Anno | 2022 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 126 minuti |
Regia di | Francesca Archibugi |
Attori | Pierfrancesco Favino, Kasia Smutniak, Bérénice Bejo, Laura Morante, Sergio Albelli Alessandro Tedeschi, Benedetta Porcaroli, Massimo Ceccherini, Fotinì Peluso, Nanni Moretti, Francesca De Martini, Pietro Ragusa, Cristiano Piacenti, Valeria Cavalli. |
Uscita | venerdì 14 ottobre 2022 |
Distribuzione | 01 Distribution |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,61 su 23 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento sabato 28 settembre 2024
Il film, diretto da Francesca Archibugi, è tratto dal romanzo "Il Colibrì" dello scrittore fiorentino Sandro Veronesi, vincitore del Premio Strega 2020. Il film ha ottenuto 2 candidature e vinto un premio ai Nastri d'Argento, 4 candidature a David di Donatello, In Italia al Box Office Il Colibrì ha incassato 3 milioni di euro .
CONSIGLIATO NÌ
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La vita di Marco Carrera, medico e padre di famiglia, scorre su binari apparentemente tranquilli, in realtà è irta di percorsi paralleli, coincidenze mancate, occasioni non colte e strade non prese. La moglie Marina tradisce il marito compulsivamente e lo accusa di avere una relazione con Luisa Lattes, una donna italofrancese conosciuta al mare in gioventù. E ha ragione, perché da sempre Marco intrattiene con Luisa un rapporto mai consumato, di quelli che la realtà non può contaminare ma che alimentano un desiderio ostinato e una passione segreta. Completano il quadro famigliare la figlia di Marco e Marina, Adele, il fratello di Marco, Giacomo, il ricordo della sorella Irene morta a 24 anni, e due genitori eternamente conflittuali ma incapaci di vivere lontani. In mezzo a loro Marco fa come il colibrì: sbatte forsennatamente le ali per rimanere fermo allo stesso posto, mentre intorno il mondo e i rapporti inevitabilmente cambiano.
Il personaggio di Marco Carrera, protagonista del best seller "Il colibrì" di Sandro Veronesi, è la sintesi di una mascolinità fatta di indecisione e attesa, di desiderio di "non far male a nessuno" e dunque di una passività in qualche modo colpevole (e certamente gravata da sensi di colpa).
In questo senso è erede di tanti testimoni silenziosi della propria esistenza, come "Giorgio" de "Il giardino dei Finzi Contini" o Marcello de "Il conformista", e con quei romanzi (e film) condivide un ambiente borghese ricco di ipocrisie e povero di slanci autentici. Ma fra il romanzo di Veronesi e il film di Francesca Archibugi, scritto insieme a Francesco Piccolo e Laura Paolucci, sembrano viaggiare (anche loro) su binari divergenti: da una parte l'insondabilità del caso declinata come architettura costantemente fallace della vita; dall'altra il desiderio di far comunque "tornare tutto", riconducendo una vita di occasioni mancate e scherzi del destino in una costruzione rotonda dove ogni evento deve acquisire comunque una sua compiutezza narrativa.
Per contro la frammentazione continua della linea temporale, che sulla pagina scritta era meno frenetica e più esemplificativa della visione incompleta del mondo di Marco, nel film crea confusione e ostacola la possibilità di provare empatia verso i singoli personaggi, che appaiono e scompaiono dalla vita di Marco mantenendo lo spettatore in superficie, come se stesse osservando una saga con troppe fuggevoli comparse: in questo senso la metafora del plastico costruito dal padre di Marco, che imbalsama ogni componente della famiglia in una figurina da diorama, è emblematico, non (come era probabilmente nelle intenzioni) della fissità (e falsità) di certi ruoli domestici borghesi, ma della impossibilità del pubblico di vedere in loro creature di carne, ossa e reali sentimenti.
