parsifal
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mercoledì 18 settembre 2024
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fiaba oscura
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Paolo Genovese ci regala una fiaba nera, tratta dal suo omonimo romanzo, con una narrazione che oscilla tra quella di F.Capra di “ La Vita è Meravigliosa” ed i racconti di R.Block, sul regno delle ombre. Una notte di pioggia, un uomo dall’identità sconosciuta, che non verrà mai rivelata, ( interpretato da T.Servillo) , con la sua auto si aggira nella Capitale e fa salire tre persone; Emilia ( S,Serraiocco) , giovane ex atleta divenuta paraplegica, Arianna, agente di polizia , Napoleone, uomo dall’aria apparentemente distaccata, sintetico , freddo e lucido al tempo stesso. Cosa hanno in comune costoro? Hanno tentato la Mors Voluntaria e sono stati salvati dal misterioso intervento dell’uomo in questione, la cui missione è quella di convincerli a cambiare prospettiva.
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Paolo Genovese ci regala una fiaba nera, tratta dal suo omonimo romanzo, con una narrazione che oscilla tra quella di F.Capra di “ La Vita è Meravigliosa” ed i racconti di R.Block, sul regno delle ombre. Una notte di pioggia, un uomo dall’identità sconosciuta, che non verrà mai rivelata, ( interpretato da T.Servillo) , con la sua auto si aggira nella Capitale e fa salire tre persone; Emilia ( S,Serraiocco) , giovane ex atleta divenuta paraplegica, Arianna, agente di polizia , Napoleone, uomo dall’aria apparentemente distaccata, sintetico , freddo e lucido al tempo stesso. Cosa hanno in comune costoro? Hanno tentato la Mors Voluntaria e sono stati salvati dal misterioso intervento dell’uomo in questione, la cui missione è quella di convincerli a cambiare prospettiva. Li conduce in un hotel, dove incontreranno un bimbo, Daniele, anch’egli sospeso nel Tempo, dopo aver tentato il suicidio. Hanno sette giorni per ripercorrere il proprio percorso terreno, scavare dentro loro stessi, con l’aiuto della loro guida, osservare dall’esterno le reazioni dei propri cari, conoscere dei lati inediti della propria esistenza, sorprendendosi della loro sorte e talvolta di loro stessi, con risvolti inaspettati. Ma mentre ognuno di loro troverà , scavando ,delle speranze, Napoleone che per professione infonde la speranza nel prossimo, sarà più che determinato nel perseguire lo scopo che si era prefissato all’inizio della vicenda…Film che narra di un tema considerato taboo, argomento che di solito non viene mai trattato, affronta con coraggio e chirurgica determinazione alcuni attimi della vita di cui non si parla mai “ Hai idea di quanto ci voglia per arrivare fino a qui? “ dice Napoleone alla guida dell’aldilà, per fargli capire che non intende essere distolto dal suo intento. Oppure la fatidica frase “ Il mondo è un luogo estenuante, sei stanco solo per il fatto di viverci” risposta che verrà data molto dopo dall’angelo laico in un momento determinante della vicenda. C’è anche un’altra presenza nel film, con lo stesso incarico di Servillo, la splendida e bravissima Vittoria Puccini. Atmosfere cariche di tensione , mista a ventate di improvvisa spensieratezza, ottima la direzione della fotografia che immerge lo spettatore in un’atmosfera sospesa e plumbea al tempo stesso. Così è se vi pare. Notevole prova d’autore
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peer gynt
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domenica 30 giugno 2024
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la retorica del dolore
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Il tema è lo stesso de "La vita è meravigliosa" di Frank Capra, solo svolto in modo diverso e moltiplicando gli aspiranti suicidi (da 1 a 4). Tecnicamente il film scorre via bene, fatto con molto mestiere (e una certa dose di ruffianeria nell'uso delle musiche, si veda ad esempio l'Hallelujah di Cohen cantato alla Jeff Buckley). Gli attori sono indubbiamente bravi, ma non basta. Quella che fa acqua è la scrittura: troppo scritto e troppo parlato, il film cade spesso nella retorica del dolore e nella sentenziosità, con moltissime battute esemplari, che sembrano scritte per finire in un ideale album di ctazioni. E questo denuncia una certa mancanza di sincerità in tutta l'operazione (con cadute di tono imperdonabili, quali per citarne solo due tutto il personaggio del ragazzino che si suicida ingozzandosi di frittelle e la scena finale in cui la ginnasta paralizzata si mette a fare le evoluzioni sul cornicione del palazzo sotto la pioggia fitta).
