luca percival
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domenica 15 ottobre 2023
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furbescamente didascalico
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La storia dell'involuzione di un rapporto d'amicizia lontana dal tempo, causata da una sorta di risveglio spirituale da parte del "Colm" di Gleeson, anteposto alla ricerca disperata (e insistente) di un ottimo Colin Farrell, determinato nel conservare lo status delle cose. Da questo banale pretesto, McDonagh munito di ago e filo, comincia a tessere una narrazione bucolica e priva di acuti, volutamente stagnante nella noiosità scenografica di una piccola isola al largo delle coste Irlandesi e di chi la popola. Il tentativo, fin troppo leggibile all'alba della pellicola, di portare sullo schermo un prodotto umanamente impegnato con il minimo sforzo, si sfilaccia qua e là lasciando che la monotonia (protagonista implicita e voluta dell'intera opera) prenda il sopravvento sullo spettatore.
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La storia dell'involuzione di un rapporto d'amicizia lontana dal tempo, causata da una sorta di risveglio spirituale da parte del "Colm" di Gleeson, anteposto alla ricerca disperata (e insistente) di un ottimo Colin Farrell, determinato nel conservare lo status delle cose. Da questo banale pretesto, McDonagh munito di ago e filo, comincia a tessere una narrazione bucolica e priva di acuti, volutamente stagnante nella noiosità scenografica di una piccola isola al largo delle coste Irlandesi e di chi la popola. Il tentativo, fin troppo leggibile all'alba della pellicola, di portare sullo schermo un prodotto umanamente impegnato con il minimo sforzo, si sfilaccia qua e là lasciando che la monotonia (protagonista implicita e voluta dell'intera opera) prenda il sopravvento sullo spettatore. Due ore di contrapposizioni apprezzabili, come lo sfondo di una guerra civile sulla terra ferma che funge da semplice richiamo alla realtà in quanto caotica e complicata. L'esatto opposto ovviamente della quotidianità dell'isola, sospinta da animali d'allevamento, una semplice locanda e un pugno di persone destinate a ripetere le loro abitudini day by day. Dall'interruzione inattesa di questo loop, causata per l'appunto dall'intenzione di Colm di concludere l'amicizia con un poco interessante Padraic, s'innesca un escalation di eventi che spinge ben presto i due protagonisti a trascendere definitivamente. Gleeson respinge con forza le "avances" di un Farrell ferito per l'allontanamento improvviso da parte dell'amico e quest'ultimo, non demorde nemmeno di fronte alle sue minacce di tagliarsi un dito della mano, ogni qualvolta venga disturbato dallo stesso. Presto detto, Gleeson arriverà a fine film con la mano completamente priva di falangi. I messaggi scorrono prepotenti nelle dispersioni morali dei protagonisti: decisamente memorabile il frame in cui Gleeson stesso, citando Mozart e la sua musica, si riferisca erroneamente al XVII secolo venendo corretto dalla sorella di Farrell, l'unica abitante dell'isola con la volontà di abbandonarla in favore della terra ferma (e dunque di una prospettiva di crescita personale e culturale effettiva). A questo, si aggiunga il Farrell ubriaco che indignandosi innanzi alle nuove frequentazioni dell'oramai ex amico, si definisce un semplice uomo gentile, interrogandosi teneramente sul perchè non sia sufficiente. Oltre le scene appena descritte, le gigantesche interpretazioni ed una scenografia perfetta, il film resta ostaggio di sé stesso senza immergere mai totalmente nella sua atmosfera. La costrizione nel "vederci per forza qualcosa" imposta da McDonagh fuoriesce terribilmente nel finale, privo di una conclusione omogenea e scontato nel mostrarsi follemente lucido con quel "Grazie per avermi tenuto il cane" pronunciato da Gleeson. In definitiva un film azzeccato che funziona in moltissimi aspetti ma che d'altro canto, mantiene le distanze dal capolavoro e dalle implicazioni psicologiche scatenate dal coinvolgimento emotivo che in "Gli spiriti dell'isola" ahimè, manca a più riprese.
