carlosantoni
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martedì 14 febbraio 2023
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quel che sembra, quel che è.
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È difficile imbattersi in un film nel quale non solo vi sia armonia tra forma e contenuto, dove cioè al bello corrisponda un’apprezzabile sostanza, cosicché l’opera filmica non cada nel puro estetismo; ma dove di armonia ve ne sia tra gli stessi “ingredienti” del film, intendo soprattutto tra sceneggiatura, regia, recitazione, senza comunque dimenticarsi della fotografia e della colonna sonora.
E questo, a mio parere, è il caso de “La stranezza”, il davvero pregevole lavoro di Roberto Andò: del quale, oltreché regista del film, ne è co-sceneggiatore. Tutto si tiene perfettamente, a cominciare dalla sceneggiatura, che intreccia l’ordito di una questione privata della vita di Pirandello (il suo ritorno in Sicilia per festeggiare il compleanno di Giovanni Verga, ma dove appena giunto a Girgenti scopre ch’è appena deceduta la sua balia, alla quale intende organizzare un degno funerale) con la trama del rapporto fra cinema e vita, fra realtà e finzione.
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È difficile imbattersi in un film nel quale non solo vi sia armonia tra forma e contenuto, dove cioè al bello corrisponda un’apprezzabile sostanza, cosicché l’opera filmica non cada nel puro estetismo; ma dove di armonia ve ne sia tra gli stessi “ingredienti” del film, intendo soprattutto tra sceneggiatura, regia, recitazione, senza comunque dimenticarsi della fotografia e della colonna sonora.
E questo, a mio parere, è il caso de “La stranezza”, il davvero pregevole lavoro di Roberto Andò: del quale, oltreché regista del film, ne è co-sceneggiatore. Tutto si tiene perfettamente, a cominciare dalla sceneggiatura, che intreccia l’ordito di una questione privata della vita di Pirandello (il suo ritorno in Sicilia per festeggiare il compleanno di Giovanni Verga, ma dove appena giunto a Girgenti scopre ch’è appena deceduta la sua balia, alla quale intende organizzare un degno funerale) con la trama del rapporto fra cinema e vita, fra realtà e finzione. E la regia, che in un film ci parla di teatro, e di che levatura, col teatro che attinge dalla realtà e la realtà che irrompe nel teatro, tanto che la finzione rappresentativa e il concreto vivere si mescolano, fino a risultare indistinguibili! Un continuo gioco di rimandi e di allusioni, pieno dell’ironia amara di Pirandello, fino alla strepitosa – ed apparentemente drammatica – chiusa finale… C’è perfino spazio per un confronto seppur breve con Verga, durante la visita che Pirandello gli fa, e che nella sceneggiatura funge da trovata per giustificare il temporaneo ritorno del ritorno del drammaturgo in Sicilia, con tutto ciò che ne segue. E durante la visita, il ben più anziano ed affermato scrittore, esponente di punta del Verismo, rampogna paternamente il suo amico Giovanni: “Con i tuoi scritti, il tuo teatro, hai messo una bomba sotto l’edificio della realtà”! E continua: “Tu pare non sappia più neanche chi sei…”, e Pirandello che gli risponde, mostrando a noi spettatori la sua peculiare natura di uomo e di scrittore: “Questo è vero, Giovanni… anzi, in fondo non l’ho mai saputo”.
E che dire della recitazione? Magistrale, come sempre, quella di Toni Servillo, impressionante la sua somiglianza fisionomica col personaggio interpretato, ma non meno la sua recitazione misuratissima, efficacissima! E degnamente lo accompagnano per bravura i due becchini, Ficarra e Picone, e il Verga, ossia Renato Carpentieri, e tutti quanti gli altri.
Sì, questo è cinema!
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cinzia
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martedì 13 dicembre 2022
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il teatro ovvero più vero del vero
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Sopra una bara, improvvisando un pranzo di lavoro, i due becchini Onofrio e Sebastiano, nonché attori dilettanti di una compagnia di paese, discettano di teatro con un cliente, senza riconoscere in lui il grande letterato e drammaturgo, Luigi Pirandello che ha colto al balzo l’occasione di festeggiare il compleanno dell’amico Verga in Sicilia per fuggire da Roma, dove sta vivendo un blocco creativo e dove sembra che i suoi spettacoli si trascinano stancamente. I due becchini parlano con entusiasmo di quella che sentono come la loro vera professione: la recitazione e la scrittura teatrale. Pirandello, interpellato, racconta di essere un professore di lettere e di aver perso ogni passione per il teatro perché gli sembra che sia tutto falsità e orpelli, inadatto a rappresentare la vita con sincerità.
