thomas
|
domenica 16 ottobre 2022
|
il neo neoralismo degli anni '20
|
|
|
|
C'è un virus che ha attaccato le nostre vite, molto più insidioso di quelli delle pandemie conclamate, e si chiama individualismo. Condanna alla solitudine, prosciuga le coscienze, impedisce la vera empatia, apre orizzonti angusti in quanto calibrati soltanto sui propri personali interessi. In questi ultimi decenni l'individualismo si è insinuato senza che ce ne accorgessimo nelle nostre vite, ha inaridito la nostra cultura latina fondata sullo sguardo solidale e ci ha resi tutti più poveri. Come la più insidiosa delle malattie, l'individualismo si autoalimenta perchè, inaridendoci, ci spinge a pensare ancora più soltanto a noi stessi. "Siccità" è un grande film, profondo giacchè sa raccontare quanto sia oramai radicato nelle nostre esistenze questo virus, e coraggioso perchè lo sfida sul campo, chiamandolo per nome ad alta voce.
[+]
C'è un virus che ha attaccato le nostre vite, molto più insidioso di quelli delle pandemie conclamate, e si chiama individualismo. Condanna alla solitudine, prosciuga le coscienze, impedisce la vera empatia, apre orizzonti angusti in quanto calibrati soltanto sui propri personali interessi. In questi ultimi decenni l'individualismo si è insinuato senza che ce ne accorgessimo nelle nostre vite, ha inaridito la nostra cultura latina fondata sullo sguardo solidale e ci ha resi tutti più poveri. Come la più insidiosa delle malattie, l'individualismo si autoalimenta perchè, inaridendoci, ci spinge a pensare ancora più soltanto a noi stessi. "Siccità" è un grande film, profondo giacchè sa raccontare quanto sia oramai radicato nelle nostre esistenze questo virus, e coraggioso perchè lo sfida sul campo, chiamandolo per nome ad alta voce. La prima scena, quella del furto del rolex nella casa di chi sta tendendo una mano facendo trovare un lavoro, è il paradigma. Da lì in poi si attraversano come su un ottovolante impazzito il cinismo dei mezzi di informazione, il dialogo inesistente tra genitori e figli, l'arraffamento delle risorse pubbliche da parte dei soliti furbi danarosi, la falsità dei rapporti basati sui social, i politici oramai svuotati del vero potere, l'impoverimento irreversibile della classe media, sempre più inasprita. Come De Sica e Rossellini ci parlavano nello scorso secolo della miserabile realtà dell'Italia del dopoguerra, Virzì è tra i pochissimi che oggi sa raccontarci la miserabile realtà dell'Italia che ha subito la lunga guerra dell'ideologia individualista, uscita alla fine vincitrice sull'epoca dei grandi ideali. L'antidoto al nuovo virus, in "Siccità" è fare bene il proprio dovere, avendo sempre uno sguardo aperto sul "noi": Claudia Pandolfi nel ruolo di un medico e Sara Serraiocco (ma quanto è brava!) in quello di un'infermiera sono figure che rappresentano benissimo la capacità di coniugare professionalità e abnegazione, così come Valerio Mastrandrea personifica il desiderio di essere un buon papà, nonostante le grandi difficoltà della "siccità" in corso. Nel tentativo di costruire un film il più possibile corale, forse, in qualche momento Virzì si lascia prendere la mano e qualche filo della trama rimane non ben intrecciato, ma è indubbio che "Siccità" sia il miglior film sull'Italia da molti anni e rinverdisce pure la grande scuola dei Risi, Scola, Monicelli per la sua capacità di trasmettere sempre un insegnamento o lasciar aperta la porta ad una speranza finale. E così, se nell'epoca della pandemia da individualismo si saprà far vivere una piantina fiorita, rinunciando a un po' di preziosa acqua per se stessi, è possibile che arrivi un'acquazzone capace di far rifiorire ciò che sembrava irrimediabilmente inaridito.