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paolp78
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venerdì 28 luglio 2023
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commedia per stomaci forti
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Benché le commedie raccontino storie leggere, non è inconsueto che abbiano ad oggetto fatti gravi e persino tragici, come nelle classiche commedie nere che costituisce uno dei filoni più apprezzati e praticati del genere.
Questa pellicola del britannico Martin McDonagh, pur dovendosi classificare come commedia per la narrazione leggera e ironica, valica decisamente i limiti della black comedy, introducendo degli elementi grotteschi che disturbano non poco lo spettatore, sia sul piano visivo che su quello psicologico. Il regista di origini irlandesi conferma in questo modo una peculiarità stilistica già rintracciabile in alcune sue precedenti pellicole ed in particolare in “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”, l’ultimo film che aveva girato prima di questo.
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Benché le commedie raccontino storie leggere, non è inconsueto che abbiano ad oggetto fatti gravi e persino tragici, come nelle classiche commedie nere che costituisce uno dei filoni più apprezzati e praticati del genere.
Questa pellicola del britannico Martin McDonagh, pur dovendosi classificare come commedia per la narrazione leggera e ironica, valica decisamente i limiti della black comedy, introducendo degli elementi grotteschi che disturbano non poco lo spettatore, sia sul piano visivo che su quello psicologico. Il regista di origini irlandesi conferma in questo modo una peculiarità stilistica già rintracciabile in alcune sue precedenti pellicole ed in particolare in “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”, l’ultimo film che aveva girato prima di questo. Anche stavolta il film funziona beneficiando a pieno del coraggioso stile narrativo, che lo caratterizza.
In realtà la pellicola non ha molto da raccontare; gli accadimenti che caratterizzano la storia sono ben pochi (di fatto si limitano soltanto a quelli più drammatici e sconvolgenti) e il film ha non pochi momenti morti, nonché soffre di una certa lentezza.
Nonostante questi difetti la pellicola riesce comunque a salvarsi: ciò è dovuto in parte alla curiosità, anche morbosa, che suscita la storia principale; nonché inoltre per merito dell’ambientazione suggestiva, con gli incantevoli paesaggi, tipicamente irlandesi, che lasciano a bocca aperta. In quest’ottica si segnalano le riprese dall’alto a campo lunghissimo, con cui McDonagh esalta le bellezze naturali di quelle terre.
Molto bravi gli interpreti, le cui performance costituiscono un altro punto di forza della pellicola. Su tutti si impone Colin Farrell che personalmente non ricordo così ispirato in altre sue prove attoriali; accanto a lui il sempre bravissimo Brendan Gleeson, che come Farrell aveva già avuto più collaborazioni con McDonagh, tra cui si ricorda “In Bruges - La coscienza dell'assassino” pellicola in cui McDonagh li aveva già diretti insieme. Ottimi anche gli altri interpreti nei ruoli di contorno, tra cui vanno ricordati la brava Kerry Condon ed il giovane Barry Keoghan.
La storia costituisce una specie di metafora della guerra, ed in particolare della Guerra civile irlandese, di cui il regista denuncia l’insensatezza ed il carattere autodistruttivo.
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denilson
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domenica 18 giugno 2023
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evanescente
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Il cinema di oggi è esattamente questo. Grottesco, grottesco e ancora grottesco. Stranezze, misteri irrisolti e privi di senso e di significato. Humor nero che non fa mai, mai ridere. Bella cornice (quella non può mai mancare), qualche celebrità e battute serrate.
Sembra che i registi vogliano fuggire da una realtà talmente arida e banale attraverso la rappresentazione del surreale, meglio ancora se collocata molto indietro nel tempo, quando le giornate erano effettivamente segnate dal rapporto umano.
Sarò limitato ma non riesco a sentire il bisogno di film come questo, come "Triangle of Sadness", come "Everything Everywehere ecc ecc".
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Il cinema di oggi è esattamente questo. Grottesco, grottesco e ancora grottesco. Stranezze, misteri irrisolti e privi di senso e di significato. Humor nero che non fa mai, mai ridere. Bella cornice (quella non può mai mancare), qualche celebrità e battute serrate.