Il cast fa del suo meglio per ottenere l'effetto opposto, e laddove alcuni attori di razza - Pierfrancesco Favino nel ruolo del protagonista, ma anche Laura Morante in quello di sua madre, Berenice Bejo nei panni (fortemente sacrificati) di Luisa e Alessandro Tedeschi in quelli (ridotti veramente all'osso) di Giacomo adulto - riescono a iniettare vita e vibrazione nei loro personaggi, altri oscillano fra esagerazioni interpretative e rigidità espressiva.
La presenza di Nanni Moretti è addirittura straniante, a tratti quasi parodistica, e porta lo spettatore fuori dal racconto ad ogni apparizione. Per contro tutti i bambini in scena riescono ad essere naturali e credibili, e questo è sempre stato un grande talento di Archibugi: scegliere, e poi lasciare cinematograficamente liberi, i minori in scena.
Il pubblico probabilmente risponderà comunque a questo cast stellare e all'abilità filmica della regista, sempre più brava dal punto di vista tecnico e sempre più capace di interpretare l'estetica di un benessere che ormai, per molti, fa parte solo dell'immaginario cinematografico. Ma l'essenza dolente del romanzo di Veronesi, il suo implicito elogio del rimpianto, lasciano nella trasposizione filmica il posto ad una costruzione forzatamente ricompattata in una struttura da romanzo d'appendice: un plastico altoborghese cui manca un respiro autentico di vita, un brivido di emozione non irrigidito dall'artificio della messinscena.
Il racconto della vita di Marco Carrera, "il Colibri", una vita di coincidenze fatali, perdite e amori assoluti. La storia procede secondo la forza dei ricordi che permettono di saltare da un periodo a un altro, da un'epoca a un'altra, in un tempo liquido che va dai primi anni '70 fino a un futuro prossimo. E al mare che Marco conosce Luisa Lattes, una ragazzina bellissima e inconsueta. Un amore che mai verrà consumato e mai si spegnerà, per tutta la vita. La sua vita coniugale sara un'altra, a Roma, insieme a Marina e alla figlia Adele. Marco tornera a Firenze sbalzato via da un destino implacabile, che lo sottopone a prove durissime. A proteggerlo dagli urti più violenti troverà Daniele Carradori, lo psicoanalista di Marina, che insegnerà a Marco come accogliere i cambi di rotta più inaspettati. Il Colibri e la storia della forza ancestrale della vita, della strenua lotta che facciamo tutti noi per resistere a ciò che talvolta sembra insostenibile. Anche con le potenti armi dell'illusione, della felicita e dell'allegria.
IL COLIBRÌ disponibile in DVD o BluRay |
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Un film incasinato, pasticciato, con Favino che sembra chiedersi: ma cosa ci faccio qui? Cos'è questo minestrone di Frate Ginepro infarcito di ricordi e di dialoghi buttati lì in fretta, un fricandot di immagini, una ratatouille messa su male e proposta peggio. Moretti dice: l'importante è vivere. certo, ma cercare di fare meno pasticci possibile.
"Il Colibrì" della Archibugi: ‘resilienza’, dialoghi urlati e struggimento, Resilienza è una parola abusata, che negli ultimi anni abbiamo sentito e letto ovunque, in seguito all’ondata pandemica e dalle vicende economiche e sociali che sembrano a volte sopraffare l’essere umano. Il Colibrì con la sua strenua resistenza è capace [...] Vai alla recensione »
Il film COLIBRÌ a me non è piaciuto assolutamente.L' ho trovato diseducativo e fuorviante. Tutti nella vita hanno avuto gli stessi se non problemi maggiori, ma la voglia di vivere , la speranza e lo spirito di risorgere e di amare hanno sempre prevalso. In questo racconto vi è un nichilismo assoluto, una mancanza di fede che annichilisce lo spettatore.