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Sopra una bara, improvvisando un pranzo di lavoro, i due becchini Onofrio e Sebastiano, nonché attori dilettanti di una compagnia di paese, discettano di teatro con un cliente, senza riconoscere in lui il grande letterato e drammaturgo, Luigi Pirandello che ha colto al balzo l’occasione di festeggiare il compleanno dell’amico Verga in Sicilia per fuggire da Roma, dove sta vivendo un blocco creativo e dove sembra che i suoi spettacoli si trascinano stancamente. I due becchini parlano con entusiasmo di quella che sentono come la loro vera professione: la recitazione e la scrittura teatrale. Pirandello, interpellato, racconta di essere un professore di lettere e di aver perso ogni passione per il teatro perché gli sembra che sia tutto falsità e orpelli, inadatto a rappresentare la vita con sincerità. I due si scambiano un’occhiata di commiserazione nei confronti del povero illustre sconosciuto perché sanno benissimo, anzi lo danno per scontato, che il teatro è più vero della vita stessa.
Mi sembra che questa scena, assolutamente non pesante, con notevoli risvolti comici, infarcita di battute esilaranti, vuoi per la situazione, vuoi per la mimica e l’espressività del corpo di Ficarra e Picone (ma quanto sono bravi??) sia il cuore e il fulcro sul quale gira tutto questo straordinario film che vi consiglio di vedere e che è uno di quei pochi film che vorrei tornare a vedere e rivedere.
Pirandello ha una “stranezza” che gli frulla per la testa, come confessa all’amico Giovanni Verga (interpretato da Renato Carpentieri, che è sempre bello ritrovare nei film) sta scrivendo, infatti, quello che poi sarà il dramma “Sei personaggi in cerca d’autore” e una volta partito da Roma, già sul treno che lo porterà nella sua Girgenti, si lascia travolgere dai pensieri mentre osserva la realtà e le persone che incontra (e che trasfigura) e poi sogna e parla con la sua vecchia balia che è appena morta e a cui lui vuole offrire un sontuoso funerale. Tanto che anche Onofrio e Sebastiano, così veri, così reali, così saldamente attaccati alla realtà, con le loro avventure tragicomiche, ma concrete, forse non sono altro che fantasmi creati dalla mente di un genio e che prendono corpo all’alba, nella nebbia che sale dal mare.
Roberto Andò ha saputo ricreare nel suo film, con una naturalezza incredibile, quello che cento anni fa dimostrò Pirandello con i suoi “Sei personaggi” e cioè la pervasività della vita nel teatro che rende la finzione più vera della vita stessa; ci sono delle storie che devono essere raccontate, ci sono dei personaggi che prendono a spallate le pareti del cervello degli autori per poter uscire e diventare veri calcando una scena finta. “Tu distruggerai dalle fondamenta tutto l’edificio che noi abbiamo creato” gli dice l’amico Verga.
Se non avete capito Pirandello finora o lo consideravate astruso, dopo la visione de “La Stranezza” niente sarà più come prima.
Una battuta finale per l’immenso Toni Servillo: più pirandelliano dello stesso Pirandello (guardatevi le foto dello scrittore e quelle di scena di questo film e non mi potrete smentire); è la più concreta manifestazione della teoria di Andò su finzione teatrale e vita, così come l’aveva prefigurata il nostro premio Nobel.
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enzo70
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venerdì 4 novembre 2022
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andò rende omaggio a pirandello con un bel film
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La stranezza è un film raffinato che con intelligenza propone la nascita di una delle più famose opere di Luigi Pirandello. Roberto Andò coglie nel segno dirigendo un film che riesce a coniugare al meglio la rappresentazione teatrale con le esigenze del grande schermo. La cupezza della fotografia, in realtà molto curata, dà risalto alla storia, ambientata a Girgenti nel 1920. Pirandello è in Sicilia per gli ottanta anni di Giuseppe Verga e torna al paese per partecipare ai funerali della tata. I becchini, Nofrio e Bastiano, sono teatranti dilettanti e proprio in quei giorni stanno per mettere in scena un loro lavoro nel teatrino della parrocchia. Ma proprio i personaggi del paesino siciliano sbloccheranno la vena creativa di Pirandello che proporrà dopo pochi mesi in teatro la sua opera probabilmente più conosciuta: “Sei personaggi in cerca di autore”.
