Commedia,
Ratings: Kids+13,
durata 117 min.
- Italia 2023.
- Vision Distribution
uscita giovedì 12gennaio 2023.
MYMONETROGrazie ragazzi
valutazione media:
3,44
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
"Grazie ragazzi", grazie veramente ad un cast di eccezionale abilità; non c'è soluzione di continuità tra il ruolo, la recitazione e la vita; tra il personaggio, l'attore e l'essere umano. Un crescente sdoppiamento tra attori e personaggi da interpretare dove si confondono i ruoli e lo spettatore non sa più quando essi recitano o quando essi interpretano se stessi perché, in realtà, gli attori interpretano due ruoli contemporaneamente in maniera magistrale. Disincantati ma appassionati, 5 detenuti cercano evasione sia dalla routine quotidiana che dal carcere stesso. Troveranno entrambe ma a caro prezzo.
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Cristiana
"Grazie ragazzi", grazie veramente ad un cast di eccezionale abilità; non c'è soluzione di continuità tra il ruolo, la recitazione e la vita; tra il personaggio, l'attore e l'essere umano. Un crescente sdoppiamento tra attori e personaggi da interpretare dove si confondono i ruoli e lo spettatore non sa più quando essi recitano o quando essi interpretano se stessi perché, in realtà, gli attori interpretano due ruoli contemporaneamente in maniera magistrale. Disincantati ma appassionati, 5 detenuti cercano evasione sia dalla routine quotidiana che dal carcere stesso. Troveranno entrambe ma a caro prezzo. A tratti comico, a tratti commovente, il film rappresenta un momento particolarmente felice del cinema italiano.
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Grazie Ragazzi è una commedia semplice e divertente con la volontà di dire la sua sul sociale, oltre che a far divertire, in parte riuscendoci.
La forza del film è sicuramente riconducibile al funzionamento del gruppo di detenuti che compongono la compagnia teatrale; ognuno dei personaggi, seppur non eccessivamente caratterizzato, permetterà allo spettatore di appassionarsi e immedesimarsi in loro: ognuno dei detenuti infatti nasconde un lato pronto a venir fuori una volta salito sul palco.
Il tema di un’attesa che non sembra dover mai finire si adatta perfettamente alla condizione carceraria e il film di Milani sa ricordarcelo abilmente, senza calcare troppo il pedale sulla sociologia, ma anche senza tralasciare spunti di comicità involontaria che la sceneggiatura sa sottolineare, fino al colpo di scena finale.
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Grazie Ragazzi è una commedia semplice e divertente con la volontà di dire la sua sul sociale, oltre che a far divertire, in parte riuscendoci.
La forza del film è sicuramente riconducibile al funzionamento del gruppo di detenuti che compongono la compagnia teatrale; ognuno dei personaggi, seppur non eccessivamente caratterizzato, permetterà allo spettatore di appassionarsi e immedesimarsi in loro: ognuno dei detenuti infatti nasconde un lato pronto a venir fuori una volta salito sul palco.
Il tema di un’attesa che non sembra dover mai finire si adatta perfettamente alla condizione carceraria e il film di Milani sa ricordarcelo abilmente, senza calcare troppo il pedale sulla sociologia, ma anche senza tralasciare spunti di comicità involontaria che la sceneggiatura sa sottolineare, fino al colpo di scena finale.
Riuscendo così a trovare un piacevole equilibrio tra la commedia e la riflessione, tra il sorriso e lo sguardo sulla realtà.
Una visione godibile, senza troppe pretese, lineare e semplice, una visione consigliata per chi vuole divertirsi ed emozionarsi.
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La vicenda dei detenuti a lezione di teatro, narrata a suon di scene emozionanti, talvolta grottesche e improbabili, catapulta in un vortice di speranza che risveglia desiderio di riscatto, spinta verso una riabilitazione dell'anima. Il crimine fa capolino nelle fugaci, appena accennate, narrazioni dei protagonisti, ma è l'attesa (dai colloqui con le famiglie all'ora d'aria) a farla da padrona, sugellata dalla scelta teatrale Aspettando Godot. E se la scena dei detenuti in un istituto di bellezza infonde un dubbio nella speranza, è proprio il finale a dare il colpo di grazia, che seppure riporta lo spettatore alla realtà di un'umanità imperfetta, almeno restituisce dignità ad un attore in crisi nel ruolo di un regista tra le sbarre.
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La vicenda dei detenuti a lezione di teatro, narrata a suon di scene emozionanti, talvolta grottesche e improbabili, catapulta in un vortice di speranza che risveglia desiderio di riscatto, spinta verso una riabilitazione dell'anima. Il crimine fa capolino nelle fugaci, appena accennate, narrazioni dei protagonisti, ma è l'attesa (dai colloqui con le famiglie all'ora d'aria) a farla da padrona, sugellata dalla scelta teatrale Aspettando Godot. E se la scena dei detenuti in un istituto di bellezza infonde un dubbio nella speranza, è proprio il finale a dare il colpo di grazia, che seppure riporta lo spettatore alla realtà di un'umanità imperfetta, almeno restituisce dignità ad un attore in crisi nel ruolo di un regista tra le sbarre. [-]
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Anche se con un lungo monologo finale del regista sul palco che si sarebbe potuto evitare (si capiva già tutto a mio avviso senza farci la spiegazione sopra...) e con qualche parolaccia di troppo a concluderlo (ma io ormai appartengo ad una vecchia generazione e non mi adatto a questo andazzo verbale) il film centra il bersaglio e risveglia i giusti sentimenti, le giuste riflessioni ed emozioni che deve suscitare il mondo dei detenuti.