Sembra che i registi vogliano fuggire da una realtà talmente arida e banale attraverso la rappresentazione del surreale, meglio ancora se collocata molto indietro nel tempo, quando le giornate erano effettivamente segnate dal rapporto umano.
Sarò limitato ma non riesco a sentire il bisogno di film come questo, come "Triangle of Sadness", come "Everything Everywehere ecc ecc".. sono stucchevoli, noiosi, artefatti, senza spunti concreti, senza pathos, senza dramma, senza divertimento. Insomma totalmente evanescenti, nessuno se li ricoderà.
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claftia
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domenica 11 giugno 2023
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la vita su un isola sperduta dell'atlantico
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Cosa succede in una lontana isola battuta dalle onde dell'Oceano Atlantico? Scenari magnifici quanto stranianti, una vita nel quasi isolamento, l'unico collante e' il pomeriggio al pub a bere. E se quell'unica amicizia improvvisamente senza motivo ti volta le spalle? Da qui inizia un susseguirsi di eventi tra i due ex amici, sempre piu' gravi. La solitudine dilata i luoghi e i sentimenti, rasentando la follia. Gli eventi che riguardano la storia di Irlanda arrivano, ma in una maniera rarefatta. Il film finisce con la vista sulle scogliere , e lascia aperto il finale. Tutto potrebbe ancora succedere.
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nino raffa
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giovedì 6 aprile 2023
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di sé stessi e degli altri demoni
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Aprile 1923. Appena conquistata l’indipendenza, l’Irlanda è caduta in una feroce guerra civile. Fratelli e amici che pochi mesi prima avevano combattuto fianco a fianco contro gl’inglesi, adesso si uccidono senza pietà, in un conflitto che non fa prigionieri.
Inisherin è un’isola, non troppo immaginaria, al largo della costa occidentale. Un tavolato verde spezzettato in mille piccoli poderi, con muretti a secco di pietre piatte e taglienti; un reticolo di spessi confini che visto dall’alto ricorda le malcucite ferite della terra. Da qui la guerra è indistinta e lontana: arriva solo con i giornali, e gli echi e il fumo degli spari, oltre uno stretto braccio di mare.
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Aprile 1923. Appena conquistata l’indipendenza, l’Irlanda è caduta in una feroce guerra civile. Fratelli e amici che pochi mesi prima avevano combattuto fianco a fianco contro gl’inglesi, adesso si uccidono senza pietà, in un conflitto che non fa prigionieri.
Inisherin è un’isola, non troppo immaginaria, al largo della costa occidentale. Un tavolato verde spezzettato in mille piccoli poderi, con muretti a secco di pietre piatte e taglienti; un reticolo di spessi confini che visto dall’alto ricorda le malcucite ferite della terra. Da qui la guerra è indistinta e lontana: arriva solo con i giornali, e gli echi e il fumo degli spari, oltre uno stretto braccio di mare. Nessuno degli isolani sa da che parte stare.
Il violinista Colm e l’allevatore Pádraic sono amici inseparabili da una vita. Una mattina, senza preavviso, Pádraic scopre che Colm non vuole più saperne di lui. Ogni rifiuto, come ogni guerra, invoca sempre un’alta causa. Il motivo è che vuole concentrarsi sulla sua musica, per non rimanere un uomo insignificante in attesa della morte, come tutti gli altri dell’isola.
L’allevatore è una persona semplice e gentile: prima non capisce, poi non accetta. Presto tra i due si innescherà una dinamica distruttiva. La futile guerra di due uomini sull’isola piccola è specchio della guerra civile sull’isola grande, e della Grande Guerra solo sospesa sul continente. Pádraic e Colm sono lo specchio degli enigmi di tutte le guerre che durano e prosperano fino a ora, dalla notte dei tempi in cui pietre e fuoco servivano a conquistare – o vendicare – una capanna, un asino, una pecora, un pozzo.