Viene riavvolta la vita del protagonista Marco Carrera, il colibrì, dall'infanzia alla vecchiaia tra amori giovanili, liti familiari, drammi e qualche breve periodo di tranquillità. Ritorna alla recitazione Nanni Moretti,nei panni dello psicoterapeuta della problematica moglie del colibrì, e lo fa alla grande, rappresentando una delle pochissime note positive di un film grigio [...] Vai alla recensione »
Condivido l'analisi di Marco Giusti, ennesimo esorcismo di buona parte (mancano tossicodipendenza e devianze) dei terrori del pubblico del quadrante Prati-Pinciano-Salario-Parioli-Nomentano, l'unico mondo che il cinema italiano conosce e che poi andrà a costituire la quota prevalente del box office.
Ieri pomeriggio ho visto il film "Il Colibri" e dico che non mi é piaciuto affatto...oltre la triste e melanconica storia dei passati anni 70'...che ormai sono passati , vissuti e sepolti ed hanno segnato un passo tra la radical chic, mentre l'Italia dei lavoratori viveva la crescita e lo sviluppo degli anni del dopoguerra..
Cosa rimarrà nella mia memoria di questo film? Solo il titolo assolutamente perfetto per sintetizzare la difficoltà del vivere e l'equilibrio necessario per non soccombere. Altro, purtroppo non rimarrà. Perchè arruffare inutilmente la narrazione? Come va raccontata una storia? Rispettando regole purtroppo rigide che molti registi fanno di tutto [...] Vai alla recensione »
Anche se apprezzo la bravura di Pierfrancesco Favino si tratta dell'ennesima delusione. Non è la prima volta che vedo un film di Francesca Archibugi e nelle buone intenzioni mi sembra che spesso si perda in toni troppo accesi, forti e discutibili. Film triste e cosparso di complessità psicologiche e drammi famigliari. Anche se la bravura degli attori è robusta la trama [...] Vai alla recensione »
ma come si fa a proporre un film cosi? la regista non sapeva cosa sceneggiare. Un inno alla morte. Poi la presenza di moretti era gia' un prologo...non parla altro che di morte nei suoli film. E lo trovo gravemente irrispettoso per tutti quelli che hanno un tumore del pancreas. Parlo da medico che ha seguito tantissime persone con tumore al pancreas.
La Archibugi fece un bel film. Un film molto semplice ma sincero. Mignon è partita. Ecco, da quando Mignon è andata via, anche Francesca ne ha risentito tanto. Era per me una promessa. Quel film era delicatissimo. Ora no, purtroppo.
Il film è lento, noioso, pieno di flashback che lo rendono poco godibile. Passano decine e decine di minuti senza che "succeda nulla". Non mi è piaciuto, nonostante un cast notevole.
IL COLIBRÌ... Un film strano e difficilmente interpretabile. Francesca Archibugi racconta la vita di una persona tranquilla e al limite della perfezione attraverso una serie incredibile di flashback che, se per buona parte del film rendono la storia molto confusa, sono l'unico modo per tenere interessato lo spettatore fino alla fine. In qualsiasi altro modo la storia sarebbe stata abbastanza [...] Vai alla recensione »
Questo film mi ha lasciata perplessa. L’unica figura positiva, sembrava essere Marco. La sua calma, il suo equilibrio, il suo osservare le persone e prendersene cura, lui cresciuto e circondato da un ambiente familiare dal quale non aveva potuto attingere alcun esempio di comportamento accudente. Già da piccolo ha un senso spiccato della premura nel badare alla sorella Irene persa [...] Vai alla recensione »
Anche se apprezzo la bravura di Pierfrancesco Favino si tratta dell'ennesima delusione. Non è la prima volta che vedo un film di Francesca Archibugi e nelle buone intenzioni mi sembra che spesso si perda in toni troppo accesi, forti e discutibili. Film triste e cosparso di complessità psicologiche e drammi famigliari. Anche se la bravura degli attori è robusta la trama [...] Vai alla recensione »
A leggere il cast si rimaneva abbagliati: sicuri i nastri d'argento, qualche palma e un paio d'orsi, per non parlare dei leoni. E invece no! un film noioso, montato malissimo, di ardua comprensione,con attori a disagio che hanno recitato senza impegno. Mi spiace per l'Archibugi che stimavo e stimo, ma purtroppo stavolta ha deragliato.
