montefalcone antonio
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venerdì 25 agosto 2023
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il successo e l’angoscia di un’invenzione epocale
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Solido e denso film storico-politico, biopic rigoroso e introspettivo, fondato sulla paradossale vicenda del “padre della bomba atomica” che, nel tentativo di salvare l’avvenire del genere umano, collabora all’invenzione di uno strumento capace di distruggerlo per sempre; comprendendo di aver fallito proprio nel momento in cui aveva portato a termine il progetto più grandioso.
Basandosi sulla dettagliata biografia di Kai Bird e Martin J. Sherwin (“American Prometheus: The Triumph and Tragedy” - Premio Pulitzer nel 2006), Nolan rompe ogni linearità d’azione e intreccia tre linee temporali orizzontali (la scienza, il Potere, la redenzione) e due blocchi verticali (divisi dalla bomba come rivelazione di un nuovo ordine mondiale), e si focalizza sulla figura complessa, sfuggente e ambigua del protagonista; brillante studioso disposto a tutto per la scienza ma anche anima lacerata da dilemmi morali, ambizioso ma anche vanitoso ed egoista, che non ha mai rinnegato quel che ha fatto e i motivi per cui lo ha fatto ma anche uomo dilaniato ed inquieto messo di fronte alle sue responsabilità e lasciato solo di fronte al (caos del)la Storia e al conflitto degli uomini.
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Solido e denso film storico-politico, biopic rigoroso e introspettivo, fondato sulla paradossale vicenda del “padre della bomba atomica” che, nel tentativo di salvare l’avvenire del genere umano, collabora all’invenzione di uno strumento capace di distruggerlo per sempre; comprendendo di aver fallito proprio nel momento in cui aveva portato a termine il progetto più grandioso.
Basandosi sulla dettagliata biografia di Kai Bird e Martin J. Sherwin (“American Prometheus: The Triumph and Tragedy” - Premio Pulitzer nel 2006), Nolan rompe ogni linearità d’azione e intreccia tre linee temporali orizzontali (la scienza, il Potere, la redenzione) e due blocchi verticali (divisi dalla bomba come rivelazione di un nuovo ordine mondiale), e si focalizza sulla figura complessa, sfuggente e ambigua del protagonista; brillante studioso disposto a tutto per la scienza ma anche anima lacerata da dilemmi morali, ambizioso ma anche vanitoso ed egoista, che non ha mai rinnegato quel che ha fatto e i motivi per cui lo ha fatto ma anche uomo dilaniato ed inquieto messo di fronte alle sue responsabilità e lasciato solo di fronte al (caos del)la Storia e al conflitto degli uomini.
Affascinante e raffinato a livello formale e narrativo, il film riflette in modo chiaro, preciso e lucido sull’ambiguo rapporto tra Scienza, Etica e Potere e manipolazione di informazioni.
Lo stile elegante e molto curato, come al solito, ben si sposa qui (ancor di più che in precedenza) con la complessità e la portata umanista dell’argomento trattato.
La densità dettagliata e stratificata della materia narrata dalla pellicola garantisce l’aderenza emotiva dello spettatore; costui viene travolto in modo magnetico da immagini immersive e dialoghi (molti), da atmosfere sospese e a tratti liriche o oniriche, musiche e ritmo tensivi (oltre alla regia e agli attori, sono di ottima qualità anche scenografia, fotografia, montaggio e colonna sonora).
Non tutto è perfetto (vedi alcuni squilibri), ma è un film efficace e molto riuscito nella carriera di Nolan.
Robert Oppenheimer, interpretato da un convincente Cillian Murphy (ma anche il resto del cast – tra i quali Emily Blunt, Robert Downey Jr., Matt Damon, Kenneth Branagh – è molto funzionale), diventa sempre più in bianco e nero, roso dal rimorso e in cerca di redenzione (“adesso sono diventato morte, il distruttore di mondi”), e, chiudendo gli occhi si e ci interroga urgentemente sul nostro presente (“i fisici hanno conosciuto il peccato e da questa consapevolezza non potranno mai liberarsi”).
