preparatori, sono all'insegna dell'approfondimento dei personaggi e richiedono attenzione e pazienza, ma poi tensione e coinvolgimento salgono senza cedimento fino ai titoli di coda.
La sceneggiatura gioca abilmente sul contrasto tra la bonaria ingenuità del protagonista e le dinamiche kafkiane in cui via via si troverà coinvolto e che finiranno per cambiare il destino da tranquillo pensionato che si era preparato.
Gli interpreti, protagonisti e caratteristi, sono perfettamente in parte, regia e confezione di alto livello, peccato solo per un audio (accompagnato dai soliti dialoghi semi-dialettali) che richiede i sottotitoli impostati.
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Grande esordio italiano di Andrea di Stefano (i 2 films precedenti erano produzioni internazionali) che ci consegna uno dei migliori "neri/polizieschi" degli ultimi anni.
I primi quaranta minuti, preparatori, sono all'insegna dell'approfondimento dei personaggi e richiedono attenzione e pazienza, ma poi tensione e coinvolgimento salgono senza cedimento fino ai titoli di coda.
La sceneggiatura gioca abilmente sul contrasto tra la bonaria ingenuità del protagonista e le dinamiche kafkiane in cui via via si troverà coinvolto e che finiranno per cambiare il destino da tranquillo pensionato che si era preparato.
Gli interpreti, protagonisti e caratteristi, sono perfettamente in parte, regia e confezione di alto livello, peccato solo per un audio (accompagnato dai soliti dialoghi semi-dialettali) che richiede i sottotitoli impostati.
VOTO REALE: Quattro stelline e mezzo
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spaghetz97
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mercoledì 15 gennaio 2025
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uno dei peggiori film mai visti
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Recitazione di Favino pessima, film senza capo né coda, nessun filo logico, nessuna trama e nessuna conclusione.
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robbi
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giovedì 24 ottobre 2024
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personaggi femminili stereotipati
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Purtroppo non sono riuscita a finire L'ultima notte di Amore. Il motivo principale è stata la caratterizzazione dei personaggi femminili, che ho trovato irritante, improbabile e in certi momenti quasi offensiva. A partire dalla moglie del poliziotto Amore: una donna incredibilmente giovane rispetto al marito, che, per quanto sembri moderna con lo smartphone in mano, parla ancora solo in dialetto calabrese, si attacca alla teglia di melanzane al forno e viene descritta come "non capisce un cazzo perché guarda troppa televisione". Una rappresentazione che mi è sembrata davvero stereotipata e fuori luogo.
L’altro personaggio femminile rilevante, un’americana, è un’oca giuliva senza spessore, anch'essa priva di complessità o realismo.
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Purtroppo non sono riuscita a finire L'ultima notte di Amore. Il motivo principale è stata la caratterizzazione dei personaggi femminili, che ho trovato irritante, improbabile e in certi momenti quasi offensiva. A partire dalla moglie del poliziotto Amore: una donna incredibilmente giovane rispetto al marito, che, per quanto sembri moderna con lo smartphone in mano, parla ancora solo in dialetto calabrese, si attacca alla teglia di melanzane al forno e viene descritta come "non capisce un cazzo perché guarda troppa televisione". Una rappresentazione che mi è sembrata davvero stereotipata e fuori luogo.
L’altro personaggio femminile rilevante, un’americana, è un’oca giuliva senza spessore, anch'essa priva di complessità o realismo. Questi ritratti superficiali mi hanno reso impossibile immergermi nella storia.
Per non parlare della pessima qualità dell'audio: spesso i dialoghi sono confusi e mal calibrati, il che rende ancora più difficile seguire il film con attenzione. Complessivamente, una delusione su molti fronti.