Ma più in profondità c’è una guerra interna a ogni uomo. Nessun uomo è un’isola, scrisse il reverendo John Donne, ammonendo ad ascoltare la campana che suona sempre per ognuno di noi. La stessa campana che alle due di pomeriggio rintocca nei passaggi cruciali del film, perentorio ignorato avvertimento. Nessuno è innocente. Colm rifiuta Pádraic accusandolo del suo fallimento, Pádraic rifiuta la libertà di Colm di rifiutarlo. Il primo si perde dietro un vuoto ideale di immortalità, l’altro dietro un falso senso di amicizia esclusivo e possessivo. Uno innesca la catastrofe, l’altro è ossessionato nel condurla alle estreme conseguenze.
Il mondo degli Spiriti dell’isola è quello primordiale delle tragedie greche, segnato dal Fato, dalla hybris, dalle Parche – qui si chiamano Banshees – che anticipano la morte. Le croci, le madonne, i santi, i rosari, le messe, i sacramenti della cattolicissima Irlanda, in duemila anni non hanno scalfito la pietra della natura dell’uomo. Lo hanno solo rivestito (alcune volte) di buone maniere e gentilezza. Gentilezza è una parola che ricorre spesso nel racconto, e gentile è l’atteggiamento dei protagonisti mentre sprofondano nel loro egocentrismo autodistruttivo.
Istinto di autodistruzione che possiede anche i comprimari. Dominic, il giovane pervertito dal suo stesso padre – ingenuo, e a tratti, diabolico tentatore – muore annegato dopo che Siobhán, sorella di Pádraic, lo respinge. Ofelia al maschile. Ancora il rifiuto del rifiuto che porta la morte.
Completano il quadro un poliziotto degenerato e violento, e un prete senza amore; insieme a braccetto sul molo: sinistra profezia dell’Irlanda – e dell’Europa – che prepara gli oscuri decenni a venire.
Esiste comunque una possibilità di salvezza. Siobhán, terza protagonista, dopo aver provato a rimediare tra il fratello e Colm, si lascia tutto alla spalle, compresi gli amati libri. Mette in fretta due abiti dentro una valigia di cartone e sale su una barca verso la terraferma. Siobhán, insieme a Colm, è l’intellettuale del villaggio; loro, più degli altri, ne patiscono la ristrettezza. Nella piccola comunità il tempo scorre uguale e regna la monotonia; dalla noia nasce l'esigenza per gli spiriti più acuti di dare un senso alla vita. Ma Siobhán conosce anche i pericoli di cercarlo in un ideale di sé che assorbe tutto il resto. Da solida donna irlandese è realista: considera tutto e prende quello che arriva; crede più alla vita che alle idee; se confida in un’immortalità, non è quella della letteratura o della musica. Lei – non Colm – conosce la vera storia di Mozart.
Martin McDonagh, dopo “Tre Manifesti a Ebbing, Missouri” racconta un’altra storia emblematica. Ritroviamo dopo quindici anni i malinconici sicari in esilio di “In Bruges” – gli ottimi Colin Farrel e Brendam Gleeson – di nuovo invischiati nelle logiche follie dell’agire umano; dove orrori piccoli e privati ne sottendono altri su vasta scala. Magistrale anche l’interpretazione di Kerry Condon (Siobhán).
La mano leggera del regista e i frequenti passaggi ironici avvantaggiano la riflessione sul sentimento, acuendo il senso della tragedia. “Gli Spiriti dell’Isola” è un film significativo, ben scritto, ambientato, girato e interpretato. Un film tradizionale, dinanzi all’incalzare di premiate pellicole dai soggetti inverosimili e dagli imperscrutabili significati.
Dopo che Pádraic ha provato a bruciare Colm nella sua casa, i due si ritrovano tranquilli sulla spiaggia. La guerra civile continua, anche se si dice che stia per finire. Quasi se ne dispiacciono. Ma tanto presto ne ricomincerà un’altra, e comunque la loro personale guerra continua. Colm ringrazia Pádraic per essersi occupato del suo cane, e poi si separano. Hanno perso tutto per loro stessa volontà, e sembrano non accorgersene. Una donna incappucciata di nero, in trono su una sedia mezza bruciata, li sorveglia dalla cima del costone. Le Banshees – gli spiriti che prefigurano il destino – esistono veramente, o siamo noi?