Forse uno fra i più inutili e soporiferi film di genere , la sequenza di una serie di disgrazie che diventano pretesto per cucirci intorno una trama mentre dovrebbe essere il contrario . Prima le idee, la narrazione che attraversa la vita è ciò che comporta e non la ricerca affannosa di affastellare fra loro lutti, silenzi ed un uso del flashback francamente imbarazzante, eccessivo, [...] Vai alla recensione »
Il film COLIBRÌ a me non è piaciuto assolutamente.L' ho trovato diseducativo e fuorviante. Tutti nella vita hanno avuto gli stessi se non problemi maggiori, ma la voglia di vivere , la speranza e lo spirito di risorgere e di amare hanno sempre prevalso. In questo racconto vi è un nichilismo assoluto, una mancanza di fede che annichilisce lo spettatore.
A mio parere bellissimo film, una narrazione non narrata, può sembrare paradossale ma a volte l'unico modo per poter trasmettere un racconto è lasciare spazio al non-detto.Esattamente come dice l'analista, il vuoto si trasmette e non è importante colmarlo ma sforzarsi di farlo perchè tale sforzo coincide con la vita stessa.Qui vengono trasmesse le rabbie dei genitori in perenne conflitto, il malessere [...] Vai alla recensione »
Racconto confuso, dialoghi incomprensibili, pessimo esempio di cinema italiano.
senza fare troppe storie, almeno tre stelle mi sembrano il minimo.
Un film fatto tra gli amici del quartierino romano, dove il montaggio tenta di tenere a galla una sceneggiatura penosa e la solita mediocre regia della Archibugi. Favino imbarazzato, Moretti imbarazzante, la Smutniak una grande attrice sempre nel posto sbagliato.
Essere riuscito a seguire la storia e ad immedesimarsi in essa nonostante l'abbandono totale della "consecutio temporum" nelle sequenze direi che va a pieno merito della regia anche se, non avendo letto il libro a base delle sceneggiatura, non so quanto ciò sia voluto proprio dalla Archibugi o meno . E' comunque un tentativo ben riuscito di privilegiare una lettura contenutist [...] Vai alla recensione »
Secondo me ,chi ha dato recensioni negative ,l'ha guardato con poca attenzione....Film ottimo ,impegnativo e alla fine 2 ore passate piacevolmente ,gli attori tutti bravi ,Favino come sempre al top ....voto 8.5
salti d'epoca molto disturbanti comunque comprensibili,assomiglia alle multiple saghe familiari già viste,uguali eppur diverse,meglio la seconda parte con finale struggente dove fa riflettere (il senso della vita).
Buon film ,cast eccezionale ,qualche forzatura retorica come la partita a poker,di cui se ne poteva fare a meno.