La sceneggiatura, molto interessata all'analisi intimistica dei personaggi, mette l’accento sull’inevitabilità del fatto storico (l'invenzione della prima bomba atomica nell'ambito del “Progetto Manhattan” al fine di far cessare il secondo conflitto mondiale), senza tuttavia negare che abbia cambiato per sempre gli equilibri del mondo e persino la reputazione morale degli Stati Uniti (dopo il successo del test Trinity, il presidente Harry S. Truman ordina di usare la bomba atomica costringendo il Giappone alla resa).
Nella prima parte il film sembra una sinfonia visiva (decisivo in tal senso l’uso degli effetti speciali soprattutto analogici e l’utilizzo della pellicola 70mm IMAX, soprattutto nella messa in immagini del processo di disarticolazione della materia in pura radiazione elettromagnetica e particelle di luce).
Nella seconda invece si fa più cupa e tormentata proprio come l’animo e la coscienza del protagonista quando si pronuncia contro ulteriori ricerche nucleari, in particolare sulla bomba all'idrogeno proposta da Teller, e viene accusato di frequentazioni con il partito comunista americano (ed è dove compare anche Lewis Strauss interpretato da Robert Downey Jr., Presidente della Commissione per l’energia atomica degli Stati Uniti, coinvolto nell’inchiesta sui suoi rapporti con Oppenheimer e su presunte manipolazioni di informazioni per meri fini personali).
Oppenheimer, da tanto celebrato come “inventore della bomba atomica”, passa all’essere stritolato ed emarginato/abbandonato dal Potere, dalla famiglia, dalle relazioni con il resto della comunità scientifica.
Il periodo prima e quello successivo all’esplosione delle due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, convergono così in un unico momento, quello della consapevolezza del peso delle proprie responsabilità.
Il cerchio si chiude (o resta aperto), lo sguardo iniziale che andava oltre la materia, ora va oltre il Tempo e sembra ancora osservare l’in-immaginabile, prospettandoci ancora in modo inquietante (soprattutto oggi…) l’invito alla perenne riflessione su quel che è accaduto e sul deterrente nucleare che si possiede, potenziale e pericoloso sinonimo di mera distruzione e morte generale.
Come dichiarato anche da Paul Schrader, l’ultima ricca e potente opera di Nolan è il film più interessante, importante e urgente per il XXI secolo, assolutamente da non perdere e da vedere soprattutto al cinema.
Una curiosità: “Oppenheimer”, come film ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, è quello ad aver incassato di più nella storia del cinema.
Voto (in decimi): 8.75
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[+] un bel film
(di samanta)
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c1cc1o
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venerdì 25 agosto 2023
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un
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Sarebbe stato un bel film con un altro regista,ma Nolan non rinuncia ai suoi infiniti piani temporali,creando solo confusione in un'opera che tratta un argomento complesso come la bomba atomica. Il risultato è che il film appare difficile da seguire a causa dei continui salti temporali "nolaniani". Risultato:film pesante e noioso nonostante il cast eccezionale.
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(di hector)
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(di max821966)
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(di serpina)
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nino raffa
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lunedì 27 novembre 2023
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il distruttore di mondi
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Vasta sceneggiatura, montaggio serrato, dialoghi taglienti. Struttura complessa dei piani temporali, come ci si aspetta da Nolan. Il protagonista è idealizzato quanto basta. Oppenheimer è stato un carismatico organizzatore, un brillante capo-scuola, ma non un grandissimo fisico. Il film accenna alle sua lacune di scienziato – debole in matematica, incline a ipotesi poi non verificate – salvandone l’immagine geniale. Anche dal punto di vista umano, Nolan, giocando sulle sue debolezze, rende amabile un personaggio psicopatologico, come minimo anaffettivo; evidenziando quella capacità di attrazione che sembra fosse la misteriosa cifra del vero Oppenheimer.
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Vasta sceneggiatura, montaggio serrato, dialoghi taglienti. Struttura complessa dei piani temporali, come ci si aspetta da Nolan. Il protagonista è idealizzato quanto basta. Oppenheimer è stato un carismatico organizzatore, un brillante capo-scuola, ma non un grandissimo fisico. Il film accenna alle sua lacune di scienziato – debole in matematica, incline a ipotesi poi non verificate – salvandone l’immagine geniale. Anche dal punto di vista umano, Nolan, giocando sulle sue debolezze, rende amabile un personaggio psicopatologico, come minimo anaffettivo; evidenziando quella capacità di attrazione che sembra fosse la misteriosa cifra del vero Oppenheimer.