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gabriella
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lunedì 27 marzo 2023
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a stone cold classic
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Chi si aspetta di vedere un film tremendamente divertente, come promette la locandina e il trailer, rimarrà tremendamente deluso. Devo dire che pur essendomi documentata prima , finito il film sono rimasta un pò perplessa, non ero sicura di avere capito o di non avere capito, ci ho un pò rimuginato, perchè è un film che secondo me si deve interiorizzare e giudicare a freddo, lasciare che passi l’amarezza di una visione cupa, crudele, di lasciare quell’isola sperduta in Irlanda , le sue scogliere a picco sul mare, le strade deserte sorvegliate dalla statua di una Madonna il lamento delle banshees, approdare sulla terraferma per ritrovare un equilibrio.
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Chi si aspetta di vedere un film tremendamente divertente, come promette la locandina e il trailer, rimarrà tremendamente deluso. Devo dire che pur essendomi documentata prima , finito il film sono rimasta un pò perplessa, non ero sicura di avere capito o di non avere capito, ci ho un pò rimuginato, perchè è un film che secondo me si deve interiorizzare e giudicare a freddo, lasciare che passi l’amarezza di una visione cupa, crudele, di lasciare quell’isola sperduta in Irlanda , le sue scogliere a picco sul mare, le strade deserte sorvegliate dalla statua di una Madonna il lamento delle banshees, approdare sulla terraferma per ritrovare un equilibrio. Nell’isola immaginaria di Irisherin , mentre aldilà del mare si svolge un violento conflitto tra i nazionalisti irlandesi che vogliono lo stato libero e i moderati , affiancati dagli inglesi, si svolge un altro conflitto, tra Colm e Padrac, amici di vecchia data, in quanto il primo decide di troncare l’amicizia con l’altro perché lo ritiene noioso e stupido. Per Pedraic, uomo mite e tranquillo, la scelta dell’amico è inaccettabile, non si dà pace e diventa invadente e ossessivo nei confronti di Colm che esasperato minaccia e poi mette in atto una soluzione drastica e cruenta. E’ solo l’inizio di una faida che assumerà nel tempo tinte sempre più fosche e drammatiche, un ‘escalation che culminerà in un abbrutimento e una ferocia senza scampo. Nel film di Mc Donagh c’è tutta l’indifferenza dell’umanità in un universo chiuso, annichilito, il tormento dell’animo , personificato da Colm e dal suo desiderio di sopravvivere, di lasciare una qualche eredità, la presunzione di immortalità, senza comprendere invece che l’unica cosa che ci sopravviverà sarà l’amore, l’amicizia , la compassione e la gentilezza, quella stessa gentilezza tanto invocata e poi perduta da Padrac. Sicuramente ho commesso lo sbaglio di vedere il film doppiato, l’ho capito dalle espressioni di Colin Farrel in particolare, quella malinconica monotonia che purtroppo non ho ritrovato nella voce, mutilata da un doppiaggio impersonale , anziché impreziosita dalla musicale cadenza irlandese.
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nick
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domenica 19 marzo 2023
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forse sono io che non l''ho capito !
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Forse è vero che l'arte non è per tutti, e se questo film la rappresenta in una qualsiasi forma allora sicuramente non è per me.
Un film asfissiante e paranoico che non decolla mai e diventa presto soporifero.
Come abbia fatto ad avere così tante nomination e premi proprio non lo capisco.Come non capisco le strabilianti recensioni di famosi critici.
Salvo solo la fotografia, i paesaggi ,ma solo perchè amo le scogliere a picco sul mare e le verdi praterie, paesaggi tipici d'Irlanda.
Per mia personale opinione non lo consiglio a nessuno.
Forse sono io che non l'ho capito, ma sicuramente non lo rivedrò mai più per cercarne il senso.