[-]
[+] scena del rolex
(di francog)
[ - ] scena del rolex
|
|
[+] lascia un commento a thomas »
[ - ] lascia un commento a thomas »
|
|
d'accordo? |
|
maria francesca francesca anili
|
martedì 4 ottobre 2022
|
un film caleidoscopico
|
|
|
|
“Siccità” è un film barocco, barocco come la partitura orchestrale che ne accompagna lo sviluppo. C’è dentro la Roma prigione, la Roma ghetto, la Roma sventrata e scomposta che fa da cassa di risonanza a infiniti suoni. C’è il clavicembalo dei quartieri alti, le note acute della città vista dall’alto e dalla distanza di un terrazzo illuminato, c’è il suono greve dei casermoni che ne ritmano lo spazio polveroso. C’è il suono del flauto, sottile e prezioso come un rivolo d’acqua, ci sono i tromboni, quelli della cultura, della pseudoscienza, dell’intero universo mediatico. Su tutto, il fruscio leggero ma ineluttabile di migliaia, di milioni di zampette di bacherozzi, che ci ricordano la vanitas vanitatum della nostra civiltà a fronte delle secolari leggi della natura.
[+]
“Siccità” è un film barocco, barocco come la partitura orchestrale che ne accompagna lo sviluppo. C’è dentro la Roma prigione, la Roma ghetto, la Roma sventrata e scomposta che fa da cassa di risonanza a infiniti suoni. C’è il clavicembalo dei quartieri alti, le note acute della città vista dall’alto e dalla distanza di un terrazzo illuminato, c’è il suono greve dei casermoni che ne ritmano lo spazio polveroso. C’è il suono del flauto, sottile e prezioso come un rivolo d’acqua, ci sono i tromboni, quelli della cultura, della pseudoscienza, dell’intero universo mediatico. Su tutto, il fruscio leggero ma ineluttabile di migliaia, di milioni di zampette di bacherozzi, che ci ricordano la vanitas vanitatum della nostra civiltà a fronte delle secolari leggi della natura. C’è una civiltà abitata da uomini senza certezze e senza leggi, c’è la nostalgia di una perfezione perduta, nel brulicare di scontri, di proteste, di furti, nel parossismo di una violenza ordinaria. C’è il sogno di un mondo migliore, negli occhi e nelle parole dei ragazzi che provano a costruirlo giorno dopo giorno. C’è la fatica del lavoro quotidiano e l’arroganza di chi prova ad affrancarsi da esso avvolgendosi in un bozzolo di immagini e parole, ci sono donne, soprattutto, che provano a mandare avanti il mondo nonostante tutto, ad intessere reti per aprirsi agli altri, e provare a capirli. E, come in ogni opera barocca che si rispetti, c’è la morte, che avanza nell’oscurità delle cantine e delle strade desolate, nel ritmo cadenzato delle fiaccolate e nel buio delle corsie d’ospedale; e c’è la vita, che si fa strada nella desolazione e nello squallore, fino a prorompere in uno scroscio finale di rinascita. Rileggere questo film vuol dire provare ad inquadrare gli infiniti punti di vista, in un gioco defatigante di messa a fuoco, oltre l’impatto emotivo immediato. Ho letto diversi pareri negativi, che rimproverano al film un impianto confusionale e poco gerarchico. Per me, invece, è proprio questa la sua forza, di tratteggiare l’affresco di un tempo e di un luogo con tutte le sue debolezze e imperfezioni. Ne esci ubriaco ed attonito, per l’incessante cambio di prospettive, come potrebbe accadere dopo aver esplorato a naso in su la vertigine della “gloria di Sant’Ignazio”. Non a caso, uno dei prodigi del barocco nel cuore di Roma.