Notevole l'interpretazione di Cillian Murphy. Guardando i filmati d'epoca, è come se avesse fatto risorgere il suo personaggio. Risultato paragonabile a Gary Oldman-Churchill ne L'ora più buia.
La sceneggiatura collega con abilità i punti cruciali. Szilard (con la firma di Einstein) segnalò alla Casa Bianca il pericolo che i nazisti realizzassero l’atomica. Anche quando gli statunitensi seppero che in Germania erano fuori strada, il progetto continuò: ormai la bomba viveva di vita propria, spinta alla luce da un’irresistibile inerzia. Anche il doppio bombardamento sui giapponesi aveva alternative, eppure si scelse la più sanguinosa: andava vendicata Pearl Harbour, e la guerra nel Pacifico si era combattuta con un odio razziale maggiore – sembra incredibile – che in Europa.
Nel dopo bomba, un unico grande cattivo (l'ammiraglio Lewis Strauss) sintetizza il complesso momento socio-politico statunitense. La scoperta che i Russi possiedono un ordigno ancora più devastante; quindi la caccia alle streghe, McCarthy, il processo e l'impiccagione dei Rosenberg, il ruolo del deep state orchestrato dal mitico Edgar Hoover. Di questo sfondo molto rimane nell’ombra. Inevitabile semplificazione: l'arte è rivelazione di livelli di realtà, ma i suoi limiti spazio-temporali implicano la selezione di alcuni piani a scapito di altri. Il Paradiso, l'Eternità, Dio, sarà forse la percezione di tutti i livelli di ogni storia, ma il buon Nolan (per il momento) aveva solo tre ore.
Nel finale Oppenheimer vaneggia sul controllo internazionale dell’energia atomica, irrealistico in quelle condizioni geo-politiche, non meno di adesso; un pacifismo ritardatario, forse strumentale a giustificarsi davanti alla storia. E qui il film segue una diffusa asimmetria di giudizio. Oppenheimer, nonostante la sua bomba – seminale di tutte le future armi apocalittiche – è il genio dai grandi meriti, caduto vittima della politica. Invece Teller (insieme a von Neumann) – che con la bomba H ristabilì la parità strategica con i sovietici, salvando l'occidente – è un bieco guerrafondaio. A conferma che Oppenheimer impiegò molto del suo genio patologico – nel trionfo come nella disgrazia – a vendere la sua immagine. Con immensi risultati, compreso il botteghino di questi giorni.
Cogliendo gl’indizi seminati da Nolan, s’intravedono i molti padri dell’atomica, qualche madre (Lise Meitner, per citarne una) e sopratutto colossali nonni e nonne (Plank, Einstein, Bohr, Curie...). L'ultima generazione di scienziati-filosofi con un occhio alla natura e l'altro all'Uomo. In una breve scena, Einstein passeggia in un bosco (il bosco-labirinto della storia?) con Kurt Godel, uno dei più grandi logici di sempre, che dedicò l'ultima parte della vita alla dimostrazione dell'esistenza di Dio. Era mezzo matto (e anche di più), ma è sintomatico di un atteggiamento integrale e profondo che gli scienziati successivi (tranne singole eccezioni) avrebbero smarrito. Qui la sceneggiatura un po’ sorvola. Le conversazioni di Oppenheimer con Rabi o Einstein sarebbero state il perfetto spazio scenico per evocare la conoscenza slegata dall’Uomo che inevitabilmente gli si rivolta contro; oppure il dialogo con Fermi, di cui ricordiamo la problematica battuta: “l'ignoranza non è mai meglio della conoscenza”, non citata da Nolan, il quale invece usa la metafora del serpente nascosto sotto la pietra che solleviamo; allusione al peccato originale del terzo capitolo della Genesi.