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[+] stereotipati
(di francesco gamna)
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zolfia72
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giovedì 24 ottobre 2024
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mediocre
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Avevo grosse aspettative, ma non sono state del tutto soddisfatte
Audio pessimo, ho dovuto mettere i sottotili come al tempo di Gomorra
La trama è accattivante, i personaggi non del tutto: la moglie è poco credibile, oltretutto ingenua per essere moglie di un poliziotto di 35 anni di servizio
Il film è pieno di errori e di situazioni inverosimili. Insomma, durante la realizzazione ci si poteva accorgere di molti difetti che ne avrebbero fatto un film godibile
Ad ogni modo un pò di suspence mi è arrivata, giusto per quei 20 minuti di scena centrale
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teodosio statuto
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domenica 20 ottobre 2024
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audio vergignoso
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Peccato,una trama avvincente,un cast eccellente rovinata da un regista che costringe a vedere il film con i sottotitoli .......cambiare mestiere
[+] audio da incapaci
(di occhioni)
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[+] sottotitoli
(di francesco gamna)
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luigiluke
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sabato 4 maggio 2024
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l''ultima notte, l''alba di un nuovo cinema
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Scrivo subito dopo aver verificato che Amore non è riuscito a raccogliere nulla ai David, anche se la concorrenza mediatica per il re e la regina della stagione era a dir poco improponibile.
Ed è un peccato, perché si tratta di un film che in qualche modo ceca di riproporre in chiave moderna stilemi del miglior noir all'italiana degli anni '70, modernizzandoli e soprattutto adattandoli alla mutata realtà del nostro paese.
In cui la maschera di Favino, negli ultimi anni persino un po' abusata e trasformata nell'imitazione di questo o quello (da Craxi al Comandante) torna ad essere quella più vera ed espressiva, un po' come lo fu il Malgradi di Suburra.
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Scrivo subito dopo aver verificato che Amore non è riuscito a raccogliere nulla ai David, anche se la concorrenza mediatica per il re e la regina della stagione era a dir poco improponibile.
Ed è un peccato, perché si tratta di un film che in qualche modo ceca di riproporre in chiave moderna stilemi del miglior noir all'italiana degli anni '70, modernizzandoli e soprattutto adattandoli alla mutata realtà del nostro paese.
In cui la maschera di Favino, negli ultimi anni persino un po' abusata e trasformata nell'imitazione di questo o quello (da Craxi al Comandante) torna ad essere quella più vera ed espressiva, un po' come lo fu il Malgradi di Suburra.
Con la sorpresa Caridi, che dopo tanti personaggi minori ne interpreta uno vero, di una donna che dovrebbe essere emarginata a far faccende all'interno della casa, alle prese per giunta con il problema di dover conciliare la sua natura di moglie di un poliziotto con l'invadenza di cugini criminali; e che invece appena esce di casa diventa l'autentico demiurgo della storia, in grado di dominarne l'inerzia assumendo decisioni, sia pure istintive, con cui cerca di guidare gli eventi laddove tutti gli altri sembrano invece esservi in balia.
Il pregio di Di Stefano, che ha scritto la sceneggiatura, sta proprio nell'aver attribuito protagonismo agli elementi femminili del plot (c'è anche la carabiniera corrotta) laddove nel passato venivano caratterizzati più che altro in termini di vittima, o al massimo di donna di qualcuno. Manipolatrice magari (come la Bouchet di Milano Calibro 9) ma pur sempre alla mercé dell'amante di turno.
Niente di eclatante: la narrativa di Ellroy, tanto per fare un esempio, è ricca di donne forti e in grado di dominare la scena; ma in un periodo in cui questa figura nel nostro cinema (e non solo) viene quasi costantemente stilizzata, l'immagine di una donna che resta lucida in certe situazioni e al tempo stesso mostra tutte le sue imperfezioni morali è piuttosto rara e merita di essere valorizzata.
Del resto il lavoro di Di Stefano è quello di conferire massimo realismo ad una storia comunque romanzata, ed in questo senso la parte più riuscita appare la lunga sequenza dentro e ai margini del tunnel, in cui viene evidenziato il tratto caratteristico del prime indagini sui fatti di sangue. La confusione e disorganizzazione che portano troppe persone, persino estranei, ad avvicinarsi alla scena del crimine, spesso contaminandola; la compresenza di rappresentanti di diverse forze di polizia, l'arrivo del magistrato che quasi mai risulta risolutivo.
Il resto è ovviamente abbastanza convenzionale, e forse il finale della storia fin troppo telefonato (non male però l'ultima scena). Il film soffre inoltre di un sonoro che a volte rende difficile la comprensione dei dialoghi: forse voluto per rendere al massimo il senso della loro concitazione, o forse no.