Francesca Anili
[-]
|
|
[+] lascia un commento a maria francesca francesca anili »
[ - ] lascia un commento a maria francesca francesca anili »
|
|
d'accordo? |
|
daniele fanin
|
domenica 16 ottobre 2022
|
una rinsecchita ragnatela umana
|
|
|
|
Paolo Virzí ha spesso adottato una struttura corale nei propri film, spesso con buoni risultati fra cui eccelle Il Capitale Umano (2014), e ripropone tale modello anche nel suo ultimo film, Siccità, presentato fuori concorso ma premiato alla 79° Mostra del Cinema di Venezia.
Una Roma distopica, priva d’acqua a causa di una siccita’ che dura da tre anni e col Tevere completamente in secca, e’ l’arido palcoscenico su cui recitano la loro commedia triste personaggi dalle vite ancora piu’ rinsecchite, che si rincorrono, si sfiorano e si intrecciano nella calure di giorni e notti piene di sofferenze diverse, separate ma correlate ed intrecciate, rese ancora piu’ cupe dallo scoppio di una pandemia causata dal proliferare a dismisura di onnipresenti insetti nocivi, nell’attesa di una pioggia rinvigorente che disseti l’anima e lavi le scorie del corpo, permettendo a cio’ che e’ rimasto dell’umanita’ interiore delle persone di rifiorire, come la pianticella accudita, buttata e recuperata da una delle protagoniste.
[+]
Paolo Virzí ha spesso adottato una struttura corale nei propri film, spesso con buoni risultati fra cui eccelle Il Capitale Umano (2014), e ripropone tale modello anche nel suo ultimo film, Siccità, presentato fuori concorso ma premiato alla 79° Mostra del Cinema di Venezia.
Una Roma distopica, priva d’acqua a causa di una siccita’ che dura da tre anni e col Tevere completamente in secca, e’ l’arido palcoscenico su cui recitano la loro commedia triste personaggi dalle vite ancora piu’ rinsecchite, che si rincorrono, si sfiorano e si intrecciano nella calure di giorni e notti piene di sofferenze diverse, separate ma correlate ed intrecciate, rese ancora piu’ cupe dallo scoppio di una pandemia causata dal proliferare a dismisura di onnipresenti insetti nocivi, nell’attesa di una pioggia rinvigorente che disseti l’anima e lavi le scorie del corpo, permettendo a cio’ che e’ rimasto dell’umanita’ interiore delle persone di rifiorire, come la pianticella accudita, buttata e recuperata da una delle protagoniste.
Siccità e’ un film coraggioso, per i richiami indiretti alla pandemia Covid-19 che avrebbero potuto facilmente banalizzarlo, ed interessante per le scelte di fotografia e colonna sonora ed il regista e’ ben supportato da un gruppo di alcuni fra i migliori attori ed attrici italiani del momento, che riescono a catturare e mantenere l’attenzione dello spettatore anche nei momenti, e non sono pochi, in cui la sceneggiatura, scritta a otto mani (e forse sono troppe!), tende ad insabbiarsi, come se risentisse del clima torrido che soffoca i protagonisti.
Il cinema italiano, sia nell sua componente di commedia che nelle radici neorealiste, storicamente ha riservato poco spazio alle opere distopiche, piu’ care ad altre filmografie, ed in quest’ottica l’ultimo film di Virzírappresenta senz’altro un tentativo interessante ed innovativo: l’idea di fondo e’ valida ed il film nel suo complesso si presta ad una buona visione e offre sufficienti spunti di riflessione, ma fatica a tenere le fila di tutte le storie che vuole contemporaneamente raccontare, che in qualche occasione si aggrappano a fili troppo esili, sottili e via via sempte piu’ secchi, che faticano a condurre la linfa vitale di una narrazione coesa ed avvicente. Cio’ costringe il regista a scelte narrative talora forzate, e quindi necessariamente scontate, che tolgono qualche punto ad un film che, per come e’ stato pensato, realizzato ed interpretato, poteva aspirare ad essere migliore ed a lasciare nella mente dello spettatore qualcosa di piu’ di un sapiente dosaggio di umorismo e tristezza, della notevolissima fotografia, con i realistici effetti speciali del Tevere in secca e le raffinate tonalita’ cromatiche dell’illuminazione, e delle ottime, ancorche’ non omogenee, recitazioni degli attori.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a daniele fanin »
[ - ] lascia un commento a daniele fanin »
|
|
d'accordo? |
|
jonnylogan
|
domenica 5 febbraio 2023
|
in un presente distopico (?)