La meccanica quantistica rimane il convitato di pietra. Dopo un secolo abbondante ne ignoriamo gli aspetti profondi, limitandoci ad applicarla con grandissimi risultati. Curioso che della teoria fisica più pratica della storia, sappiamo così poco. La dimostrazione che l'uomo non crea, ma raccatta quello che trova, con poca cautela. La prima delle conoscenze eccedenti (forse abusanti) il suo ideatore, di cui l'ultima, con ogni probabilità, sarà l'Intelligenza Artificiale.
Notissima la frase che Oppenheimer avrebbe pronunciato dopo il primo test della bomba, nel deserto di Alamogordo: “Io sono diventato Morte, il distruttore di mondi”. Il fisico frequentava la letteratura vedica e conosceva il sanscrito, ma non era religioso, non credeva ai cicli di distruzione e rinascita o alla natura illusoria del mondo. La filosofia vedica quindi non lo ha sollevato dalla colpa, né gli ha dato un senso dell’esistenza. Nolan gli fa leggere quella parole fatali mentre fa sesso con l’amante Jane Tatlock. Situazione irrealistica, amore e morte – addirittura preveggenza di morte violenta – traducono il verbo degli antichi sapienti indiani con tragico (non)senso dell’umorismo. Il film non verrà ricordato per questa scena, che però potrebbe incorniciare l’intero Oppenheimer: sottinteso memento all’assurdità di voler raccontare il mistero di un uomo.
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goldy
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venerdì 25 agosto 2023
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imparare da ikea
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Ikera pensa all'intero mondo per vendere i suoi porodotti e sa come farlo. Traduce la parola cotone in 27 lingue per vendere federe e lenzuola perchè è consapevole che non tutti al mondo conoscono la traduzione inglese del termine.
L0 stesso intento che avrebbe dovuto animare Nolan , uscire dal suo narcisismo registico e dalla presunzione che tutti sappiano tutto per riuscire a raggiungere il più vasto pubblico possibile che ha diritto di essere informato.
Per seguire adeguatamente la complessa vicenda non solo sarebbe opportuno avere rudimenti sulla fisica quantistica , sulla sua dirompente forza rivoluzionaria ma anche avere sentore del clima scientifico dell'epoca da Einstein a Eiseberg e poi magari avere qualche informazione più approfondita sulla vita privata di Oppenheimer, sui suoi dubbi di scienziato.
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Ikera pensa all'intero mondo per vendere i suoi porodotti e sa come farlo. Traduce la parola cotone in 27 lingue per vendere federe e lenzuola perchè è consapevole che non tutti al mondo conoscono la traduzione inglese del termine.
L0 stesso intento che avrebbe dovuto animare Nolan , uscire dal suo narcisismo registico e dalla presunzione che tutti sappiano tutto per riuscire a raggiungere il più vasto pubblico possibile che ha diritto di essere informato.
Per seguire adeguatamente la complessa vicenda non solo sarebbe opportuno avere rudimenti sulla fisica quantistica , sulla sua dirompente forza rivoluzionaria ma anche avere sentore del clima scientifico dell'epoca da Einstein a Eiseberg e poi magari avere qualche informazione più approfondita sulla vita privata di Oppenheimer, sui suoi dubbi di scienziato. Insomma si sente la mancanza di un punto di vista dal quale partire e sul quale far ruotare la narrazione, Tutto è solo annunciato. sfiorato e poi proposto con un montaggio in cui passato e presente si intrecciano in modo confuso e faticoso.
La vicenda si presta a una miriade di riflessioni di ordine scientifico, morale, politico. storico, ma alla fine si privlegia l'ossessione anticomunista della politica americana che indice una commissione parlamentare per verificare la fedeltà politica dello scienziato.e della sua collaborazione con il politico Strauss. Francamente di minor interesse rispetto agli effetti devastanti prodotti nella geopolitica mondiale dallo scoppio di una bomba atomica
Ah se Nolan si fosse rivolto agli esperti marketing di Ikea che film ci saremmo visti!
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[+] monta i mobili......
(di max821966)
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[+] la stupidità non passa mai di moda
(di goldy)
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kronos
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sabato 2 dicembre 2023
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mattone nucleare
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Chissà cos'ha spinto un regista come Nolan verso un biopic sulla figura di Oppenheimer: forse la possibilità di filmare una delle più grandi esplosioni nella storia dell'uomo?