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La stranezza è un film raffinato che con intelligenza propone la nascita di una delle più famose opere di Luigi Pirandello. Roberto Andò coglie nel segno dirigendo un film che riesce a coniugare al meglio la rappresentazione teatrale con le esigenze del grande schermo. La cupezza della fotografia, in realtà molto curata, dà risalto alla storia, ambientata a Girgenti nel 1920. Pirandello è in Sicilia per gli ottanta anni di Giuseppe Verga e torna al paese per partecipare ai funerali della tata. I becchini, Nofrio e Bastiano, sono teatranti dilettanti e proprio in quei giorni stanno per mettere in scena un loro lavoro nel teatrino della parrocchia. Ma proprio i personaggi del paesino siciliano sbloccheranno la vena creativa di Pirandello che proporrà dopo pochi mesi in teatro la sua opera probabilmente più conosciuta: “Sei personaggi in cerca di autore”. Interpretazione al solito di ottimo livello di Toni Servillo ma va segnalata anche l’ottima prova di Picone e Ficarra. L’unica nota dolente, sempre più dolente, in sala, venerdì ore 20,30, pochissimi spettatori. Eppur questo è davvero un gran bel film.
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vittorio stano
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martedì 15 novembre 2022
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andò scioglie la contrapposizione tra arte e vita
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La Stranezza è un prezioso arazzo che ben omaggia il teatro d'avanguardia, dirompente e trasgressivo d'inizio XX secolo del grande drammaturgo siciliano. Nell'inquietudine nascosta di quel primo Novecento, Pirandello con "Sei personaggi in cerca d'autore" pose una bomba sotto la costruzione della realtà appena prima che il fascismo la codificasse. Pirandello ha contribuito più dei Futuristi a sprovincializzare il teatro e l' "uomo italiano". Per questo era sopportato e apertamente deriso da borghesi e cattolici tradizionalisti, in quanto anticipatore di una moderna radicalità. Il tormento interiore, la "stranizza" del mite e garbato drammaturgo è fatta propria dall'ottimo Toni Servillo, senz'altro il miglior attore italiano da diversi anni nel mercato cinematografico.
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La Stranezza è un prezioso arazzo che ben omaggia il teatro d'avanguardia, dirompente e trasgressivo d'inizio XX secolo del grande drammaturgo siciliano. Nell'inquietudine nascosta di quel primo Novecento, Pirandello con "Sei personaggi in cerca d'autore" pose una bomba sotto la costruzione della realtà appena prima che il fascismo la codificasse. Pirandello ha contribuito più dei Futuristi a sprovincializzare il teatro e l' "uomo italiano". Per questo era sopportato e apertamente deriso da borghesi e cattolici tradizionalisti, in quanto anticipatore di una moderna radicalità. Il tormento interiore, la "stranizza" del mite e garbato drammaturgo è fatta propria dall'ottimo Toni Servillo, senz'altro il miglior attore italiano da diversi anni nel mercato cinematografico. Ficarra e Picone sono maschere estremamente efficaci nella loro esagerazione drammaturgica. Per loro non c'è confine tra il comico e il tragico. La fotografia di Maurizio Calvesi impreziosisce il "piccolo mondo antico" siciliano che Pirandello ci indica come anticipatore di moderna radicalità. VITTORIO STANO
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frankmoovie
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mercoledì 16 novembre 2022
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film d''arte per l''arte.
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Un film d'arte dedicato all'arte: quando il cinema ci fa vivere storie pregne di fantasia, realtà, allegria, tristezza, sentimenti visibili o nascosti attraverso immagini ben presentate, con primi piani intensi e colori caldi e con un cast di altissimo livello, allora un film è "nostro" e ci rimane dentro. Se la fusione cinema - teatro è ben amalgamata, si ottiene un film che appassiona. Gli autori Roberto Andò, anche regista, Massimo Gaudioso e Ugo Chiti, hanno creato un intreccio commedia - dramma psicologico mostrandoci reazioni dei vari personaggi alle varie provocazioni della vita e dello spettacolo: caratteri diversi come quello di Pirandello, quasi timido, silenzioso, spesso celato dietro le quinte, o quelli esuberanti dei due personaggi in cerca di successo nella battaglia tra problemi quotidiani e sogni a volte impossibili.