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Il tema è lo stesso de "La vita è meravigliosa" di Frank Capra, solo svolto in modo diverso e moltiplicando gli aspiranti suicidi (da 1 a 4). Tecnicamente il film scorre via bene, fatto con molto mestiere (e una certa dose di ruffianeria nell'uso delle musiche, si veda ad esempio l'Hallelujah di Cohen cantato alla Jeff Buckley). Gli attori sono indubbiamente bravi, ma non basta. Quella che fa acqua è la scrittura: troppo scritto e troppo parlato, il film cade spesso nella retorica del dolore e nella sentenziosità, con moltissime battute esemplari, che sembrano scritte per finire in un ideale album di ctazioni. E questo denuncia una certa mancanza di sincerità in tutta l'operazione (con cadute di tono imperdonabili, quali per citarne solo due tutto il personaggio del ragazzino che si suicida ingozzandosi di frittelle e la scena finale in cui la ginnasta paralizzata si mette a fare le evoluzioni sul cornicione del palazzo sotto la pioggia fitta). Un'operazione commerciale sull'elaborazione del lutto e la gestione della depressione, che non riesce a trasformarsi in buon cinema.
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ralphscott
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giovedì 10 agosto 2023
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chi resta, dovrebbe scriver lettere (cit.)
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Ambizioso, raccontare ben quattro suicidi. L'opera alterna momenti riusciti ed intensi (es. gita al mare) ad altri più deboli, irrisolti. In generale, avverto un senso di ovattamento, forse mancanza di affondare il colpo per rispetto della materia trattata. Servillo insolito, Mastandrea col ruolo più interessante che, anche in questa occasione, asserve in modo impeccabile. Feroce la critica alla famiglia del piccolo youtuber :non si intravedono, per loro, spiragli di redenzione. A Margherita Buy fanno interpretare una cinquantenne, grazie ad un pesante trucco; penso sia bello che riesca ancora a recitare ruoli importanti, da protagonista e, altresì penso che non mi vengono in mente sue possibili eredi.
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iorenzo
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giovedì 3 agosto 2023
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un bellissimo film, ma..
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Il film mi è piaciuto davvero tanto, mi ci sono immedesimato parecchio ma il finale mi ha completamente spiazzato. So che tutto non deve essere sempre rose e fiori, però non doveva assolutamente finire così, mi sono rispecchiato davvero troppo in Napoleone ed ora sono preoccupato e con tantissimi troppi dubbi in testa.
Quindi anche se, ripeto, è un bellissimo film, sconsiglio la visione di questo film se vi trovate in uno stato di depressione, o di tristezza, o se avete appena passato un lutto importante, vi farà solo pensare di più al peggio. E per le recitazioni troppo "artificiose" che ho letto nella recensione di mymovies, sì è vero, forse si nota troppo che è una recitazione più teatrale ed a tratti artificiale, ma personalmente l'ho apprezzata così com'è, l'ho sentito ancora più vicino a me, come se fosse realmente estrapolato dalla vita vera, di tutti giorni.
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Il film mi è piaciuto davvero tanto, mi ci sono immedesimato parecchio ma il finale mi ha completamente spiazzato. So che tutto non deve essere sempre rose e fiori, però non doveva assolutamente finire così, mi sono rispecchiato davvero troppo in Napoleone ed ora sono preoccupato e con tantissimi troppi dubbi in testa.