In effetti è noto quanto piacciano le deflagrazioni agli anglofoni, cinematografiche e non, ma qualunque sia il motivo che ha portato il cineasta britannico in questi territori, la scelta non s'è rivelata felice: troppo strette le maglie del genere biografico per chi ama, da sempre, i giochi di prestigio filmici e di scrittura.
Nolan cerca di vivacizzare un racconto noto a tutti con una saggia struttura a flashback, un'invadente colonna sonora e qualche discutibile divagazione immaginifica, ma alla fine non riesce a cavar l'olio dai sassi e la noia prende il sopravvento.
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Chissà cos'ha spinto un regista come Nolan verso un biopic sulla figura di Oppenheimer: forse la possibilità di filmare una delle più grandi esplosioni nella storia dell'uomo?
In effetti è noto quanto piacciano le deflagrazioni agli anglofoni, cinematografiche e non, ma qualunque sia il motivo che ha portato il cineasta britannico in questi territori, la scelta non s'è rivelata felice: troppo strette le maglie del genere biografico per chi ama, da sempre, i giochi di prestigio filmici e di scrittura.
Nolan cerca di vivacizzare un racconto noto a tutti con una saggia struttura a flashback, un'invadente colonna sonora e qualche discutibile divagazione immaginifica, ma alla fine non riesce a cavar l'olio dai sassi e la noia prende il sopravvento. La sequenza finale prima dei titoli di coda, intrigante, non basta a riscattare le tre uggiose ore precedenti.
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luigiluke
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lunedì 11 marzo 2024
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capolavoro? no, solo una biopic come tante
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Film didascalico e rassicurante per il pubblico americano, come piace all'establishment che per questo lo ha premiato con sette Oscar e comunque non quello per la miglior scenggiatura.
Film che in assenza dell'autentico deuteragonista della storia (le popolazioni colpite dall'atomica) soffre inevitabilmente della sindrome "chiacchiere e distintivo" e per questo persino i parrucconi dell'Academy non se la sono sentita di promuoverne la sceneggiatura.
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Film didascalico e rassicurante per il pubblico americano, come piace all'establishment che per questo lo ha premiato con sette Oscar e comunque non quello per la miglior scenggiatura.
Film che in assenza dell'autentico deuteragonista della storia (le popolazioni colpite dall'atomica) soffre inevitabilmente della sindrome "chiacchiere e distintivo" e per questo persino i parrucconi dell'Academy non se la sono sentita di promuoverne la sceneggiatura.
Nolan non vuole che il pubblico giudichi l'uomo Oppenheimer e offre quindi agli spettatori un melodramma di tre ore su un personaggio che era meglio per l'umanità fosse stato un asino in fisica, accompagnato da uno spettacolare videogame sul test Trinity. E una palestra per interpretazioni attoriali più accademiche che coinvolgenti.
Alla fine tutti applaudono, ma non si capisce cosa. Le omissioni nella storia abbondano. La più importante: nonostante l'opposizione di molti scienziati all'uso della bomba sul Giappone, fu "Oppy" insieme a Compton e Fermi a farsi fautore del lancio sulla popolazione, ritenendo che un'esplosione di prova non avrebbe convinto il Giappone ad arrendersi.
Ma al manierismo esasperato di Nolan erano più congeniali i presunti drammi interiori di un personaggio che dovrebbe suscitare compassione perché, poverino, non ha ottenuto il giusto tributo (magari il Nobel, perché no?) per avere creato l'arma che ha polverizzato in pochi istanti 300.000 persone e non si sa quanta loro progenie.
Davvero imbarazzante pensare che un film del genere possa considerarsi un capolavoro e non piuttosto un biopic come tanti, ridondante e persino pedante, incapace di veicolare un messaggio diverso da quello che piace tanto alla Hollywood lib&dem, che invece di chiedersi come mai Hiroshima e Nagasaki non siano mai stati indagati come crimini contro l'umanità, compiace chi si è sforzato di riabilitare un "distruttore di mondi".