Tantopiù poi quelli che cercano un qualsivoglia riscatto nella recitazione teatrale, chi per un motivo chi per un altro. Certo è una favola - riportata a realtà dal finale del film - che, dopo un'alzata d'ingegno come quella facilitata dall'alcool al ritorno dalla tournèe, un magistrato conceda di fare un altro spettacolo in un grande teatro.
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Anche se con un lungo monologo finale del regista sul palco che si sarebbe potuto evitare (si capiva già tutto a mio avviso senza farci la spiegazione sopra...) e con qualche parolaccia di troppo a concluderlo (ma io ormai appartengo ad una vecchia generazione e non mi adatto a questo andazzo verbale) il film centra il bersaglio e risveglia i giusti sentimenti, le giuste riflessioni ed emozioni che deve suscitare il mondo dei detenuti.
Tantopiù poi quelli che cercano un qualsivoglia riscatto nella recitazione teatrale, chi per un motivo chi per un altro. Certo è una favola - riportata a realtà dal finale del film - che, dopo un'alzata d'ingegno come quella facilitata dall'alcool al ritorno dalla tournèe, un magistrato conceda di fare un altro spettacolo in un grande teatro. Ma un film, si sa, è opera di fantasia: e, fintanto che riesce a lanciare messaggi positivi e giusti, è sempre apprezzabile.
Gli attori sono bravi, rendono e rappresentano quello che devono ed anche la colonna sonora è azzeccata.
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Coi tempi che corrono, si sa, ultimamente il cinema italiano cerca spesso la formula con meno rischi, a costo di optare per l'' "usato sicuro". Riccardo Milani, in questo caso, sceglie addirittura il modello "matrioska", girando il remake di un film francese tratto a sua volta da un documentario incentrato su una vicenda realmente accaduta in Svezia nel 1985 e che nel 1999 aveva ispirato un altro lungometraggio.
La formula è quella pluricollaudata del "teatro nel cinema ("Qui rido io" di Martone e "La stranezza" di Andò - entrambi interpretati da un incontenibile Toni Servillo - solo per citare i più recenti).
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Coi tempi che corrono, si sa, ultimamente il cinema italiano cerca spesso la formula con meno rischi, a costo di optare per l'' "usato sicuro". Riccardo Milani, in questo caso, sceglie addirittura il modello "matrioska", girando il remake di un film francese tratto a sua volta da un documentario incentrato su una vicenda realmente accaduta in Svezia nel 1985 e che nel 1999 aveva ispirato un altro lungometraggio.
La formula è quella pluricollaudata del "teatro nel cinema ("Qui rido io" di Martone e "La stranezza" di Andò - entrambi interpretati da un incontenibile Toni Servillo - solo per citare i più recenti). Non un teatro qualunque, però, ma quello "dell''Assurdo", visto che il sempre ottimo Albanese - qui nei panni di un attore mai sbocciato - decide di portare in scena nientemeno che "Aspettando Godot" facendovi recitare dei detenuti.
Film sul tema dell''attesa e dell''irrazionalità della vita, magari poco originale ma ben recitato, magari un po'' "piacione" ma sicuramente meritevole di uno sguardo, soprattutto se l''unico Godot che si è visto - come nel mio caso - è stato quello con Gaber e Jannacci [sic].
Scene più riuscite: quella iniziale (immagino ispirata a "Volere Volare" di Nichetti), che già alla fine dei titoli di testa ci dice come il protagonista sbarca il lunario (NO SPOILER), e quella in cui Albanese e Marchioni si cimentano con l''esercizio della "scimmia".
Bentivoglio sempre più prigioniero del personaggio, Bergamasco sempre più "esangue", la vera sorpresa è Giacomo Ferrara nel ruolo di un piccolo delinquente giunto in Italia su un barcone, come migliaia di povericristi che affollano le nostre carceri e di cui questo film ha l''indubbio merito di raccontarci almeno l''esistenza.
Sì
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Grazie Ragazzi e' innanzitutto tratto da una storia vera (accaduta in Francia) dove un gruppo di carcerati ha messo in scena il capolavoro di Samuel Beckett, vicenda poi ripresa da un film "un triomphe" anch'esso transalpino, poi rielaborata da Riccardo Milani, in questa toccante versione.
la scelta poi del protagonista, Antonio Albanese, e' perfetta perche' credibile, e in questa interpretazione, una delle migliori della sua carriera, ci regala momenti di Cinema che omaggia il teatro, e rende ancor piu' intensa una storia che avrebbe come protagonisti (oppure co-protagonisti in questo caso e' piu' appropriato) un gruppo di carcerati che mettono in scena "aspettando Godot" guidati da "Antonio".