Quindi anche se, ripeto, è un bellissimo film, sconsiglio la visione di questo film se vi trovate in uno stato di depressione, o di tristezza, o se avete appena passato un lutto importante, vi farà solo pensare di più al peggio. E per le recitazioni troppo "artificiose" che ho letto nella recensione di mymovies, sì è vero, forse si nota troppo che è una recitazione più teatrale ed a tratti artificiale, ma personalmente l'ho apprezzata così com'è, l'ho sentito ancora più vicino a me, come se fosse realmente estrapolato dalla vita vera, di tutti giorni. Ed il "mood" della fotografia, con quel tocco retrò con un po' di Jazz, dico solo che si sentiva la mancanza di un film con questi colori nel cinema italiano. Non vorrei bestemmiare ma lo dico, mi ha ricordato a tratti la fotografia di Wes Anderson.
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(di barabara)
[ - ] :)
[+] un possibile finale
(di marco cavaliere)
[ - ] un possibile finale
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maurizio parisi
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venerdì 28 luglio 2023
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chi ama il cinema lo fa rinascere
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IL PRIMO GIORNO DELLA MIA VITA
PSICO COMMENTO
SETTE GIORNI PER PENSARCI
SETTE GIORNI PER RITORNARE SUI PROPRI PASSI
UN ULTIMO TENTATIVO DI RITROVARE LA PROPRIA VITA.
UN MISTERIOSO INDIVIDUO GIRA DURANTE LA NOTTE
RECUPERANDO LE ANIME DI SUICIDI PER DAR LORO UNA ULTERIORE
POSSIBILITA'. E IN UNA NOTTE NE TROVA QUATTRO.
UNA DONNA POLIZIOTTO CHE SI SPARA , TORMENTATA ,DA ANNI DI DOLORE,
PER LA MORTE , PER PATOLOGIA CARDIACA ,DELLA PROPRIA FIGLIA.
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IL PRIMO GIORNO DELLA MIA VITA
PSICO COMMENTO
SETTE GIORNI PER PENSARCI
SETTE GIORNI PER RITORNARE SUI PROPRI PASSI
UN ULTIMO TENTATIVO DI RITROVARE LA PROPRIA VITA.
UN MISTERIOSO INDIVIDUO GIRA DURANTE LA NOTTE
RECUPERANDO LE ANIME DI SUICIDI PER DAR LORO UNA ULTERIORE
POSSIBILITA'. E IN UNA NOTTE NE TROVA QUATTRO.
UNA DONNA POLIZIOTTO CHE SI SPARA , TORMENTATA ,DA ANNI DI DOLORE,
PER LA MORTE , PER PATOLOGIA CARDIACA ,DELLA PROPRIA FIGLIA.
UNO PSICOLOGO CHE SI LANCIA DAL PONTE DOPO AVERE COMUNICATO, AD UNA PLATEA DI ADEPTI DEPRESSI, LA FELICITA' ED UNICITA' DELLA ESISTENZA.
UNA GIOVANE RAGAZZA SPORTIVA, ETERNA SECONDA NELLE GARE DI GINNASTICA
DURANTE LE QUALI RIMANE PARALIZZATA ALLE GAMBE, CHE SI LANCIA NEL VUOTO-
ED UN ADOLESCENTE DIABETICO CHE , SPINTO DAI GENITORI, PRESENTA DEI
VIDEO, NEI SOCIAL ,IN CUI SI ABBUFFA ESAGERATAMENTE .
E' L'UNICO CHE VIENE SALVATO MA RIMANE IN COMA COLLEGATO ALLE MACCHINE CHE GLI SOSTENGONO IL METABOLISMO.
TANTI TIPI DI SUICIDIO , O TENTATI SUICIDIO ,PER AVERE SCOPERTO LA INUTILITA’
DELLA PROPRIA VITA CHE NON MERITA UNA CONTINUAZIONE.