Poi ci sarebbe il film, il solito Nolan, il montaggio sempre più complesso e spiazzante, le musiche che sembrano quele di Tenet, ma solo più ingombranti, le scene curatissime anche se il personaggio i turno deve solo bere un bicchier d'acqua ecc.: ma cosa ce ne importa? Tanto tutto quel che contava è la scena della bomba che esplode. Il resto è mancia, e spesso noia.
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[+] barbienheimer...
(di serpina)
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ivan
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lunedì 6 gennaio 2025
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autoreferenziale e inultimente lungo
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Christopher Nolan con Oppenheimer tenta di raccontare la complessa figura del “padre della bomba atomica”, ma il risultato è un film che, nonostante le sue ambizioni, soffre di gravi squilibri narrativi e un’eccessiva autoreferenzialità.
La pellicola si perde nel tentativo di condensare troppe tematiche: la scienza, la politica, la moralità, il dramma personale. Questo approccio rende il ritmo frammentario, alternando momenti avvincenti a lunghe sezioni verbose che appesantiscono l’esperienza. Nolan sacrifica l'introspezione dei personaggi a favore di dialoghi densi e a tratti didascalici, che sembrano voler impressionare più che coinvolgere.
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Christopher Nolan con Oppenheimer tenta di raccontare la complessa figura del “padre della bomba atomica”, ma il risultato è un film che, nonostante le sue ambizioni, soffre di gravi squilibri narrativi e un’eccessiva autoreferenzialità.
La pellicola si perde nel tentativo di condensare troppe tematiche: la scienza, la politica, la moralità, il dramma personale. Questo approccio rende il ritmo frammentario, alternando momenti avvincenti a lunghe sezioni verbose che appesantiscono l’esperienza. Nolan sacrifica l'introspezione dei personaggi a favore di dialoghi densi e a tratti didascalici, che sembrano voler impressionare più che coinvolgere.
Anche la regia, solitamente punto forte di Nolan, qui appare troppo fredda e distaccata. La scelta di una narrazione non lineare crea confusione più che tensione, risultando artificiosa. Visivamente impeccabile e accompagnato da una colonna sonora ossessiva ottima ma fuori contesto, il film è un trionfo di forma, ma manca di sostanza emotiva e profondità reale. Oppenheimer è un’opera ambiziosa, ma eccessivamente compiaciuta e sopravvalutata, che non riesce a reggere il peso delle sue aspirazioni.
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ivan
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lunedì 6 gennaio 2025
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autoreferenziale e inultimente lungo
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Christopher Nolan con Oppenheimer tenta di raccontare la complessa figura del ?padre della bomba atomica?, ma il risultato ? un film che, nonostante le sue ambizioni, soffre di gravi squilibri narrativi e un?eccessiva autoreferenzialit?.
La pellicola si perde nel tentativo di condensare troppe tematiche: la scienza, la politica, la moralit?, il dramma personale. Questo approccio rende il ritmo frammentario, alternando momenti buoni a lunghe sezioni verbose che appesantiscono l?esperienza. Nolan sacrifica l'introspezione dei personaggi a favore di dialoghi densi e a tratti didascalici, che sembrano voler impressionare pi? che coinvolgere.
Anche la regia, solitamente punto forte di Nolan, qui appare troppo fredda e distaccata.
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Christopher Nolan con Oppenheimer tenta di raccontare la complessa figura del ?padre della bomba atomica?, ma il risultato ? un film che, nonostante le sue ambizioni, soffre di gravi squilibri narrativi e un?eccessiva autoreferenzialit?.
La pellicola si perde nel tentativo di condensare troppe tematiche: la scienza, la politica, la moralit?, il dramma personale. Questo approccio rende il ritmo frammentario, alternando momenti buoni a lunghe sezioni verbose che appesantiscono l?esperienza. Nolan sacrifica l'introspezione dei personaggi a favore di dialoghi densi e a tratti didascalici, che sembrano voler impressionare pi? che coinvolgere.
Anche la regia, solitamente punto forte di Nolan, qui appare troppo fredda e distaccata. La scelta di una narrazione non lineare crea confusione pi? che tensione, risultando artificiosa.