troppo tragico, cast favoloso,location nelle perche' ricche e nei noti magnifici posti, ci si chiede perché un libro così ha vinto un premio e una regia stenti a far altro
Ognuno, in ogni famiglia, ha sogni possibili e impossibili. Ognuno ha segreti che restano tali fino alla fine o vengono scoperti. Ognuno ha voglia di crescere e realizzarsi ma anche fermarsi a un certo punto a riflettere sul proprio futuro e sulla importanza e necessità della propria esistenza. Francesca Archibugi ha aperto il libro di Sandro Veronesi e lo ha raccontato a noi in maniera [...] Vai alla recensione »
Film delicato e commuovente .attori bravissimi . Finalmente la figura di un uomo protagonista che rimane coerente nonostante i drammi tutti provocati da donne .le uniche problematiche nel film . Troppo veloci i flashback durante il film . Non ci si può distrarre
Letto il libro di Veronese ho trovato il romanzo un concentrato di tragedie e tristezza... Il film le amplifica ancora di più... Favino scelto perché grandioso interprete... Ma terminato il film... Mi sono sentita triste e abbacchiata ... Poi mi sono detta... Ma le sfighe nella vita... Ok.... Ma in un romanzo perché volere a tutti i costi metterle tutte?? E volerle [...] Vai alla recensione »
Film delicato e commuovente .attori bravissimi . Finalmente la figura di un uomo protagonista che rimane coerente nonostante i drammi tutti provocati da donne .le uniche problematiche nel film . Troppo veloci i flashback durante il film . Non ci si può distrarre
Film delicato e commuovente .attori bravissimi . Finalmente la figura di un uomo protagonista che rimane coerente nonostante i drammi tutti provocati da donne .le uniche problematiche nel film . Troppo veloci i flashback durante il film . Non ci si può distrarre
Un bel film fatto di tragedie e di sofferenze con il protagonista che resiste quasi a tutto. Bella l'immagine del colibrì che impegna tutte le sue forze per rimanere dov'è. Favino incarna perfettamente il personaggio capace di resistere alle profonde sofferenze della sua vita fino ad arrivare a prendere una decisione definitiva più per il bene degli altri che per se stesso. [...] Vai alla recensione »
Il libro di Veronesi mi aveva colpito moltissimo. Con uno stile narrativo forte, inusuale ed asciutto emergeva la storia di un uomo, Marco, in grado di resistere ai tanti colpi della vita. Non basta essere benestanti, belli e affermati sul lavoro; perché durante la nostra esistenza il dolore è sempre dietro l’angolo e serve avere la forza del Colibrì che batte le ali velocissime [...] Vai alla recensione »
Il libro di Veronesi mi aveva colpito moltissimo. Con uno stile narrativo forte, inusuale ed asciutto emergeva la storia di un uomo, Marco, in grado di resistere ai tanti colpi della vita. Non basta essere benestanti, belli e affermati sul lavoro; perché durante la nostra esistenza il dolore è sempre dietro l’angolo e serve avere la forza del Colibrì che batte le ali velocissime [...] Vai alla recensione »
Un capolavoro. L'intreccio di vite sempre costellate da un senso di poesia con personaggi forti e intensi. Un film che spero possa essere visto all'estero. Bellissima la storicità del film con continui cambiamenti tra passato e presente.Favino è l'attore italiano che più di altri può portare il cinema italiano finalmente ad un livello che merita.
"Hai letto il libro?". "No e mi dispiace". "Hai visto il film?". "Sì e mi dispiace". "Il colibrì" di Francesca Archibugi, perché è solo questo che qui interessa, sembra proprio l'emblema del cinema italiano più decorativo, un compendio snervante di pretensioni artistiche ("arty" come si dice in inglese) e iperboli melodrammatiche inanellate con un parossismo che farebbe fatica ad accreditarsi persino [...] Vai alla recensione »
È al mare che Marco conosce Luisa Lattes, una ragazzina bellissima e inconsueta. Un amore che mai verrà consumato e mai si spegnerà, per tutta la vita. La sua vita coniugale sarà un'altra, a Roma, insieme a Marina e alla figlia Adele. Marco tornerà a Firenze, sbalzato via da un destino implacabile che lo sottopone a prove durissime. A proteggerlo dagli urti più violenti troverà Daniele Carradori, lo [...] Vai alla recensione »
Dal romanzo Premio Strega di Sandro Veronesi, sceneggiato dalla regista, da Laura Paolucci e da Francesco Piccolo. La vita di Marco Carrera oculista. Un ragazzo colibrì: crescita ritardata. Un uomo colibrì: che si agita tanto per restare fermo. Un mélo in piena regola, piovono disgrazie e non si può negare che la storia a tratti ti prenda, però più spesso ti respinge.