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Un film d'arte dedicato all'arte: quando il cinema ci fa vivere storie pregne di fantasia, realtà, allegria, tristezza, sentimenti visibili o nascosti attraverso immagini ben presentate, con primi piani intensi e colori caldi e con un cast di altissimo livello, allora un film è "nostro" e ci rimane dentro. Se la fusione cinema - teatro è ben amalgamata, si ottiene un film che appassiona. Gli autori Roberto Andò, anche regista, Massimo Gaudioso e Ugo Chiti, hanno creato un intreccio commedia - dramma psicologico mostrandoci reazioni dei vari personaggi alle varie provocazioni della vita e dello spettacolo: caratteri diversi come quello di Pirandello, quasi timido, silenzioso, spesso celato dietro le quinte, o quelli esuberanti dei due personaggi in cerca di successo nella battaglia tra problemi quotidiani e sogni a volte impossibili. Un ancora "grande" Toni Servillo, accompagnato da due nuovi attori comici non più comici che hanno acquisito tanta esperienza di palcoscenico che possono dare tenti momenti importanti al cinema. Un contorno si attori d'esperienza che lasciano un grande contributo anche se con piccole apparizioni, per esempio Luigi Lo Cascio, Donatella Finocchiaro e i bravissimi Aurora Quattrocchi e Renato Carpentieri ... La colonna sonora Michele Braga, Emanuele Bossi si adagia senza pesare su tutte le scene ... Film che cresce col passare del tempo e alla fine si vorrebbe continuare a seguire le storie dei vari personaggi e in particolare quella sensazione, quella "Stranezza" che assale ognuno di noi in certi momenti della vita: ne sentiremo parlare.
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nino pellino
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domenica 13 novembre 2022
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capolavoro del regista roberto andò
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Eccellente e riuscita pellicola del regista Roberto Andò con la quale ci viene evidenziato il periodo della vita artistica del famoso scrittore e drammaturgo Luigi Pirandello in cui egli trasse ispirazione per la stesura del suo celebre romanzo "Sei personaggi in cerca d'autore". Toni Servillo si dimostra come sempre attore di qualità e di elevato spessore e che come tale conferisce al personaggio tutta l'essenza e l'introspezione necessarie per trasmettere allo spettatore tutta l'importanza che Pirandello ha avuto nell'ambito della storia culturale dell'Italia. Sorprendenti e perfettamente calati nei loro ruoli gli attori Salvatore Picarra e Valentino Picone ai quali spetta il merito di essersi dimostrati degni comprimari del protagonista principale.
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Eccellente e riuscita pellicola del regista Roberto Andò con la quale ci viene evidenziato il periodo della vita artistica del famoso scrittore e drammaturgo Luigi Pirandello in cui egli trasse ispirazione per la stesura del suo celebre romanzo "Sei personaggi in cerca d'autore". Toni Servillo si dimostra come sempre attore di qualità e di elevato spessore e che come tale conferisce al personaggio tutta l'essenza e l'introspezione necessarie per trasmettere allo spettatore tutta l'importanza che Pirandello ha avuto nell'ambito della storia culturale dell'Italia. Sorprendenti e perfettamente calati nei loro ruoli gli attori Salvatore Picarra e Valentino Picone ai quali spetta il merito di essersi dimostrati degni comprimari del protagonista principale. Molto bella la sceneggiatura, le inquadrature e lo stile del regista di utilizzare il dialetto siciliano quale lingua principale contribuendo a donare a questo fillm la giusta compatezza e consistenza narrativa. Sono orgoglioso che in Italia si continuano a produrre pellicole di così alto livello e ciò non può che giovare al Cinema italiano per quanto riguarda gli aspetti della qualità e della finissima bellezza espressiva. Capolavoro.
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marco60
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venerdì 18 novembre 2022
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tra cinema e teatro
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Roberto Ando' omaggia alle grande Luigi Pirandello con un gran bel film ben girato ottimamente sceneggiato . Il film è delicato sofisticato e con quel pizzico di magia che a volte
ti fa credere di stare in teatro.Molto intelligente la scelta del cast che va dall' ottimo Tony Servillo dall'assomiglianza impressionante con Pirandello ormai nell' Olimpo del cinema mondiale ,e qui parliamo di un attore tra i pochi che sarebbe capace anche di recitare senza parlare perché lui con i suoi sguardi ammiccamenti ed espressioni vari è come se parlasse. Ma la sorpresa vera del film a mio parere è stata la prova di Ficarra e Picone calati alla perfezione nella parte tra finzione e realtà.
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Roberto Ando' omaggia alle grande Luigi Pirandello con un gran bel film ben girato ottimamente sceneggiato . Il film è delicato sofisticato e con quel pizzico di magia che a volte
ti fa credere di stare in teatro.Molto intelligente la scelta del cast che va dall' ottimo Tony Servillo dall'assomiglianza impressionante con Pirandello ormai nell' Olimpo del cinema mondiale ,e qui parliamo di un attore tra i pochi che sarebbe capace anche di recitare senza parlare perché lui con i suoi sguardi ammiccamenti ed espressioni vari è come se parlasse. Ma la sorpresa vera del film a mio parere è stata la prova di Ficarra e Picone calati alla perfezione nella parte tra finzione e realtà. L'unica nota stonata è stata la presenza in sala di poche persone, peccato perché quando il cinema italiano confeziona gran film non si dovrebbe aspettare di vederli in televisione comodamente in poltrona bensì riempire le sale dei cinema perché l'emozione che sprigiona la sala non è la stessa della televisione.