PENSIERI MEDITATI, MAI IMPULSIVI
NESSUNO URLA IL PROPRIO DOLORE PRIMA DELLA MORTE, NESSUNO SI ACCORGE
DEL MALESSERE CHE PRECEDE L’ATTO CONCLUSIVO DEL PROPRIO AMICO O CARO.
MA IL SUICIDIO NON E’ SOLO UNA CARATTERISTICA UMANA
APPARTIENE ANCHE ALLE ATTIVITA’ UMANE.
E TRA LE TANTE : IL CINEMA ITALIANO
SI , PROPRIO COSI’; I SETTE GIORNI “DELLA CREAZIONE BIBLICA” ,
RAPPRESENTANO IL TENTATIVO DI FAR RINASCERE LA SETTIMA ARTE
UN DIO HA CREATO MA HA URINATO ,SU QUESTA NASCITA , UNA PIOGGIA (DORATA DI DENARO) CUPA , INTENSA , SPORCA E CONTINUA ALL’INIZIO ED ALLA FINE DEL FILM
GLI ATTORI RAPPRESENTANO IL FALLIMENTO DELL’ARTE ITALIANA:
FERMA AI GIOCHI WESTERN DEL FUMO ESPIRATO AD ANELLI.
ALLE SOLITE STORIE POLIZIESCHE,
ALLE ABBUFFATE ( CIAMBELLE) DI FILM BANALI , IN CUI E’ SOLO RICERCATO IL GUADAGNO AD OGNI COSTO , IGNORANDO IL GRIDO DI AIUTO DEL PUBBLICO.
ALLE TRAME, FORZATAMENTE E FALSAMENTE, SENZA GAMBE , CHE NON RIESCONO AD ANDARE AVANTI E CONQUISTARE IL PRIMO POSTO.
IL CINEMA SI E’ SUICIDATO
UN TENTATIVO DI RIAPERTURA MOSTRA LO SFACELO IN CUI SI TROVA.
UN EDIFICIO CADENTE, POLVEROSO, CON IL VETRO DELLA CASSA ROTTO
DALL’INCURIA.
MA SOLO SPEZZONI DI FUTURO VENGONO PROIETTATI, LASCIANDO LA CURIOSITA’
DI UN SEGUITO.
MENTRE IL CINEMA AMERICANO CRESCE
CON IL JAZZ CHE PIACE, RIPRODOTTO DALLA MUSICASSETTA IN AUTO.
DALL’HOTEL RIFUGIO : HOTEL COLUMBUS
DALL’ALLELUJA SALVIFICA ASCOLTATA SULLA BANCHINA DELLA METROPOLITANA.
DAL VESTITO ROSSO, OPPORTUNAMENTE NON INDOSSATO , CHE RICHIAMA PRETTY WOMAN E LA SIGNORA IN ROSSO
MA IL CINEMA ITALIANO AL TERMINE DEI SETTE GIORNI TROVA UNA SUA NUOVA VITA.
COMINCIA A CAMMINARE CON RACCONTI SENSATI.
RIFIUTA LA SOPRAVVIVENZA COMMERCIALE , CURANDOSI CULTURALMENTE,
ABBANDONA IL FACILE RICHIAMO DEL POLIZIESCO TRASFORMATO
IN AUTO SALVA VITA.
APRE GLI OCCHI ALL’AUTOCRITICA
E SOLO CHI DICEVA CHE ANDAVA TUTTO BENE, CHE LA FELICITA’ ERA DAVANTI I NOSTRI OCCHI MUORE.
MA SOPRAVVIVE IN UNA GENERAZIONE CHE NASCERA’ A ROMA. NON A MILANO.
A ROMA . IL REGNO DEL CINEMA ITALIANO
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spione
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lunedì 3 luglio 2023
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"jus'' allow me just a one more chance"
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Un'ex ginnasta ridotta (forse) in sedia a rotelle con gli occhi da cerbiatta di Sara Serraiocco. Un'agente di polizia che ha perso una figlia adolescente dalla nevrosi burbera di Margherita Buy.