|
|
|
|
Dopo tre anni di siccità Roma è invasa da disperazione e blatte e da un’influenza preannunciata da uno stato di torpore che porta chi ne è colpito a finire in rianimazione.
Film corale che preannuncia l’ennesimo cambio di direzione della carriera di Paolo Virzì.
[+]
Dopo tre anni di siccità Roma è invasa da disperazione e blatte e da un’influenza preannunciata da uno stato di torpore che porta chi ne è colpito a finire in rianimazione.
Film corale che preannuncia l’ennesimo cambio di direzione della carriera di Paolo Virzì. Il regista toscano porta in scena una narrazione che vuole esorcizzare il nostro ultimo biennio fatto di vaccini e decisioni di governo parossistiche. La siccità del titolo è un modo per raccontare il lento incidere della vita di un manipolo di gente comune, di personaggi che cercano di arrivare a fine giornata, muovendosi in un presente distopico degno di America Oggi, di Robert Altman. Un presente fatto di assenza d’acqua e polizia che si muove a caccia di chi ne spreca, anche solo per lavare l’auto, o molto più semplicemente a caccia di chi ne spreca in eccesso. Cast stellare con ognuno dei personaggi in grado di portare un significativo mattoncino a una narrazione, che seppur corale, ricava per ciascuno un angolo recitativo degno di nota. Si va dall’evaso per errore, Silvio Orlando, che inizia un lento peregrinare in una capitale al collasso, alla ricerca di un telefono a gettoni necessario per ritrovare una ragazzina abbandonata molti decenni prima. Valerio Mastandrea, nel ruolo di un ex conducente di auto bluc costretto a riciclarsi nel ruolo di autista a chiamata di un auto che sembra reduce dall’attraversamento del deserto. Vinicio Marchioni e Claudia Pandolfi, avvocato e primario di pronto soccorso che s’ignorano quanto basta. Fino a Tommaso Ragno, attore di teatro dedito ai social, sposato con Mila, Elena Lietti, donna trascurata ed ex libraia e ora impiegata alle casse di un super mercato. L’elenco potrebbe proseguire e la conclusione delle rispettive narrazioni termina intrecciandosi con la vita di altri protagonisti e comprimari fino a una conclusione catartica e (forse) carica di speranza. Pellicola scritta e otto mani e che come detto segna un ulteriore cambio di registro per il regista Livornese ma unita come sempre alla sua produzione precedente per l’indubbia capacità di far riflettere chi vede.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a jonnylogan »
[ - ] lascia un commento a jonnylogan »
|
|
d'accordo? |
|
goldenprize
|
domenica 5 febbraio 2023
|
siccità come metafora della secchezza degli animi
|
|
|
|
In una Roma che assomiglia molto allo scenario post apocaliptico di Mad Max, le persone vivono in uno stato di totale ristretezza idrica.
Il Governo vara una legge che vieta di consumare più di 5 litri procapite a persona e condanna chi ne fa un uso improprio, come lavare la macchina oppure dare da bere alle piante.
Nel mentre, si accendono gli animi delle persone comuni che protestano contro il governo, reo di favorire le persone ricche nelle spa, e degli extracomunitari, che sono favoriti in questo clima di ristretezza a scapito dei "veri" poveri, gli italiani caduti in disgrazia che però non fanno ascolti nei telegiornali.
La forbice sociale si è allargata e nel contempo, le speranze e i sogni delle persone comuni si inaridiscono.