Visivamente impeccabile e accompagnato da una colonna sonora ottima ma fuori contesto, il film ? un trionfo di forma, ma manca di sostanza emotiva e profondit? reale. Oppenheimer ? un?opera ambiziosa, ma eccessivamente compiaciuta e sopravvalutata, che non riesce a reggere il peso delle sue aspirazioni.
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davide forcina
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giovedì 24 agosto 2023
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bene regia e attori ma confusionario nel montaggio
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Per quanto concordi con buona aprte delle recensioni positive sul film, non posos fare a meno di sottolinearne alcune ombre che mi hanno un po' appesantito la visione e che a mio parere vanno un po' a svalutare il prodotto in generale.
Partiamo dalle luci: regia ottima, tipico formalismo "Nolaniano", così come la fotografia, le musiche, l'uso dei suoni. Valore aggiunto per la scelta del cast e la bravura degli attori.
Alcune scene davvero ben riuscite, che valgono da sole il prezzo del biglietto (e forse l'intero valore del film). prima fra tutti l'esplosione della bomba.
Andando alle ombre: avrei preferito che sul montaggio nolan facesse meno il Nolan del solito.
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Per quanto concordi con buona aprte delle recensioni positive sul film, non posos fare a meno di sottolinearne alcune ombre che mi hanno un po' appesantito la visione e che a mio parere vanno un po' a svalutare il prodotto in generale.
Partiamo dalle luci: regia ottima, tipico formalismo "Nolaniano", così come la fotografia, le musiche, l'uso dei suoni. Valore aggiunto per la scelta del cast e la bravura degli attori.
Alcune scene davvero ben riuscite, che valgono da sole il prezzo del biglietto (e forse l'intero valore del film). prima fra tutti l'esplosione della bomba.
Andando alle ombre: avrei preferito che sul montaggio nolan facesse meno il Nolan del solito. Non vedo davvero ragione per dividere il film in 2 punti di vista ("fissione" e "fusione") a loro volta spezzettati in vari periodi, con un montaggio nevrotico con continui salti. Se in qualche caso la scelta funziona anche benino, in altri rende il tutto molto confusionario... e non mi embra la decisione migliore in un film che ha così tanti Nomi/Personaggi da ricordare... rende piuttosto complessa e arzigogolata la fruizione della trama.
L'altra cosa che non ho gradito (e che anzi considererei un vero e proprio difetto) è stata la scelta di dilungare il film con la storia del processo, per quasi un ora dopo l'esplosione della bomba.
Quella scena è lo zenith del film e tutto ciò che ne consegue sarebbero state una degna conclusione alla storia (con il dialogo profetico finale con Einstein).
[DA QUI SPOILER]
E invece no... quasi un'altra ora di film girata praticamente tutta nelle stesse 2 stanze, con dialoghi e dialoghi... a seguire un processo un po' "fine a se stesso".
Sostanzialmente tutto quello che succede è frutto di una ripicca personale di Strauss per questioni piuttosto veniali e per quanto non voglia sminuire la cosa in se, il tutto perde di importanza dopo la scena della bomba e l'impatto che quell'evento ha, sia all'interno del film che per la Storia dell'uanità.
[FINE SPOILER]
Riassumendo: avrei apprezzato maggiormente il film se avesse avuto un montaggio e una narrazione più lineare perdendosi meno in dati/nomi/dettagli e focalizzandosi di più su alcuni personaggi chiave che nel complesso appaiono tutti un po' abbozzati, nonostante la bravura dei grandi nomi che compongono il cast.
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[+] d''accordo
(di imperior max)
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[+] nolan
(di c1cc1o)
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[+] si intitola oppenheimer però
(di jack beauregard)
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carlo santoni
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domenica 24 settembre 2023
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lo scienziato, l’uomo, il cittadino oppenheimer
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È un film complesso, ambizioso e potentissimo, nel quale ordito e trama, mentre la spoletta del racconto va avanti e indietro a suon di flashback, disegnano pazientemente il personaggio complesso (e contraddittorio) Julius Robert Oppenheimer. Si parte col suo profilo di scienziato, i suoi incontri con i grandi novecenteschi della ricerca fisica, a partire da Einstein, Bohr ed Heisenberg. Si prosegue con le sue vicende umane, personali, descrivendo tra l’altro certe sue idiosincrasie, una sua relazione extra-coniugale con una ragazza comunista, ed allo stesso tempo le sue straordinarie facoltà intellettuali: impara l’olandese in poche settimane, tanto da discutere pubblicamente di fronte a colleghi, in quel nuovo (per lui) idioma, la sua arditissima teoria; si diletta di psicoanalisi, di pittura contemporanea, studia il sanscrito invece di fare le parole crociate sul WC o il lancio delle freccette… e soprattutto si occupa di questioni sociali e di marxismo: anche se non supererà mai la soglia del dilettantismo tipicamente borghese.