Resta comunque la sensazione che, oggi, proporre al cinema un noir è un po' una scommessa, il cui successo dipende al più dal "passaparola" che da una reale ed efficace copertura mediatica. Comunque al box office Amore si è difeso abbastanza bene, segno che il genere ha possibilità di recupero e nuovo sviluppo, anche oltre la nicchia degli appassionati. Peccato quindi che ai David sia finito per passare inosservato.
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spione
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sabato 9 marzo 2024
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"i diamanti me li tengo io"
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Il noir è un genere che mi ha sempre respinto, e i pochissimi che hanno letto "Il Verme del rafano" conoscono la mia avversione per i gialli. Per qualche strana e incomprensibile alchimia, però, questo film mi ha preso e mi sento di consigliarne la visione. Sarà perché l' "azione" vera e propria passa in secondo piano rispetto al tormento interiore dei personaggi; sarà per la suggestiva ambientazione in una Milano senza milanesi ripresa coi droni e in cui il Male risiede non in periferia, come siamo abituati, ma in un superattico del centro; sarà perché il cast, tutt'altro che stellare escludendo "Prezzemolo Favino", è affiatato e ben diretto (Linda Caridi e Antonio Gerardi in primis); sarà per la colonna sonora particolarmente azzeccata; sarà soprattutto perché non ci si fa alcun problema a descrivere crudamente il verminaio che prospera in una parte importante di quelle "forze dell'ordine" con cui molti slogan elettoralistici invitano a schierarsi acriticamente e a prescindere.
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Il noir è un genere che mi ha sempre respinto, e i pochissimi che hanno letto "Il Verme del rafano" conoscono la mia avversione per i gialli. Per qualche strana e incomprensibile alchimia, però, questo film mi ha preso e mi sento di consigliarne la visione. Sarà perché l' "azione" vera e propria passa in secondo piano rispetto al tormento interiore dei personaggi; sarà per la suggestiva ambientazione in una Milano senza milanesi ripresa coi droni e in cui il Male risiede non in periferia, come siamo abituati, ma in un superattico del centro; sarà perché il cast, tutt'altro che stellare escludendo "Prezzemolo Favino", è affiatato e ben diretto (Linda Caridi e Antonio Gerardi in primis); sarà per la colonna sonora particolarmente azzeccata; sarà soprattutto perché non ci si fa alcun problema a descrivere crudamente il verminaio che prospera in una parte importante di quelle "forze dell'ordine" con cui molti slogan elettoralistici invitano a schierarsi acriticamente e a prescindere. Saranno tutte queste cose insieme, ma questo mix, almeno su di me, ha funzionato al punto di perdonare al regista (che poi è anche il tenente Catelli di "In guerra per amore") il ricorso ad alcune situazioni francamente inverosimili, a cominciare dalle decine di auto che sfrecciano senza nemmeno rallentare sulla tangenziale durante la feroce sparatoria al centro della trama. Caldamente consigliato l'utilizzo dei sottotitoli, perché l'uso del dialetto rende i dialoghi tanto più efficaci quanto difficilmente comprensibili ai "diversamente parlanti".
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umberto
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sabato 6 gennaio 2024
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ma quale tenente?
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Vi correggo. Non è un tenente di polizia, che tra l'altro non esiste in Italia. E' assistente capo il grado del protagonista. Forse un po' più di accuratezza quando si scrivono le recensioni non guasterebbe. Per quanto mi riguarda è un ottimo film rovinato da un finale improbabile.
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dangal
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mercoledì 27 dicembre 2023
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interessante con audio pessimo
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Film interessante. Favino sempre bravo, qualche scena di maniera (la festa a casa del capoclan cinese), nel complesso ben diretto.
Una grave e purtroppo sempre più frequente lacuna: la già sommaria recitazione all'italiana è resa incomprensibile dall'audio. Una visione compromessa. Peccato
Raffaele Izzo, Roma
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(di teodosio statuto)
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paolo75s
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sabato 23 dicembre 2023
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qualcuno alla radio dice meglio che sto zitta...
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Dopo il suo messaggio alla radio, una voce femminile dice: che ti,credi che ci mancherai? Meglio che sto zitta aggiunge. Poi si vede una sagoma, forse femminile. Io pensavo che fosse sia alla radio e sullo sfondo la sua collega che sapeva ormai la verità.
[+] finale aperto
(di jannette moretti)
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(di francesco gamna)
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