[+]
In una Roma che assomiglia molto allo scenario post apocaliptico di Mad Max, le persone vivono in uno stato di totale ristretezza idrica.
Il Governo vara una legge che vieta di consumare più di 5 litri procapite a persona e condanna chi ne fa un uso improprio, come lavare la macchina oppure dare da bere alle piante.
Nel mentre, si accendono gli animi delle persone comuni che protestano contro il governo, reo di favorire le persone ricche nelle spa, e degli extracomunitari, che sono favoriti in questo clima di ristretezza a scapito dei "veri" poveri, gli italiani caduti in disgrazia che però non fanno ascolti nei telegiornali.
La forbice sociale si è allargata e nel contempo, le speranze e i sogni delle persone comuni si inaridiscono. L'acqua in questo senso è l'elemento che dà la vita, una vita che sembra essersi asciugata come neve al sole.
Nel frattempo, la vita va avanti e le persone si adattano: il professore esperto che aveva preannunciato il fatale cambiamento climatico viene progressivamente inglobato dai cosidetti radical chic; l'attore teatrale fallito, si riduce a pubblicare video sull'uso intelligente dell'acqua, ma non riesce più a comunicare dal vivo con la famiglia; una madre vede il figlio distaccarsi sempre più dalla realtà ma cede alle lusinghe di un vecchio compagno di liceo a cui invia selfie osé vivendo una fiaba d'amore; un taxista drogato in perenne conflitto con i fantasmi del passato e l'ex moglie dottoressa che si divide tra un reparto di terapia intensiva al collasso e una vita privata in frantumi; un ergastolano cerca di riallacciare i rapporti con la figlia infermiera, incinta e con un marito che non riesce a trovare un lavoro stabile.
Il tutto accompagnata da questa "siccità" che ha il sapore dell'aridità di sentimenti, perdute anime che vagano per la città eterna ma che sono l'ombra riflessa di loro stesse.
Vi ho trovato delle analogie con il film "Magnolia", con i romanzi di Bret Easton Ellis, sopratutto "Meno di zero" e "Le regole dell'attrazione" e con "La grande bellezza" di Paolo Sorrentino.
La disillusione in merito al futuro e la mancanza di speranza contrapposta alla vita notturna, ove nei salotti buoni si continua a fare festa.
Al termine, la consapevolezza dell'effimeratezza della propria vita cade come un macigno, trafigge i cuori e riconduce le persone a ristabilire rapporti veri con le persone amate.
La pioggia, come le lacrime dei protagonisti, alla fine sembra ripulire l'ipocrisia di facciata, facendo trasparire la vera immagine dei protagonisti.
Un film che non è identificabile in un genere prestabilito e che non potrà piacere allo spettatore medio, ma che è nello stile di Virzì: rappresentare vizi e virtù dell'Italia del momento.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a goldenprize »
[ - ] lascia un commento a goldenprize »
|
|
d'accordo? |
|
mauridal
|
martedì 11 ottobre 2022
|
tratto climatico ,un dramma.
|
|
|
|
La visione del film , allo spettatore critico, pone molte domande, intanto la tematica clima/pandemia, ancora oggi è mainstream nei discorsi tra la gente , forse negli ultimi tempi si affianca pure la guerra, Russia- ucraina, ma ancora il film dell’ottimo regista Vìrzì non era pronto, altrimenti avremmo visto anche questa tragedia affianco alle altre. Dunque di che parliamo , di un film fuori dal genere solito del regista , ovvero la commedia, , ma una tematica insolita , più che drammatica: il film infatti è una tragicommedia , e, se vogliamo una tragedia , narrata con spunti di leggerezza .