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Un'ex ginnasta ridotta (forse) in sedia a rotelle con gli occhi da cerbiatta di Sara Serraiocco. Un'agente di polizia che ha perso una figlia adolescente dalla nevrosi burbera di Margherita Buy. Un ragazzino bullizzato e con dei genitori inadeguati dal volto pacioccone del dodicenne Gabriele Cristini. Un "motivatore" incapace di motivare se stesso e a cui invece "non è successo niente" con le movenze solennemente piacione di Valerio Mastandrea. Decidono di farla finita, ma una creatura misteriosa nascosta dietro il sorriso angelicato di Toni Servillo li carica sulla sua station-wagon determinato a far cambiare loro idea. Indovinate chi è l'unico con cui fallirà.
Siamo anelli di fumo capaci di volteggiare come piccioni, e quella che tutti possiamo essere felici è la più grande panzana che ci siamo mai raccontati. Genovese & risaputa compagnia flirtano col tema del suicidio: uno dei più ostici in natura. Rispetto a "La vita è meravigliosa" di Frank Capra, "La fille sur le pont" di Patrice Leconte o "Non buttiamoci giù" (A Long Way Down, da Nick Hornby), non aggiungono nulla di nuovo. Ma lo fanno bene, senza patetismi o melensa retorica, assestando a noi depressi una mazzata che non si dimentica.
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alessandro spata
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lunedì 26 giugno 2023
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le soluzioni precotte proprio no!
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La verità è che “per amore della vita non si possono perdere le ragioni di vivere”. Encomiabile il tentativo di trattare un argomento complesso come il suicidio. Va apprezzato lo sforzo. Purtroppo come i personaggi della storia anche il film si mantiene “tra la vita e la morte” per un ora e mezza circa. Ci sono degli spunti buoni ma altrettanti momenti di un’ingenuità spaventosa seppure commovente a tratti. Tanto da farmi pensare che gli sceneggiatori non si siano presi la briga di consultare qualche esperto in materia (non tra gli aspiranti suicidi ma tra chi per professione è portato a trattare certa sofferenza umana).
Dire ad un aspirane suicida che bisogna apprezzare le “piccole cose della vita” non è igienico e rischia di sortire un effetto paradosso e allora tanto varrebbe armargli direttamente la pistola perché si spari un colpo in testa.
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La verità è che “per amore della vita non si possono perdere le ragioni di vivere”. Encomiabile il tentativo di trattare un argomento complesso come il suicidio. Va apprezzato lo sforzo. Purtroppo come i personaggi della storia anche il film si mantiene “tra la vita e la morte” per un ora e mezza circa. Ci sono degli spunti buoni ma altrettanti momenti di un’ingenuità spaventosa seppure commovente a tratti. Tanto da farmi pensare che gli sceneggiatori non si siano presi la briga di consultare qualche esperto in materia (non tra gli aspiranti suicidi ma tra chi per professione è portato a trattare certa sofferenza umana).