Se il vero tema di fondo del nuovo film di Francesca Archibugi - e sicuramente anche del libro, che chi scrive non ha letto - è il tempo che in quel suo fluire narrativo, come sempre accade in film del genere, incide con il suo trascorrere sulle vite dei personaggi, il tentativo della regista è quasi quello di annullare la fluidità temporale, lavorando affinché la lunga vicenda di Marco Carrera si [...] Vai alla recensione »
Stasi e frenesia convivono, poi collidono. Dapprima descrivono l'essenza di Marco, l'uomo soprannominato «Colibrì» nato dalla penna di Sandro Veronesi. In seguito, invece, destabilizzano la trasposizione del romanzo in un film che sceglie di mimare la temporalità frammentata del libro, rimanendo tuttavia invischiato nell'affastellarsi dei rimandi tra le diverse stagioni della vita del protagonista, [...] Vai alla recensione »
Nel 2019, in una serata milanese, davanti al pubblico della Feltrinelli di Piazza Duomo, Marco Missiroli interrogava Sandro Veronesi sul suo ultimo lavoro. Il titolo era Il Colibrì, qualche mese più tardi avrebbe vinto il Premio Strega. Missiroli accusò prima Veronesi di essere il miglior scrittore italiano vivente, e poi gli chiese di parlare del libro: per evitare spoiler, o per indole personale, [...] Vai alla recensione »
Il colibrì è un uccellino molto piccolo che riesce a stare immobile nell'aria; Colibrì è il soprannome che Marco riceve dalla madre per la sua statura da bambino; ne diventa lo stato esistenziale nel corso degli anni colmi di dolori, di strazi, e di parentesi di felicità. Simbolo, viene detto, della resilienza, della forza d'animo con cui affronta le avversità dell'esistenza.
Marco Carrera (Pierfrancesco Favino) è un sopravvissuto. Letteralmente (quando è sceso da un aereo che poi si sarebbe schiantato) ma, soprattutto, nell'anima. Figlio di una ricca famiglia borghese con una mamma (Laura Morante) e un papà (Sergio Albelli) perennemente in conflitto ma inseparabili, Marco ha perso da ragazzo la sorella più grande, morta suicida per la sua fragilità.
Il romanzo omonimo di Sandro Veronesi, vincitore del premio Strega nel 2020, raccontava di un borghese di mezza età che sfiora la vita mettendo tutte le sue energie nel restare fermo (come l'uccello del titolo), mentre intorno a lui si susseguono lutti, un rapporto irrisolto coi genitori e con la moglie, e un'impossibile storia d'amore. Il film segue fedelmente il libro, ma per comprimere le oltre [...] Vai alla recensione »
Non è vero che per stare fermi basta non muoversi. Che non servono energie, movimenti, spostamenti. Perché anche se tu resti immobile (o credi di farlo), si muovono gli altri, scalpita il mondo che ti gira attorno, ti scivola addosso il tempo che preme e freme sul tuo corpo e inevitabilmente ti cambia. E quindi, se vuoi stare fermo, devi muoverti a tua volta.
Il Colibrì, diretto da Francesca Archibugi e tratto dall'omonimo romanzo di Sandro Veronesi vincitore del Premio Strega nel 2020, non ha solo aperto la Festa del Cinema di Roma 2022, ma si candida ad essere il titolo di punta al cinema di questo weekend. Scritto da Archibugi assieme a Laura Paolucci e Francesco Piccolo, il film si affida ad un ricco cast di nomi noti per richiamare in sala il pubblico, [...] Vai alla recensione »
Che poi se ci pensi è tutto lì, in quello sforzo: quello che fai per riempire il vuoto. Che quello sforzo, mica lo capisci subito, ma è la vita: e, nonostante tutto, ti piace, ti basta, così. Anche se a volte scappi nella direzione sbagliata o credi di avere ancora tempo: ma è il tempo che si fa gioco di te. E allora «metti tutta la tua l'energia per restare fermo»: in attesa che quella bimba che dorme [...] Vai alla recensione »