Marco60
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eugenio
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venerdì 9 dicembre 2022
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sic cogit pirandello
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Un giorno piovoso, grigio, un accogliente cinema con poltrone comode in una riparata sala. Poi lentamente, terminata la pubblicità, le luci si spengono e la magia del cinema si fa viva nelle prime immagini di una Sicilia di inizio Novecento, dalla luce calda e pastosa che tanto ricorda gli acquerelli di un realista Fattori senza mai tender ad essi come asintoto all’infinito. Un viaggio nel tempo, una stranezza diremmo, l’ultimo lavoro di Roberto Andò, forse uno dei suoi migliori. Che guarda caso si intitola proprio “La stranezza”, apologo sulla necessità dell’incontro di alto e basso, di tragico e comico, di una linfa vitale costantemente da innestare nel processo di creazione artistica per evitare che si inaridisca. È un film quello di Andò con protagonista lo strano “trio” Servillo-Ficarra-Picone, che nei suoi cento minuti, meno di due ore, ti fa venir voglia di rileggerti Pirandello, in un ritmo e una narrazione che esulando dal tratto farsesco, ci mostra come fossimo noi stessi spettatori di una messa in scena artistica, il processo creativo di uno dei più grandi drammaturghi di sempre.
Il grande scrittore, interpretato con un processo narrativo per sottrazione, priva di enfasi retorica da Toni Servillo, torna proprio nel 1920 nella natìa Sicilia dalla gloria romana, per festeggiare gli ottanta anni di Giovanni Verga, cantore dell’isola ed esponente più nobile di un realismo sempre vicino ai più umili. Quivi giunto per pura causalità, la morte della balia di Verga appunto, conosce due becchini, Nofrio (Picone) e Bastiano (Ficarra), artisti dilettanti, dalle “dubbie” capacità, impegnati a imbastire un farsesco e drammatico spettacolo, "La trincea del rimorso, ovvero Cicciareddu e Pietruzzu", nel teatrino comunale. Nel buffo incontro, con tanto di riferimento a un loculo già “occupato” e la relativa disbriga pratica a suon di mazzetta, conio assai comune cent’anni fa come oggi, si muove il reale moto tormentato del grande scrittore siciliano, incapace di trovare un fil rouge ai suoi pensieri. Quello che oggi definiremmo crisi della pagina bianca, quello che nella storia, perché di storia alla fine narra il film di Andò, intessendolo abilmente con l’arte della vita del teatro e del gioco delle parti degli attori dilettanti, diverrà Sei personaggi in cerca d’autore, stroncato alla sua prima nazionale a Roma e presto un successo. Ma prima, ecco, prima, La stranezza di Roberto Andò, mette in luce la sua genesi con quella dolcezza e sentimento, propria di un teatro vivo e che nel teatro trova i suoi principali attori (Renato Carpentieri- Verga, Fausto Russo Alessi- personaggio in cerca d’autore, Luigi Lo Cascio- direttore) e temi: dramma, peccato, amore, morte e farsa.
Una storia semplice (e non a caso dedicata a Leonardo Sciascia), La stranezza, balsamo per il cinema italiano, che sfrutta il contesto storico come fondamenta, per realizzare “il mattone di finzione” del duo Ficarra-Picone in un ruolo finalmente a loro calzante, che esula dalla comicità fine a sé stessa. La malta sta nella sinergia tra noi pubblico che meravigliati guardiamo una storia reale tradotta in finzione, nel cui teatro si recita a soggetto, tra pettegolezzi e umori e un punto di vista appunto relativistico che tanto piace alla letteratura novecentesca e alla psicoanalisi freudiana. Ma poco importa il nozionismo, perché, prima di tutto, La stranezza è proficuo scambio fra autori e attori, pubblico e artisti, in un controverso equilibrio tra sprezzatura e profondità di sguardo, elaborazione del pensiero e talento, in una forma ricercata fatta di una bellissima fotografia e una partitura linguistica dialettale con tanto di sottotitoli (a volte necessari) che non spingono alla risata quanto all’analisi ulteriore. Un ottimo film di finzione reale che con raffinatezza rompe l’equilibrio di un piccolo mondo antico antesignano di una imminente modernità. Da applauso.
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