Dire ad un aspirane suicida che bisogna apprezzare le “piccole cose della vita” non è igienico e rischia di sortire un effetto paradosso e allora tanto varrebbe armargli direttamente la pistola perché si spari un colpo in testa. Una persona che crede di essere arrivata al capolinea a volte è proprio alla “banalità” del quotidiano che si illude di sfuggire e quindi le “piccole cose” rischiano nel suo immaginario di risultare insopportabilmente retoriche se non false davvero. Un/a suicida che ci ha provato davvero è capace di annusare insulsaggine, convenzionalità, ovvietà lontani un "miglio" (tanto per restare in contesto americano cui sembra ispirarsi il regista nell’organizzazione della storia). Ad un suicida soprattutto ad uno/a che ci ha provato seriamente bisognerebbe offrire grandi orizzonti, ideali forti, obiettivi a lungo termine. Le persone hanno bisogno di pensare in grande soprattutto se credono di essere obbligati a vivere nell’insulsaggine quotidiana di ogni tipo, in linea di principio, almeno. Due immagini mi pare che funzionino sotto qualche aspetto secondo me: la figura del motivatore che non ne può più di “motivare” a vanvera e quella del bambino diabetico. Mastandrea “motivatore cinico” si deve confrontare con un immagine di se stesso che non sopporta più, cui non ha mai creduto forse. Si rende conto che la sua impostazione è del tutto bugiarda e inutile. È il senso di colpa che lo tortura perché sente di aver speso la vita dietro ad un approccio alla professione che si rivela con molta probabilità sbagliato oltre che ipocrita e però ci ha fatto i soldi in quel modo. Mastandrea mi ricorda Patrick Swayze che interpretava Jim Cunningham il motivatore ciarlatano smascherato da Donnie Darko nell’omonimo film. Ma il Napoleone di Mastandrea è sicuramente più tormentato o “depresso” se volete per la sua ontologica incapacità di comprendere la causa del suo dolore. Il bambino dal canto suo si rende conto che davanti a dei genitori umanamente incompetenti l’unico antidoto è fare affidamento su se stesso o (“al limite”) sull’aiuto di qualche persona buona che per fortuna esiste ancora in questo mondo. Insomma, crescere in una famiglia inadeguata non ti dovrebbe segnare negativamente per tutta la vita. È un momento di speranza concreta che vale tutto il film, forse. L’ultima scena quella in cui Mastandrea dice a Servillo “non siamo simili siamo uguali” sembra un po’ telefonata. Nel senso che pare ovvio che “Napoleone” è destinato proprio in virtù della loro “uguaglianza” a ricoprire la stessa mansione di “Uomo” cioè a ripetere in morte lo stesso ruolo che ricoprì in vita: il “motivatore demotivato”. Gli auguriamo maggior fortuna con i defunti, ovviamente. Che la continuazione del suo percorso non si riveli un’ennesima “Waterloo”.
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rosalinda gaudiano
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lunedì 15 maggio 2023
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cinema, metafora e riflessione sulla vita
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CINEMA, METAFORA E RIFLESSIONE SULLA VITA
Il primo giorno della mia vita
E’ nel titolo tutto il significato del film.
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CINEMA, METAFORA E RIFLESSIONE SULLA VITA
Il primo giorno della mia vita
E’ nel titolo tutto il significato del film. Il primo giorno in cui la vita prende una nuova forma e…ricomincia. Quattro persone, Napoleone, Arianna, Emilia e il piccolo Daniele, vengono prese in consegna da un uomo. A queste quattro persone, che hanno deciso di farla finita con la vita, l’uomo dà un’altra possibilità per ravvedersi, e tutto deve risolversi in una settimana. L’uomo , a bordo di una vecchia volvo , porta queste persone in un albergo. Ed è lì che Napoleone, Arianna, Emilia e il piccolo Daniele, si accorgono che non possono essere persone vive, non possono lavarsi, mangiare, dormire e soprattutto non possono essere visti da nessuno, solo l’uomo può vederli e comunicare con loro. L’uomo ha un fine ben preciso ed è portarli in giro per la città, mostrare loro un’umanità che vive abitando la città, una città che offre momenti da vivere. Entrati in un cinema vuoto, l’uomo , attraverso il grande schermo, mostra ai quattro personaggi brevi video sul loro vissuto. Ed è cosi che ogni giorno, per sette giorni, l’uomo lavora sulla possibilità di restituire ai quattro il mordente per la vita. Diretto da Paolo Genovese, con una sceneggiatura scritta a quattro mani, “Il primo giorno della mia vita” è un film audace per il soggetto che tratta, il