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Forse è vero che l'arte non è per tutti, e se questo film la rappresenta in una qualsiasi forma allora sicuramente non è per me.
Un film asfissiante e paranoico che non decolla mai e diventa presto soporifero.
Come abbia fatto ad avere così tante nomination e premi proprio non lo capisco.Come non capisco le strabilianti recensioni di famosi critici.
Salvo solo la fotografia, i paesaggi ,ma solo perchè amo le scogliere a picco sul mare e le verdi praterie, paesaggi tipici d'Irlanda.
Per mia personale opinione non lo consiglio a nessuno.
Forse sono io che non l'ho capito, ma sicuramente non lo rivedrò mai più per cercarne il senso.
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cinefila part time
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sabato 18 marzo 2023
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tutto il mondo in un'isola
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Gli spiriti dell’isola (The Banshees of Inisherin) di Martin McDonagh con Colin Farell, Brendan Gleeson e Kerry Condon (non vi preoccupate non faccio spoiler - #nospoiler) La scena iniziale (ripresa dall’alto dei verdi appezzamenti di un isola irlandese che via via si avvicinano e il panorama si ingrandisce sempre di più fino a che anche lo spettatore atterra in quest’isola piccina in mezzo al mare e si ritrova in compagnia di Padraic a camminare lungo viottoli di campagna che si distendono sull’alta scogliera) dà il tono al film e il regista ci avverte in poche immagini che ci sta scaraventando in un microcosmo, via via sempre più a fondo nelle anime tormentate dei protagonisti, dove poche sono le cose che contano (l’amicizia, il pub, la famiglia, la musica, i libri, l’amore per gli animali, la natura, le piccole abitudini quotidiane) e dove i sentimenti sembrano essere più forti, come più intensi sono le albe e i tramonti che avvolgono l’isola e scandiscono il tempo.
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Gli spiriti dell’isola (The Banshees of Inisherin) di Martin McDonagh con Colin Farell, Brendan Gleeson e Kerry Condon (non vi preoccupate non faccio spoiler - #nospoiler) La scena iniziale (ripresa dall’alto dei verdi appezzamenti di un isola irlandese che via via si avvicinano e il panorama si ingrandisce sempre di più fino a che anche lo spettatore atterra in quest’isola piccina in mezzo al mare e si ritrova in compagnia di Padraic a camminare lungo viottoli di campagna che si distendono sull’alta scogliera) dà il tono al film e il regista ci avverte in poche immagini che ci sta scaraventando in un microcosmo, via via sempre più a fondo nelle anime tormentate dei protagonisti, dove poche sono le cose che contano (l’amicizia, il pub, la famiglia, la musica, i libri, l’amore per gli animali, la natura, le piccole abitudini quotidiane) e dove i sentimenti sembrano essere più forti, come più intensi sono le albe e i tramonti che avvolgono l’isola e scandiscono il tempo. Il piccolo mondo di Padraic sembra crollargli addosso quando l’amico di una vita, Colm, non vuole più avere nessun contatto con lui e l’unica spiegazione che gli dà è “non mi vai più a genio”. Tutto intorno il “coro greco” anzi irlandese, degli abitanti dell’isola che seguono chi con affetto, chi divertito, chi preoccupato, i, dapprima teneri, tentativi di riavvicinamento di Padraic al vecchio amico e gli scatti di repulsione di quest’ultimo che si sta creando una nuova rete di amicizie e si dedica anima e corpo ai suoi interessi più creativi (suona e scrive la musica per il suo violino) prima, a suo dire, poco praticati. In questa analisi al microscopio di un piccolissimo settore di mondo che però porta in sé tutti i sentimenti universali che toccano ognuno di noi, spiccano gli abitanti dell’isola, componenti di un piccolo presepe, sparpagliati in abitazioni isolate a picco sul mare, collegate da stradine rurali protette da muri a secco, perfetti per nascondersi dietro se passa un abitante poco gradito e come nelle commedie e tragedie classiche ognuno è portatore di una caratteristica che lo contraddistingue e facilita allo spettatore la comprensione delle dinamiche umane: c’è la sorella ribelle e molto