È un bene che sia passato qualche tempo dal convulso affastellarsi dei discorsi sul romanzo di Sandro Veronesi. Il film può presentarsi oggi in autonomia, come un lavoro di rilettura, nel linguaggio delle immagini e delle interpretazioni. Infatti, il cast è il film, e non c'è quasi spazio per altro. Pierfrancesco Favino, declinato in età diverse, persino in attori diversi, anima e, se possibile, sfaccetta [...] Vai alla recensione »
La telefonata che cambia la vita. La visita di uno psicoanalista che rompe tutte le regole deontologiche. Un gioco dell'amore e del caso senza la leggerezza di Marivaux. Nel romanzo di Sandro Veronesi ogni sciagura è un peso che parte dal passato e fa sentire le sue conseguenze nel futuro. Per questo Marco Carrera e l'amore di gioventù Luisa Lattes si scrivono lettere d'amore e appassionatamente si [...] Vai alla recensione »
Lo scrittore pratese Sandro Veronesi ha compilato due intere pagine su "La Lettura" di domenica scorsa per spiegare che, con "Il colibrì", s'è comportato esattamente come gli consigliò Moravia. E cioè: "Vendi i diritti e disinteressati del resto, poi vai al cinema a vedere il film e di' solo: mi piace o non mi piace". A quanto pare il letterato ha apprezzato, infatti confessa, alla fine della pappardella [...] Vai alla recensione »
Dare vita al romanzo di Sandro Veronesi non era affatto semplice: una complessa struttura a incastro da tradurre in immagini passando da un piano temporale all'altro senza soluzione di continuità, restituendo al tempo stesso sul piano emotivo l'altrettanto variegata gamma di personaggi che girano intorno al perno Marco Carrera. La regista Francesca Archibugi, con il suo tocco elegante ma non superficiale, [...] Vai alla recensione »
Emmenalgia. «Da Emméno, un verbo greco che significa 'rimango saldo', 'persevero', 'continuo strenuamente'. Un senso di struggimento malinconico per il desiderio di voler continuare a oltranza. Un verbo insidioso, però. Perché emméno significa anche "sottrarre alle leggi, alle decisioni di altri"». QUESTA, tratta dal libro Lui, io, noi! (Einaudi) dedicato all'assenza di Fabrizio De André da Dori Ghezzi [...] Vai alla recensione »
Per la famiglia Veronesi il cinema non è certo una casualità. Nemmeno per Sandro Veronesi che, pur dedicandosi completamente alla scrittura e alla letteratura, ha visto già altre volte prendere in prestito le sue storie dal grande schermo. Un esempio su tutti il romanzo Caos calmo che, dopo aver vinto il Premio Strega nel 2006, è diventato un film interpretato da Nanni Moretti e diretto da Antonello [...] Vai alla recensione »
Rimuove il contrappunto epistolare trasformandolo in immagine, Francesca Archibugi, avvicinandosi alla riscrittura per un diverso medium de Il colibrì, romanzo che ha portato in dono a Sandro Veronesi il secondo premio Strega a quattordici anni di distanza da Caos calmo, che lo ottenne nel 2006. A essere rimosso in qualche modo è sia il concetto di oggettivo - nel film nessuno legge mai le lettere, [...] Vai alla recensione »
La vita può presentarsi anche solo come un riflesso. Si vede nelle immagini sugli occhiali di Marco Carrera, un dettaglio spesso insistito, al limite del compiacimento, dove gli altri personaggi non si presentano così come sono ma possono essere una proiezione visiva del protagonista. Le luci di Luca Bigazzi accompagnano Marco nel corso del tempo, prima attraverso il corpo di Francesco Centorame e [...] Vai alla recensione »
Non è da rispedire al mittente Il colibrì. Intenzionalmente o meno, Francesca Archibugi, regista e sceneggiatrice con Laura Paolucci e Francesco Piccolo, riesce a tener fede al falso movimento, alla stasi dinamica dell'uccellino scelto da Sandro Veronesi per titolare il suo ultimo romanzo, Premio Strega - il secondo vinto - nel 2020. Apertura della XVII Festa del Cinema di Roma, dopo l'anteprima al [...] Vai alla recensione »