suicidio, nella sua pietosa sconfitta con la vita. Se nella prima parte Genovese mette a fuoco i personaggi con le loro miserie esistenziali, i loro sentimenti spenti, nella seconda parte il film assume una forza creativa unica. L’uomo, un bravissimo Toni Servillo, veste i panni della Possibilità, di colui che aiuta gli sfortunati nel riallaccio con la vita, nel recupero dell’afflato vitale perduto, smarrito in un dolore insopportabile, in una sconfitta mal gestita, nel bullismo subito e in una depressione insopportabile, condizioni di cui sono vittime rispettivamente Arianna, Emilia, Daniele e Napoleone. Tutto ruota sulla possibilità di (ri)desiderarla questa vita, di razionalizzarla nelle sue sfaccettature, nella felicità e nel dolore, due facce indissolubili della vita stessa, che si alternano, l’una consolatoria e l’altro implacabile. I quattro personaggi, alla fine, grazie alla convivenza durante la famosa settimana, si supportano in un confronto di vite mutilate, dove la speranza balugina nella condizione unica di saper “usare” ciò che la vita offre, anche nel cogliere un sorriso, a volte rubato al dolore. Un film profondo nella sua metafora dell’aiuto, della necessità assoluta di una mano tesa verso chi ha bisogno, per (ri)considerare la vita e non la morte. Questa fragilità umana, caratterizzata alla perfezione da Margherita Buy nel personaggio di Arianna, da Sara Serraiocco, Emilia, Gabriele Cristini, il Daniele che si ritrova genitori imperfetti, e Valerio Mastandrea, Napoleone, non vive, ma subisce una Roma buia, fosca, inondata da una pioggia battente, disperata. Genovese alla fine fa quadrare il cerchio, spostandosi fuori dalla realtà, e lo fa quasi in punta di piedi, rispettando proprio la fragilità umana nella sua interezza , mai giudicando la sua inadeguatezza alla vita stessa. Una forma di riflessione ragionata sul gesto di chi si toglie la vita, e decide della propria esistenza. Messaggio che tocca anche punti più difficili sul chi resta, che, nell’assillo devastante, si chiede il perché di quel gesto, e nel porsi infinite domande non avrà mai tutte le risposte.
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francog
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sabato 13 maggio 2023
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film discreto
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Film discreto . Non apprezzo la collettivizzazione del suicida che si fa gruppo. Ma d'altronde anche dante alighieri non aveva lesinato.
Buona la meccanica della storia che non e' del tutto originale ma si fa apprezzare.
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claudio stefani
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domenica 26 febbraio 2023
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film capolavoro
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Sottoscrivo in pieno il commento fatto da thomas. Aggiungo che ogni fotogramma mi ha mosso l'anima, sono entrato in empatia con ciascuno dei protagonisti, con il loro dolore e disperazione. Merito in parti uguali della sceneggiatura (i dialoghi sono di una intensità e profondità straordinari), e degli interpreti (alle conferme di Margherita Buy, Tony Servillo e Valerio Mastandrea aggiungo l'ottima Sara Serraiocco e il piccolo Gabriele). E c'è una Roma diversa ma vera, luoghi estranei alla vita mondana quasi tutti adiacenti la stazione Termini (da romano ho riconosciuto piazza dei Cinquecento, via Giolitti, il colonnato di piazza della Repubblica). In un paio di inquadrature si intravede Castel S.
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Sottoscrivo in pieno il commento fatto da thomas. Aggiungo che ogni fotogramma mi ha mosso l'anima, sono entrato in empatia con ciascuno dei protagonisti, con il loro dolore e disperazione. Merito in parti uguali della sceneggiatura (i dialoghi sono di una intensità e profondità straordinari), e degli interpreti (alle conferme di Margherita Buy, Tony Servillo e Valerio Mastandrea aggiungo l'ottima Sara Serraiocco e il piccolo Gabriele). E c'è una Roma diversa ma vera, luoghi estranei alla vita mondana quasi tutti adiacenti la stazione Termini (da romano ho riconosciuto piazza dei Cinquecento, via Giolitti, il colonnato di piazza della Repubblica). In un paio di inquadrature si intravede Castel S.Angelo, ma di notte, senza traffico, senza persone, con una pioggia battente forse per nascondere tanta bellezza. Paolo Genovese ha dimostarto di essere un grande regista ed un uomo intelligente, sensibile e coraggioso.
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