[+]
La visione del film , allo spettatore critico, pone molte domande, intanto la tematica clima/pandemia, ancora oggi è mainstream nei discorsi tra la gente , forse negli ultimi tempi si affianca pure la guerra, Russia- ucraina, ma ancora il film dell’ottimo regista Vìrzì non era pronto, altrimenti avremmo visto anche questa tragedia affianco alle altre. Dunque di che parliamo , di un film fuori dal genere solito del regista , ovvero la commedia, , ma una tematica insolita , più che drammatica: il film infatti è una tragicommedia , e, se vogliamo una tragedia , narrata con spunti di leggerezza . La pandemia , è presente con i continui riferimenti ai malati, in ospedale , ai personaggi medici e infermieri al lavoro, ritratti con una cura particolare le figure femminili , quasi a sottolineare lo spirito di dedizione, di queste figure , durante il picco di malati e morti di Covid. Dunque il racconto di una epidemia soltanto, non bastava però a rendere il momento storico che tutti abbiamo attraversato e quindi il regista sensibile alle paure reali e angoscianti della gente comune , racconta del cambiamento climatico nel nostro paese, ma in particolare a Roma dove si verifica questa mancanza di pioggia , con alte temperature , tanto da prosciugare il Tevere non solo, ma anche a provocare una crisi idrica con mancanza di acqua potabile in tutta la città con una Roma invasa dalla polvere e da blatte infette. Ecco, questa in sintesi la Tragedia, che tutta la gente comune, con un clima impazzito , si aspetta all’interno delle propria angoscia personale. Il film racconta di questo con tante sfumature narrative , con vari personaggi, e nella sceneggiatura molto elaborata ,da noti scrittori e dal regista, vuole lanciare anche un messaggio di speranza verso le nuove generazioni , i giovani figli che oggi si ribellano per un mondo che i padri lasciano, pieno di crisi e di emergenze climatiche. Belle le scene e il dialogo tra padre e figlia con l’ottimo Valerio Mastrandrea, che interpreta il tassista Loris ,incosciente come padre e marito, e la figlia , che in poche parole cita, il tema ecologico della Thunberg .Anche Max Tortora col personaggio di Jacolucci, è ben riuscito nell’insieme dei personaggi che dimostrano il degrado di una società che nelle emergenze è nettamente divisa tra emarginati e privilegiati , ovvero ,una fetta di gente povera , ai margini della sopravvivenza e la maggioranza di gente che vive di un benessere minimo, ma in crisi, più una minoranza di benestanti e ricchi che vivono di veri privilegi sfruttando anche le risorse e il lavoro di tutti. Un film dunque che nella metafora della siccità, climatica e della emergenza sanitaria, vuole essere anche un monito per il futuro del nostro paese ma del mondo intero , e in questo il regista e tutto il racconto dimostrano un impegno civile , almeno nel presentare le questioni come le viviamo, per esserne coscienti. Un personaggio del tutto avulso e fuori dal coro è Antonio , il detenuto a Rebibbia , per omicidio della moglie , ma che preferisce il carcere a vita dove è un sopravvissuto, più che uscire in un mondo che ormai gli è ostile .Questo personaggio , è un cammeo interpretato dal migliore Silvio Orlando, che si conferma un attore a tutto tondo , degno della commedia dell’arte italiana. Dunque un film , per il grande pubblico un cinema popolare di impegno, e di riflessione, da poter vedere a cinema per la fotografia e le musiche, e discuterne poi , per i tanti spunti che offre. (mauridal).
[-]
|
|
[+] lascia un commento a mauridal »
[ - ] lascia un commento a mauridal »
|
|
d'accordo? |
|
giovanni_b_southern
|
sabato 4 febbraio 2023
|
si può vedere
|
|
|
|
Un america oggi in salsa italiana. Si può vedere. Una considerazione : stranamente bravissima la Sempre Splendida Bellucci. Il ruolo gli calza perfettamente. Film vedibile
|
|
[+] lascia un commento a giovanni_b_southern »
[ - ] lascia un commento a giovanni_b_southern »
|
|
d'accordo? |
|
|