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Grazie Ragazzi e' innanzitutto tratto da una storia vera (accaduta in Francia) dove un gruppo di carcerati ha messo in scena il capolavoro di Samuel Beckett, vicenda poi ripresa da un film "un triomphe" anch'esso transalpino, poi rielaborata da Riccardo Milani, in questa toccante versione.
la scelta poi del protagonista, Antonio Albanese, e' perfetta perche' credibile, e in questa interpretazione, una delle migliori della sua carriera, ci regala momenti di Cinema che omaggia il teatro, e rende ancor piu' intensa una storia che avrebbe come protagonisti (oppure co-protagonisti in questo caso e' piu' appropriato) un gruppo di carcerati che mettono in scena "aspettando Godot" guidati da "Antonio".
non mancano battute, che danno il giusto tocco di leggerezza a questo bel film, ma che hanno il pregio di non snaturarne l'efficacia e la forza. da vedere.
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Grazie ragazzidi Riccardo Milani con Antonio Albanese è molto più che una “semplice” commedia carceraria di un attore fallito (Antonio appunto) chiamato a educare dei detenuti nel carcere di Velletri con un laboratorio teatrale su Samuel Beckett. È canto degli ultimi e di chi spesso aspetta un fine pena mai di non facile risoluzione.
È storia di vita che si fa scena, materia teatrale, di un’attesa di un Dio che mai arriverà.
È storia di esistenze recluse, dove il tempo appare di una lentezza inesorabile e si vive aspettando l'ora d'aria, il giorno di visita, il momento dei pasti, la libertà.
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Grazie ragazzidi Riccardo Milani con Antonio Albanese è molto più che una “semplice” commedia carceraria di un attore fallito (Antonio appunto) chiamato a educare dei detenuti nel carcere di Velletri con un laboratorio teatrale su Samuel Beckett. È canto degli ultimi e di chi spesso aspetta un fine pena mai di non facile risoluzione.
È storia di vita che si fa scena, materia teatrale, di un’attesa di un Dio che mai arriverà.
È storia di esistenze recluse, dove il tempo appare di una lentezza inesorabile e si vive aspettando l'ora d'aria, il giorno di visita, il momento dei pasti, la libertà.
Jan Jonson, a metà degli anni '80 con il pretesto di un Teatro dell'Assurdo beckettiano ha messo in scena con un gruppo di detenuti, con la regia di Emmanuel Courcol, Un anno con Godot. Siamo nel 2022e Milani riprende in mano il film francese rendendola commedia autonoma, brillante di luce propria, nel raro caso di un rifacimento italiano superiore all’originale, non solo grazie alla bravura succitata di Albanese, ma di un’intera squadra ottimamente diretta. Perché Grazie ragazzi, mette anima e corpo, cercando di stemperare la leggerezza di un tono da commedia, parimenti al dramma di una vita tra le sbarre, con una misee di impegno sociale figlia del teatro. Un teatro che specchiandosi nel volto di un Antonio, con cenni di biografismo venato, è capace di strappare il velo di agrodolce amarezza nella figura frustrata ma determinata di un attore fallito ridotto a doppiare film porno -senza moglie con figlia all’estero che nemmeno lo considera- in un monolocale vista pista d’atterraggio di Fiumicino e si traduce in lectio di vita, in salvezza, secondo l’adagio che l’arte e la cultura sono gli unici strumenti capaci di aiutare le persone ad esprimere il proprio io più profondo e a fare il primo passo verso il cambiamento.
Nel film, le storie appunto di vita dei detenuti, balbettanti, iracondi, sono maschere dello stesso debutto teatrale dei protagonisti che li interpretano; sono sintomatiche della loro ansia e malinconia, della loro voglia di riscatto per gli affetti rimasti “dall’altro lato delle sbarre”. La loro vita, con un riferimento aulico a “Cesare deve morire”, scorre tra le scene e le prove, non senza qualche eccesso volutamente goliardico ma senza retorica. Sono quelle di Damiano, Diego, Manuel, Aziz che poi sono corrispondono a Lattanzi, Marchioni Montanini e Ferrara che dopo un debutto non tornano all’agio delle loro case ma nel casermone delle loro celle, nonostante la tournee, nonostante il successo che arriverà insperato.
Coraggioso, Grazie ragazzi, quasi due ore tra romanesco e Beckett, tra risate (amare) e dramma, tra sentimento e realtà, tra persona e personaggio e soprattutto inno all’amore per un palcoscenico che si fa appunto emozione e trasformazione di una realtà per definizione granitica e inossidabile tra quelle quattro mura, non precipuamente di scena.
Dove l’attesa ricomincia…. [-]
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Film fatto bene che gioca sulla commedia dolce/ amaro che fino al finale si regge su buoni equilibri.
Il finale rompe gli equilibri per virare verso una retorica di regime falso buonista che svela il trucco e si rivela per quello che e': ipocrita e cattiva.
Cast da favola e obiettivo mancato. O forse centrato rispetto al mercato.
[+] nessun bisogno di quel finale (di francog)[ - ] nessun bisogno di quel finale
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