intelligente, la vecchia quasi una strega, il matto del villaggio, il poliziotto cattivo, l’oste accomodante, il prete severo, la negoziante pettegola e tutti quanti, a orari ben definiti, si incontrano in chiesa o al pub. Incredibile come lo spettatore, suo malgrado, sia portato prima a guardare con sufficienza i due non più amici considerati quasi come scolaretti patetici che litigano sul niente, poi a parteggiare empaticamente ora per uno ora per l’altro dei due protagonisti, per arrivare infine a ragionare (è uno di quei film che continua a girarti in testa ben oltre dopo i titoli di coda) sul dolore insopportabile di chi viene rifiutato da quella persona che si pensava amica, quasi una parte di se stessa, per motivi che sono al di sopra della propria comprensione, ma anche sul diritto che si ha (o non si ha) di imporre la propria persona (il proprio amore o amicizia) a qualcuno che ha deciso di lasciarci per concentrarsi su se stesso, sulle proprie qualità o per creare qualcosa di nuovo perché si sente insoddisfatto e infelice. Da guardare perché nulla è scontato in questo film, come nelle emozioni nostre e dei nostri cari. E poi il verde paesaggio irlandese, immerso nel mare, ma avulso da esso, così scabro e così intenso è eccezionale, protagonista e non cornice delle esistenze di Padraic e Colm. Coppa Volpi (Mostra del Cinema di Venezia) per Colin Farell e miglior sceneggiatura a Martin Mc Donagh sempre a Venezia. Candidato a ben otto Oscar (vedremo tra qualche settimana come andrà)
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sposito anna
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sabato 18 marzo 2023
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vivere su un''isola
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lento a volte incomprensibile malinconico , la vita di pochi esseri umani su una isoletta sperduta , per me abituata e amante della grande città un incubo , non lo rivedrei nè lo consiglerei
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paolorol
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giovedì 16 marzo 2023
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cercansi metafore disperatamente
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Ma che schifezza !!!!! Il mio commento potrebbe finire qua. Attese alte per il genio che ci ha regalato capolavori come In Bruges e Tre Manifesti, attese disattese oltre ogni misura.
Materiale per intellettualoidi falliti e critici fai-da-te, ma anche per critici di fama, tutti impegnati nell'arte sublime dell'arrampicata sugli specchi nel vacuo tentativo di trovare un qualche senso in questo mostruoso pastrocchio. Samuel Beckett !! Se non fosse mai esistito sarebbe opportuno inventarlo... Puntualmente riesumato ogni volta che di fronte ad una "roba senza senso" ci si sente senza argomentazioni e non si riesce a dare un senso a ciò che senso non ha. Mission impossible.
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Ma che schifezza !!!!! Il mio commento potrebbe finire qua. Attese alte per il genio che ci ha regalato capolavori come In Bruges e Tre Manifesti, attese disattese oltre ogni misura.
Materiale per intellettualoidi falliti e critici fai-da-te, ma anche per critici di fama, tutti impegnati nell'arte sublime dell'arrampicata sugli specchi nel vacuo tentativo di trovare un qualche senso in questo mostruoso pastrocchio. Samuel Beckett !! Se non fosse mai esistito sarebbe opportuno inventarlo... Puntualmente riesumato ogni volta che di fronte ad una "roba senza senso" ci si sente senza argomentazioni e non si riesce a dare un senso a ciò che senso non ha. Mission impossible.
Non perdete DUE ORE di tempo della vostra preziosa vita, come purtroppo ho fatto io. Qui è tutto da buttare nell'indifferenziata. Il lemma "ridicolo" implica una connotazione negativa. E di questo filmaccio (che forse avrebbe la pretesa di far ridere ???) la cosa che fa davvero ridere sono i commentatori che cercano disperatamente metafore e significati profondi. Chissà se Martin McDonagh se la ride sotto i baffi leggendo le critiche e pensano "ma non vedete che vi ho presi tutti per il fondello??"
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