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È un film complesso, ambizioso e potentissimo, nel quale ordito e trama, mentre la spoletta del racconto va avanti e indietro a suon di flashback, disegnano pazientemente il personaggio complesso (e contraddittorio) Julius Robert Oppenheimer. Si parte col suo profilo di scienziato, i suoi incontri con i grandi novecenteschi della ricerca fisica, a partire da Einstein, Bohr ed Heisenberg. Si prosegue con le sue vicende umane, personali, descrivendo tra l’altro certe sue idiosincrasie, una sua relazione extra-coniugale con una ragazza comunista, ed allo stesso tempo le sue straordinarie facoltà intellettuali: impara l’olandese in poche settimane, tanto da discutere pubblicamente di fronte a colleghi, in quel nuovo (per lui) idioma, la sua arditissima teoria; si diletta di psicoanalisi, di pittura contemporanea, studia il sanscrito invece di fare le parole crociate sul WC o il lancio delle freccette… e soprattutto si occupa di questioni sociali e di marxismo: anche se non supererà mai la soglia del dilettantismo tipicamente borghese. Il cerchio si conclude con la dimensione del “citoyen”, della intrinsecità al regime (nel senso più deleterio possibile del termine) del suo Paese, guerrafondaio e piegato al maccartismo ancor prima dell’arrivo di McCarthy. I piani di lettura sono dunque molteplici, e tra essi stessi intersecantisi, con continui rimandi temporali, che obbligano a seguire con attenzione; a questo proposito, valuto eccellente il montaggio, che taglia e cuce continuamente con maestria per tre ore di proiezione; ed anche certe intuizioni, come quella di filmare la prima esplosione atomica senza audio, solo in video, scene di apocalissi di dimensioni stellari… per far affiorare l’audio poco dopo, in una esplosione inattesa, quasi una seconda ultra-potentissima detonazione. Data la complessità dell’opera, moltissimi sarebbero gli argomenti da affrontare, tanto da superare il limite delle battute, quindi sono obbligato a sorvolare su aspetti peraltro interessantissimi. Sul piano generale me la sbrigo dicendo che sia la fotografia che la colonna sonora (con i suoi rimbombanti silenzi nei momenti più topici) sono eccellenti, ed eccellente la recitazione in genere. Mi soffermo solo su tre momenti. Il primo è quello in cui, dopo il successo di Los Alamos, Oppenheimer festeggia con i collaboratori, che lo applaudono entusiasticamente. “… Credo che i Giapponesi l’avranno ben assaggiata! Peccato non averla potuta usare contro i Tedeschi!”, esclama Oppie, alla maniera di un Mel Gibson, ma non ci crede: mentre pronuncia la frase, alle sue spalle tutto trema, come sotto l’effetto di un sintomatico terremoto… o di una potentissima esplosione atomica; immediatamente dopo, osserva la platea dei suoi entusiasti colleghi, e li vede bruciati da una luce abbagliante, insostenibile, che gli squama la pelle, li distrugge. Lui sa di che si tratta. Il secondo, è quella della commissione maccartista, cioè fascista, che lo giudica, col contorno degl’ingredienti tipici di ogni fascismo: il conformismo, il tornacontismo, il voltagabbanismo. La terza è la scena finale: il breve dialogo con Einstein, durante il quale Oppenheimer osserva: “Avevamo il timore di poter scatenare una reazione nucleare che avrebbe potuto interessare il mondo intero. È quanto abbiamo fatto.”
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[+] bellissima recensione
(di alberto58)
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